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III. CASI DI STUDIO

III. 2 MORRO DO VIDIGAL

III. 2.2 Mirante do Arvrão

Tra i tanti esempi che si sarebbero potuti presentare, viene riportato qui quello di un locale di recente inaugurazione. Il Mirante do Arvrão, è un hotel-ostello di lusso ed ecosostenibile, nato dal progetto dell’architetto Hélio Pellegrino e di altri due soci. Pellegrino comprò il terreno ancora prima della pacificazione del 2011, infatti la presenza di turisti era percepibile già da tempo, tanto che esistevano già ostelli ed alberghi nella comunità, ma quello dell’architetto di Minas Gerais era fin dall’inizio un progetto diverso, ambizioso e discutibile: la costruzione di un hotel a cinque stelle, ma che finì aprendo le porte nel dicembre 2013 quale albergue-botique. A differenza degli altri alberghi ed ostelli della favela, che sono più di venti, il Mirante do Arvrão si distingue per il suo design,

la vista eccezionale (è ubicato nella zona dell’Alto Vidigal) ed il fatto di essere in gran parte ecosostenibile. La sostenibilità consiste principalmente in un sistema di riutilizzo delle acque nere e dell’acqua piovana, nell’uso dell’energia solare per riscaldare le docce e nei materiali stessi con cui lo stabile è stato costruito: tutto il materiale utilizzato è stato acquisito all’interno della comunità od altrimenti riciclato, inoltre, hanno partecipato alla sua realizzazione solamente residenti di Vidigal. Purtroppo la collaborazione tra favela ed albergo si ferma qui, infatti, sebbene come sottolinea la portavoce, il personale che vi lavora è tutto di Rio, ciò non significa affatto che sia della favela, anzi, solo una minima parte di favelados oggi lavora al Mirante, svolgendo tra l’altro gli impieghi più umili, di pulizia delle camere e di aiuto in cucina. Questa è una delle critiche oggi aperte e di cui si è parlato molto nelle conferenze in piazza. Nonostante la associação dos moradores abbia dato consenso all’inserimento dell’edificio nella comunità95, gli abitanti oggi sono piuttosto indignati per una serie di problemi che il “nuovo arrivato” ha contribuito ad accentuare e che si vanno a sommare ad una lista già aperta: i moto-taxi danno preferenza ai turisti che salgono in cima al morro (i moto-taxisti chiedono loro cifre più alte), i prezzi delle abitazioni nell’Alto Vidigal sono saliti alle stelle96, le feste disturbano gli abitanti che vi abitano vicino durante ogni week-end. Inoltre esiste un problema sociale che è quello del sentirsi spesso esclusi dal proprio quartiere, piuttosto che integrati coi nuovi arrivati.

Come giustamente lamentavano diverse persone che sono intervenute nei dibattiti, sarebbe più onesto e corretto da parte degli imprenditori continuare la collaborazione con la comunità. “Investire nella favela senza dare niente in cambio è mancanza di rispetto” dice una ragazza. Da che mondo è mondo, un imprenditore è sempre stato un imprenditore, ma un imprenditore che decide di investire in una favela ha delle responsabilità maggiori, che non finiscono con un semplice compromesso a termine. Quando si tratta di favela, il territorio non può                                                                                                                

95 Fin dall’inizio l’accordo tra associação dos moradores e i soci del Mirande do Arvrão, consisteva nel comperare tutto il materiale di costruzione dell’edificio dai commercianti locali e di farlo edificare esclusivamente da manodopera della favela. Inoltre era stato promesso che l’ostello si sarebbe munito di un sistema di trasporti proprio, questione che non è ancora state risolta. 96 Sono numerosi i cartelli sulle porte delle abitazioni recanti le scritte “vende-se” (vendesi) o “aluga-se” (affittasi). Una piccola dimora nell’Alto Vidigal può costare 400 mila reais, oltre 130 mila euro.

e non deve essere visto unicamente come un luogo da cui si può trarre profitto, ma ci deve essere uno scambio più durevole e che coinvolga maggiormente gli abitanti, poiché essi si sentono usurpati di ciò che appartiene loro, da parte di propri concittadini più ricchi. I vari locali in cui si organizzano feste per non favelados, ci tengono a sottolineare con un certo orgoglio che i moradores hanno uno sconto se vogliono entrare ai party. Tralasciando l’evidente schiaffo morale e l’offerta assolutamente poco elegante, la “proposta” non fa altro che aumentare il divario e a mantenere le distanze tra chi vi può entrare e chi non se lo può permettere.

Il Mirante do Arvrão è una “bolla” per quei ricchi, brasiliani o meno, che vogliono sentirsi dentro ad un luogo insicuro ma sicuro, che vogliono provare un’esperienza diversa e che vogliono credere di aver fatto del bene per aver condiviso, per poche ore, lo stesso spazio in cui vivono persone che guadagnano un decimo del proprio stipendio. Quando mi sono recata al Mirante per l’intervista, assieme a me è arrivata una coppia di Niterói97 che festeggiava il primo anno di matrimonio. Come mi è stato riferito, fino ad adesso (da ricordare che l’albergo funziona da pochi mesi), i clienti sono quasi unicamente coppie che si fermano per una notte. Nessuna di queste coppie, una volta entrate nell’hotel, esce fino al momento del check-out. Il contatto con il morro è inesistente. Sebbene la reception rassicuri i suoi clienti sulla tranquillità di Vidigal, sono pochi quelli che si avventurano a scendere a piedi, addirittura “si può notare il volto terrorizzato di alcuni ospiti dopo aver percorso quei pochi metri che li separa dalla fermata del moto-taxi all’hotel”. Pare paradossale la presenza di una tale struttura in una favela. Per tutti gli altri ostelli (ostelli tradizionali, non di lusso) il discorso è diverso, poiché circolano quasi esclusivamente backpackers che ricercano proprio l’esperienza della favela. Per il Mirante la situazione è molto più criticabile, visto che i clienti vengono unicamente per starsene isolati dal resto del mondo e per godersi una vista unica, evitando qualsiasi contatto al di fuori dell’edificio.

                                                                                                               

97 Niterói si trova geograficamente di fronte a Rio de Janeiro, dalla parte opposta della baia. Unica città ad essere stata fondata da un indio, è stata in precedenza capitale federale dello Stato di Rio de Janeiro (mentre Rio era capitale del Paese). Oggi le due città sono collegate da un ponte e Niterói è diventata città-dormitorio della vicina Rio.

È dunque difficile pensare che per questo hotel-ostello di lusso avvenga mai una vera integrazione con la popolazione locale, salvo che non si trovino dei modi per coinvolgere gli abitanti, con iniziative, progetti e collaborazioni. Un morador molto intelligentemente, ma tristemente, ricorda che “todo o lugar que tem beleza atrai investimentos” (“ogni luogo che possiede bellezza, attrae investimenti”).

La questione oggi non è adattarsi al nuovo fenomeno ma reinventarsi, e sono molti quelli che l’hanno già fatto e che continuano a farlo, senza pensare troppo al proprio guadagno ma, piuttosto, al bene della propria comunità.