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Agli inizi degli anni Novanta, era ormai palese come Trends non fosse più adeguato al suo ruolo originario di catturare lo stato dell’arte. Huang Haiming (黃海鳴, n.1950), uno dei critici più influenti del periodo e futuro direttore del TFAM (2012-2014), scrisse

‘Contemporary Art Trend in the R.O.C’ appeared to be losing its attraction among artists who concentrated on their careers to become more established. Instead they induced more

and more young beginners who produced art works merely intended to win a prize.229

Rispondendo a queste critiche, nel 1992 il TFAM fuse Trends con il concorso di scultura e quello di pittura a inchiostro, in una mostra ricorrente che, per la prima volta, riuniva in sé tutti i linguaggi: nacque così la Biennale di Taipei (Táiběi shuāngniánzhǎn 台北雙年展)230. Essa unì l’esigenza di

raccontare la cultura visiva contemporanea taiwanese, all’interno e all’esterno del paese, con quella di portarvi nuovi stimoli organizzando un evento di richiamo internazionale.231

Secondo Huang Haiming, non si dovevano più creare rassegne cercando di raccogliere ogni istanza presente sulla scena artistica, bensì si dovevano scegliere artisti e opere sulla base di una tematica, di un filone narrativo e quindi adottare un sistema curatoriale.

The panel to organize this event may consist of specialists in humanism, art history and art criticism. They would decide the issue in advance, and the art critics and scholars could start

long-term research and curate an exhibition in the end.232

L’idea della curatela non era ancora una pratica consolidata nemmeno nel mondo occidentale233,

ma a Taiwan la sua introduzione fu ancora più complessa. Non era presente infatti una tradizione di mostre tematiche, ma piuttosto di concorsi, per i quali le selezioni erano, da sempre, affidate a giurie composte da accademici o dipendenti pubblici spesso molto conservatori.

229 HUANG HAIMING 黃 海 鳴 , "Observation and suggestions regarding the Taipei Biennial of

Contemporary Art 1992", in The Taipei Biennial of contemporary art 1992, Taipei: Taipei Fine Arts Museum, 1992, p. 10.

230 D’ora innanzi abbreviata con BT. 231 HU, 臺北市立美術館, op. cit., p. 31. 232 ibid., p.12.

233 Benché l’idea di progetto curatoriale si faccia solitamente risalire alla mostra “When attitude become

Nonostante le indicazioni di Huang Haiming, infatti, le prime due Biennali (1992 e 1994), pur presentando una chiara apertura nella scelta delle opere, non si distaccarono molto da Trends: si intitolarono semplicemente The Taipei Biennial of contemporary art (Táiběi xiàndài yìshù shuāngniánzhǎn

台北現代藝術雙年展) e non ebbero una proposta curatoriale. Il ruolo del curatore venne prima sperimentato in situazioni meno ufficiali, come nel seminterrato del TFAM o alla Longmen Gallery, ma fu soprattutto il contatto con l’estero che obbligò a rendere la BT più in linea con le sue omonime d’oltreoceano. In particolare, fu la partecipazione alla Biennale di Venezia con un proprio padiglione nazionale (1995), di cui si tratterà nel prossimo capitolo, a rendere evidente la differenza degli eventi organizzati dalle due isole.234

Probabilmente anche grazie al cambio del direttore del TFAM235, la “1996 Taipei Biennial: The

quest for identity (Táiwān yìshù de zhǔtǐxìng 台灣藝術的主體性236)” segnò un nuovo traguardo

nel processo di modernizzazione del sistema dell’arte. Infatti fu la prima ad essere organizzata attorno a un nucleo tematico da un team di curatori, anziché sulla base di un processo di selezione delle opere inviate dagli artisti. Con 110 artisti coinvolti fu la Biennale più grande di sempre e per

234 SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., p. 169.

235 Huang Kuangnan (Huang Guangnan 黃光男, n. 1944) fu nominato direttore del Museo Nazionale di

Storia, dopo essere stato a capo del TFAM dal 1986 al 1995. È stato ministro della cultura dal 2012 al 2014 ed è autore del libro The museum as enterprise (Bowuguan qiye 博物館企業). Fu sostituito da due direttori

provvisori e infine, dall’8 Novembre 1996 da Lin Munlee (Lin Manli 林曼麗, n. 1954)

236 Il titolo in cinese (letteralmente traducibile come “L’identità dell’arte taiwanese”) richiama anche un

movimento politico e culturale (Zhǔtǐxìng 主體性), nato negli anni Novanta, che sostiene la separazione dell’identità Taiwanese da quella della Cina Popolare.

Fig. 18

Until we meet again! Spring and autumn pavilion (Zàihuì bā ! Chūn qiū gé 再會吧!春秋閣,Wu Tienchang, carta, finta pelle, fiori finti, lampadine, 1993, veduta dell’allestimento per la BT 1994.

La foto ritrae un personaggio vestito da marinaio, la cui identità è celata da un paio di occhiali da sole, di fronte a un famoso punto panoramico di Kaoshiung, chiamato Spring and Autumn pavilion. Quest’opera è stata riproposta dall’autore per il Padiglione Taiwan 1997 e infine rivisitata per quello del 2015, di cui si tratterà nel capitolo 4.

la prima volta si estese a tutti i piani del TFAM.237 È emblematico che il primo tema scelto si legasse

alle questioni identitarie, segno di quanto questo argomento fosse sentito e tutt’altro che risolto. Non a caso questo accadeva proprio nell’anno in cui veniva riconfermato al governo Lee Tenghui, leader taiwanese di un partito di immigrati, che sosteneva una conciliazione tra locali e continentali.

Un ulteriore passo in avanti fu compiuto nel 1998, quando la Biennale venne affidata ad un curatore unico, tra l’altro di nazionalità non-taiwanese: il giapponese Fumio Nanjo (南條史生, n. 1949). La partecipazione venne estesa ad artisti provenienti anche da Cina, Giappone e Corea del Sud, impegnati sul tema Site of desire (Yùwàng chángyù 欲望場域).238

L’aver reso la BT sempre più al passo con la scena mondiale ebbe come rovescio della medaglia

237 HU, 臺北市立美術館, op. cit., p. 31.

238 “1998 Beishuang shijian 北雙事件 (Eventi della BT 1998)”, in www.taipeibiennial.org.

Fig. 19

I-DEN-TI-TY (Ai-dūn-dǐ-tì 哀敦砥悌), Mei Dean-e (Mei Dingyan 梅丁衍, n.1954), materiali vari,

1996, veduta dell’istallazione presso la Biennale di Taipei 1996, nella sezione “Identità e memoria”. Mei Dean-e è un artista che utilizza linguaggi come l’installazione spaziale o la manipolazione fotografica per riflettere sull’identità taiwanese, in particolare sul rapporto con la RPC. Nell’opera presentata alla BT sono riconoscibili simboli controversi come il logo dell’ONU (da cui Taiwan è stata esclusa nel 1971), la bandiera della RPC e della ROC, il ritratto di Mao Zedong e di Sun Yat-sen.

l’abbandono di temi riguardanti l’attualità taiwanese: per poter attirare artisti internazionali era necessario proporre titoli d’interesse globale e accattivanti. Per lo scenario locale questi adeguamenti si rivelarono ambivalenti, se da una parte gli artisti taiwanesi potevano avere così un pubblico più vasto, dall’altra sempre meno vennero ammessi alla BT: nel 1998 furono 12, ma successivamente si arrivò ad una media di cinque o sei per edizione, su circa 30 artisti coinvolti.239

239 SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., p. 171.

Fig. 20, 21

Golden Missile (Jīn fēi dàn 金飛 彈) , Cai Guoqiang (蔡 國強, n.1957) , 200 missili in miniatura, durata

53 secondi, veduta dell’installazione prima e durante il lancio presso la BT 1998.

L’artista Cai Guoqiang, originario della Cina Popolare, è noto per creare immagini attraverso esplosioni ed è ora uno degli artisti più famosi e quotati al mondo. Il lancio dei razzi nel giardino posteriore del TFAM costituì l’overture dell’inaugurazione della BT il 13 Giugno 1998.

In fase di preparazione della BT 2000, prima di lasciare l’incarico, l’allora direttore del TFAM Lin Munlee propose alcuni punti volti al perfezionamento della Biennale:

1. Usare più spazi aperti e non imporvi limitazioni fisiche

2. Scegliere gli artisti partecipanti in base al concetto e al tema della mostra

3. Fondare un meccanismo espositivo240

L’invito era in sostanza quello di fondare, dopo alcuni anni di tentativi, un serio sistema curatoriale, al quale il comitato organizzativo rispose con un format, che verrà mantenuto fino al 2012: quello di abbinare un curatore straniero ad uno locale.

Così la BT 2000 fu co-curata dal critico francese Jérôme Sans (n.1960) e dal curatore taiwanese Manray Hsu (Xú Wénruì 徐文瑞, n.1958), che proposero il titolo The Sky is the Limit (Wú fǎ wú tiān

無法無天) e organizzarono dei colloqui con gli artisti locali per raccogliere i loro pareri sul futuro della BT.241

La stessa struttura e stile curatoriale fu mantenuto per la BT 2002, che rappresentava Taiwan come sito privilegiato di globalizzazione sotto il titolo Great theatre of the world (Shìjiè jùcháng 世界劇場), curata dallo spagnolo Bartomeu Mari (n.1966) e dal taiwanese Chia Chi Jason Wang (Wang Jiaji 王 嘉驥, n.1961).242

Il sistema del duo curatoriale locale/straniero mostrò i suoi limiti nel 2004.

La BT intitolata Do you believe in reality? (Zàihū xiànshí má 在乎現實嗎?) doveva essere teoricamente co-curata dalla belga Barbara Vanderlinden e dalla taiwanese Amy Cheng (Zheng Huihua 鄭慧華, n.1970), tuttavia:

2401.將提出更大的開放空間,在地域上並無限制;2.依展覽的觀念內涵主軸決定參展藝術家;3.

展覽機制的建立。

LIN MUNLEE citata in “2000 Beishuang shijian 北雙事件 (Eventi della BT 2000)”, www.taipeibiennial.org.

241 ibid.

(…) a causa della prepotenza di Vanderlinden, la sua co-curatrice Amy Cheng è risultata

“assente” alla conferenza stampa, all’inaugurazione e al seminario243

Ciò che il sito e le pubblicazioni ufficiali evitano di riferire è come Amy Cheng non fu estromessa solo dalla curatrice belga, ma anche dall’ente teoricamente nato per promuovere la comunità artistica taiwanese: il TFAM. La “prepotenza di Vanderlinden” si concretizzò nel far sparire lo scritto curatoriale di Cheng dal catalogo, il cui editore era però il TFAM, che sicuramente avrebbe potuto opporsi all’eliminazione della voce locale. Tuttavia solo alcuni artisti si unirono alla protesta di Cheng, mentre tutto si svolse come previsto, con la partecipazione del presidente Ma all’inaugurazione e la celebrazione di una BT sempre più internazionale.244

Nonostante le critiche e le richieste di una maggior partecipazione dei locali, la BT anche nel 2006 ha mantenuto la stessa struttura e la stessa proporzione tra artisti taiwanesi e internazionali. Dirty

yoga (‘Xiànzhì’ jí’ yújiā ‘限制級’瑜珈), curata dall’americano Dan Cameron (n.1956) e dall’artista

taiwanese Wang Junjieh (Wang Junjie 王俊傑,n.1963) ha esplorato i valori tradizionali nel contesto della globalizzazione.245

La successiva, curata da Hsu Manray (alla sua seconda curatela) e dal turco Vasif Kortun (n.1958), è stata chiamata semplicemente BT 2008, ma ha presentato una sezione speciale A world where many

worlds fit (Shìjiè dà yī tóng 世界大一同), organizzata dall’artista e attivista austriaco Olivier Resseler

(n. 1970). Quest’ultima è stata particolarmente apprezzata dalla critica per il suo taglio politico, spesso giocato sul contrasto tra vita quotidiana e ideale.246

243 (…)因國外策展人范德林登的強勢主導作風,與之搭檔的國內策展人鄭慧華在展覽記

者會、開幕式及研討會皆以「缺席」抗議。”

“2004 Beishuang shijian 北雙事件 (Eventi della BT 2004)”, www.taipeibiennial.org.

244 Per approfondire: SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., p. 272. 245 “2006 Beishuang shijian 北雙事件 (Eventi della BT 2006)”, in www.taipeibiennial.org. 246 SCHÖBER, Modernity, nationalism and global marginalization, op. cit., pp. 338-351

Dopo varie alternanze nella direzione del TFAM, è stata inaugurata la BT 2010 curata da Tirdad Zolghadr (b. 1973) and Lin Hongjohn (Lin Hongzhang 林宏璋, n.1964), anch’essa senza titolo.

Il direttore in carica dal Settembre 2010 al Luglio 2011, Wu Guangting (吳光庭, n.1958), si è prodigato nel rendere il museo un luogo sempre più pubblico e aperto alla cittadinanza, non solo per essere visitato durante le Biennali, ma, con la costruzione di una biblioteca, di un ristorante e di un auditorium, anche vissuto e partecipato.247

L’anno successivo, paradossalmente proprio quando Huang Haiming stava per diventare direttore del TFAM248, c’è stata una battuta di arresto nel percorso di creazione di un sistema curatoriale.

Infatti il 1 Luglio 2011 il TFAM ha pubblicato un bando per raccogliere proposte curatoriali per la BT 2012, che si è concluso con la scelta di 5 finalisti, tra i quali è stato preferito il tedesco Anselm Franke. Il titolo della BT 2012 è stato Modern monster / Death and life of fiction (Xiàndài guàishòu /

xiǎngxiàng de sǐ ér fùshēng 現代怪獸/想像的死而復生)”, dedicato ai mostri dell’inquinamento

e della distruzione incontrollata dell’ambiente da parte dell’uomo.249

Sullo stesso filone tematico si colloca la presenza curatoriale ben più strutturata della TB 2014, che vede la firma di uno dei critici più importanti del momento Nicolas Bourriaud (n. 1965), autore del libro Estetica relazionale250. Per la BT ha scelto il complesso tema The great acceleration: art in the

anthropocene. A tribute to the coactivity among humans and animals, plants and objects251.

L’obiettivo era interrogarsi sulla risposta che l’arte può dare nell’era in cui ogni cosa, anche i processi geologici, sono caratterizzati dalla presenza umana (e per questo detta Antropocene) e quale possa essere il suo tributo alla cooperazione tra esseri viventi e non.

La scelta di riflettere su questo tema non è stata casuale, infatti:

247 HU, 臺北市立美術館, op. cit., p. 81.

248 Era stato nominato a Luglio dello stesso anno, perciò nel momento in cui è subentrato, la TB

(che si inaugura a Settembre) era ormai nelle fasi finali della preparazione.

249 “2012 Beishuang shijian 北雙事件 (Eventi della BT 2012)”, in www.taipeibiennial.org.

250 Per approfondire: NICOLAS BOURRIAUD, Estetica relazionale, tr. Marco Enrico Giacomelli, Milano:

Postmedia Srl, 2010 (ed. originale Esthétique relationnelle, Digione: Les presses du réel, 1998).

251 Jùliè jiāsùdù. Yìshù zài “rénlèi shì”. Sòngyáng yīzhǒng rénlèi, dòngwù, zhíwù yǔ wù zhī jiān gòngcún gòng róng de

(…) the Taipei Biennial also endeavors to address social and historical issues concerning

the city (Taipei) as a place, not merely a venue, by mixing artists and elements of the city.252

Con questa BT si torna perciò ad un tema più direttamente collegato all’attualità del paese, conosciuto per essere uno dei più tecnologicamente avanzati del mondo, in cui è tangibile la grande

accelerazione dell’economia e dello stile di vita.

Agli inizi del 2015 il neosindaco di Taipei, Ko Wenje (Ke Wenzhe 柯文哲 n.1959) ha nominato un nuovo direttore per il TFAM: Lin Ping (林平, n.1956), storica dell’arte taiwanese, le cui ricerche avevano aiutato lo sviluppo del sistema curatoriale nei primi anni dopo la fondazione del museo. Probabilmente per questo le prime due BT (1992 e 1994), che non prevedevano un curatore, sono state ora escluse dal computo ufficiale delle Biennali. Considerando quindi la BT 1996 come la “prima vera biennale internazionale”, il TFAM ha festeggiato nel 2016 la decima edizione e il

252 “Nicolas Bourriaud selected as the curator of Taipei Biennial 2014”, in www.e-flux.com, 13 Febbraio

2014. Fig. 22

Production line - Made in China & Made in Taiwan (Shēngchǎnxiàn–Zhōngguó zhìzào & Táiwān zhìzào 生產線–

中國製造 & 台灣製造) , Huang Po-chih (Huang Bozhi 黃博志, n.1980), materiali misti, 2014, veduta dell’installazione presso la BT 2014.

Huang Po-chih è un artista che lavora sull’evoluzione della società e dell’ambiente, attraverso installazioni partecipative. In quest’opera il pubblico era invitato a partecipare alla produzione di camicie di jeans, lavoro che la madre dell’artista ha fatto per tutta la vita.

ventesimo anniversario di questa manifestazione.253 Per fare il punto della situazione, la curatrice

Corinne Diserens (n.1960) ha scelto il tema “Gestures and archives of the present, genealogies of the future: A new lexicon for the biennial (Dāngxià dǎng'ànwèilái xìpǔ: Shuāng nián zhǎn xīnyǔ當 下檔案・未來系譜: 雙年展新語)”. Si può dire che questa BT è stata particolarmente in linea con le tendenze globali del momento, perché questo titolo, piuttosto criptico, la fa entrare nella ossessione contemporanea di artisti e curatori per l’archivio e la catalogazione delle opere e dei gesti artistici.254 Un’ altra idea, molto attuale, proposta poi su scala europea in Documenta 14

(Aprile-Settembre 2017), è quella delle periferie (Taiwan, ma anche altri paesi del sudest asiatico) che agiscono come depositarie della coscienza della società tutta.255

Gli artisti coinvolti in questa esplorazione sono stati 74, il doppio delle edizioni degli anni Novanta, di cui 34 taiwanesi. Colpisce però l’assenza totale di partecipanti dalla RPC: un’analisi della situazione presente per costruire il futuro (anche artistico) a Taiwan diviene parziale senza il dialogo con la controparte al di là dello stretto.256

Dovendo fare un bilancio, oltre che artistico, anche del cammino svolto da questa nuova Biennale di un museo di recente costruzione in un paese giovane, nonostante varie battute di arresto, non si può che evidenziare un trend positivo. La BT è ormai parte della Biennale Foundation e quindi riconosciuta ufficialmente nella sua struttura e nel suo funzionamento. È passata da competizione locale a mostra tematica internazionale, dall’accettare solo dipinti

bidimensionali a promuovere i linguaggi più innovativi, come la performance partecipativa e l’arte cyborg.

Secondo l’influente sito Artnet è la 19ma esposizione periodica d’arte contemporanea (comprese

Triennali, Documenta e Manifesta) per importanza al mondo257: un traguardo notevole se

comparato alla dimensione e al peso politico di questo piccolo stato.

253 “Langsong/wenjian: Taibei shuang nian zhan 朗 誦 / 文 件 : 台 北 雙 年 展 1996-2014

(Dichiarazione/documentazione: Biennale di Taipei 1996-2014)”, in www.tfam.museum.tw, 23 Agosto 2017.

254 Si veda CRISTINA BALDACCI, Archivi impossibili. Un’ossessione dell’arte contemporanea, Monza: Johan&Levi,

2016.

255 AMY SHERLOCK, Taipei Biennial 2016, in www.frieze.com, 10 Ottobre 2016. 256 ibid.

Raggiungere un tale status nel panorama mondiale, organizzare una mostra, ambita da curatori e artisti internazionali, in cui poter trattare temi che lo riguardano è un risultato di grande importanza per un Paese ignorato in altri contesti ufficiali. Per questo motivo scegliere oculatamente gli artisti per costruire una narrazione nazionale complessa e moderna diventa di vitale importanza. Allo stesso tempo, questa narrazione risulterebbe depotenziata se non avvenisse in contesti adeguati, in grado di comunicare con la loro stessa organizzazione, da qui l’importanza del processo di maturazione della Biennale e ancor più del Padiglione Taiwan a Venezia, come si vedrà nel prossimo capitolo.

Classifica citata dal consulente della Biennale di Venezia, il dr. Matteo Giannasi durante la conferenza

Biennials on the prairie. Blindspots in contemporary biennalogy, tenuta il 13 luglio 2017 presso l’Università Ca’ Foscari