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III. CASI DI STUDIO

III. 2 MORRO DO VIDIGAL

III. 2.3 Altri progetti

Grazie alla sua fama di favela chic, alla posizione favorevole che la rende facilmente raggiungibile e all’affabilità e alla disponibilità degli abitanti sempre pronti a collaborare e a partecipare a qualsiasi tipo di attività, Vidigal è terra fertile per la nascita di associazioni ed ONG, locali od esterne che siano, che vi implementano i propri progetti. Vengono qui riportati alcuni tra i programmi più rappresentativi attualmente presenti nella favela.

Uno dei progetti di cui negli ultimi mesi si è molto sentito parlare, è stato quello dell’artista contemporaneo Vik Muniz98: egli ha acquistato una grande residenza

nel cuore del morro, con l’intenzione di rinnovarla e trasformarla in una scuola d’arte per bambini favelados, e farla, così, diventare base della sua futura ONG Escola do Vidigal. I bambini che parteciperanno saranno di un’età compresa tra i quattro e gli otto anni, e la metodologia d’insegnamento che verrà applicata è il risultato che è stato raggiunto da una collaborazione dell’artista con un professore di Pedagogia dell’insegnamento del Massachusetts Institute of Technology. Secondo il metodo elaborato, è fondamentale che al bambino venga data la possibilità di investire su quelle che sono le capacità che dimostra essergli connaturate (su ispirazione della teoria di Piaget). L’obiettivo finale del progetto è di convertire i bambini in età di alfabetizzazione, da meri consumatori                                                                                                                

98 Vik Muniz nasce in una favela di São Paulo ed è oggi l’artista contemporaneo brasiliano più conosciuto e rinomato al mondo. I suoi pezzi più famosi sono revisioni di opere d’arte pop, realizzate con scarti e materiali riciclati, e sono ora esposti nei più importanti musei del globo (tra cui MoMa, Tate Gallery, Guggenheim di New York).

di arte e tecnologia, a produttori. Molto significativo, poi, che sia un ex favelado l’ideatore del progetto, una persona che sente e capisce le necessità di vivere in una favela, e che nonostante il successo e la fama ottenuti, non dimentichi le sue origini, ma anzi, cerchi di valorizzarle. Per ora si possono solo fare ipotesi e previsioni, essendo ancora un progetto in fase di strutturazione, ma che non possono altro che essere positive.

Dal luglio 2013 la francese Nadine Gonzalez e la brasiliana Andrea Fasanello, già fondatrici dell’associazione ModaFusion, danno avvio al programma Casa Geração Vidigal, il quale si occupa di formare giovani sarti e stilisti provenienti dalle diverse comunità carioca. Casa Geração Vidigal viene ufficializzato quale scuola di moda già nel novembre dello stesso anno: ogni semestre la scuola forma un gruppo di 16 alunni i quali seguono un corso trimestrale totalmente gratuito, e alla fine del quale devono presentare una collezione. Periodicamente sono organizzati bazar, workshop ed esposizioni, in cui vengono presentati i nuovi stilisti e venduti i prodotti da loro creati; recentemente è stato creato un portale online in cui è possibile acquistare i prodotti del recentissimo brand: il successo di questa scuola è stato talmente grande che già se ne sente parlare anche in numerose riviste europee. La favela, uno dei luoghi “non di moda” per eccellenza, diviene un cult in meno di un anno: questo dimostra come sia possibile investire nella favela senza invadere, ma creare, come dice Fasanello, un socio-business, ossia un negozio che reinveste in sé stesso.

A.M.A.R. (Associação de mulheres de ação e reação) è, invece, un’associazione di donne che vivono a Vidigal, ma che svolgono un’attività itinerante per diverse comunità, tenendo conferenze, simposi, workshop, che hanno il fine di aiutare, sensibilizzare, educare ed informare il pubblico femminile, accompagnate da psicologi, assistenti sociali, medici, avvocati e terapisti vari. L’aiuto che offre questa associazione è piuttosto variegato, varia, infatti, dall’assistenza legale, a quella psicologica, a quella medica.

Sono numerosissime le ONG sia del posto che non, che lavorano con bambini, in particolare nei mesi estivi, dando loro lezioni di inglese (per questo compito vengono chiamati volontari stranieri), organizzando tornei di calcio, seguendoli nei compiti, dando assistenza psicologica ed aiuto in generale. Il fine è sempre quello di prepararli a non cadere in quelli che sono problemi ricorrenti per i giovani delle comunità (traffico, criminalità, abuso di droga) e di formarli anche

per una possibile vita al di fuori della favela, cosa assolutamente non facile per un favelado, date le palesi discriminazioni praticate nei loro confronti.

Infine, esistono numerosi altri progetti interessanti: un gruppo di capoeira per bambini e giovani della comunità, che nei week end si esibisce nelle spiagge di Ipanema e Copacabana per delle dimostrazioni pubbliche; un progetto di radio comunitaria (Radio Estilo Livre) che da 17 anni trasmette la musica di musicisti locali; una ONG che si occupa di insegnare il metodo del riciclaggio nella fabbricazione di vestiti, accessori, souvenir e piccoli oggetti (progetto Recicla Vidas); come già ricordato in precedenza, il programma Albergue da comunidade ideato da una giovanissima abitante, che da’ la possibilità a chiunque voglia di mettere a disposizione alcune stanze della propria casa per arrotondare le entrate; una scuola di boxe che oltre alla pratica sportiva, collabora con la formazione culturale ed intellettuale dei bambini, tenendoli occupati nel loro tempo libero con attività ricreative. Cos’hanno in comune tutti questi progetti? Quello di non lasciare i giovani in balìa di sé stessi, di farli divertire, farli stare uniti, insegnare loro uno sport o un’attività che possa loro servire nel futuro e, soprattutto, di mantenerli lontani dalla strada.

Tutto questo in una favela di poco più di 10.000 persone. Ciò a dimostrazione del fatto che Vidigal è una favela con una grande coscienza comunitaria, in cui tutti si impegnano nell’aiutarsi reciprocamente, è una favela che si reinventa, che se qualcosa non va bene, ne discute in piazza, e con un dinamismo ed una determinazione che la rende, a rigor di logica, una favela a tutti gli effetti, ma con qualcosa in più.