La Lunigiana: transizione e costruzione del web rurale
PROVINCIA DI MASSACARRARA
3.2 Introduzione: Lunigiana area rurale marginale in transizione
La Lunigiana è sempre stata considerata un’area “rurale marginale”. Da un lato, nonostante gli insistenti tentativi di industrializzazione profusi nel dopoguerra, è stata economicamente e occupazionalmente dipendente dal porto di La Spezia, dal suo indotto e dalle grandi fabbriche fordiste pubbliche e private localizzate nella zona di costa di La Spezia, Massa e Carrara e, dall’altro lato, l’agricoltura locale, anche se ha sempre avuto un ruolo economico importante, non è mai riuscita a svilupparsi secondo il modello della modernizzazione agricola. Ciò ha determinato, a partire dagli anni cinquanta/sessanta, un intenso processo di emigrazione che ha portato con sé abbandono della terra e della pratica agricola, abbandono dei paesi e invecchiamento della popolazione. Ancora oggi queste dinamiche, seppur con intensità minore, definiscono il processo di strutturazione dominante dell’economia e della società lunigianese e spingono ancora il territorio della Lunigiana verso la marginalità. Tuttavia la stessa condizione di marginalità della Lunigiana rispetto al paradigma della modernizzazione industriale e agricola ha avuto (con il senno di poi) delle conseguenze positive. Ciò ha permesso la conservazione delle risorse naturali, del paesaggio rurale, delle produzioni agricole e artigianali locali, delle tradizioni culturali, che sono diventati gli elementi chiave di un nuovo processo di contro‐strutturazione fondato sul modello di sviluppo rurale sostenibile. I documenti ufficiali e gli studi socio‐economici descrivono ancora il territorio della Lunigiana come “area rurale marginale”. Come tale, infatti, è definita all’interno del Piano di Sviluppo Rurale 2000‐200624 della Regione Toscana (2000, p. 17) sulla base
24 Nel nuovo PSR 2007‐2013 la Regione ha dovuto obbligatoriamente adottare la classificazione utilizzata nel Piano Strategico Nazionale (PSN) che, pur differenziandosi, si ispira alla metodologia OCSE (per un approfondimento si rimanda al documento elaborato dal MiPAF (2008) “Aree rurali italiane. Metodologia Ocse e Psn a confronto” e consultabile online). Sulla base di tale metodologia, le aree rurali sono state classificate in: A. Poli urbani; B. Aree rurali ad agricoltura intensiva specializzata; C. Aree rurali intermedie; D. Aree rurali con problemi complessivi di sviluppo. Potendo adottare articolazioni più dettagliate del territorio regionale, ma riconducibili alle tipologie
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delle tipologie di aree rurali elaborate dall’IRPET (Cavalieri, 1999 aggiornato in IRPET, Bacci, 2002) (figura 3.3) Fig. 3.3 Tipologie di sistemi rurali Fonte: IRPET, 2002; p. 208 Secondo l’IRPET i territori rurali della Toscana non sono rappresentabili attraverso una omogenea tipologia di area agricola, identificata sulla base di una forte dotazione relativa in agricoltura. La specializzazione informa del fatto che all’interno dell’area (spazialmente identificata con il Sistema Economico Locale) sopravvivono attività produttive legate all’agricoltura, ma dice poco sulle caratteristiche produttive dell’area, su come il settore primario si leghi alle altre attività e soprattutto sul rapporto fra la comunità locale ed il suo territorio (IRPET, 2002; p. identificate nel PSN, la Regione Toscana ha suddiviso ulteriormente la tipologia C in C.1 Aree rurali intermedie in transizione C.2 Aree rurali intermedie in declino (Regione Toscana, 2008). Sulla base di tali tipologie, i Comuni della Lunigiana sono così classificati: Aulla (C1); Fosdinovo, Podenzana e Tresana (C2); Bagnone, Casola in Lunigiana, Comano, Licciana Nardi, FIlattiera, Fivizzano, Mulazzo, Pontremoli, Villafranca in Lunigiana, Zeri (D) (Provincia di Massa‐Carrara, 2008).
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208). Si rende quindi necessario un passaggio dalle indifferenziate aree agricole ai sistemi rurali, “dove il concetto stesso di ruralità assume un ruolo ed un significato rispetto alle potenzialità dei diversi modelli di sviluppo locale” (IRPET, 1999; p. 235). Nella classificazione delle aree rurali della Toscana, pertanto, sono stati adottati altri criteri quali: la composizione dell’occupazione, i livelli di disoccupazione, i livelli di invecchiamento della popolazione e le dinamiche migratorie sperimentate dall’area. La considerazione congiunta di questi elementi combinati ha portato ad individuare varie tipologie di aree rurali con gradi di ruralità e caratteristiche diverse a seconda del modo in cui le attività agricole si combinano con altre attività. Secondo l’IRPET, un’area rurale marginale è un sistema economico locale che, a causa di un intenso processo di spopolamento sperimentato nelle ultime tre decadi, è caratterizzato da un forte invecchiamento della popolazione, in cui il livello di disoccupazione è consistente e in cui si registra un elevato tasso di occupazione in agricoltura come conseguenza della debolezza degli altri settori economici.
La Lunigiana presenta tutte le caratteristiche delle aree rurali marginali:
‐ negli ultimi trent’anni ha subito un intenso esodo rurale: dagli anni ’50 agli anni ’80 si è verificata una vera e propria emorragia demografica con una riduzione di popolazione del 28,9%. A partire dagli anni ’80 l’intensità dell’esodo si è ridotta e negli anni più recenti qualche Comune ha addirittura registrato tassi di crescita positivi, tuttavia, dal 1984 al 2004 la Lunigiana ha comunque subito una riduzione di popolazione del 7,08%;
‐ l’indice di vecchiaia della Lunigiana (283,3%) è decisamente superiore alla media regionale (192,30%);
‐ il tasso di disoccupazione (9,02%) è maggiore della media regionale (6,87%); ‐ il tasso di occupazione in agricoltura (4,27%) è superiore della media
regionale (3,93%) (fonte: nostra elaborazione su dati Istituto Studi e Ricerche, 2005 e ISTAT, 2001)
Negli ultimi anni, tuttavia, le aree rurali marginali della Toscana hanno iniziato a sperimentare cambiamenti significativi e, come sottolineato dall’IRPET (2002; p. 209) “la rivalutazione di funzioni di tutela ambientale, lo sviluppo di funzioni residenziali e, soprattutto, la crescente diffusione del turismo rurale le stanno progressivamente trasformando in direzione delle aree turistico rurali”. I sistemi turistico rurali sono aree rimaste estranee ai processi di industrializzazione, spesso lontane dalle realtà urbane maggiori e caratterizzati da un ambiente e tradizioni rurali ancora intatte. Sono aree che negli ultimi anni hanno sperimentato un turismo diverso, estraneo ai circuiti di massa, ma che mostra forti capacità di spesa (IRPET, 2002; p. 269). La Lunigiana è quindi descrivibile come un’area rurale marginale in
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transizione25. Riprendendo la calassificazione adottata dal progetto ETUDE (cap. 2)
la Lunigiana potrebbe essere classificata come un’”area periferica” in transizione verso la tipologia di “nuova area rurale” (a caratterizzazione turistico‐rurale). Metaforicamente potremmo dire che, nonostante la corrente spinga ancora con forza verso la marginalità, nel letto del fiume è stata creata una deviazione, un nuovo percorso carsico che sta progressivamente emergendo in superficie e che muove verso una nuova direzione di sviluppo (fig. 3.4). Fig. 3.4 Il processo di transizione della Lunigiana Così come è difficile, se non impossibile, fare una fotografia perfettamente a fuoco di un soggetto in movimento, altrettanto complesso è elaborare una immagine nitida della attuale condizione della Lunigiana. In una situazione in cui all’evidente e persistente processo di marginalizzazione socio‐economica si contrappone un sotterraneo processo di contro‐strutturazione, risulta molto difficoltoso riuscire a rappresentare efficacemente e coerentemente sia i processi di lungo periodo che le nuove dinamiche in atto, nonché riuscire ad estrapolare, a descrivere ed a spiegare le ragioni di questo nuovo dinamismo, i meccanismi che lo alimentano e gli effetti che ne risultano. Questo nuovo processo rizomatico è alla base della recente, seppur timida vitalità del tessuto socio‐economico della Lunigiana, che tuttavia risulta sepolta sotto il peso impietoso delle statistiche. Tale processo, che ha preso avvio nell’ultimo ventennio, non deve essere considerato come un gradino di uno percorso evolutivo, al contrario rappresenta una deviazione scaturita dalla definizione di una nuova agenda strategica degli attori locali che hanno orientato le proprie azioni in
25 Riprendendo la calassificazione adottata dal progetto ETUDE (cap. 2) la Lunigiana potrebbe essere classificata come un’”area periferica” in transizione verso la tipologia di “nuova area rurale” (a caratterizzazione turistico‐rurale). deviazione Processo di strutturazione socio‐economica Processo di contro‐ strutturazione regressione sviluppo Area turistico rurale Area rurale marginale
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direzione opposta al modello della modernizzazione (sia industriale che agricola). La transizione rurale è sostenuta dal quello che l’IRPET (2002) definisce un “modello di sviluppo alternativo” orientato alla costruzione di un sistema rurale‐turistico sostenibile. Si tratta di un modello di sviluppo che basandosi sulla riscoperta della radici rurali, sulla rivalutazione delle tradizione e sulla valorizzazione della risorsa ambientale conduce ad un rilancio dell’agricoltura, dell’agroindustria e dell’artigianato locale, sia come elemento di attrazione per crescenti flussi turistici di qualità e sia in termini produttivi (p. 269).
La transizione rurale della Lunigiana è spiegata attraverso uno schema narrativo/metodologico rappresentabile attraverso la figura 3.5
Fig. 3.5 Schema narrativo/metodologico per l’analisi del percorso di transizione della Lunigiana
La transizione in atto è descritta e spiegata a partire dall’analisi del capitale territoriale della Lunigiana che è analizzato tendendo in considerazione la sua evoluzione temporale e attraverso il confronto della realtà lunigianese con il resto della Toscana e attraverso un’analisi di tipo SWOT delle dinamiche in atto nel territorio. La storia del processo di transizione ne evidenzia gli eventi chiave e le sfide. Come vedremo tale processo è guidato dalla costruzione di un sistema rurale‐ turistico (e non turistico rurale) che è stato stimolato a partire dalla valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici. Il nuovo cammino intrapreso si caratterizza per quello che possiamo definire come processo di “differenziazione” rispetto alle dinamiche di produzione‐consumo globali, sia quelle dei prodotti agricoli sia quelle turistiche. Tale processo di differenziazione è caratterizzato dall’“integrazione rurale” che consiste nel passaggio dal tradizionale approccio basato sullo sviluppo Caratteristiche strutturali dell’area: il capitale territoriale Eventi chiave Networks/iniziative in azione Configurazione e dinamiche del web Competitività Qualità della vita Relazioni campagna città Relazioni campagna città riconfigurate Transizione della Lunigiana
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del settore agricolo alla costruzione del capitale territoriale e nel passaggio dall’azione individuale all’azione collettiva e alla cooperazione. La transizione rurale della Lunigiana è un processo ancora in essere che può essere suddiviso in due fasi non necessariamente conseguenti: una fase di costruzione dei singoli actor‐network costruiti a partire dalla valorizzazione dei prodotti agroalimentari tipici o di altre risorse endogene e una fase di integrazione/allineamento dei diversi actor‐network. La Lunigiana si sta muovendo lungo questo duplice processo benché la transizione sia rallentata non solo dai limiti strutturali del territorio (esodo rurale e agricolo, fragilità del sistema produttivo e perifericità geografica) ma soprattutto dalla limitata capacità di coordinamento e di azione collettiva. Il successo delle esperienze come quelle del Miele DOP della Lunigiana e dell’agnello di Zeri e di molte altre iniziative, dimostrano che le debolezze strutturali sono superate dall’elaborazione di un’agenda strategica collettiva e dalla creazione di nuove istituzioni collettive che agiscono tale strategia. La transizione della Lunigiana, quindi, è guidata dalla costruzione del web rurale (positivo/sostantivo), ovvero dalle interrelazioni, interazioni, scambi e mutue esternalità che si dispiegano all’interno del territorio e che connettono il territorio con l’esterno. Dal punto di vista teorico il web si viene a costruire attraverso le interrelazioni positive che si sviluppano tra le 6 dimensioni che lo compongono (endogenietà, capitale sociale, sostenibilità, nuovi assetti istituzionali, governance del mercato, novelty). Ciascuna dimensione agisce positivamente (con intensità diverse) sulle altre, ma l’impatto negativo determinato da uno scarso capitale sociale (definito come la “capacità di agire collettivamente”) e la sua traslazione in una scarsa capacità di “governance territoriale” (Governa e Santangelo, 2006), definibile come coordinamento necessario all’azione collettiva, limita il rafforzamento del web. 3.3 Le caratteristiche strutturali della Lunigiana: il capitale territoriale 3.3.1 Il capitale ambientale Come sottolineato dal Piano Regionale di Azione Ambientale (PRAA) 2004‐2006, che presenta un’approfondita analisi ambientale di ciascun SEL, la Lunigiana è uno tra i territori della Toscana con la più alta qualità ambientale e non presenta pressioni rilevanti.
Guardando ai principali indicatori di pressione ambientale (tabella. 3.1) è possibile rilevare l’assenza di inquinamento acustico e un tasso di inquinamento dell’aria decisamente inferiore alla media regionale. Valori consistentemente inferiori alle medie regionali si rilevano anche in corrispondenza degli indicatori di pressione relativi all’acqua, come la densità del fabbisogno idrico, consumi idropotabili pro
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capite e carico idrico inquinante. I consumi di energia per Kmq di sono quattro volte inferiori alla media regionale, al contrario, l’intensità elettrica è lievemente superiore.
Per quanto riguarda i rifiuti, sia la produzione di rifiuti urbani che speciali risulta inferiore alla media regionale ed inoltre emerge il dato positivo del raggiungimento del valore fissato dal Decreto n.22/1997 (Ronchi) per l’implementazione della direttive rifiuti dell’Ue (91/156/CEE, 91/689/CEE and 94/62/CE). L’unico aspetto negativo è che la Lunigiana non è ancora in grado di gestire l’intero ciclo dei rifiuti in modo autonomo all’interno del proprio territorio. La scala di criticità relativa alla pressione sull’ambiente in Lunigiana risulta dunque di scarso rilievo
Tabella 3.1 Principali indicatori di pressione ambientale
Indicatori ambientali Lunigiana Toscana
ARIA