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2.4.4.2.3 Altre categorie emiche con cui si identificano gli attori sociali

Nel corso dell’etnografia sono emerse, in varie forme, diverse altre categorie con cui gli adolescenti si identificano e si distinguono. In ordine di frequenza, mi sono imbattuto nelle seguenti categorie: fighetto/a, zarro/a-tamarro/a, fattone/a, rapper, hip-hop, hipster.

- Fighetto vs zarro

La parola "figo" viene utilizzata correntemente più come aggettivo, sinonimo di bello, volto a qualificare dal punto di vista estetico una persona, una cosa o un’attività ("minchia che figo!" può essere riferito ad un ragazzo, ad un nuovo telefono oppure al fatto di andare al mare), mentre minore è il suo uso come categoria che indica la popolarità/successo di una persona ("il figo della scuola"). Il termine "fighetto/a" (essere "un fighetto/a", fare "il fighetto/a") ha un significato differente, assumendo, invece, maggiormente quest’ultima funzione ed è molto usato dagli adolescenti. Il dizionario Garzanti definisce il "fichetto" come una "persona che cura con molta attenzione la propria immagine, è attenta alle mode e ha un comportamento poco spontaneo e un po’ snob".80 Ciò attiene al vero secondo la mia esperienza, ma non è sufficiente.

Enfatizzerei, innanzitutto, il fatto che è presente una cura sia per quanto riguarda il proprio corpo e l’aspetto fisico che per l’abbigliamento. Tuttavia questa definizione, di per sé, risulta troppo vaga in quanto il fighetto va a definirsi in contrapposizione ad altre categorie sociali e, in particolare, alla categoria di "zarro"/"tamarro" (questi due termini vengono usati come sinonimi ma il primo è più comune). Anche "lo zarro", infatti, cura molto aspetto e

162 abbigliamento, veste alla moda, è poco spontaneo e sotto certi aspetti snob rispetto a chi non è alla sua altezza, ma fa tutto ciò con uno "stile" differente, tendenzialmente "più rozzo", "volgare", cafone ed "eccessivamente appariscente".81 Nel vestire le mode sono differenti: "lo

zarro" veste perlopiù capi più comuni, meno ricercati e costosi rispetto ad un "fighetto". Dall’altra parte varia anche il tipo di musica che si ascolta. Mathieu, per esempio, in un'occasione mi dice che "i ‘vippini’ ascoltano musica da fighetti, gli ‘zarri’ la house", mentre in un'altra circostanza mi racconta che "gli zarri ascoltano musica rap… ma roba da checche". L’etimologia del termine "tamarro" (da cui deriva il termine "zarro" a sua volta) deriva dall’arabo ("tammār") e significa "venditore di datteri". Nelle varie definizioni che si possono trovare nei dizionari, vi è una connotazione relativa allo status socio-economico: un "tamarro" è "un giovane di periferia che veste alla moda, ma in maniera volgare" secondo il dizionario "Garzanti",82 mentre uno "zarro" secondo il dizionario Hoepli è un "giovane di bassa estrazione

sociale e dai modi rozzi, che ostenta goffamente un modo di vestire appariscente e alla moda."83

Secondo la mia esperienza, tuttavia, non è tanto il vivere in periferia, oppure l’estrazione sociale che connota l’essere definiti come "zarri", quanto piuttosto lo status dal punto di vista educativo/culturale che il ragazzo ha raggiunto, ovvero per esempio il fatto di studiare in un liceo o in un istituto professionale, a prescindere dallo status socio-economico dei propri genitori. A riguardo, quando racconto ad un compagno di classe del liceo che conduco la ricerca anche in alcuni istituti professionali, egli commenta: "ci saranno un sacco di zarri!", oppure un altro mi racconta che le "tamarre in periferia" si chiamano: "amò, tesò, cucc!… quelle che si picchiano".

Dall’altra parte i ragazzi delle scuole professionali distinguono nel loro ambiente persone più "zarre" da altre più "vippine" e al liceo vi sono alcuni ragazzi considerati "zarri". Nel corso di un’assemblea di istituto Mathieu mi sussurra nell’orecchio: da una parte ci sono "gli zarretti" (chi parla è un giovane ragazzo vestito con un pantalone e una camicia eleganti abbastanza classici) e "le fichette" (quelle che mi racconta essere "le fighe della scuola") e dall’altra i "fattoni" (per esempio una ragazza con i capelli rasta) e "quelli che vanno bene a scuola". Credo che, specularmente i ragazzi del professionale concorderebbero con il dire che al liceo ci sono molti "fighetti" e "figli di papà". Ciò detto si tratta comunque di categorie che, sebbene

81 Fonti: http://www.treccani.it/vocabolario/tag/tamarro/,

http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/T/tamarro.aspx?query=tamarro,

https://www.dizionario-italiano.it/dizionario-italiano.php?lemma=TAMARRO100, accesso 1/09/18.

82 Fonte: https://www.garzantilinguistica.it/ricerca/?q=tamarro, accesso 1/09/18.

163 influenzate da fattori socio-economici e culturali, sono comunque presenti trasversalmente nelle varie popolazioni giovanili e vengono usate in maniera differente a seconda del contesto sociale (ma anche dalla posizione del singolo nello stesso contesto) per definirsi, ma soprattutto per definire, spesso in maniera negativa, l’altro da sé.

È, infatti, presente una notevole sovrapposizione e variabilità nell’uso di queste varie categorie. Riporto di seguito una serie di discussioni in cui si può osservare il diverso utilizzo dei vari vocaboli.

Un venerdì sera di ottobre sono con i miei compagni del liceo in piazza Largo Saluzzo, nel quartiere notturno torinese della movida (San Salvario). Osservo la piazza che, come al solito è così gremita di giovani che sembra di stare in discoteca, quando il fratello di una mia compagna esclama: "guarda quelli che vippini!". Gli chiedo allora chi siano "i vippini" e mi spiega che "c’è differenza con i fighetti". "I vippini" hanno i capelli rasati di lato con il ciuffo lungo, le All Stars alte84 ed i risvoltini. Non ce ne sono a scuola. "I fighetti", invece, "sono

vestiti tutti uguali, mettono le 'Vans Old Skool' .85 A scuola ce n’è qualcuno". Nel contempo un

altro mio compagno Mathieu comincia a sbuffare, lamentandosi "che qui è una merda… appunto ci sono solo fighetti!" e dicendo di andare in "Arba", ovvero piazza Arbarello. In un'altra serata siamo in cinque e similmente due ragazzi vorrebbero andare ai CAV (Giardini Cavour) e altre due persone preferiscono San Salvario. Mathieu esclama: " no in Sansa è pieno di fighetti!". Esmeralda replica però che ai "CAV" (Giardini Cavour) non c’è niente… "solo gente che si fa le canne". Verso la fine dell’estate lo stesso Mathieu mi dirà che "ora ai CAV ci sono un sacco di zarri". Un’altra sera, mentre stiamo andando da "Cornetti Night", Mathieu utilizza il termine "fighetta" e "vippina" come sinonimi rispetto ad alla sua compagna di classe Amélie: "quelle fighette come te Amélie ci mettono un po’ a prepararsi… […] Si… sei un po’ fighetta, vip… vippina… anch’io sono un po’ vippino". Il suo amico gli risponde subito: "ma cosa dici Mathieu! Mica hai la tuta stretta e le scarpe nike air anni ’80".

Un giorno al liceo parlo con due amici di alcuni miei compagni che fanno parte di un’altra classe, i quali mi chiedono incuriositi informazioni sulla mia ricerca. Quando chiedo se secondo

84 Si tratta di una tipologia di scarpe della marca "Converse". Fonte:

http://www.converse.com/it/it/products/converse/uomo/collezioni/classic-chuck?CSINT=AS_nav_ShopMen, accesso 10/8/19.

85 Si tratta di una tipologia di scarpe della marca "Vans" con il nome "Vans old skool", intendendo con questo

"vecchia scuola". Fonte: https://www.vans.it/shop/it/vans-it/uomo/scarpe-old-skool-vd3hy28#hero=0, accesso 10/8/19.

164 loro c’è del disagio nei giovani di oggi, Fabrizio mi risponde: "altroché! C’è disagio ovunque!" Gli chiedo allora di spiegarmi meglio. Lui esclama: "ma non li vedi? Vanno in giro con le scarpe rosse, i pantaloni aperti... ascoltano certa musica… a te sembra normale?". Gli chiedo maggiormente di descrivere ciò che per lui è disagio e continua: "Hai presente Aqualand?... Vedi uno che scende da uno scivolo in canotta, con degli elastici sul braccio…" Chiedo come mai secondo loro si vestano così. Justin dice che secondo lui "così si nasce". Fabrizio, invece, parla anche dell’importanza del contesto, "per esempio gente che viene dalle Vallette… tipo gli orafi!".86 Dice poi "che sta gente disagiata parla con un linguaggio tutto uguale", per esempio

"per qualsiasi cosa dicono: ‘Ci sta!’". Afferma che sono perlopiù "zarri". Justin si inserisce dicendo che "gli zarri sono vippini". Lui però a sua volta interviene dicendo che "non è così" e che "dipende".

Dipende. Gianna del professionale donne, infatti, in precedenza affermava che i "vippini" sono più "fighetti" che "zarri". Potremmo quindi dedurre che la categoria "vippino" sia qualcosa di differente sia dallo "zarro" che dal "fighetto" (per esempio vi è una moda di abbigliamento distintiva) anche se vi è un’area di sovrapposizione (persone che probabilmente appartengono a entrambi i gruppi) che fa sì che alcuni possano usare come sinonimi i termini "vippino- fighetto" o "vippino-zarro", oppure che ci possa essere un "vippino" che ha uno stile più "zarro" (più rozzo, volgare e appariscente) o più "fighetto" (più colto, impostato e snob). Le categorie di "fighetto" e "zarro" rimangono, invece, due concetti più separati e opposti (fig. 33).

Fig. 33: Rappresentazione grafica delle categorie "vippino", "zarro" e "fighetto".

Vista la confusione, un giorno cerco di affrontare con Mathieu in maniera un po’ sistematica l’argomento nel corso della pausa pranzo. Lui mi dice che "è difficile da definire". Che tutti un po’ rifiutano in un certo senso le categorizzazioni. Dice che "non è più come 30 anni fa Milano gay. Ci sono i vippini, gli zarretti. Chi è normale gli insulta! Ma rimorchiano di più" (i vippini). Gli chiedono se ci sono quelli che ai miei tempi si chiamavano "figli dei fiori". Lui risponde negativamente e mi spiega che ci sono "i fattoni" che "si spaccano di canne", oppure "i rapper"

165 che anch’essi spesso si "fanno secchi di canne… Le ragazze mettono gli anfibi…". Mi dice poi che la classe da questo punto di vista è "un po’ neutra", intendendo che non ci sono persone con uno stile molto marcato, ma che sono abbastanza "normali". Lui se dovesse definirsi si direbbe "hip-hop" per come è vestito, anche se il suo stile risulta vario. Per esempio mette un sacco di magliette di vecchie band rock.

Gli chiedo poi se ci siano ancora "i cabinotti".87 Lui mi dice che conosce il termine, ma che non

si usa. "Oggi si usa più fighetti o vippini". Similmente mi dice che non si usa "alternativi" ma che una categoria simile potrebbe essere quella dei "dark". Nel corso delle interviste chiedo invece a Gianna (P.D.) se si usi ancora "truzzo".88 Mi risponde che "non so, truzzo quando

facevo le medie si diceva così truzzo, quando si portavano i capelli tutti da un lato, gli occhiali… le canotte quelle strettissime. Truzzo era un po' quello, con le cose un po’ fosforescenti così". Sembra emergere nella distinzione fra "truzzo-tamarro-zarro" un criterio di tipo temporale (dal più vecchio al più recente) dove al medesimo significato in tempi diversi si sviluppano mode e stili differenti. Il vecchio termine perde di valore e non viene più utilizzato, ma il concetto alla base continua ad essere vivo attraverso una parola differente. In letteratura non si trovano particolari analisi dei termini sopra citati, fatta eccezione per Edgar Radtke (1993) che classifica i termini di "truzzo", "zarro" e "tamarro" e altri termini simili come "gerghi paninari". È interessante, seppur di valore scientifico relativo, la distinzione che ne fa Marco Vignolo Gargini, il quale identifica le tre categorie in base ad una diffusione di tipo geografico: "truzzo" al centro nord ed in particolare nel Bresciano, "tamarro" più di area meridionale e "lo zarro" nelle città di Roma, Milano e Torino.89

Altre categorie che ho sentito nominare, ma che sono poco utilizzate correntemente nel corso della ricerca sono quelle di "emo", riferito però a qualcosa che andava più in passato e il termine "hipster", probabilmente più in voga nei ragazzi più grandi.

87 Cabinotto è un termine usato a Torino per indicare un adolescente della Torino bene "figlio di papà che veste

con abiti firmati" (Koceva, 2011). Lo stile è ben descritto nell’introduzione di "Torino è casa mia" di Giuseppe Culicchia che vede in questa categoria forti similitudini con "i fighetti, già ‘paninari’ negli anni Ottanta e ‘cremini’ nei Settanta" (Culicchia, 2014). Probabilmente i primi cabinotti furono così chiamati in quanto si davano appuntamento presso alcune cabine telefoniche, nei pressi del parco della Maddalena a Torino.

88 Il termine era in uso nel corso della mia adolescenza in Valle d’Aosta, utilizzato con un significato molto vicino

a quello di "tamarro-zarro" oggi, sebbene mode e gusti musicali fossero ovviamente differenti (per esempio andava molto ascoltare musica techno, vestire con capi stretti e le magliette della marca Lonsdale London). Nel corso della mia adolescenza le categorie principali erano i truzzi, i fighetti (simili a quanto delineato per il contesto odierno) e gli alternativi/figli dei fiori. Quest’ultimi erano perlopiù persone che si vestivano "stile anni '70-'80", magari con vestiti vecchi, spesso con i capelli lunghi e ascoltavano musica rock. Fra questi una parte veniva più estrema nell’uso di sostanze veniva etichettata come "fattoni" o "punkabestia?".

166 La maggior parte delle categorie sopra illustrate viene utilizzata con un connotato negativo per demarcare l’altro e non per definire sé stessi (pochi sono fieri o si riconoscono nell’essere "zarri", "fighetti" o "fattoni"), mettendo in risalto le caratteristiche negative di alcune persone (il fighetto che se la tira ed è snob, lo zarro che è volgare, il fattone che si fa troppe canne) da di chi non si sente parte di quel gruppo o ne è escluso. Come la parola giovani queste categorie si comportano come "shifter" che assumono un connotato differente a seconda del contesto dove vengono evocate, da chi le evoca e da chi viene evocato. Il significato che assumono questi "shifter" è influenzato dal contesto sociale e culturale dove vengono utilizzati: "vippino" non significa la stessa cosa al liceo e alle scuole professionali. Similmente uno studente del liceo che dà dello "zarro" ad un ragazzo del professionale implica qualcosa di differente rispetto alla stessa parola pronunciata fra due ragazzi del liceo. Dall’altra la creazione, l’utilizzo ed il rimaneggiamento di queste categorie contribuiscono attivamente nel ridefinire i confini fra i diversi settori della società. Si pensi a come il termine "zarro" è utilizzato per demarcare la linea di confine con i "rozzi" studenti delle scuole professionali o alla rabbia dei rapper delle popolari che girano in "zona" per i "vippini" del centro.

Da questo punto di vista, rispetto al passato, è interessante come l’emergere del concetto di "vippino" vada, attraverso l’altare del successo, a scardinare una logica di lunga data che contrapponeva "fighetti-cabinotti" a "truzzi-tamarri-zarri" e a mischiare le carte in tavola. Il background socio-economico (centro-periferia), culturale (liceo-professionale), etnico (italiano-straniero) qui sembra contare molto meno rispetto alla generatrice di tutti i valori: la popolarità. La categoria dei "vippini", inoltre, a differenza degli altri termini, è una delle poche in cui le persone (o perlomeno un folto gruppo) sembrano attivamente riconoscersi, riappropriandosi anche dello stigma con cui vengono dipinti, del degrado, del disagio e facendolo diventare l'emblema del gruppo: "#haters make me famous".