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Un’altra occasione narrativa: Taiwan all’Expo di Milano 2015 (quando la narrazione nazionale parte dal basso)

Never say goodbye

4.2 Un’altra occasione narrativa: Taiwan all’Expo di Milano 2015 (quando la narrazione nazionale parte dal basso)

Analizzando l’arte taiwanese presentata a Venezia, in particolare nel periodo 2015-2017, si è ritenuto di includere un accenno376 sull’esperienza del Padiglione Taiwan realizzato per

l’Esposizione Universale di Milano 2015, poiché si è trattato di un esempio contemporaneo e emblematico di quanto la diplomazia culturale sia percepita come un’esigenza nazionale.

Come nel caso del PT alla Biennale di Venezia, anche a Milano la partecipazione taiwanese non ha potuto presentarsi come Padiglione nazionale: all’inizio del 2014 gli organizzatori di Expo avevano comunicato di poter ospitare solamente paesi membri dell’ONU, mentre Taiwan, che paradossalmente aveva partecipato ad Expo Shanghai 2010, avrebbe potuto figurare solo come “Taiwan corporate” nella zona riservata alle aziende.377 Ritenendo questa proposta lesiva per la

dignità nazionale, il Ministero degli Esteri taiwanese ha ritirato la partecipazione di Taiwan.378

A fine 2014, uno studente taiwanese del Politecnico di Milano, Hsieh Tsung Yen (Xie Zongyen 謝 宗諺379), venuto a conoscenza di questa scelta governativa, ha deciso, insieme al suo professore

Andrea Vercellotti (n.1981), di provare ad organizzare a livello cittadino la partecipazione taiwanese. Giacché ciò avveniva sulla scia del Movimento dei Girasoli, l’iniziativa ha approfittato del rinnovato interesse dell’opinione pubblica per le scelte politiche e ha avuto così un grande seguito.380 Hsieh

ha iniziato a raccogliere grandi finanziamenti da personalità ed enti privati interessati a sponsorizzare l’iniziativa, ma parallelamente ha creato una piattaforma per il crowdfunding con

WU TIEN-CHANG inLANE216EAST, “2015 威尼斯雙年展, op. cit.

376 Per una descrizione più completa dei fatti si rimanda a: DENG KUAIYUAN 鄧凱元 “Zhao hui Taiwan

de weizi Tai qing qianjin Milan shibo 找回台灣的位子 台青前進米蘭世博 (La gioventù Taiwanese riporta Taiwan all’Expo di Milano)” , in Tianxia 天下, www.cw.com, 7 Luglio 2015 e l’intervista condotta dall’autore agli organizzatori Andrea Vercellotti e Tsung Yen Hsieh riportata in appendice.

377 Comunicazione riportata in “MALAN: sulle modalità di partecipazione di Taiwan all'Expo 2015 di

Milano (4-01417) (risp. DASSU', vice ministro degli affari esteri)”, in Senato della Repubblica: Risposte ad

interrogazioni, n. 28, 16-22 Gennaio 2014, pp. 638-639, disponibile online su www.senato.it.

378 JOSEPH JEH, “Italy refuses to allow Taiwan to participate in World Expo as a country”, in The China Post,

www.chinapost.com, 26 Novembre 2014.

379 Data di nascita irreperibile, indicativamente 1980-1985. 380 Si veda l’intervista riportata in appendice.

una donazione minima di 10 NDT (meno di 30 centesimi di euro), in modo tale che chiunque potesse partecipare e sentirsi parte del progetto. Hsieh ha affermato che naturalmente alla fine la maggior parte dei fondi proveniva dagli sponsor, ma la quantità di persone che hanno partecipato al crowdfunding è stata altissima. L’obiettivo che gli organizzatori del Padiglione si erano prefissati era:

Vorremmo che fosse un movimento popolare, non solo un risultato artistico.381

Non potendo entrare nell’area principale dell’Expo, ci si è appoggiati ad una sua emanazione, Expo in Città, che puntava coinvolgere lo spazio urbano di Milano, seguendo lo stile degli eventi collaterali diffusi a Venezia. Dopo aver raccolto fondi e molti volontari taiwanesi di base a Milano e a Taiwan, riuniti nell’associazione One Pavilion To Go (OPTOGO), è iniziata la progettazione del Padiglione: per trasmetter l’idea di come il cibo, tema dell’Expo, sia un elemento pervasivo della cultura taiwanese, il progetto era comprensivo di due edifici e dei promoter ambulanti. L’idea originale era di trasmettere la cultura del cibo di strada attraverso venditori in bicicletta ma, a causa delle severe leggi italiane sulla somministrazione degli alimenti, questo non è stato possibile e si è ripiegato sul distribuire ricette di piatti taiwanesi. Uno degli edifici, chiamato Casa Taiwan, era invece un vero e proprio ristorante, allestito nel palazzo Bovara, che proponeva specialità taiwanesi preparate dai migliori chef. Il Padiglione Taiwan, in piazza Santo Stefano, si intitolava ufficialmente

Taiwan food and culture pavilion, ma veniva soprannominato (ad esempio dal sito del governo di

Taipei382) The pavilion without roots, per ricordare il tentativo di Expo di “sradicarlo” dalla sua

nazionalità, ma anche della sua agilità nel reagire, richiamando alla mente in qualche modo This is

not a Taiwan Pavilion.

A differenza di quanto avviene normalmente a Venezia, la stessa l’architettura del Padiglione raccontava Taiwan: l’entrata era composta da una tenda di perline di legno che ricordava le case tradizionali taiwanesi e il tipico copricapo della dea Matsu (fig. 39), una delle divinità principali dell’isola, mentre dal soffitto pendevano una miriade di bacchette (fig. 40). All’interno il progetto curatoriale si concentrava sul fornire degli spunti culturali sulla realtà taiwanese: montaggi di servizi sul cibo registrati da televisioni locali dialogavano con la serie di fotografie Stage (Wǔtái 舞台, 2006-

381“我們希望這是一場公民運動,而不只是藝術上的成就”

Su Min 蘇民 citato in DENG, 找回台灣的位子, op. cit.

2015) di Shen Chaoliang (Chen Zhaoliang 沈昭良, n.1968).383 Il suo progetto consisteva nel ritrarre

particolari palchi mobili montati su camion, che a Taiwan vengono noleggiati dai templi o da privati per eventi come compleanni o matrimoni, specialmente nelle campagne.384

Il Padiglione Taiwan ha rappresentato il primo esperimento di partecipazione nazionale all’Expo non gestita a livello governativo ma popolare, innescando un movimento di donazioni e partecipazione attiva senza pari. Si è quindi ritenuto di accennarvi in questo elaborato poiché è un emblema di quanto l’esigenza di essere presenti alle manifestazioni internazionali, come mezzo di diplomazia culturale attiva, sia sentita e diffusa in tutta la popolazione e, di conseguenza, perché aiuta a comprendere come il Padiglione Taiwan alla Biennale di Venezia sia uno spazio così essenziale.

383 Si veda l’intervista riportata in appendice. 384 Per approfondire: www.chenshaoliang.com

Fig. 39, 40

Taiwan food and culture pavilion, realizzato

da Tsung Yen Hsieh, Andrea Vercellotti, OPTOGO, Taipei Design Center, vista esterna e interna del Padiglione allestito per Expo in Città, piazza Santo Stefano, Milano, Luglio- Ottobre 2015.

Nella veduta esterna si notano due “venditori ambulanti”, vestiti in abiti tradizionali con le caratteristiche biciclette complete di parasole.