“Programmare con” e “progettare con” implica, infatti, una corresponsabi- lizzazione della titolarità di una funzione tradizionalmente assegnata all’am- ministrazione.
L’evoluzione qualitativa è evidente almeno nella misura in cui il particolare
status costituzionale degli ETS, e le finalità solidaristiche che ne guidano l’a-
zione, costituiscono il presupposto per assegnare loro una vera e propria pub- blica funzione condivisa con l’amministrazione nel rispetto della spontaneità e dell’autonomia che ne anima l’azione.
Da questo momento grava, dunque, sugli ETS non solo la rilevante mole di servizi che essi hanno, tradizionalmente, garantito in via sussidiaria e com- plementare rispetto allo Stato e al mercato, ma anche la responsabilità di intervenire attivamente, in concorso con le amministrazioni, nella decisione amministrativa concernente la risposta ai bisogni della collettività, alla conse- guente progettazione dei servizi sul territorio, alla loro successiva erogazione. Rispetto a quanto abbiamo affermato, nel raffronto col parallelo e contiguo settore dei pubblici servizi, ciò impone, come detto, una rivisitazione di talune delle fondamenta che hanno per lungo tempo sorretto l’architrave dello Stato sociale, ossia l’inscindibile rapporto tra la realizzazione dei diritti sociali dei cittadini (attraverso l’erogazione di servizi ritenuti indispensabili) e l’intervento dei pubblici poteri, da considerarsi esclusivo almeno per ciò che riguarda la fase decisionale.
Pare evidente che la vasta sfiducia nella burocratizzazione dell’amministra- zione, l’oggettiva inadeguatezza della “soluzione amministrativa” perlomeno rispetto a talune attività, la crisi del mercato (e, dunque, la carenza di risorse per finanziare le prestazioni sociali), la valorizzazione anche costituzionale del principio di sussidiarietà, spingano sempre di più verso l’affermazione di un modello di welfare mix in cui l’intervento del privato assuma rilievo vieppiù maggiore tanto nel campo dei pubblici servizi che in quello dei servizi sociali.
E’ così che si spiega come con il Codice del Terzo settore si avvia una stagione in cui gli ETS si vedono assegnati veri e propri compiti tipici della decisione pubblica, procedimentalizzati nella co-programmazione e co-pro- gettazione.
Tale funzione si pone, invero, oltre la stessa “sussidiarietà” orizzontale, in quando presuppone l’attribuzione di compiti propri della scelta amministra- tiva.
Nel campo dei servizi sociali, dunque, si vanno sperimentando modelli che alterano quel nesso indissolubile tra amministrazione e titolarità delle funzio- ni di garanzia relativa alle prestazioni dei servizi di interesse generale (questa la formula utilizzata dall’art.5 del dlgs 117/2017) a favore di soluzioni che me- glio sembrano rispondere sia alla crisi dell’amministrazione che a quella dello Stato sociale.
Infatti, co-programmare e co-progettare i servizi sociali in partenariato pubblico/ETS viene considerata dal nuovo Codice del Terzo settore, ed anche nella legislazione regionale toscana, una alternativa possibile e più compiu- tamente rispondente all’interesse pubblico rispetto alla tradizionale funzione di programmazione e progettazione assegnata alla (sola) amministrazione pubblica.
Nel nuovo quadro che va così delineandosi pubbliche amministrazioni ed ETS si trovano a condividere funzioni connesse con il perseguimento di fina- lità solidaristiche e del “bene comune”.
Il che appare coerente con le finalità più proprie, sancite costituzionalmen- te, degli ETS che, appunto, pur essendo associazioni private, sono impegnate a erogare prestazioni al pari delle amministrazioni pubbliche.
Di talché, la codificazione, avvenuta col Codice del Terzo Settore, di istituti che mirano a coinvolgere gli ETS nel circuito decisionale dell’amministrazione, nel settore dei servizi di interesse generale, appare del tutto coerente.
La compresenza di amministrazioni incaricate di perseguire interessi pub- blici nel settore dei servizi sociali, e di ETS, pur essi impegnati a realizzare interessi generali, ha dunque suggerito che il miglior modo per raggiungere obbiettivi comuni possa non essere quello della “competizione” tra imprese pubbliche e private (comprese gli ETS), ma la condivisione di funzioni ammi- nistrative tra l’amministrazione pubblica e gli enti non profit operanti nel me- desimo settore. Una soluzione che postula il superamento della tradizionale dicotomia tra Stato e mercato che abbiamo visto ha dominato la riflessione sui servizi pubblici lungo tutto il secolo scorso.
La stessa funzione di “regolazione” attraverso la quale il settore pubblico ha inteso assumere un nuovo ruolo di garanzia, diverso dall’intervento diretto nell’erogazione dei servizi, ha mostrato non poche lacune soprattutto per i profili di iper-regolazione pubblica che ha necessitato.
Cosicché ai fallimenti dello Stato e del mercato si sono aggiunti anche i fal- limenti della regolazione, dimostrando che il fondamentale ruolo di garanzia dei diritti sociali pur assegnato alle cure dell’amministrazione possa essere perseguito anche attraverso l’affermazione di altri paradigmi come appunto quello dell’amministrazione condivisa.
Ciò appare tanto più evidente e naturale in un settore, quello appunto dei servizi sociali, in cui lo status costituzionale degli ETS, rende gli stessi partico- larmente adeguati ad instaurare un proficuo dialogo con le amministrazioni pubbliche.
Nel settore dei servizi sociali, dunque, va facendosi strada che alla “com- petizione” regolata possano sostituirsi forme di “amministrazione collabora- tiva” o, addirittura, “condivisa” tra pubbliche amministrazioni ed Enti del Terzo Settore, che punti sulla creazione di un sistema integrato di servizi sociali che consegua a procedimenti partecipati di elaborazione. Ciò che non sarebbe possibile puntando, invece, sul conflitto.
L’affermazione di tale impostazione dimostra la volontà di valorizzare il principio di sussidiarietà orizzontale, ma guarda al di là della sussidiarietà orizzontale postulando, addirittura, che l’amministrazione rinunci a parte della propria discrezionalità sulle scelte intorno alle politiche connesse ai servizi di interesse generale, per consentire che l’effettiva assegnazione di un ruolo di amministrazione attiva agli Enti del Terzo Settore determini, come risultante di percorsi procedimentale generali e particolari di tipo partecipativo, il raffor- zamento del sistema integrato dei servizi sociali.
La codificazione della co-programmazione e della co-progettazione, vale, così, a innescare una vera e propria rivoluzione prima di tutto nel modo di intendere l’azione amministrativa nell’ampio spazio dei servizi di interesse generale, unificando ed allargando i confini del sistema della solidarietà na- zionale.
2.1.5. Servizi sociali e diritto europeo
Anche nel settore dei servizi sociali l’influsso del diritto europeo si va facen- do vieppiù maggiore.
La lenta ma inarrestabile sovrapposizione della costituzione economica europea a quella nazionale, anche grazie all’incessante operare dei giudici europei, determina, infatti, la neces-