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6. Soggetti iconografici

6.1. Scene animate

6.1.3. Altri cicli a scene

Oltre ai cicli riferibili alla bottega di Antonio Baietto appena descritti, nel corso della ricerca sono stati rintracciati solo altri due nuclei di pettenelle con scene. Il primo consiste di dodici pettenelle, oggi smembrato in due collezioni conservate a Cividale del Friuli: la prima [cat. 7] conta undici esemplari - di cui due in opera552 - la seconda solo una tavoletta [cat. 8]. Il secondo conta quattro pettenelle, oggi al Museo Etnografico di palazzo Giacomelli a Udine [cat. 9].

Nelle tavolette cividalesi sono raffigurate scene di carattere cortese, come nel caso delle pettenelle attribuite alla bottega di Antonio Baietto, in particolare quelle di palazzo Vanni degli Onesti [cat. 6]: dame e cavalieri s’incontrano all’aperto, sopra un prato erboso, al centro di una scena limitata ai lati da due alberelli. Per quanto riguarda quelle della collezione Fontana [cat. 7], solo tre sono ancora ‘leggibili’. In due pettenelle sono rappresentate scene di corteggiamento che vedono, nella prima (fig. 224 a p. 255), i protagonisti incontrarsi ai piedi di un albero e, nella seconda (fig. 222 a p. 254), un giovane trattenere il braccio di una fanciulla per tirarla a sé, mentre questa si aggrappa a

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Queste sono attualmente montate tra le tavolette del ciclo al primo piano di palazzo de Nordis Fontana [cat. 13], ma, vista l’assoluta disomogeneità fra le pettenelle, molto probabilmente furono messe in opera in epoca successiva, probabilmente assai recentemente. Nella stanza che le ospita, infatti, la copertura del soffitto è realizzata in pannelli di multistrato nobilitato, in sostituzione delle assi originali. Verosimilmente in occasione di questo intervento vennero inserite le pettenelle.

un albero nel tentativo, concreto o solo simulato, di resistergli. Nella terza compare una coppia intenta a giocare a scacchi (fig. 216), motivo presente anche in altre pettenelle sia di àmbito friulano sia lombardo553. Lo sfondo, trattato uniformemente con la stesura di un colore rosso, ricorda le pettenelle udinesi già citate, pure se in queste ultime il colore scelto è di un tono meno acceso554. Il carattere ‘arcaico’ della composizione e la presenza di spesse linee di contorno potrebbe indurre a considerare il ciclo come primo quattrocentesco, ma l’esame degli abiti sposta la datazione alla seconda metà, se non alla fine, del XV secolo.

In una delle pettenelle con scene di corteggiamento, quella in cui una fanciulla si aggrappa a un albero per cercare di resistere all’ ‘assalto’ di un giovane (fig. 222 a p. 254), questo porta calze solate e una veste fino al ginocchio che copre il sottostante ‘zuparello’, la cui presenza è mostrata con chiarezza dalle maniche ‘a gozzo’ e da un ‘collaretto’ alto a proteggere la gola555

. La ragazza indossa una ‘zupa’ realizzata ancora secondo la maniera di inizio secolo: l’abito è ‘divisato’ - cioè realizzato con due colori distinti, che spesso indicano anche tessuti diversi - ha chiusura anteriore sul petto e maniche cucite. Anche nella tavoletta in cui una coppia seduta su una panca è intenta a giocare a scacchi (fig. 220 a p. 254) la donna è abbigliata in modo semplice, con una ‘zupa’ priva di decorazioni e senza sopravveste, e con i capelli - biondi e a treccia - raccolti attorno al capo: una pettinatura che si può osservare anche nelle pettenelle a figure isolate presenti negli altri soffitti dello stesso palazzo (si veda a p. 174). È, tuttavia, l’abbigliamento dell’uomo, più ricco e vistoso, che ci consente di datare con sicurezza le tavolette. Quest’ultimo indossa una ‘giornea’ - riconoscibile dallo spacco laterale - con maniche ‘ad ala’, stretta alla vita da una cintura e così corta sul davanti da scoprire quasi completamente le calze ‘solate’. Ma è la sua sottoveste che sposta in avanti la datazione rispetto a quella che suggeriva la ‘zupa’ indossata dalla ragazza della pettenella già descritta e che seguiva ancora la moda di inizio secolo: questo, infatti, ha abbandonato la linea delle maniche ‘a gozzo’, che erano portate dal giovane nell’esempio precedente, preferendone, invece, una gonfia all’omero e poi aderente dal

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Le favolose historie di Palazzo Ricchieri 2008, p. 44, figg. 12-13.

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Di una tonalità rossa sono anche le pettenelle de la Maison Gispert (Ille-sur-Têt, Pyrénées-Orientales), si veda Images oubliées au Moyen Age. Les plafonds peints du Languedoc-Roussillon 2011, p. 66.

555 Secondo Erica Martin, quest’ultimo «poteva essere parte integrante della veste di sopra, ma anche accessorio dello zupone, assieme ai lacci che servivano per agganciarvi le calze», MARTIN 2013, p. 172.

gomito in giù. Un taglio che entra in voga solo dalla metà del XV secolo e che prevedeva «un’apertura sotto l’ascella, che poi si allargherà fino a staccare del tutto la manica dal busto dell’indumento, collegandola a questo con cordelle o nastri»556

. Si tratta di una sottoveste che anticipa le forme di primo Cinquecento: corta sui fianchi e con uno scollo sul davanti tanto profondo da mostrare la sottostante camicia in sottile ‘tela d’Olanda’e in cui anche il nome comincia a mutare in ‘giubbone’ o ‘zupon’557

. Pur se in presenza di alcuni elementi con caratteri più antichi, è necessario, quindi, spostare in avanti la datazione delle vesti e, di conseguenza, delle pettenelle, in un periodo compreso tra il terzo e l’ultimo quarto del Quattrocento.

Una datazione che trova ulteriore conferma dall’esame di un’altra pettenella, pure se molto deteriorata, nella quale è dipinto uno stemma. Questa presenta, lungo i quattro lati, tracce di un colore rosso aranciato, lo stesso utilizzato per il fondo delle tavolette già descritte. È per questo motivo, per il fatto che si trovi conservata presso la stessa collezione e per la compatibilità delle dimensioni che va ragionevolmente assegnata al ciclo in esame (fig. 223 a p. 254).

Lo stemma, la cui lettura è stata resa possibile solo grazie alle immagini realizzate all’infrarosso, è composto da due ruote di sei raggi, rispettivamente poste nel capo e nella punta dello scudo collegate da una croce patente e in cui il campo, pure se la tavoletta risulta annerita, probabilmente in origine era rosso: uno stemma molto simile alla ‘ruota di Magonza’, termine araldico usato per indicare il blasone dell’Elettore di Magonza, costituita da una ruota d’argento, con sei raggi, su fondo rosso.

Ma è lo scudo ‘da torneo’ su cui è posto lo stemma che conferma l’ipotesi cronologica: una tipologia, questa, diffusa in àmbito friulano in particolare tra il settimo e il nono decennio del Quattrocento (si veda a pp. 166-167).

A queste quattro tavolette, come detto, ne vanno aggiunte altre sette conservate nella stessa collezione, la cui lettura è però del tutto compromessa da uno strato di fuliggine che copre l’intera superficie (fig. 225 - fig. 231 a p. 255). Solo lungo i lati corti, limitatamente a quelle porzioni inserite lungo le scanalature nelle travi e quindi da queste protette, si è conservata traccia dell’originaria cromia, la stessa utilizzata per il fondo delle quattro pettenelle già citate. L’ipotesi che queste tavolette potessero far

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MARTIN 2013, p. 172.

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parte di questo ciclo ha trovato successiva conferma dalle foto all’infrarosso realizzate da Mirco Cusin, tecnico responsabile del Laboratorio fotografico del Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali dell’Università di Udine, che hanno rivelato come in esse siano rappresentate scene in linea con quelle presenti negli esemplari sopra considerati. In due pettenelle sono rappresentati cavalieri a cavallo: la prima (fig. 225 a p. 255) è così rovinata che si possono riconoscere solo i contorni del disegno mentre nella seconda (fig. 226) si possono osservare anche alcuni dettagli delle figure. Il cavallo è piuttosto allungato, le zampe anteriori sono disegnate in modo piuttosto rapido e ‘ingenuo’ e l’unica protezione è rappresentata da una testiera. Il cavaliere, invece, indossa un’armatura completa a piastre, pure se meno dettagliata rispetto a quelle dei cicli Vanni degli Onesti [cat. 6], e imbraccia una lancia. L’elmo, in particolare, sembra avere un coppo stondato e una baviera piuttosto sporgente al centro, probabilmente imperniata ai lati, ed è sovrastato da un cimiero a figura umana quasi completa. Nelle altre sono rappresentate scene di incontro e di soldati che, armati di lance o, più probabilmente, di bastoni d’arme, camminano a coppie (fig. 227 e fig. 229 a p. 255).

Un’ultima tavoletta (fig. 221 a p. 254), rintracciata presso un altro collezionista cividalese [cat. 8], presenta i medesimi caratteri e va ragionevolmente assegnata a questo nucleo: un giovane uomo di profilo si trova al centro della pettenella ed è circondato da un lungo cartiglio su cui sta una massima affidata a un verso di otto sillabe scritto in francese: «Parlés de vous he non de moi», parlate di voi e non di me558. La scelta del francese, come osserva Roberto Benedetti, «è un chiaro richiamo al mondo della cavalleria e a quella che veniva percepita come la civiltà delle buone maniere per eccellenza; ma la ‘h’ parassita della congiunzione rivela pure lo scollo tra la conoscenza della lingua e la capacità di scriverla correttamente»559. Anche in questo caso, quindi, come già visto per i cicli della bottega di Antonio Baietto [cat. 3-6], si assiste all’evocazione di un mondo cortese e idealizzato proprio del ceto aristocratico che potrebbe trovare la sua ragione dall’esigenza del committente di affermare un recente passaggio di status. Pure se l’identificazione della committenza non è sicura, è possibile comunque assegnarla ragionevolmente a un esponente dei de Nordis, giacché in questo palazzo si trovano le pettenelle, pure se smontate forse proprio a causa dell’incendio che

558 La pettenella fu donata al collezionista dal padre dell’attuale proprietario della collezione Fontana [cat. 7].

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le ha annerite. Una famiglia originaria di Treviso, trasferitasi in Friuli con Nicolò, ricordato come fisico salariato della Comunità nel 1396 mentre il figlio Nordio sarà eletto prima cameraro - nel 1422 - e l’anno successivo consigliere560

. Sarà uno dei figli di quest’ultimo, Beraldino o Berardino, che nel 1470 - proprio nel periodo in cui vennero probabilmente realizzate le pettenelle - ottenne dall’imperatore Federico III il titolo di conte561.

Nella decorazione di pettenelle, la scelta di inserire motti o proverbi moralizzanti entro cartigli, pure se comune in altre aree geografiche, in àmbito friulano si riscontra molto raramente. L’unico altro caso conosciuto è quello di un nucleo di provenienza ignota, ora consevato al Museo Etnografico di Udine [cat. 9]562. Su quattro pettenelle, due presentano infatti un cartiglio (fig. 216 e fig. 217 a p. 254, analizzate a p. 212), nelle altre due tavolette sono raffigurate scene: la prima di caccia (fig. 218) - un cinghiale viene azzannato alla zampa posteriore da un cane - mentre l’altra, caso unico in regione, è tratta da un episodio biblico, raffigurando il momento in cui Adamo e Eva, dopo aver preso coscienza della propria nudità, si coprono con foglie di fico (fig. 219).

Queste pettenelle riprendono la stessa organizzazione dello spazio di quelle cividalesi già descritte, così come identico è il modo di dipingere gli alberi e il prato: i fili d’erba in primo piano sono resi con sottili linee verdi, il piano centrale è occupato da piantine con foglie verdi e un fiore rosso mentre quello di fondo è dipinto uniformemente di nero. Somiglianze che, se messe in relazione con la presenza di cartigli del tutto simili, fanno pensare come questi due nuclei di pettenelle siano stati realizzati da un’unica bottega.

Si tratta di tavolette che, sia stilisticamente sia per il tipo di impaginazione sia per la scelta dei colori, sono vicine e assimilabili a quelle, già descritte, d’àmbito lombardo con le vicende dell’imperatore Costantino (fig. 46 - fig. 52 a p. 214).

Pettenelle con scene si riscontrano non solo in soffitti omogenei ma anche all’interno di cicli miscellanei, caratterizzati da diverse tipologie decorative, come, per esempio, quelli Formentini di Cusano [cat. 14] e Pisenti Stringher [cat. 30] a Cividale. Nel primo, costituito per lo più da stemmi e singole figure isolati all’interno di archi, sono descritte, senza dettagli ma in modo rapido ed efficace, alcune fasi legate alla

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GRION 1899 [1990], p. 318.

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DEL TORSO Genealogie, De Nordis.

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produzione e commercio del vino: la pigiatura, la spillatura, fino alla somministrazione da parte, probabilmente, di un oste.

In due tavolette provenienti da palazzo Pisenti Stringher [cat. 30], invece, è presente un’identica scena ripetuta due volte: una figura femminile che tiene per le briglie un asino. Queste pettenelle fanno parte di un nucleo oggi non più in opera e di cui si conservano solo trenta esemplari con ritratti e decorazioni fitomorfe mentre circa dodici furono trafugate al momento della scoperta e del successivo smontaggio del soffitto avvenuto in seguito ai sismi del 1976. Non sappiamo, quindi, se in origine erano presenti altre scene, se costituivano un unico ciclo omogeneo oppure se, come sembra ipotizzabile in base ai dati disponibili, fossero inserite in un ciclo composto anche da ritratti e decorazioni vegetali. In ogni caso va sottolineato come in queste due pettenelle, a differenza di quanto accade in genere, non solo venga rappresentata la stessa scena ma soprattutto come le immagini siano perfettamente sovrapponibili, segno evidente dell’utilizzo di una stessa sagoma per la loro realizzazione. Un dato importante giacché è la prima e unica volta che l’uso di questi strumenti - pur essendo una pratica comune e diffusa nel caso di stemmi, archi, trofei, grottesche, vasi ornamentali e ritratti - si riscontra nella dipintura di scene.