• Non ci sono risultati.

STUDIO CRITICO 1 Breve archeologia del testo e peculiarità del titolo

9. Criteri della nuova edizione

9.20 Altri segn

- Si trascrivono in corsivo, quando ritenute appropriate, le congetture e le inte- grazioni di Menéndez Pidal.

- Con [...] si indicano le lacune testuali per danno meccanico. Ogni punto identi- fica all’incirca un grafema perduto302.

- Con la crux interpretum † si segnalano i loci corrotti non emendabili. 10. Trattamento degli inserti metrici

Come per le sezioni in prosa, anche nel trattamento dei dodici componimenti poe- tici ci si è orientati verso una sobria normalizzazione del testo, mantenendosi entro i confini materiali delimitati da un lato dalla tradizione manoscritta303 e dall’altro, in modo particolare, dalle peculiarità intrinseche alla natura prosimetrica dell’opera stessa.

Non si è dunque ricercata la perfetta regolarità di ogni verso, preferendo alla rico- struzione isosillabica – comunque agilmente recuperabile, grazie alla seconda fascia di apparato, nelle diverse proposte di Menéndez Pidal e Barbato – il mantenimento di sintagmi e forme largamente presenti anche nella prosa, come l’epiteto don sempre 302 Quando i grafemi perduti sono più di tre si mantiene costante l’indicazione […].

303 Che, come abbiamo più volte sottolineato tanto nell’Introduzione §8, quanto nei precedenti para-

grafi di questo Studio Critico, riveste, insieme al contesto storico-sociale di composizione, un impor- tante ruolo per questa tipologia di testi.

CX

assegnato a Ettore nel codice M, o le forme con vocale scempia (come ver, ser, crer). Si è poi cercato di salvaguardare il più possibile lo schema rimico, intervenendo con moderazione e misura sul testo e ripristinando, ad esempio, l’assimilazione del nesso -rl- (verlos > vellos in rima con d’ellos a 115.18) o il participio di seconda coniugazione in -udo (cofondido > cofondudo in rima con escudo a 62.1) o, ancora, ricorrendo a sinonimi “innocui” (campos > prados in rima con pintados, foracados e descabeçados a 140.3; Troyanos > de Troya in rima con joya a 221.14). Non sono state invece sanate, nemmeno quando in rima, le forti oscillazioni delle forme dell’imperfetto e condizionale in -ía e in -ié, delle forme sincopate e non (es: averé vs avré), delle forme sicuramente marcate in senso diatopico (leon. vieno per acast. vino; leon. plega per acast. priega), delle forme lessicalizzate (fem. señor, di derivazione galego-portoghese, utilizzato alternativamente a señora), per le quali si conserva il testo del codice relatore.

Se da un lato, infatti, non si dubita della consapevolezza dell’autore a proposito delle possibilità offertegli dalle due diverse modalità espressive – la prosa con le sue strutture sintattiche e ritmiche e la poesia con i suoi schemi prosodici e rimici – dall’al- tro, ci è sembrato opportuno assumere un atteggiamento ecdoticamente più prudente che ci ha fatto spesso optare per la lezione, pur metricamente imperfetta, tràdita dal manoscritto. Le motivazioni che ci hanno spinto a non emendare infrazioni sillabiche seriali – che si possono agilmente ortopedizzare tramite, ad esempio, introduzione di apocopi, sincopi o raddoppiamenti di vocale con iato – trovano giustificazione, a no- stro parere, nell'orizzonte strumentale e di prassi compositiva a disposizione dell'ano- nimo autore che intraprende un’impresa evidentemente sperimentale nella scelta tanto di un genere letterario insolito quanto di una coraggiosa polimetria. Senza voler to- gliere alcun merito all’Anonimo della Polimétrica304, dunque, il divario che intercorre tra il nostro e, a mero titolo di esempio, il Dante della Vita Nuova o i clérigos dalla forte personalità autoriale come Gonzalo de Berceo o l’Arcipreste de Hita, che pure impie- gano registri linguistici e scelte lessicale distinte, ci sembra già un motivo sufficiente- mente forte per essere quanto meno più prudenti nella delicata operazione di emenda- tio. Se a questo si aggiunge la peculiare genesi dell’opera – che, ricordiamo, discende 304 Suggestiva benché aleatoria e, per sua stessa natura incerta, la lettura di PAREDES 2016.

CXI

da un “archetipo di lavoro” rimasto fermo a livello di abbozzo – e della sua fruizione- trasmissione manoscritta – all’interno, cioè, di volumi collettanei a tema troiano – ci sembra che le limitate serie di infrazioni metriche non arrivino a sminuire il carattere innovativo e sperimentale dell’opera stessa. Certamente, dato anche l’ineludibile alto tasso di ortopedia sillabica, qualche irregolarità potrebbe agevolmente essere attribuita alla modestia dei nostri copisti; tuttavia è arduo sceverare intorno alla paternità dei due possibili interventi (d’autore o di copista) applicando un criterio stabile e certo che possa essere esteso con sicurezza all’intero prosimetro. Per questo si è ritenuto opportuno dare credito ai manoscritti fin dove essi presentino lezioni linguisticamente accettabili, garantendo comunque al lettore la possibilità cosciente di una ricostru- zione possibile – ancorché impregiudicata – di un isosillabismo regolare.

Segnaliamo quindi i loci di maggiore criticità nelle sezioni poetiche, concentrati maggiormente nelle porzioni testuali tramandate dal solo codice E:

- 217.10-12 («que avía todo el tendal | e la cuenca e la pella | de oro fino que non de ál»): entrambi i copisti, davanti alla descrizione della sontuosità della tenda in cui alberga Briseida presso il campo greco, accumulano i termini in maniera disordinata e poco coerente. Si è scelto di mettere a testo la lezione già selezionata da Menéndez Pidal, in quanto risulta quella sintatticamente e se- manticamente più plausibile. Al poco verosimile çendal (lezione di M, 'tela di seta leggera e trasparante') è stato preferito il più tecnico tendal (lezione di E, 'palo') che, per sineddoche, potrebbe indicare l’intera struttura della tenda, fa- cendo sistema anche con i successivi cuenca ('struttura circolare' o anche 'ele- mento per lo scolo dell’acqua') e pella ('puntale sferico')305.

- 248.8-10 («del omne que siempre ama | e siempre anda cuitado | por muger que lo desama»): con ogni probabilità ci si trova di fronte a un’interferenza del discorso endofasico del copista (a 248.4 si trova infatti «la desama e la de- sdeña»). Si è quindi scelto di intervenire e correggere la forma del manoscritto

CXII

(«que lo desdeña»), dal momento che la congettura restaura correttamente la rima senza modificare il significato.

- 248.18 («maguer las otras viere»): ci si è prudenzialmente mantenuti il più pos- sibile vicini al manoscritto, dal momento che la lezione proposta da Menéndez Pidal («oviere») – e accettata con riserva da Barbato – risulta comunque poco chiara.

- 261.15, 262.1 («duelte de todos los Troyanos | duelte de tus hermanos»): si è mantenuto l’ordine dei versi e la lezione del manoscritto M.

- 268.1 («dio tan grande que fue ferida»): assegno a ferir il significato di 'far suo- nare, risuonare', ancora vivo nel portoghese moderno.