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COME VETRINA SULLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

3.1 Taiwan a Venezia

Per un paese sconosciuto, ai margini del dialogo geopolitico ed escluso da tutte le organizzazioni internazionali264, essere fisicamente presente nel luogo in cui il dibattito artistico

accade è già importante di per sé, ma lo è ancora di più perché non si tratta di una partecipazione passiva. Infatti, anche se, come si vedrà, la presenza taiwanese ha perso lo status ufficiale di Padiglione nazionale, agli occhi del pubblico e della stampa lo è ancora e quindi il suo ruolo di ambasciata culturale rimane.

Il pioniere dell’arte taiwanese alla Biennale di Venezia è stato, nel 1993, il controverso artista performativo Lee Mingsheng, invitato personalmente dal curatore Achille Bonito Oliva (n.1939), che lo aveva notato per caso durante un viaggio a Taiwan. Lee Mingsheng ha partecipato ad Aperto

‘93 una sezione della Biennale di Venezia curata da Helena Kontova, evoluzione di quella

inaugurata nel 1980265 da Bonito Oliva e da Harald Szeeman dedicata agli artisti giovani.266 È

interessante come Lee Mingsheng sia stato scelto per la più prestigiosa mostra d’arte al mondo, mentre a Taiwan era completamente escluso dalle pubblicazioni ufficiali, fisicamente allontanato dagli spazi espositivi del TFAM267 e a tutt’oggi mai invitato per un PT.

L’edizione di Bonito Oliva, che ha portato a Venezia per la prima volta artisti taiwanesi e cinesi268,

e il grande successo della performance di Lee Mingsheng hanno rappresentato un cambiamento

264 Oltre che dall’ONU è esclusa totalmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, mentre in altri

organismi, come nella Organizzazione Mondiale del Commercio o il Comitato Olimpico, è presente con vari nomi diversi da Taiwan (generalmente abbreviati come “Chinese Taipei”) e in qualche modo affiliata alla RPC.

265 Dalla sua fondazione, nel 1895, varie edizioni della Biennale furono anticipate o posticipate per non

coincidere con altri avvenimenti importanti e vennero sospese durante le due Guerre, alternando la cadenza biennale. Dal secondo dopoguerra al 1990 la Biennale si svolse in anni pari, ma la 45. edizione venne fatta slittare al 1993 in modo tale che la successiva, del 1995, coincidesse con il centenario dalla fondazione e da quel momento si è mantenuta in anni dispari.

266 ACHILLE BONITO OLIVA, “Lee Mingsheng”, in Flash Art Aperto ’93. Emergency, catalogo della mostra,

Venezia: Giancarlo Politi editore, 1993, pp. 338-339.

267 Cfr. SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., pp. 131-148.

268 Nelle edizioni precedenti gli unici artisti asiatici a partecipare erano stati i giapponesi, che avevano

costruito il loro padiglione nel 1956. Gli artisti della Cina continentale hanno partecipato solo attraverso gallerie private fino al 2005, quando venne inaugurato il primo Padiglione ufficiale della Cina Popolare.

senza precedenti: la Biennale diventava un punto di riferimento davvero globale ed esporre in Occidente cominciava a rappresentare il compimento della carriera per un artista asiatico.269

Per la Biennale, Lee Mingsheng costruì un altare circolare utilizzando la carta industriale per computer e ne dipinse la sommità di rosso. Durante l’inaugurazione si vestì da monaco e percorse l’Arsenale cantilenando preghiere con un enorme disco di legno attorno al collo. Si arrampicò poi sull’altare, si spogliò e si versò addosso litri di sangue bovino misto al proprio; infine si distese a braccia tese come un moderno Gesù, crocifisso su materiale da ufficio. Attraverso molteplici rimandi, da una fusione di religioni orientali e occidentali, all’utilizzo del sangue tipico della body art anni Sessanta e Settanta, l’artista descrisse la sensazione di precarietà e di pericolo che paiono essere diventati i tratti caratterizzanti dell’esistenza contemporanea.270

La performance ebbe una grande risonanza, dovuta anche al fatto che un artista così all’avanguardia provenisse da uno sconosciuto paese asiatico. Eppure, nonostante la partecipazione di Lee sia stata una delle più apprezzate dell’intera Biennale 1993 e abbia contribuito a promuovere l’immagine di Taiwan, la sua opera era evidentemente troppo contemporanea per il mondo dell’arte da cui proveniva. Al termine della Biennale infatti egli ha offerto l’opera in dono al TFAM che, invece, non si è fatto carico nemmeno del trasporto e per un lungo periodo non ha menzionato la partecipazione di Lee nelle pubblicazioni sulla storia di Taiwan a Venezia.271

269 SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., p. 177. 270 BONITO OLIVA, “Lee Mingsheng”, op.cit., p.338.

271 Il primo testo pubblicato dal TFAM in cui è stata trovata traccia di lui risale al 2007. Cfr. HU Huiru 胡

慧如 (a cura di), Taibei Shili Meishuguan 臺北市立美術館 (Il museo di belle arti di Taipei), Taipei: Taipei Shili Meishuguan, 2007.

Al contrario è da subito presente nella storiografia delle edizioni della Biennale di Venezia. Ad esempio nel testo La Biennale di Venezia, esposizioni internazionale d’arte 1895-1995, edito nel 1996, lo si trova nella lista degli

Fig. 23.

Lee Mingsheng durante la performance

Fireball o Firecircle (Huǒqiú yǔ yuán 火球與

圓 , materiali vari, in occasione dell’inaugurazione della Biennale d’Arte di Venezia 1993.

Questo fatto evidenzia il complesso rapporto tra il TFAM e gli artisti che costruiscono carriere internazionali al di fuori dei suoi canali (BT e PT), in particolare quelli invitati all’Esposizione Internazionale senza la mediazione del museo.272 Tuttavia, anche se ufficialmente la sua

partecipazione è passata sotto silenzio, gli echi positivi dell’opera di Lee non possono non aver avuto un ruolo propulsore nella fondazione del PT.

Nella pratica, stando alla testimonianza del curatore veneziano Paolo Degrandis273 (n.1957), gli

accordi per costruire il PT all’interno dei Giardini erano già stati presi nel 1993, ma l’intervento diplomatico della Cina Popolare, nonostante ancora non partecipasse alla Biennale, ne impedì la realizzazione. Il TFAM decise quindi di ripiegare su uno spazio inedito, ma strategico: le prigioni di Palazzo Ducale.274 Una volta ottenuta l’approvazione dell’allora direttore della Biennale Gian

Luigi Rondi (1921-2016) e del sindaco di Venezia Massimo Cacciari (n.1944), l’Ufficio mostre del TFAM iniziò a progettare il PT.

Come già accennato, il PT non è solo un evento artistico, ma è intriso da una forte connotazione politica. Per un paese con pochissime relazioni diplomatiche come Taiwan, le occasioni per i suoi politici di compiere viaggi ufficiali sono ridotte275. Una di queste è l’inaugurazione del PT, alla quale

partecipa solitamente il sindaco di Taipei, che spesso è anche uno dei candidati alle elezioni presidenziali successive. Alla prima inaugurazione (1995), infatti, è stato dato un grande risalto mediatico all’incontro tra Chen Shui-bian, allora sindaco di Taipei, e quello di Venezia, Cacciari, i quali, si vociferava, stessero tessendo accordi per un gemellaggio tra le due città (ovviamente irrealizzabili per problemi diplomatici). In ogni caso, il peso politico del Padiglione non si esaurisce nel creare occasioni di incontri tra i politici dei due paesi, bensì ricopre il ruolo fondamentale di fornire uno spazio in cui la narrazione della nazione può prendere forma ed essere letta da un pubblico internazionale.

artisti partecipanti sotto la voce “Ming-sheng Lee (Taiwan)”. SCHÖBER, Modernity, nationalism and global

marginalization, op. cit., p. 184.

272 Anche nel 2017, quando l’autore ha potuto assistere in prima persona a inaugurazione, conferenza di

apertura e di chiusura del PT, l’artista taiwanese Lee Mingwei, presente all’interno dell’Esposizione Internazionale della Biennale con due opere, non è stato mai nominato.

273 Paolo De Grandis è stato vice-commissario del PT dal 1995 al 2007 compreso.

274 MASSIMO BRAN, “Intervista a Paolo De Grandis”, in www.artecommunications.com, Novembre 2015. 275 Ad esempio, il viaggio del presidente Lee Tenghui negli Stati Uniti (1995) per tenere una conferenza

nell’università in cui si era formato, la Cornell University di New York, è stata vista dalla RPC come una provocazione politica.