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2.3 Le determinanti degli abbandoni negli studi empirici

2.3.3 Gli altri fattori

Oltre ai fattori fin qui presentati sono rinvenibili in letteratura altre cause determinanti gli abbandoni. Numerosi studi, ad esempio, dimostrano una rilevanza delle differenze di genere sulla possibilità di completamento degli studi universitari, per cui, spesso, le donne hanno una maggiore probabilità di conseguire la laurea rispetto agli uomini.

Johnes e Taylor (1989) trovano che, con la sola eccezione della coorte degli iscritti nel 1980 all’università di York, il tasso di non prosecuzione degli studi è notevolmente più alto per gli uomini che per le donne: in media, il tasso di non completamento degli uomini supera del 44 per cento quello delle donne. Se si misura poi l’abilità accademica in termini di votazione A-level risulta che l’effetto che da essa deriva sulla probabilità di non completamento è più basso per le donne che per gli uomini (Johnese McNabb, 2004).

Broccolini (2005b) mostra che, con riferimento al genere, la percentuale di abbandoni è più elevata per gli uomini (22,37 per cento) rispetto alle donne (16,89 per cento). Inoltre, considerando le differenze di genere in relazione alle facoltà universitarie, si rileva come la facoltà di agraria registri il 30,83 per cento di abbandoni, rappresentati per oltre il 70 per cento da abbandoni degli studenti di sesso maschile, mentre nella facoltà di economia il fenomeno è meno ampio (13,64 per cento) e riguarda uomini e donne, pressappoco nella stessa proporzione.

Altri studi mettono in evidenza come la probabilità di abbandono sia strettamente collegata alla tipologia di corso frequentato. Shah e Burke

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(1999), con riferimento alle università australiane, utilizzano un modello

input-output per fare delle proiezioni (oltre che sul numero degli iscritti) sul

numero degli studenti che completano il corso di studi e su coloro i quali scelgono di abbandonare. Essi dimostrano che la probabilità di completare un corso di studi è la più bassa per gli studenti iscritti in ingegneria e la più alta per gli iscritti in legge. Un altro fattore messo in luce dallo studio riguarda l’età di immatricolazione. Infatti, nello studio emerge che la probabilità di completare un corso di studi varia in relazione all’età di immatricolazione ed è del 58 per cento per coloro i quali iniziano un corso in un’età compresa tra i 25 e 34, mentre coloro che si sono immatricolati a 20 anni hanno una probabilità del 70 per cento di conseguire la laurea. Mettendo poi in relazione l’età di immatricolazione rispetto al corso di studi, gli autori notano che uno studente che si iscrive in Ingegneria o Businness a 24 anni ha meno del 50 per cento di probabilità di completare il corso, mentre per uno studente di Scienze o di Architettura l’età sale a 29 anni.

Un altro fattore considerato riguarda la partecipazione attiva alla vita accademica che, stimolando negli studenti il senso di appartenenza al gruppo, rappresenta un aiuto nel superamento di eventuali difficoltà nello studio, con chiare ripercussioni sulla scelta di non abbandonare (Tinto 1975, 1993, 2003). A tal proposito, Pascarella e Terenzini (1977) effettuano uno studio attraverso la somministrazione di questionari a circa 1.000 immatricolati alla Syracuse

University di New York, per verificare l’effetto sugli abbandoni determinato

dai contatti che gli studenti intrattengono con l’ambiente universitario. Dall’analisi risulta che le interazioni tra gli studenti e l’ambiente universitario, in particolare al di fuori dell’ambiente “aula”, rappresentano un fattore significativo nella scelta di non abbandonare.

Becker (2001) svolge un’analisi mettendo a confronto gli studenti italiani con gli studenti tedeschi, al fine di comprendere le differenze nelle probabilità di abbandono universitario esistenti tra le due nazioni. Per quanto riguarda l’Italia, il data set di riferimento è rappresentato dall’indagine

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condotta dall’Istat nel 199816 sugli studenti che hanno conseguito il diploma nel 1995. Nello studio, il fenomeno degli abbandoni viene considerato suddividendo gli studenti in due categorie: gli studenti misguided, ossia coloro i quali sono svantaggiati nella possibilità di conseguire la laurea in conseguenza del percorso formativo seguito in precedenza (per la gran parte si tratta di studenti provenienti da istituti professionali), e gli studenti parking

lot, cioè coloro i quali sono “parcheggiati” all’università. Questi ultimi

abbandonerebbero gli studi qualora trovassero un lavoro soddisfacente, ma nel caso contrario, in cui non trovassero un’occupazione, sceglierebbero di proseguire gli studi, fino a conseguire la laurea17. Dalla ricerca svolta risulta che la maggiore causa di abbandono degli studi accademici in Italia è rappresentata dall’aver accettato un’offerta di lavoro oppure dall’avere incontrato notevoli difficoltà nello studio. È significativo rilevare come, chi ha deciso di abbandonare gli studi a causa delle difficoltà incontrate abbia cominciato a lavorare subito dopo e ciò, in qualche modo, lascia intendere che nella scelta di interrompere gli studi abbia giocato un ruolo determinante una prospettiva ottimista riguardo alla possibilità di trovare lavoro. In Germania, gli abbandoni riguardano solo gli studenti misguided e sono inferiori rispetto all’Italia. L’inesistenza di abbandoni su studenti parking lot deriva dal fatto che, poiché in Germania gli individui non incontrano significative difficoltà nel trovare un lavoro, non vi è alcun motivo di rimanere “parcheggiati” all’università. Ancora, dallo studio emerge che per l’Italia la probabilità di conseguimento della laurea è correlata nell’ordine, alle abilità possedute dai soggetti, al grado di istruzione dei genitori e alle risorse finanziarie.

Boero e Pinna (2003) impiegano dei modelli logit e probit per verificare quali siano i fattori determinanti sulla possibilità di conseguire la laurea entro

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“Percorsi di studio e di lavoro dei diplomati” - Indagine 1998

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A tal proposito, nello studio gli abbandoni universitari vengono distinti in categorie: gli abbandoni effettivi, costituiti da coloro i quali hanno effettivamente abbandonato gli studi universitario in quanto hanno ricevuto un’offerta di lavoro; gli abbandoni potenziali, rappresentati dagli studenti che pur essendo rischio di abbandono, riescono a conseguire la laurea in quanto durante gli anni universitari non ricevono un’offerta di lavoro conveniente, ed infine, la categoria rappresentata dagli studenti che, una volta iscrittisi all’università, non prendono la decisione di abbandonare, anche nel caso venga fatta loro un’offerta di lavoro.

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il sesto anno dall’iscrizione. I risultati sono in linea con quanto è emerso in precedenti elaborazioni, per cui, la frequenza regolare delle lezioni aumenta la probabilità di laurearsi entro 6 anni dall’iscrizione.

Denti e Schizzerotto (2005) mostrano che gli abbandoni, nel passaggio dal primo al secondo anno di università, aumentano al crescere dell’età di immatricolazione e, con riferimento al luogo di residenza, coloro i quali risiedono al di fuori della regione Lombardia (dove ha sede l’ateneo che essi prendono in esame) hanno maggiore probabilità di non proseguire gli studi.

Belloc et al. (2010) considerano la nazionalità degli studenti dell’Università di Roma e notano che la probabilità di abbandono per gli studenti stranieri è più bassa che per gli studenti italiani. Probabilmente, gli studenti stranieri, dovendo sostenere notevoli costi per studiare all’estero, sono maggiormente motivati al momento in cui scelgono di intraprendere un percorso formativo e, per tale via, sono anche più determinati a concluderlo.

Infine, Schizzerotto (2002), con riferimento a un’analisi riguardante l’Università di Milano “Bicocca”, considera l’effetto prodotto dalla distanza fra il luogo di residenza e la sede dell’ateneo. Dalla stima emerge che variabile legata alla distanza è significativa, per cui gli studenti che provengono da regioni diverse della Lombardia hanno maggiori probabilità di interrompere gli studi. Differenziando, poi, gli abbandoni per corsi di laurea, l’autore trova che gli studenti iscritti presso le facoltà di economia, scienze, statistica e giurisprudenza sono a maggior rischio di abbandono al primo anno. A una conclusione analoga giunge anche Ugolini (2000).