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Le analisi empiriche sugli abbandoni

Nonostante il crescente interesse verso le succitate problematiche, in Italia le analisi delle determinanti della performance degli Atenei, basate l’applicazione di metodi econometrici, sono ancora scarse e questo, probabilmente, a causa dell’incompletezza dei dati di fonte amministrativa. Diversa è la situazione in altre nazioni. Nel Regno Unito, per esempio, grazie alle informazioni contenute nel data base University Statistical Records (USR), in cui sono presenti informazioni individuali su ciascuno studente, riferite al periodo che va dall’anno accademico 1972/73 sino al 1993/94, è stato possibile svolgere delle analisi sulla performance accademica. Sulla base delle informazioni fornite dalla banca dati USR, Smith e Naylor (2001a) hanno analizzato le determinanti degli abbandoni riferiti agli studenti iscritti nell’anno accademico 1989/90; e ancora, Arulampalam et al. (2004) hanno impiegato i dati USR per analizzare i fattori che hanno influito sulle scelte di abbandono degli studi da parte degli studenti iscritti al primo anno di medicina, nel periodo compreso tra il 1980 e il 1982.

-17,6 -11,2 -12 -10,5 -8,7 -8,2 -8 -6,9 -6,7 -5,7 -0,5 0,4 4,1 4,4 5 10,6 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 Psicologia Ingegneria Medica Linguistica TOTALE Scientifica Politico-Sociale Architettura Economico-Statistica Letteraria Difesa e sicurezza Giuridica Geo-Biologica Insegnamento Agraria Chimico-Farmaceutica

Fonte: nostra elaborazione da dati MIUR, 2011

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Riguardo al nostro Paese, i dati empirici mostrano che, successivamente alla riforma del sistema universitario avvenuta nel 2001, i tassi di abbandono si sono progressivamente ridotti. A tal proposito, nel lavoro svolto da D’Hombres (2007) si ipotizza che il miglioramento dei tassi di abbandono sia conseguenza di una maggiore motivazione degli studenti a concludere gli studi, per cui, in seguito all’introduzione delle lauree triennali, gli studenti sarebbero maggiormente propensi a completare il percorso formativo intrapreso e a conseguire la laurea.

Per cercare di meglio comprendere i fattori che incidono sugli abbandoni, nel capitolo successivo proponiamo un’analisi delle cause degli abbandoni degli studi nelle università italiane, puntando l’attenzione sia sul lato dell’offerta, sia sul lato della domanda. In queste sede ci limitiamo a fare una presentazione dell’analisi svolta e dei risultati maggiormente significativi ottenuti dall’indagine.

L’argomentazione sostenuta nell’analisi è che gli abbandoni degli studenti universitari possano trovare una spiegazione nelle caratteristiche strutturali e organizzative di ciascuna università (come per esempio il numero di corsi offerti o la localizzazione territoriale), piuttosto che solamente nella motivazione degli studenti. Per lo svolgimento dell’analisi sono stati impiegati i dati reperiti dalla sezione di statistica del MIUR e riorganizzati in un data set realizzato in modo da essere fruibile per le analisi in oggetto. Il periodo di osservazione preso in esame riguarda l’arco temporale che va dall’anno accademico 2001/02, in cui venne implementata la riforma dei corsi di studio introdotta dal D.M. 509/99, all’anno accademico 2008/09; il campione di indagine è rappresentato dagli studenti iscritti ai corsi di laurea triennale degli atenei italiani. Nello studio sono state prese in esame 76 università italiane, includendo sia le pubbliche sia le private; dall’analisi si è deciso di escludere le università telematiche, da un lato in quanto difficilmente comparabili, per natura e struttura, con le università tradizionali, dall’altro perché, considerata la loro recente istituzione, i dati disponibili sono limitati dal punto di vista

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temporale. Inoltre, per ciascun ateneo si è proceduto all’aggregazione dei corsi di studio in cinque macro gruppi che rappresentano le unità di osservazione.

In una prima fase, lo studio è stato condotto attraverso l’impiego di un modello a effetti fissi e un modello a effetti random, mentre, in una fase successiva si è operata una specificazione, utilizzando il modello GEE e prendendo in considerazione dei raggruppamenti di facoltà.

Nell’analisi, la variabile dipendente è rappresentata, con riferimento ad ogni anno accademico, dal rapporto tra gli studenti immatricolati a un corso di laurea triennale che non hanno acquisito crediti sul totale degli studenti iscritti al primo anno. Tale rapporto, fornendo il dato relativo al tasso di inattività, rappresenta, in realtà, una proxy degli abbandoni, tuttavia, data la scarsa affidabilità dei dati disponibili, nella stima si è preferito optare per l’impiego di tale proxy, come la migliore tra le soluzioni praticabili. I regressori sono rappresentati da variabili, quali il numero di sedi decentrate, la localizzazione delle sedi decentrate, il voto di diploma e la scuola frequentata dagli studenti iscritti.

Dall’analisi si nota che un primo fattore in grado di influenzare il tasso di inattività è rappresentato dai corsi tenuti nelle sedi decentrate e dal numero di sedi decentrate. Con riferimento a tali fattori, dalla stima effettuata risulta una correlazione positiva rispetto alla probabilità che gli immatricolati non conseguano crediti.

Un altro fattore significativo è risultato essere la qualificazione degli studenti. Così, per quanto riguarda il voto di diploma si rileva una correlazione negativa tra votazione e mancato conseguimento di crediti; infatti, nella stima si nota che gli individui che hanno conseguito un voto di diploma nella fascia 90-100 hanno una minore probabilità di non conseguire crediti. E, sempre con riferimento al background formativo, gli studenti provenienti da scuole tecniche e professionali hanno una maggiore probabilità di non conseguire crediti rispetto ai soggetti provenienti dai licei.

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L’implicazione di policy che consegue dai risultati rilevati nell’indagine è che una riorganizzazione dell’offerta attraverso la razionalizzazione strutturale e organizzativa dei corsi universitari potrebbe favorire l’abbassamento dei tassi di abbandono promuovendo, di conseguenza, il miglioramento della performance delle istituzioni universitarie italiane. Inoltre, data la rilevanza dei fattori legati alla tipologia di scuola secondaria frequentata, nonché agli esiti dei percorsi formativi pregressi, probabilmente andrebbero effettuati degli interventi correttivi sul sistema di istruzione secondaria, in modo da migliorarne la qualità formativa.