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Alluminio e rame in concorrenza

Nel documento Cronache Economiche. N.331, Luglio 1970 (pagine 40-43)

Aniello Cimino

Alluminio o rame ? È questo il dilemma che molte volte grava sulle scelte degli operatori economici — industriali e progettisti — data la facile interscambiabilità con cui molti pro-dotti dell'uno e dell'altro metallo possono venire applicati per un medesimo scopo e uno stesso uso, a quasi parità di resa e con notevole diversità di pvezzo.

In tale quadro è utile conoscere, con una certa approssimazione, le prospettive di evo-luzione del mercato mondiale dei due metalli in concorrenza sia per ciò che riguarda la disponibilità sia per il presumibile andamento dei relativi prezzi.

È nota a t u t t i gli operatori del settore metallurgico, l'ipersensibilità del rame il quale reagisce a t u t t i gli avvenimenti sociali, politici ed economici. I n f a t t i in vista di scioperi, di tensioni internazionali di boom economici, anche in settori non direttamente interessanti gli utilizzi del rame, il metallo si rarefà sul mercato ed i relativi prezzi vanno alle stelle, costrin-gendo gli utilizzatori a far ricorso ad altri materiali, primo fra t u t t i l'alluminio, o ad altri prodotti di sostituzione. L'esperienza in-segna quindi che poter contare su una certa stabilità di detto metallo è quanto mai impro-babile.

Dalla guerra di Corea in poi, il consumo mondiale del rame ha progredito ad una media annua del 4,8%. Questa cifra va però messa a confronto con la media di accrescimento della produzione industriale generale a u m e n t a t a ad un ritmo annuo del 5-6%, con il tasso di svi-luppo del commercio internazionale ( + 6,5%) e con il tasso di aumento del reddito mondiale ( + 5,3%).

Queste percentuali denotano che l'aumento dei consumi di rame risulta inferiore all'evo-luzione dei principali indici dell'attività mon-diale.

Da q u a t t r o anni a questa parte il consumo in E u r o p a tende a stabilizzarsi: dopo aver rag-giunto 2,17 milioni di t. nel 1964 e nel 1965, è sceso a 2,04 milioni di t. nel 1966 e a 2 milioni

netti nel 1967, con un leggero aumento nel 1968.

I dati concernenti il 1969 fanno prevedere un livello di consumi europei assai prossimo a quello del 1968, mentre per il Giappone il rallentamento del ritmo di accrescimento du-rante lo scorso anno fa prevedere che i consumi si siano stabilizzati intorno alle 650.000 tonnel-late. Sul mercato degli Stati Uniti grava a tutt'oggi il problema della guerra del Vietnam, nonché la ricostituzione delle scorte da parte delle imprese, quindi i dati sono poco signifi-cativi.

Valutando i fabbisogni del mondo libero a 5,25 milioni di tonnellate per il 1968, si sarebbe costretti a parlare più che di un rallen-t a m e n rallen-t o del rirallen-tmo di incremenrallen-to dei consumi, di un ristagno delle necessità (soprattutto se si tien conto della guerra del Vietnam) dovuto all'indisponibilità di metallo sui mercati ed ai relativi prezzi.

Oltre la metà del rame utilizzato è destinata ad impieghi nel settore dell'elettricità. Poiché è generalmente ammesso che il numero di kilowatts necessario ai paesi industrializzati raddoppi ogni decennio, se ne potrebbe dedurre che la richiesta di metallo rosso per questo importante settore dell'economia dovrebbe au-mentare dell'8% all'anno, prescindendo dal-l'impiego dell'alluminio, metallo la cui con-duttività equivale alla metà di quella del rame. Detta percentuale lascia molto perplessi dato che la sostituzione del rame con l'alluminio v a prendendo sempre più piede in t u t t i i tipi di attrezzature elettriche: linee e cavi, motori, trasformatori, impianti elettrochimici, appa-recchi per le telecomunicazioni e la televisione, elettrodomestici attrezzature per automobili, per la marina e per l'aviazione e, non ultima l'industria aerospaziale. Quindi si dovrebbe più correttamente parlare di un incremento del 5-6%.

II fenomeno della sostituzione del rame con altri materiale di alluminio negli Stati Uniti è risultato tuttavia, grazie alla stabilità dei

prezzi, più lento di quanto invece non accada in Europa. Gli esperti del ramo valutano solo all'I % il quantitativo del rame sostituito da altri materiali; il fenomeno viene spiegato anche col fatto che le nuove tecniche industriali pre-vedono un notevole consumo di rame, che ri-mane oggi il metallo più idoneo a resistere alle alte temperature.

Risulta che la maggior parte delle industrie produttrici di rame, sebbene impegnino gran parte dei loro capitali per aumentare la produ-zione di alluminio, non rallentano tuttavia i loro investimenti per lo sfruttamento dei nuovi giacimenti di metallo rosso.

Grazie all'apporto di queste nuove fonti e grazie anche all'accrescimento delle capacità delle fonderie, la produzione di rame del mondo libero dovrebbe risultare nel 1975 superiore a 6,5 milioni di tonnellate, a fronte ai 5,2 milioni del 1968 ed ai 5,865 del 1969.

A giudizio di esperti, si potrebbe ristabilire abbastanza rapidamente l'equilibrio tra la pro-duzione e il consumo mediante un incremento dei consumi compreso tra il 2,5% e il 3% all'anno, in modo da arrivare al 1975 ad un consumo annuo di 6,2 milioni di tonnellate. Invece la carenza attuale del rame potrebbe venir colmata anche nel giro di quest'anno, qualora non intervenissero fattori di turbativa del mercato, quali potrebbero essere conflitti sociali, scioperi più o meno lunghi o ripetuti ecc. le cui conseguenze consisterebbero nella perpetuazione di ampie fluttuazioni dei prezzi, sempre a livelli molto alti.

È induttivo che, se i corsi non stabilizze-ranno, i « surrogati » del metallo rosso, primo fra tutti l'alluminio, continueranno a farsi strada. In conclusione, possiamo ragionevol-mente jjrevedere, a medio e breve termine, un rallentamento dell'attuale tensione del mercato ed una certa stabilizzazione del prezzo malgrado che venga sottolineato da più parti che il tenore medio metallico delle vecchie miniere tende ad abbassarsi.

Alluminio.

Le capacità mondiali di produzione erano diventate eccedentarie sin dalla fine della guerra in Corea. Solo nel periodo compreso tra il 1960 e il 1966 incluso si è riusciti a contenere e in parte ad equilibrare questa eccedenza di produzione, grazie al forte slancio che avevano preso i consumi di alluminio. È cosi che il 1966 ha visto un forte incremento degli inve-stimenti per potenziare le capacità di produzione del metallo.

Il 1967 segnò un capovolgimento della ten-denza: i consumi mondiali non riuscirono più a tener dietro al forte incremento della produ-zione, proprio nel momento in cui nuovi pro-getti entravano in funzione. Si è così venuto a determinare un notevole surplus sui princi-pali mercati mondiali.

Questa tendenza al ribasso dei consumi ha contrassegnato l'andamento del mercato mon-diale anche il 1968. Il consumo apparente di alluminio di prima fusione ha fatto registrare nei confronti del 1967 un tasso di crescita del-l'I, 5% solamente, nei confronti di un tasso medio di crescita del 10,25% ottenuto nel periodo che va dal 1962 al 1966 compreso.

Questo indebolimento dei consumi è l'ef-fetto della depressione che, a partire dalla fine del 1966, ha investito direttamente il mercato statunitense, ripercuotendosi sugli altri mercati del mondo occidentale, eccezion fatta per l'Italia e il Giappone, paesi che hanno mantenuto un buon tasso di incremento dei consumi anche durante gli ultimi anni.

I dati danno per il 1968 per i Paesi liberi un consumo di 6,8 milioni di tonnellate di alluminio, contro 6,2 milioni di tonnellate nel 1967 e contro 6,1 milioni di tonnellate nel 1966. Invece nel 1969 l'aumento è considerevole, grazie alla ripresa dell'economia mondiale, boom che ha rovesciato la situazione precedente.

Nonostante l'incerto andamento delle trat-tative sulla guerra del Vietnam, le previsioni per quest'anno sono improntate ad ottimismo: recenti stime hanno ipotizzato un consumo di 7,6 milioni di tonnellate, cifra questa che rap-presenterebbe un incremento dei consumi mon-diali di questo metallo del 9% nei confronti dello scorso anno. Questo tasso di sviluppo è in armonia con i dati econometrici, recente-mente elaborati, i quali prevedono per l'allu-minio di prima fusione un incremento annuo del 9% per il periodo che arriva fino al 1971 e forse al 1975.

Tra i settori di maggiore impiego di allu-minio figurano in prima linea l'edilizia, l'indu-stria elettrica (in forte e crescente concorrenza con il rame), l'industria automobilistica e quella per l'imballaggio.

A queste prospettive fanno riscontro pre-visioni veramente notevoli per ciò che riguarda la produzione. Sono in corso o in progetta-zione massicci investimenti sia nel campo me-tallurgico sia in quello minerario. Come è noto le riserve mondiali di bauxite sono quasi illi-mitate, quindi l'unica remora all'espansione della produzione di alluminio è costituita dalla

disponibilità, in loco, di energia elettrica a basso costo.

Da studi attendibili risulterebbe che la jDotenzialità produttiva dell'alluminio nel mondo libero (non conoscendosi i programmi dei Paesi dell'est), nel prossimo futuro sarebbe larga-mente superiore ai fabbisogni.

Si parla infatti che nel 1975 detta poten-zialità potrebbe aggirarsi sugli 11-12 milioni di t. contro gli otto milioni che è stata stimata nel 1969 (produzione effettiva 7,400).

Da quanto sopra risulta chiaro che non possono nutrirsi ragionevoli perplessità sulle disponibilità nel prossimo avvenire, di me-tallo.

La situazione statistica è, almeno teorica-mente, tale da farsi prevedere una stabilizza-zione di prezzi a livelli relativamente moderati, tanto più se è vera la previsione che l'energia nucleare non è lontana dal raggiungimento della competitività rispetto alle altre fonti energetiche.

Nel documento Cronache Economiche. N.331, Luglio 1970 (pagine 40-43)