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I Luoghi del displacement ebraico in Italia

II. 2.2 Gli altri campi dell‟Italia liberata

In seguito agli accadimenti legati all‘8 settembre, vennero chiusi anche i campi d‘internamento di Ariano Irpino (Avellino) e Monteforte Irpino (Avellino), dove erano stati internati anche diversi ebrei. Nel primo caso, si trattava di una struttura composta da una decina di baracche, circondate dal filo spinato; bruciato dai tedeschi in ritirata, del campo oggi non resta nulla. Il secondo fu invece allestito nei locali dell‘ex orfanotrofio Loffredo. Presso il campo di Solofra (Avellino), sito in una villa privata di via della Misericordia, furono internate soprattutto donne, tra cui anche alcune ebree, «etichettate come prostitute e sospette

29 Jabotinsky Institute Archive, Tel Aviv, corrispondenza in Emergency Committee to Save the Jewish People of Europe, Jewish Refugees at

Ferramonti (Italy), Correspondence, 01.01.1943 - 31.12.1944, Reference Code : HT 11 - 4/ 7.

30 Memorandum on the 500 castaways at Ferramonti, Ivi.

31 K. Voigt, ―Notizie statistiche sugli immigrati e profughi ebrei in Italia (1938-1945)‖, in Israel, ―Un decennio‖, 1974-1984, Saggi sull‘ebraismo, Carucci Editore Roma, 1984, pp. 407-420.

32 Capogreco, Ferramonti, op. cit, p. 163; K. Voigt, ―Notizie statistiche‖, p. 419. 33

Capogreco, Ferramonti, op. cit., p. 164. La ―Henry Gibbins‖ trasportò quasi mille rifugiati, tra cui 874 ebrei, a Fort Ontario, nello stato di New York. Arrivati negli Stati Uniti, essi trascorsero un lungo periodo nel campo profughi di Oswego, dall‘agosto del 1944 al febbraio del 1946. A questa vicenda è oggi dedicato il Safe Haven Holocaust Refugee Shelter Museum presso Oswego. Per un approfondimento, rimando anche al libro della reporter americana Ruth Gruber, che seguì in prima persona l‘organizzazione e la riuscita di questa ―missione speciale‖,

The Dramatic Story of 1,000 World War II Refugees and How They Came to America, Three Rivers Press, 2000.

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in linea politica». Quest‘ultimo rimase in funzione fino a gennaio del 194435. Tra il 16 e il 17 settembre, alcune detenute fuggirono36 mentre altre rimasero nella struttura per diversi mesi; tra queste anche l‘unica ebrea italiana lì internata, la mantovana Rita Vitali. Il 19 settembre venne liberato il campo di Campagna (Salerno), che si trovava presso l‘ex convento di San Bartolomeo e l‘ex convento degli Osservanti dell‘Immacolata Concezione, dove furono reclusi centinaia di ebrei italiani, stranieri e apolidi37. Dal momento della sua liberazione, l‘edificio del ―San Bartolomeo‖ venne trasformato in un campo profughi della Displaced

Persons Sub-Commission alleata38, una sezione speciale dell‘ACC, creata nell‘ottobre del 1943 per la gestione dei profughi. Il 9 febbraio del 1944, a Campagna c‘erano ancora 80 profughi ebrei39. Anche presso la Colonia Agricola di Bosco Salice-Pisticci (Matera), precedentemente sede di un campo d‘internamento, venne allestito un centro profughi. La struttura passò sotto la direzione del commissario Bartolomeo Malvasi e la supervisione di due militari alleati, il colonnello Lansill e il capitano Eddend40; con ogni probabilità gli ebrei stranieri internati rimasero qui per diversi mesi.

Dopo le difficoltà riscontrate a Salerno, le truppe alleate si riorganizzarono per rimettersi in marcia verso il nord, puntando all‘occupazione di Napoli. Quando il 1° ottobre del 1943, in seguito alla sua insurrezione, la 5a Armata Americana entrò in città, Napoli era già stata liberata dai reparti tedeschi. Qui giunsero anche diversi soldati ebrei palestinesi, che, come racconta nel suo diario l‘ebreo ferrarese Nino Contini, arrivato in città proprio in quei giorni41, ebbero un ruolo importante nella ricostruzione. Il 31 ottobre dello stesso anno, il rabbino Urbach, arrivato a Napoli qualche tempo prima, comunicò al professore Brodetzky che in città si era riorganizzata la prima comunità ebraica dell‘Italia liberata:

35 Capogreco, I Campi del duce, op. cit., pp. 226-231. Per quanto riguarda Solofra e l‘internamento femminile durante la Seconda guerra mondiale, rimando a A. Cegna, “Di dubbia condotta morale e politica”. L‟internamento femminile in Italia durante la Seconda guerra

mondiale, in DEP Deportate, Esuli e Profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile, n. 21, gennaio, Venezia, 2013.

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A. Favati, Le internate. Il campo di internamento di Solofra, Mephite, Atripalda, 2002. 37 Capogreco, I campi del duce, pp. 227-228.

38 Ibidem.

39 CAHJP, Archivio E. URBACH – P 118/6, Correspondence and memorandum. 40 Capogreco, I campi del duce, p. 233.-234.

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[…] during a recent visit to Naples, I helped to reorganise the Jewish Community there - it is the first established community in Italy to be functioning again. Refugees from North Italy (Italian Jews as well as foreign jews who managed to escape from concentration camps) are pouring in daily, and it will be the main task of the community in Naples assisted them42.

In un successivo report, datato 22 dicembre 1943, egli riportò la presenza di un numero

non precisato di profughi ebrei presenti a Campagna, a Resìna (attuale Ercolano)43 e Napoli,

dove erano numerosi i cosiddetti profughi ―out of camps‖. Nessun riferimento venne fatto in questo contesto all‘esistenza di un vero e proprio campo profughi, che sarebbe stato allestito infatti solo nel 1946.

Il 9 settembre del 1943, mentre le principali forze anglo-americane sbarcarono a Salerno, altre truppe britanniche occuparono Taranto. L‘11 dello stesso mese esse raggiunsero Bari e poi Brindisi, dove s‘era insediato il governo Badoglio44, a cui, sotto tutela dell‘Allied

Controll Commission (ACC), vennero affidate le provincie pugliesi di Bari, Brindisi, Lecce e

Taranto. Nelle settimane successive, la Puglia sarebbe diventata una regione strategica per gli alleati e per le prime attività politiche dell‘Italia liberata45

. Verso i territori liberati cominciò ad affluire una nuova ondata di profughi soprattutto stranieri, tra cui migliaia di ebrei. Come è stato messo in luce dallo studioso Klaus Voigt, già a partire dagli anni Trenta l‘Italia era diventata la meta di migliaia di esuli ebrei che trovarono nella penisola un ―rifugio precario‖46. Dopo la diffusione via radio della notizia dell‘armistizio e dell‘arrivo degli alleati

42 CAHJP, Fondo E. E. URBACH, P 118-5, Correspondence: Jewish chaplains, Eighth Army.

43 Dal luglio 1949, a Resìna, in via quattro Ordogi 37, venne allestito un campo per collocare un gruppo di profughi ebrei provenienti dal Nord Africa, precedentemente presenti nelle hachsharoth dell‘area romana; cfr. American Joint Distribution Comitee Archive, Digital Archive, Countries and Regions, http://search.archives.jdc.org/multimedia/Documents/Geneva45-54/G45-54_Count/USHMM-GENEVA_00009/USHMM-GENEVA_00009_00899.pdf; http://search.archives.jdc.org/multimedia/Documents/Geneva45-54/G45-54_Count/USHMM-GENEVA_00009/USHMM-GENEVA_00009_00892.pdf.

44 Sull‘arrivo degli alleati in Puglia e per un inquadramento rimando a: A. Degli Espinosa, Il Regno del Sud, Editori Riuniti, 1973, Roma, pp. 3-39, 149-189; V. A. Leuzzi, G. Esposito, 8 settembre 1943 in Puglia e Basilicata, Edizioni del Sud, Bari, 2003.

45 A partire dal mese di novembre cominciano le attività del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) di Bari, che avrebbe organizzato il primo Congresso dei Comitati Provinciali di Liberazione, tenutosi tra il 28 e il 29 gennaio del 1944. Si veda V.A Leuzzi., Cioffi, Alleati,

monarchia e partiti nel Regno del Sud, Schena Editore, Fasano, 1988, pp. 19-85. Molto importante anche in ruolo svolto in questi mesi da

―Radio Bari‖, per cui rimando a V.A Leuzzi e L. Schinzano, Radio Bari nella Resistenza Italiana, op. cit.; per un approfondimento ulteriore sulle attività e sulla storia di Radio Bari negli anni precedenti: A. Marzano, Onde fasciste, la propaganda araba di Radio Bari (1934-43), Roma, Carocci, 2015.

46 L‘espressione è mutuata dal fondamentale lavoro di K. Voigt, Il rifugio precario. Gli esuli in Italia dal 1933 al 1945, 2 Voll, Firenze, La Nuova Italia, 1993. Per gli anni ‘30, si veda in particolare il volume I. Il Regio Decreto-Legge del 7 settembre 1938-XVI, n. 1381, all‘art. 4 stabiliva che «Gli stranieri ebrei che, alla data di pubblicazione del presente decreto-legge, si trovino nel Regno, in Libia e nei Possedimenti dell'Egeo e che vi abbiano iniziato il loro soggiorno posteriormente al 1° gennaio 1919, debbono lasciare il territorio del Regno, della Libia e dei Possedimenti dell'Egeo, entro sei mesi dalla data di pubblicazione del presente decreto». Per un ulteriore approfondimento:

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in Puglia, Bari diventò un crocevia di profughi ed esuli di varia nazionalità. Qui cominciarono ad affluire centinaia di ebrei - tra cui molti italiani - i quali avevano trascorso gli ultimi anni in clandestinità47, migliaia di profughi stranieri - tra cui numerosi ebrei che erano stati liberati

dai campi d‘internamento48

, ma anche coloro che provenivano dalle zone d‘occupazione della Dalmazia, Albania e Grecia49.

Un primo fronte di immigrazione verso l‘Italia si aprì quando, in conseguenza dell‘armistizio, la Wehrmacht invase i territori precedentemente occupati dall‘Italia. Fino al settembre del 1944, almeno 36.000 persone raggiunsero via mare la costa pugliese, soprattutto Bari e Brindisi50. Alcuni di essi vennero poi trasferiti in Egitto, all‘interno del programma

della MERRA51; altri ancora, dopo un periodo di addestramento, si unirono ai partigiani per

ritornare in patria, oppure riuscirono a partire per gli Stati Uniti52. Maurice Kamhi, ebreo jugoslavo, dopo l‘occupazione di Sarajevo, trovò rifugio prima in Dalmazia poi in Italia, da dove successivamente sarebbe emigrato a Fort Ontario. Significativa è la sua testimonianza:

We sailed all night across the Adriatic, got to a point in Italy where that hook above the heel is, called Vieste. Unfortunately, the Italians, not having planned things too well, landed on the very spot that was surrounded by Germans, so two days later, I walked down a street and this German truck drove on a hill and a German sergeant came out and got on the megaphone to the Italian colonel in the fort. There were about 900 Italians there and there was a truckload of Germans, and the Germans said to the Italian colonel ―you will have to surrender‖. The Italian colonel said ―how many of you are there?‘ and he said, ―there are seven of us‖. The Italian said, ―well, there are 900 of us, how would it look to the world if 900 of us surrendered to seven Germans?‘ The German sergeant then had a machine gun taken out and he started machine-gunning people on the street. Well, the next day, the Germans came with planes and armored vehicles. They took the town very quickly. Now the problem was to get away from there, from Vieste to the southern part of Italy where the English and the Americans were. There were fishing boats that were taking people, for money of course. People had some jewels, so they sold them, and the first boat that first night, the Germans were there and they were searching houses for Jews. The first

http://www.annapizzuti.it/approfondimenti/espulsione.php. L‘entrata in guerra dell‘Italia significò l‘acuirsi della persecuzione razziale da parte del regime fascista: l‘arresto degli ebrei stranieri e l‘apertura dei primi campi d‘internamento, si vedano K. Voigt, vol. II, in particolare pp. 1- 192 e Capogreco, I campi del duce, op. cit.

47 AA.VV, Bari, Rifugio dei profughi nell‟Italia libera, Edizioni del Sud, Bari, 2018, p. 14. 48

Ivi, p. 15.

49 Leuzzi, Esposito (a cura di), La Puglia dell‟accoglienza. Profughi, rifugiati e rimpatriati nel Novecento, Bari, Irrsae Puglia-Istituto pugliese per la storia dell‘antifascismo e dell‘Italia contemporanea-Progedit, 2006.

50 K. Voigt, op. cit., vol II, p. 524. 51 Ivi, 525.

52 Ibidem.

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boat went and there was no room for my mother and myself on the first boat, so we left and we were supposed to go on the next night. The next day we found out that that boat had been stopped at mid-sea by a German patrol plane which saw it, the moon was full, and machine gunned everybody on that boat. Everyone was killed. Well, the next night was a choice to stay here or to go. There was no choice for you because you never stayed where the Germans were, so we went. Actually, we heard a German plane approaching and the moon was full. Just at the moment that the plane appeared, a cloud covered the moon and the plane didn‘t see us, so we got to Bari and to camp. It was from this camp that we were chosen to go to

Fort Ontario, and that‘s how we got to Oswego53

.

Le traversate verso l‘Italia avvenivano generalmente «con le navi alleate che ritornavano in Italia dopo aver sbarcato le armi per i partigiani jugoslavi […]. La Military

Mission alleata individuò nel maggiore inglese Randolph Churchill, figlio del Primo Ministro

inglese, la persona più adatta per coordinare il trasporto di profughi dalla costa dalmata a Bari»54. A Bari era attiva la Brigata partigiana jugoslava55, nella quale decisero di arruolarsi anche alcuni ebrei italiani. Interessante a tal proposito è la storia dell‘ebreo fiorentino Claudio Paggi; secondo la ricostruzione della nipote Vera, in seguito all‘armistizio, da Firenze egli

giunse fortunosamente in Puglia56. Qui, tra il 16 e il 17 settembre del 1943, incontrò Franco

Luzzato, ebreo esule come lui; assieme i due decisero di aderire alla Brigata d‘Oltremare e di recarsi, da partigiani, in Jugoslavia. Dopo essere sbarcato sulla coste della Dalmazia, iniziò per Paggi un difficile cammino attraverso le alte montagne della Bosnia centrale, alla fine del quale trovò la morte, come molti suoi compagni.

Per far fronte all‘emergenza rappresentata dai profughi, decine di campi vennero allestiti in Puglia. Dalla Displaced Persons Sub–Commission dipendeva la gestione di diverse strutture, attivate tra le province di Bari, Brindisi, Lecce e Taranto. A Bari era entrò in funzione il Transit Camp n.1, che ospitava soprattutto jugoslavi in arrivo dalla Dalmazia,

53 Oral Histories: Emergency Refugee Shelter at Fort Ontario (Safe Haven)

https://www.oswego.edu/library/oral-histories-emergency-refugee-shelter-fort-ontario-safe-haven, per questa intervista specifica si veda:

http://oswego.edu/library2/archives/oral_history_audio/safe_haven_oral_history_audio_269a.mp3

Trascrizione: http://oswego.edu/library2/archives/oral_history_transcripts/safe_haven_oral_history_transcript_269.pdf. 54 AA.VV, Bari, Rifugio dei profughi nell‟Italia libera, op. cit., p. 75.

55 Per un approfondimento: G. Colantuono, ―La presenza di partigiani jugoslavi nella Puglia centrale 1943-1945. Il caso del comune di Grumo Appula‖, Italia Contemporanea, anno 2012, n. 266, pp. 43-65.

56 V. Paggi, Claudio Paggi. Una storia ritrovata, La vicenda di Claudio Paggi, ebreo italiano sfuggito alle persecuzioni razziali, morto

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assieme ad altri profughi, appartenenti a 18 diverse nazionalità57. La gestione dei profughi jugoslavi costituì un‘emergenza per diversi mesi:

Yugoslavs have been both Partisans and Royalists, but largely the former, and are still arriving at a rate which shows no sign of decreasing. In February and March about 5000 came in each month, in April about 7000. The day before we visited the camp, about 600 had just arrived, and we saw them the following morning being deloused, inoculated, and vaccinated, after which they were to be shipped in a day or two by rail to one of the other camps. Their condition was poor, with many children showing unmistakable sign of denutrition, their clothing was in rags, and their filth pronounced. Most of them are woman and children58.

Il Transit Camp n. 1 di Bari, che funzionò a pieno regime tra il 1943 e il 1950, e noto anche con il nome di ―Bari-Carbonara‖, fu allestito in località Torre Tresca, sul sito di un precedente campo di prigionia militare dell‘Esercito italiano59. Tra la fine del ‘43 e i primi mesi del ‘44, il numero di profughi ebrei presenti in questo luogo aumentò notevolmente. Dopo aver nominato un comitato, guidato da mister Naimann, essi si organizzarono in una comunità e cominciarono a programmare diverse attività legate alle vita quotidiana nel campo60. Bari, con i 650 ebrei presenti a Carbonara ed almeno altri 500 nei dintorni della città, nonché altri 100-200 nella vicina Taranto61, divenne così un importante centro di aggregazione ebraica. A gennaio del 1944 si costituì ufficialmente una comunità62; composta inizialmente da circa 1500 ebrei stranieri63; essa aveva sede nei locali di Palazzo De Risi, sito in via Garruba 63. Qui erano attivi anche l‘Ufficio Palestinese Centrale, il Centro per i profughi ebrei (Merkaz

57 Mémorial de la Shoah, UNRRA RECORDS, AG- 018-002, Controller and public information 1943-1949 (da United States Holocaust Memorial Museum Archives), S-1242 Bureau of Areas- Executive Office-Country Files 1943-1949, S- 0520-0084,S- 1245-00000254 Italy, Displaced Persons 1943-1949, ―Report on Operations of Allied Central Commission and AMGOT in Italy‖, appendix b.

58 Ibidem.

59 Lo storico Sergio Chiaffarata ha ricostruito la storia di questo luogo, di cui oggi rimangono poche tracce. Dopo la guerra: «il campo divenne il Villaggio dei Profughi di Torre Tresca, abitato per tutti gli anni ‘50 e i primi anni ‘60, fino alla realizzazione del Quartiere San Paolo, dove vennero trasferiti gli ultimi residenti. Infine, con i lavori per la tangenziale tra la fine degli anni ‗60 e l‘inizio degli anni ‗70 si provvide a dismettere gli ultimi fabbricati», in http://www.historialudens.it/patrimonio/109-luoghi-di-memoria-baresi.html; si veda anche: ―Torre Tresca, i segreti sotterranei di Bari‖, in http://bari.repubblica.it/cronaca/2014/05/03/foto/ipogei-85123660/1/#1. Per la storia di Torre Tresca rimando a F. Terzulli, Torre Tresca a Bari: un campo per Displaced Persons di lunga durata (1943-1950), in AAVV, Bari, Rifugio

dei profughi nell‟Italia libera, pp. 69-232.

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Terzulli, Torre Tresca a Bari…, op. cit., p. 89. 61 Terzulli, Una stella tra i trulli, op. cit., p. 182.

62 Sulla ricostituzione della Comunità Ebraica di Bari: F. Terzulli, Una stella tra i Trulli, Mario Adda Editore, Bari, 2002, pp. 81-93; Terzulli, La Comunità Ebraica di Bari (1944-1950), in V.A. Leuzzi, G. Esposito ( a cura di), Terra di frontiera, cit., pp. 73-96; R. Pellegrino, Riflessioni a margine della Comunità israelitica di Bari, in AAVV, Bari.., pp. 233-250.

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ha-plitim), un ufficio della Delasem, varie organizzazioni sionistiche e un Education Board64.

A Bari venne costituito anche il Merkaz la Golà (Centro per la Diaspora)65 e, dopo un breve

periodo d‘addestramento in Egitto, vennero mandati in Puglia i militari palestinesi della brigata ebraica. La città divenne dunque un importante centro di preparazione dell‘emigrazione clandestina; già nell‘estate del 1944 infatti, dalla costa pugliese partirono, per effettuare più viaggi, le imbarcazioni rinominate Dallìn, Nettuno, Albertina66.

Tra la fine del 1943 e i primi mesi del 1944, gli alleati allestirono altri campi situati lungo la costa salentina. Per questo scopo furono requisite le cosiddette ―Cenate‖, piccole ville in ―stile liberty‖ proprietà di famiglie del luogo, utilizzate generalmente come case di vacanza67. Quella del Salento fu una ―rete di campi‖, ovvero un capillare agglomerato di edifici, case e ville, isolati rispetto ai centri urbani e caratterizzati da una notevole vicinanza al mare. Secondo una relazione inviata all‘Agenzia Ebraica, a febbraio del 1945, nei campi del Salento abitavano quasi esclusivamente profughi ebrei; a Santa Maria al Bagno (sotto cui rientravano anche i campi di Santa Caterina e Santa Croce) vi erano 2400 persone, a Santa

Cesarea 1110, a Tricase 1000, a Marina di Leuca 150068. Dalla medesima relazione,

apprendiamo che più di tre quarti dei profughi avevano tra i 19 e i 40 anni e circa il 10% di questi erano rappresentato da giovani ragazzi e ragazze tra i 14 e i 18 anni. I bambini sotto i 10 anni erano non più di 15 e solo il 10% del totale aveva più di 40 anni69. I campi del Salento vennero chiusi entro il mese di marzo del 1947: il loro smantellamento causò proteste e problemi di ordine pubblico tra i profughi. Da una parte - essi non volevano privarsi della vicinanza al mare, che ebbe per la salute fisica e psicologica di molti profughi una funzione

64 F. Terzulli, Torre Tresca a Bari…, p. 90. 65 M. Toscano,1990, p.38.

66 A Sereni., op. cit., pp. 57-61, M. Toscano, op. cit., pp. 44-55.

67 Sui campi profughi pugliesi esiste ormai una vasta bibliografia. Si vedano almeno: F. Terzulli, Una stella tra i trulli. Gli ebrei in Puglia

durante e dopo le leggi razziali, Mario Adda Editore, Bari, 1995; F. Lelli (a cura di), Un‟odissea dei nostri giorni, Congedo Editore, Galatina

(Lecce), 1999; V. A. Leuzzi –G. Esposito (a cura di), La Puglia dell‟accoglienza. Profughi, rifugiati e rimpatriati nel Novecento, Irrsae Puglia-Istituto pugliese per la storia dell‘antifascismo e dell‘Italia contemporanea-Progedit, Bari 2006; F. Lelli, Testimonianze dei profughi

ebrei nei campi Di transito del Salento, in M. Paganoni (a cura di), Per ricostruire e ricostruirsi. Astorre Mayer e la rinascita ebraica tra Italia e Israele, Franco Angeli, Milano 2010, pp. 111-119. Per alcune interviste di profughi transitati dal Salento, rimando al sito

http://www.profughiebreinpuglia.it.

68 A Marina di Leuca è presente anche un gruppo di 300 circa ―russi bianchi‖, che vivevano nello stesso campo degli ebrei. La relazione è in Central Zionist Archive (CZA), Z4\31031.

69 Ibidem.

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terapeutica di fondamentale importanza - dall‘altra essi non volevano rinunciare a risiedere in