La Lunigiana: transizione e costruzione del web rurale
Lunigiana 1. CCIAA di Massa‐Carrara 2 GAL Sviluppo Lunigiana 3 Agenda 21 provinciale
11. La Via Francigena/
3.10 L’evoluzione delle relazioni campagnacittà
Durante il periodo che va dagli anni ’50 agli anni ’80, definito precedentemente come declino della modernizzazione, le relazioni campagna‐città sono state caratterizzate una disconnessione plurima: economica, sociale ed istituzionale. Dal punto di vista economico le aree urbane della costa non hanno mai rappresentato un mercato per l’agricoltura lunigianese, sia perché le aziende agricole sono sempre state orientate all’autoconsumo, sia per la mancanza di un sistema industriale di trasformazione, determinando così l’isolamento economico. Come ha sottolineato Cortesi (1977; p. 138) un’agricoltura basata in gran parte sull’autoconsumo aziendale e caratterizzata da forti difficoltà strutturali “non può essere in grado di alimentare un’industria di trasformazione dei prodotti di una certa rilevanza, né di rifornire il mercato locale”. La Lunigiana, infatti ha sempre ricorso a “rilevanti importazioni di prodotti agricoli”, non solo i bovini e i suini da macello, ma è da registrare anche “la totale dipendenza della regione dal mercato di Sarzana per l’approvvigionamento di prodotti ortofrutticoli”. Per questi motivi, secondo Cortesi (1977), gli opifici per la lavorazione e la trasformazione dei prodotti agricoli sono sempre stati presenti in misura molto limitata nel territorio dei 14 comuni e la maggior parte di tali prodotti è sempre stata destinata all’autoconsumo del produttore o al consumo fresco entro un raggio abbastanza ristretto. Nel periodo della modernizzazione, quindi, le relazioni tra la Lunigiana e le aree urbane sono esclusivamente determinate dalla dipendenza occupazionale della Lunigiana dalle industrie localizzate nei comuni urbani della costa, per le quali la Lunigiana rappresentava esclusivamente un bacino occupazionale da cui attingere forza lavoro. Inoltre, la Lunigiana non ha mai rappresentato un’area ricreazionale o naturale per i centri urbani. Anche se la parte valliva del territorio lunigianese dista solo 40 km di autostrada dalla costa e le parti più remote distano solo un’ora e mezzo di viaggio, la Lunigiana è sempre stata considerata dagli abitanti della costa come un’area marginale e non uno spazio agricolo‐naturale dove passare il tempo libero.
La seconda disconnessione fa riferimento alla dimensione sociale. Le due aree (quella urbana di costa e la Lunigiana) benché parte della “Lunigiana storica” sono sempre state percepite sia dagli abitanti delle zone urbane sia dagli abitanti della campagna come due aree separate con due diverse identità.
Infine, la terza disarticolazione si è manifestata a livello istituzionale, dove i rapporti tra la Provincia di Massa‐Carrara e le istituzioni locali dell’area lunigianese sono sempre stati conflittuali. In Lunigiana si è sempre accusato la Provincia di sostenere
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esclusivamente gli interessi della costa e, come è già stato sottolineato, oltre ai movimenti indipendentisti, in Lunigiana è sempre stata vivo l’interesse di una annessione alla Provincia di La Spezia. Questo, ha spinto la Provincia di Massa‐ Carrara ad orientare molte risorse nel territorio della Lunigiana e nelle aree di costa è diffuso il detto che “sono andati più soldi in Lunigiana che nel meridione”, senza tuttavia riuscire ad influire positivamente sulle relazioni istituzionali tra le due aree.
Il processo di sviluppo endogeno che sta sostenendo la transizione rurale della Lunigiana nell’ultimo ventennio può portare ad una riconfigurazione delle relazioni campagna‐città attraverso una ricomposizione della triplice frattura che ha caratterizzato il periodo del declino della modernizzazione. Tuttavia questo nuovo processo agisce su una struttura socio‐economica caratterizzata ancora fortemente dalla separazione tra il sistema della costa e il sistema della Lunigiana. Come sottolinea la Regione Toscana (2002) all’interno della Provincia di Massa‐Carrara tra il sistema della costa e quello della Lunigiana, “il grado di interazione non è particolarmente elevato (l’alta Lunigiana gravita extra‐regionalmente), e profondamente diversificati sono i rispettivi modelli economico‐sociali” (p. 139. Il processo di transizione in atto, quindi, può essere visto come una contro strutturazione. Dal punto di vista economico questo processo di contro strutturazione si muove lungo due direzioni: da un lato, sotto le ceneri di un’immagine di area marginale, sta emergendo una nuova immagine del territorio come spazio ricreazionale e di turismo. Dall’altro lato, iniziative di filiera breve e di valorizzazione dei prodotti tipici possono aprire nuove prospettive in termini di mercato dei prodotti agroalimentari.
La diffusione della “cultura del cibo” e la nuova “renaissance rurale” dell’era post‐ fordista hanno aperto nuovi spazi per l’affermazione della Lunigiana come area turistica e ricreazionale, anche se l’offerta è ancora frammentata, poco organizzata e l’integrazione fra i settori e gli attori è lungi dall’essere realizzata. Ad esempio, sulla scia delle sagre dei prodotti tipici più famosi, nel territorio lunigianese si sono moltiplicate le iniziative di feste e sagre legate alle tradizioni o ai prodotti locali che oltre a favorire il turismo rurale sono in grado di attrarre molte persone dalle zone di costa. Anche se la Lunigiana rimare ancora una “terra sconosciuta” grazie al processo in atto, sta lentamente assumendo un ruolo di area ricreazionale delle aree urbane della costa.
Nella trasformazione post‐fordista le aree rurali sono riscoperte anche come spazi residenziali, in quanto considerate aree con una elevata qualità della vita. Questa riscoperta porta a processi di contro urbanizzazione che sicuramente determinano una rivitalizzazione della campagna ma hanno come conseguenza anche forti pressioni edilizie e può generare conflitti sull’utilizzo del territorio. La Lunigiana, nonostante le sia riconosciuta un’elevata qualità ambientale e bellezza di paesaggio, non rappresenta ancora una alternativa residenziale per gli abitanti dei centri
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urbani della costa. Al contrario la Lunigiana soffre di abbandono a cui si aggiunge una progressiva concentrazione della popolazione nei comuni della zona valliva che rischia di far perdere i caratteri di ruralità a tali comuni. Come abbiamo sottolineato nella descrizione del capitale ambientale della Lunigiana, mentre in Toscana dal 1991 al 2001 si è registrata una variazione di superficie artificiale 4,71% mentre in Lunigiana solo dello 0.10%.
In Lunigiana non si registra alcun fenomeno di contro‐urbanizzazione provinciale, tuttavia esiste un fenomeno di contro‐urbanizzazione interregionale di pensionati dei centri metropolitani e dei grandi centri urbani del nord Italia che si trasferiscono in Lunigiana. Tale processo non ha alcun impatto quantitativo, ma ha una valenza dal punto di vista qualitativo, in quanto descrive come la Lunigiana non sia percepita più solo come area marginale ma come area attrattiva per la qualità della vita.
Nuove prospettive di riconfigurazione dei rapporti campagna‐città sono offerte dallo sviluppo di iniziative di filiera breve. Grazie alla convergenza di interessi privati e pubblici e all’atmosfera favorevole, supportata politicamente e finanziariamente della Regione Toscana e dall’Arsia, stanno sbocciando iniziative di filiera breve come i mercati contadini e i GAS. Esempi concreti sono il “mercato dei produttori” che si svolge a Marina di Massa, oppure il “mercato del biologico” che si svolge a Massa o il “Mercato biologico & tipico” di Carrara, che sono iniziative recenti ancora poco sviluppate ma che possono rappresentare una nuova prospettiva di sviluppo della Lunigiana in cui non sia vista esclusivamente come spazio di consumo ma che recuperi il proprio ruolo anche come spazio di produzione territorializzato.
I nuovi assetti istituzionali, ed in particolare i nuovi arrangiamenti istituzionali come la strada del vino e la via dei pani costituiscono dei percorsi concreti di integrazione territoriale fra le aree di costa e la Lunigiana. Il processo di decentramento e il nuovo modello di governo promosso dalla Regione, caratterizzato dalla programmazione decentrata e sussidiarietà, agiscono come forza contraria alle tendenze sedimentate di localismo e municipalismo sviluppando ‘ispessimento istituzionale’ soprattutto tra gli enti locali della Lunigiana e la Provincia. Tuttavia, come si è verificato in occasione del Distretto Rurale della Lunigiana la spinta da parte delle istituzioni lunigianesi è quella della chiusura volta a conservare e sviluppare il controllo politico sull’area.
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