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Consistenza dei frammenti, confini e caratteristiche macro-testuali Come appena osservato, della Polimétrica ci rimangono soltanto due frammenti d

STUDIO CRITICO 1 Breve archeologia del testo e peculiarità del titolo

3. Consistenza dei frammenti, confini e caratteristiche macro-testuali Come appena osservato, della Polimétrica ci rimangono soltanto due frammenti d

diversa estensione: la porzione di testo conservata dal codice della Biblioteca Nacional di Madrid, infatti, è molto maggiore rispetto a quella tràdita dall’escurialense, che dà inizio alla narrazione soltanto dopo l’arrivo di Briseida al campo dei Greci e non tra- manda i primi nove componimenti poetici. Ecco dunque una semplice sinossi espli- cativa48:

Episodio cc. M cc. E nostra edizione Capitoli della

Raduno dei Greci ad Atene; ambasceria di Achille a Delfi; tradimento di Cal-

cante 63a-†68c om. I-III

Descrizione delle forze troiane; arrivo di Palomede; vicende della prima batta-

glia 68c-†74d om. IV-VI

44 C. 1r: “Verdad es que de cada dia las cosa antiguas …”; c. 74v: “… si por ventura quesiesen boluer

las espaldas asi que con la priesa”

45 E a questa traslación fa riferimento l’incipit.

46 C. 7v: “(priesa, del testo precedente) mas los otros que en las naues estauan …”; c. 353v: “… todos

diesen asi cabo et ningund”

47MENÉNDEZ PIDAL 1934a:XX.

48 Le righe con sfondo grigio indicano le sezioni con inserzioni poetiche, evidenziate in grassetto e

precedute da un numero romano. Le cruces indicano le sezioni con lacune per danno materiale. Cf.

XLVII

Preparazione degli eserciti alla seconda battaglia; combattimenti della seconda

battaglia 74d†-91b om. VII-XXV

Morte di re Merion per mano di Ettore; riconoscimento di Ettore ed Aiace Te-

lamonio; tregua per seppellire i morti 91b-94a om. XXVI-XXVIII (I) Planctus di Achille per Patroclo 94a-95b om. XXIX Sepoltura di Patroclo da parte di

Achille e degli altri caduti per ordine di

Agamennone 95c-96a om. XXX

(II) Profezia di Cassandra circa la

distruzione di Troia 96a-96g om. XXXI

Scene di vita quotidiana durante la tre- gua; rivolta di Palomedes; schieramenti nella terza battaglia; scontro tra Dio- mede e Troilo e altri combattimenti

96g-102a om. XXXII-XLI

(III) Consiglio dei Greci presso la tenda di Agamennone per uccidere

Ettore 102a-103a om. XLII

Schieramenti per la quarta battaglia; im- prigionamento e liberazione di Achille; combattimenti della quarta battaglia; cattura di Thoas

103a-107b om. XLIII-XLVI

Scontro tra Paride e Menelao; (IV) Ettore racconta ad Elena la bat- taglia dei suoi amanti; consiglio dei

Troiani per decidere le sorti di Thoas

107b-109d om. XLVII-L

Scontri della quinta battaglia; strage di Greci per mano del Sagittario; Dio-

mede uccide il Sagittario 109d†-117d om. LI-LIX Scontro tra Achille ed Ettore; cattura di

Antenore; consiglio dei Greci presso la tenda di Agamennone; dolore dei Troiani per la perdita del Sagittario e di Antenore

117d-120a om. LX-LXII

(V) Descrizione della sesta batta- glia; fine dello scontro per il soprag-

giungere della notte 120a-121a om. LXIII-LXIV

Calcante incoraggia i Greci a non ab- bandonare la guerra; ambasceria di Ulisse e Diomede presso Priamo; sti- pula della tregua per ripulire il campo dai caduti; dialogo e mancato scontro tra Achille ed Ettore

121a†-126b om. LXV-LXXI

I Greci reclamano Briseida; (VI) lamento di Troilo per l’immi-

nente separazione da Briseida 126b-127c om. LXXII-LXXIII

(VII) Lamento di Briseida 127b-128a om. LXXIV

XLVIII

Vestizione di Briseida; excursus sul man-

tello indossato 129a-129d om. LXXVI

(IX) Congedo di Briseida dalla città;

tragitto verso l’accampamento dei Greci; excursus misogino sull’incostanza delle donne

130a-131d om. LXXVII

Arrivo di Briseida all’accampamento greco; Diomede le dichiara il suo amore; fredda risposta di lei; incontro tra Calcante e la figlia

131d-134d om. LXXXII LXVIII- Descrizione della tenda di Calcante;

Briseida riceve i Greci; preparazione degli eserciti per la settima battaglia; de- scrizione dello scontro

†136a-139d 157b-162b LXXXIII-XC Ettore ferisce Achille; Menelao disar-

ciona Menon; Diomede disarciona

Troilo 139d-141c 162b-164c XCI-XCIII

(X) Diomede ordina a un servitore di portare il cavallo di Troilo in

dono a Briseida 141c-142a 164d-165d XCIV

Nuovi scontri nella settima battaglia; Polidamas disarciona Diomede e invia il suo cavallo a Troilo; cattura e libera- zione di Achille; Priamo chiede la tre- gua ai Greci per seppellire i morti

†142d-144d 165d-168b XCV-XCVII

Ettore torna ferito a palazzo; descri-

zione della cámara maravillosa 144d-147d 168b-172c XCVIII-CII (XI) Diomede ottiene l’amore di

Briseida †150a 172d-†175b CIII

Preparazione per l’ottava battaglia; scontro; nuova tregua di 30 giorni; so- gno premonitore di Andromaca; nona battaglia

150a-151c 175b-177d CIV-CVI (XII) Lamenti di Ecuba e Andro-

maca perché Ettore non partecipi

allo scontro; Ettore indossa le armi 151d-153a 177d-179d CVII

Dialogo tra Ettore e Priamo 153a-153b 179d-180b CVIII

Gli stessi confini testuali dell’opera, come sopra appena accennato, sono insicuri e poco stabili: in entrambi i manoscritti non ci sono forti tracce codicologiche tali da rendere chiari ed evidenti i passaggi tra la Crónica Troyana de Alfonso XI e la nostra Historia Troyana Polimétrica. Per l’incipit, infatti, assistiamo nel caso di M al semplice salto del verso di c. 62, lasciato bianco; nel caso di E, invece, alla riscrittura, di altra mano e con ogni probabilità seriore, delle prime parole della descrizione della tenda

XLIX

di Calcante. In ambedue i testimoni, grafia, rubriche, capilettera e organizzazione dei capitoli proseguono poi senza variazioni tra le due opere. Nemmeno il racconto è affetto da aporie temporali o salti narrativi: nel codice della BNE, la Crónica Troyana de Alfonso XI termina con il catalogo delle navi dei Greci radunati in Atene e la Polimétrica si apre con il discorso di Agamennone e l’ambasceria di Achille a Delfi; nel codice escurialense, invece, la Crónica si chiude sulla risposta di Briseida a suo padre Calcante, lasciando regolarmente spazio alla descrizione della tenda di Calcante della nostra Po- limétrica.

Questa peculiare organizzazione interna, dunque, fa dei nostri codici dei volumi- nosi contenitori di opere a tema troiano in qualche misura selezionate, rispondendo a quel gusto spiccatamente enciclopedico non raro nella Spagna letteraria dei secoli XIV-XV49. Lo scopo primario di questi libri miscellanei, come li ha definiti Petrucci50, non risponde infatti alla pura e semplice necessità di conservazione51, quanto piutto- sto alla volontà dei singoli compilatori di organizzare il sapere fino a quel momento trasmesso, così da garantirne a loro volta una più esatta e ampia diffusione. Natural- mente, dietro a questo nobile compito, si celano – come sempre accade – ragioni socio-politiche indirizzate, il più delle volte, a legittimare sovrani o giustificare rivolte o guerre: questi monumentali progetti storiografici, come anche avremo modo di ve- dere più avanti, utilizzano e riutilizzano a più riprese i materiali di volta in volta ritenuti più utili e coerenti per la costruzione di una storia universale52. A questa concezione di “scrittura e riscrittura” che si muove, come abbiamo già visto, entro i poli di “tra- duzione” e “rifacimento”53, ed è governata dai princìpi medievali di imitatio e inventio, possiamo senz’altro ascrivere questi nostri codici e, soprattutto, i numerosi testi al loro interno conservati.

49 Cf. RICO 1997, specialmente pp. 162-163. 50PETRUCCI 1986.

51 Fatto semmai più tipico dei veri fattizi o dei compositi. Cf. DAGOSTINO 1997:424-429.

52 Indubbie sono, ad esempio, le capacità traduttorie dell’autore della Crónica troyana alfonsina, tutte

volte ad accentuare e rinsaldare la componente storiografica del suo modello principale. Cf. D’AM- BRUOSO 2012.

53 Imprescindibili sono le coordinate fornite in DAGOSTINO 2001a, ripercorse brevemente anche nell

L 4. Stemma e filiazioni

Poiché l’opera non ha conservato una tradizione testuale autonoma ed essendo, peraltro, strettamente legata alla Crónica Troyana de Alfonso XI, è indispensabile valutare le vicende editoriali della Historia Troyana Polimétrica nel più ampio quadro ricostruttivo del testo alfonsino al quale si trova indissolubilmente legata, dal punto di vista tanto concettuale, quanto materiale – fatte naturalmente salve le specificità che verranno opportunamente evidenziate.

Il primo a tracciare uno stemma codicum fu Solalinde nel suo pionieristico studio sulle traduzioni spagnole del Roman de Troie54. Questa ricostruzione, posta in conclusione alla dettagliata analisi dei testimoni relatori e alla confronto tra le due opere e la fonte francese, mira anzitutto a far emergere la «fragmentaria Versión en prosa y verso [ = Polimétrica], confundida y oculta en los códices M y E»55, riconoscendone l’originaria autonomia rispetto alla Crónica, nella quale è stata incastonata soltanto a una certa altezza della tradizione. Secondo questo stemma, Polimétrica e Crónica Troyana de Alfonso XI sarebbero quindi il risultato di due diverse e tra loro indipendenti traduzioni del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure, che attingerebbero però a un modello co- mune o almeno molto simile dell’opera francese, a noi purtroppo ignoto, ma comun- que affine al manoscritto A della famiglia v dello stemma tracciato da Léopold Con- stans56. Mentre dunque della versione alfonsina possederemmo l’“originale”, identifi- cato da Solalinde con il manoscritto A, «salido de la real cámara […] del que, por tanto, arrancan todos los demás», non abbiamo l’originale della Historia Troyana Poli- métrica. In considerazione di alcune, non meglio precisate, divergenze di trascrizione in certe espressioni cui si aggiungono degli errori57, lo studioso postula l’indipendenza di M da E, considerandoli entrambi apografi di un manoscritto X, primo responsabile della “fusione” delle due diverse traduzioni. Elemento ulteriore a conferma di questa

54SOLALINDE 1916.

55SOLALINDE 1916:165.Al fine di migliorare la comprensibilità, modifico la sigla del codice escu-

rialense, là indicato come M', qui sempre E.

56 Editore sia del Roman in versi, CONSTANS 1904-1912, sia della prima parte della cosiddetta Prose1,

CONSTANS-FARAL 1922.

LI

tesi sarebbe, secondo Solalinde, la diversa estensione dei frammenti della Polimétrica: necessariamente infatti la trascrizione di X' doveva avere quanto meno la stessa con- sistenza testuale di M e intrecciarsi con la Crónica Troyana di Alfonso XI esattamente come avviene in M ed E58.

58 Lo stemma di SOLALINDE 1916 qui presentato è una sistemazione volta ad uniformare, per mag-

LII

Sulla medesima linea si pone Menéndez Pidal con la sua edizione della Polimétrica59, che tuttavia ritocca leggermente tesi e stemma dell’editore precedente. Secondo il fi- lologo, infatti, già la sola diversità dei frammenti della Polimétrica garantisce che E non possa essere apografo di M, ma di un codice ben più deteriorato; d’altra parte però non può essere considerata poligenetica la precisa fusione tra il finale ex abrupto del prosimetro e la continuazione con la Crónica alfonsina, fatto che garantirebbe una volta di più la comune discendenza da un altro manoscritto che già presentava questa associazione. A differenza di Solalinde, che considerava X' archetipo della tradizione, Menéndez Pidal immagina una situazione ben più fluida: M ed E deriverebbero infatti da un archetipo cumulativo60 (*X), che non copiava dall’originale della Polimétrica, quanto piuttosto da una «copia ya estropeada en la métrica de las poesías». La stessa Crónica alfonsina copiata in *X non deriverebbe poi dal codice «acabado de copiar e iluminar el año 1350»61, cioè A, licenziato dallo scriptorium del figlio di Alfonso XI, Pietro I – ritenuto l’originale da Solalinde – quanto piuttosto da un altro manoscritto che presentava una patina linguistica leonese e, per questa sua caratteristica, conside- rato da Menéndez Pidal come il supposto originale ordinato da re Alfonso. Da un punto di vista meramente testuale, tuttavia, questa soluzione, per l’edizione della Poli- métrica, non porta alcun cambiamento sostanziale rispetto alla proposta di Solalinde:

59MENÉNDEZ PIDAL 1934a:XX-XXII.

60 Secondo la felice definizione di Alfonso D’Agostino, in ID.2006:189-191. 61MENÉNDEZ PIDAL 1934a: XXII.

Roman de Troie Historia Troyana Polimétrica

O Crónica Troyana de Alfonso XI

O (leonese) copia ya estropeada

en la métrica de las poesías *X

LIII

Interessante e per certi versi innovativa è invece la tesi di Ramón Lorenzo esposta nella sua edizione della Crónica Troiana galega62. Dopo aver infatti passato rapidamente in rassegna le declinazioni della leggenda troiana nell’antichità classica e nella Francia medievale, nel capitolo III dello studio introduttivo, il filologo galego propone a sua volta una revisione dello stemma messo a punto da Solalinde, smentendo, sulla scorta di quanto già dimostrato da Menéndez Pidal, la preminenza di A sugli altri codici. Grazie infatti all’attenta collazione della versione galega conservata nel codice 10.233 della BNE63 – detta G e ultimata entro il 1373, considerata da Solalinde una tradu- zione apografa di un perduto manoscritto castigliano segnato X' – con il testo di A, Lorenzo dimostra come né X – l’ipotetico codice «que enlazou a versión de Alfonso XI coa Versión en prosa e verso e que foi utilizado na elaboración do ms. 10.146 da Bibl. Nac. de Madrid [= M] e do ms. L-II-16 da Bibl. do Escorial [= E]»64 di cui abbiamo parlato più sopra – né l’appena menzionato X' possano derivare direttamente da A, quanto piuttosto da un suo antecedente, dal momento che il recentiore G non presenta alcune delle lacune e degli errori di A. Accanto a questa fondamentale precisazione, nel capitolo IX dell’introduzione, lo studioso pone e sviluppa una nuova questione a proposito di una possibile originaria traduzione in lingua galega (o portoghese) del Roman di Benoît, l’antigrafo cioè della traduzione alfonsina originale, a sua volta mo- dello per l’elaborazione tanto di A quanto di G. A proposito dell’origine castigliana del modello della traduzione galega, non hanno dubbi né Carolina Michaëlis de Va- sconcelos65 né lo stesso Ramón Lorenzo, che nel capitolo VII ampiamente dimostra come «indipendetemente de que houbese ou non un texto galego anterior ó text ca- stelán, a Crónica Troiana galega tal como hoxe a coñecemos è unha traducción da ver- sión castelá de Alfonso XI»66. È poi la stessa Vasconcelos a lanciare quella particolare suggestione che verrà in qualche maniera colta e fatta propria da Menéndez Pidal e successivamente dimostrata da Ramón Lorenzo. Così infatti la studiosa terminava il

62LORENZO 1985.

63LORENZO 1985:169-182. 64LORENZO 1985:30.

65 «Mas na realidade, d’esta vez o castelhano tem realmente a precedencia: a prosa gallega é traducção

da castelhana e não do original francês», in VASCONCELOS 1904: 519.

LIV

ragionamento a proposito della presenza di poesie portoghesi in prose castigliane del XIV secolo67:

Ha todavia outra redacção diversa [da Historia Troyana], tambem do sec. XIV, com varias poesias – lais e romances – que, embora redigidas em castelhano, estão cheias de resaibos trovadorescos e gallaïcos.

Il riferimento naturalmente è alla nostra Polimétrica, visibilmente corrotta da ele- menti linguistici e contenutistici non propriamente castigliani. È probabilmente su questa traccia che, come detto sopra, Menéndez Pidal ipotizza la presenza di un ori- ginale a monte della Crónica Troyana de Alfonso XI che, ricordiamo, doveva a suo giu- dizio presentare, coerentemente con la presenza nella Vecchia Castiglia della corte reale, una veste linguistica leonese68. Di questa patina occidentale ci restano alcune tracce ampiamente riscontrabili anche in Ma69, come i pronomi personali lle, lles (acast. le; les); l’articolo femminile ela (acast. la); forme con rotacismo come branco, progo (acast. blanco; plogo); forme con lambdacismo come plados, plez (acast. prados, prez) e forme intrinsecamente laterali come l’avversativa mais (acast. mas) o l’avverbio máis (acast. más) o ancora il sostantivo solombra (acast. sombra)70. Mentre la Vasconcelos pensava a un semplice travaso, più o meno schietto, di forme portoghesi – favorito specialmente dal contesto lirico-amoroso di alcuni passaggi della Polimétrica – e Me- néndez Pidal immaginava un originale leonese, Lorenzo sostiene piuttosto come «estes exemplos casteláns teñen que ver na maior parte co galego (ou portugués) e non co leonés»71, stupendosi di come don Ramón nell’edizione della Historia Troyana

Polimétrica non menzioni né ricordi una sua intuizione precedente – nella realtà dei 67VASCONCELOS 1904: 519.

68 Così infatti chiosa in nota don Ramón: «Que el texto una vez redactado en castellano se leonesizase

después, me parece inverosímil en el siglo XIV, en que ya el castellano preponderaba en León». ME- NÉNDEZ PIDAL 1934a:XXII.

69 A differenza di Menéndez Pidal, Solalinde attribuisce questi leonesismi, presenti sia nella Polimétrica

sia nella Crónica Troyana de Alfonso XI, al copista del codice, responsabile anche della presenza di taluni

arcaismi linguistici. Cf. SOLALINDE 1916:127-128.

70 Per una rassegna di queste forme cf. soprattutto SOLALINDE 1916:127-128e MENÉNDEZ PIDAL

1934a:XXII-XXIII.

LV

fatti errata, ma al contempo anche lungimirante – che voleva la Troyana castigliana dell’Escorial (cioè quella tramandata dal codice A) apografa della Troiana galega (cioè G) a causa di «[…] algun galleguismo que descubrí en la del Escorial»72. Come utile riassunto che aiuti a chiarificare le intricate questioni fino ad ora esposte, sembra op- portuno presentare schematicamente lo stemma presentato da Ramón Lorenzo che, ricordiamo una volta di più, centra il suo discorso sulla Crónica Troyana de Alfonso XI (e in particolare sulla traduzione galega testimoniata da G), usando la Polimétrica come mero “gruppo di controllo”, tenendo dunque ben distinti i testi e i loro testimoni relatori:

A partire dallo studio di Lorenzo, Casas Rigall prosegue e approfondisce l’analisi comparativa lì iniziata, combinando opere e codici e ricavandone delle conclusioni interessanti. Nel saggio sulle rielaborazioni iberoromanze della materia di Troia nel XIII secolo73, lo studioso sostiene infatti, attraverso dettagliate dimostrazioni ecdoti- che e precise considerazioni storico-letterarie74, una possibile matrice iberoromanza comune per la Polimétrica e per la Crónica alfonsina. Questa tesi, rafforzata anche dallo studio di Helena de Carlos Villamarín75 a proposito del famoso episodio della Cámara

72RENNERT 1902:23(colonna 45). 73CASAS RIGALL 1999.

74CASAS RIGALL 1999:223-231. 75CARLOS VILLAMARÍN 1989:138-143.

LVI

maravillosa di Ettore76, si oppone alla precedente di Solalinde, il quale, come già ram- mentato, pensava a due traduzioni iberiche indipendenti, ma compiute su un modello galloromanzo molto simile, se non assolutamente identico77. Se però, come giusta- mente notava già Carlos Villamarín, questa divergenza dalla fonte primaria nella de- scrizione della camera può dare spazio a due diverse ipotesi genetiche – da un lato, la presenza dell’interpolazione in un manoscritto, francese o già peninsulare, a noi sco- nosciuto del Roman; dall’altro la possibile interrelazione tra Crónica Troyana de Alfonso XI e Polimétrica78 – per Casas Rigall sono tre gli argomenti principali che «inclinan la balanza hacia la primera hipótesis, esto es, el modelo peninsular»79:

- la controversa cronologia della Polimétrica, che rende quanto meno problematica – se non addirittura improbabile – tanto l’opzione per cui l’estensore della Crónica Troyana de Alfonso XI possa aver avuto sottocchio il prosimetro, quanto l’ipotesi inversa;

- la differente modalità di traduzione-adattamento della fonte francese, che in ul- tima istanza vede la versione prosimetrica seguire meno fedelmente Benoît;

76 Dopo essere stato ferito durante gli scontri della settima battaglia, don Héctor viene portato a palazzo

per essere curato. Qui la narrazione degli eventi subisce una lunga battuta d’arresto perchè tanto l’autore della Crónica Troyana de Alfonso XI quanto quello della Polimétrica si lanciano in un approfondito excursus sulle incredibili razze umane che si trovano raffigurate nella camera del prode troiano. Ci

troviamo di fronte a un’interpolazione interessante, presente nei codici iberici ma non nei manoscritti francesi conservati del Roman. La prima ad aver rimarcato l’assenza di questo episodio in Benoît de

Sainte-Maure è stata María Rosa LIDA DE MALKIEL 1939, ipotizzando che l’autore della Polimétrica

abbia qui usato un compendio medievale – da lei non identificato – della Naturalis Historia di Plinio.

Solo dopo la metà degli anni ’80, l’amplificatio torna all’attenzione della critica, prima, ma solo margi-

nalmente, nel saggio di Marina SCORDILIS BROWNLEE 1985a:453-455), poi nel citato studio della

Carlos Villamarín, alla quale dobbiamo soprattutto il merito di aver identificato con precisione la fonte di questo passo nel libro XI, capitolo 3 “De portentis” delle Etymologiae di Isidoro di Siviglia. 77 Pur avendo preso in considerazione la possibilità di una traduzione già iberorrománica, Solalinde

aveva frettolosamente scartato questa ipotesi per la natura stessa delle perfette coincidenze da lui sottolineate tra Crónica Troyana alfonsina e Polimétrica in luoghi in cui i testi spagnoli si allontanano dal

modello francese. Cf. SOLALINDE 1916:147-151; CASAS RIGALL 1999:224-227.

78 «[…] se o modelo francés de tódalas versións peninsulares carece deste excurso sobre pobos fabu-

losos, a interpolación tivo que suceder ben na área hispana, comenzando por tanto en P.V. [ = Poli- métrica], versión máis antiga, de onde a recollería […] A. XI [ = Crónica Troyana de Alfonso XI], ou ben

nin manuscrito descoñecido do R. T. [ = Roman de Troie] que serviría de base a tradición peninsular», così

concludeva il ragionamento CARLOS VILLAMARÍN 1989:143.

LVII

- la presenza non solo dei numerosi e già citati leonesismi/galeghismi/lusismi nei codici A, Ma ed E, ma anche di una fiorente attività di produzione prosastica e traduzione in lingua galega o portoghese a cavallo dei secoli XIII-XV di un’ampia e varia tipologia di testi, tra cui naturalmente anche quelli relativi alla leyenda troyana.

Tralasciando solo per un momento la questione della cronologia del prosimetro, di cui parleremo diffusamente più avanti, ci sembra utile e opportuno ricapitolare per sommi capi gli esempi portati da Casas Rigall a conferma della teoria di un comune modello iberoromanzo80. Dal punto di vista della fedeltà alla fonte francese, lo stu-