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2.3 Le determinanti degli abbandoni negli studi empirici

2.3.2 L’istruzione pregressa

Lo studente ha un ruolo fondamentale nella produzione dei risultati educativi, pertanto le cause del non completamento degli studi accademici vanno ricercate anche nelle conoscenze e competenze acquisite dagli individui nei percorsi educativi che hanno preceduto l’iscrizione all’università.

La letteratura che studia gli abbandoni sulla base dell’istruzione pregressa prende in esame vari elementi di distinzione tra le scuole, chiaramente la scelta della variabile chiave per valutare un’istituzione scolastica è strettamente dipendente dalle caratteristiche del sistema educativo della nazione: per esempio, nei paesi anglosassoni o statunitensi, la differenziazione tra scuole superiori viene effettuata tra scuole pubbliche e scuole private oppure tra scuole private cattoliche e scuole pubbliche.

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Un altro filone di studi si concentra sull’analisi degli effetti prodotti dalla differenziazione dei percorsi di studio nella scuola secondaria, ci riferiamo al cosiddetto tracking, per cui in talune nazioni è previsto che la scuola superiore sia articolata in indirizzi di studio differenziati, fenomeno questo, tipico dell’Italia14, della Germania e, in generale, dei Paesi dell’Europa continentale.

Nel valutare l’istruzione pregressa viene considerata anche la votazione conseguita al termine degli studi secondari. A tal proposito, una parte di ricerche, di matrice anglosassone, prende in esame la valutazione A-

level15 come variabile esplicativa della prosecuzione degli studi. Si consideri che il riferimento alla valutazione A-level ha una notevole importanza in quanto, spesso, gli studenti iscritti al primo anno tendono a sovrastimare le proprie capacità e, di conseguenza, pur avendo scelto di proseguire il percorso di istruzione iscrivendosi all’università, non sono in realtà sufficientemente preparati per affrontare tali studi. Con riferimento alla valutazione A-level, Johnes e McNabb (2004) svolgono un’analisi da cui risulta che il non completamento degli studi è negativamente correlato con la valutazione conseguita nell’esame A-level o Scottish Highers.

Powdthavee e Vignoles (2007) utilizzano i dati forniti dalla Higher

Education Statistics Agency (HESA) per disporre di informazioni riguardanti gli

studenti iscritti all’anno accademico 2003/2004, si tratta di 1.135.531 studenti provenienti da 128 università britanniche. L’analisi, condotta attraverso un modello probit, riguarda un data base che comprende gli studenti iscritti al primo anno, sono esclusi dal computo gli studenti che non provengono dal Regno Unito, così come coloro i quali sono iscritti nelle università della Scozia, del Galles e dell’Irlanda del nord. Dai dati si rileva che la probabilità di abbandono è significativamente più elevata per chi non possiede la

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In Italia, la scuola secondaria superiore è articolata in indirizzi generali (che comprendono i licei) ed indirizzi professionali (che riguardano gli istituti tecnici e professionali).

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In Gran Bretagna l’esame A-level è sostenuto dagli studenti all’età di 18 anni. Lo studente si specializza nelle materie fondamentali per il corso di laurea a cui aspira ad accedere. Due o più materie superate nell’esame A-level costituiscono titolo necessario per l’ammissione universitaria.

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certificazione A-level o altre analoghe. Rispetto agli studenti in possesso di un

A-level, coloro i quali dispongono di altre qualifiche analoghe hanno l’1,2 per

cento di probabilità in meno di abbandonare gli studi.

Ancora, Johnes e Taylor (1989), impiegando un’analisi di regressione lineare multipla e il metodo dei minimi quadrati ponderati, in modo da superare il problema dell’eteroschedasticità della variabile dipendente riguardante gli abbandoni, riscontrano che il punteggio medio negli A-level impatta significativamente sulla probabilità di abbandono e che tale probabilità è funzione decrescente della votazione A-level.

Con riferimento alla situazione italiana, Boero et al. (2005) studiano gli effetti della riforma 3+2, mettendo a confronto l’ateneo di Cagliari e l’ateneo di Viterbo, in modo da stimare le determinanti sugli abbandoni. Con riferimento al voto di diploma, riguardo all’Università di Cagliari risulta che a una votazione appartenente al range 93-100 si associa, per le donne, una riduzione della probabilità di abbandoni del 10 per cento (17 per gli uomini), rispetto al confronto con individui con caratteristiche analoghe, ma che hanno conseguito un voto di diploma appartenente al range 60-80. Per l’Università di Viterbo la stessa probabilità è del 12 per cento per le donne e del 34 per cento per gli uomini. Nell’indagine emerge che la probabilità di abbandono è correlata con il tipo di scuola secondaria frequentata, per cui, nel caso dell’Università di Cagliari, per le donne la probabilità di abbandono è del 18 per cento (24 per cento per gli uomini) ed è più elevata nel caso abbiano frequentato un istituto professionale, piuttosto che un liceo scientifico; per l’Università di Viterbo la percentuale sale addirittura al 40 per cento (27 per cento per gli uomini).

Sempre con riferimento alla tipologia di scuola secondaria frequentata, Cingano e Cipollone (2007) notano che l’effetto sull’abbandono decresce passando dalle scuole ad indirizzo professionale alle scuole ad indirizzo generale. Per esempio, essi mostrano che la probabilità di abbandono di uno

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studente proveniente da un istituto professionale si sarebbe ridotta di oltre il 50 per cento qualora, a parità di condizioni, avesse frequentato un liceo.

Denti e Schizzerotto (2005) effettuano uno studio per l’Ateneo di Milano “Bicocca”. Gli autori trovano significative differenze interfacoltà nei tassi di abbandono che, più che derivare da differenziali intrinseci all’istituzione, hanno origine nella composizione socio-demografica della popolazione studentesca. Nel modello viene utilizzata una regressione logistica, considerando come variabile dipendente la probabilità di abbandonare la facoltà di immatricolazione nel passaggio tra il primo e il secondo anno di corso, piuttosto che di rimanere iscritti ad essa. Dall’analisi risulta che i tassi di abbandono aumentano all’abbassarsi della votazione conseguita al diploma e che gli abbandoni hanno una maggiore incidenza negli studenti che provengono da un istituto professionale, piuttosto che da un liceo.

Per quanto concerne la rilevanza del voto ottenuto all’uscita della scuola secondaria, Broccolini (2005b) rileva che il 48 per cento degli abbandoni interessa gli studenti il cui voto di diploma appartiene al range 60- 72, mentre solo il 7 per cento degli studenti diplomati con voto appartenente al range 98-100 decide di abbandonare gli studi.

Belloc et al. (2010) giungono a conclusioni differenti rilevando, contrariamente alle evidenze della letteratura, una correlazione positiva tra voto di diploma e abbandoni. Così, al crescere del voto di diploma aumenta anche la probabilità che uno studente abbandoni gli studi. Gli studiosi interpretano tale risultato sostenendo che gli studenti dotati di un buon

background formativo sono maggiormente sensibili ai risultati conseguiti negli

studi universitari, per cui, qualora siano insoddisfatti degli esiti, decidono di cambiare corso di studi o, addirittura, di abbandonare l’università. Infine, lo studio mette in evidenza che, al crescere del numero di anni che intercorrono tra il conseguimento del diploma e l’iscrizione all’università, la probabilità di abbandono si riduce.

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Infine, Schizzerotto (2002) prende in esame gli abbandoni nell’Università di Milano “Bicocca”, considerando i dati che vanno dall’anno accademico 1998/99 all’anno accademico 2002/03. Nella stima si rileva che la probabilità di abbandono nel passaggio dal primo al secondo anno è tanto più elevata quanto maggiore è l’età di immatricolazione e quanto più basso è il voto di diploma.