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Gli ampliamenti e le nuove dotazioni funzionali di Pietro Leopoldo

(1765-1790)

Il 13 settembre 1765, a soli diciotto anni, Leopoldo II d’Asurgo-Lorena arriva a Firenze, e assume il titolo di granduca con il nome di Pietro Leopoldo I di Toscana (1765-1790). Vi giunge al culmine di un biennio d’intensa progettualità politica che, dovuta al giurista fiorentino Pompeo Neri (1706-1776), ha portato alla sostituzione del Consiglio di Reggenza con quello di Stato e alla costituzione di una sorta di protettorato che si identifica nel dipartimento degli affari di Finanze guidato da Antoniotto Botta Adorno, nominato nel frattempo maggiordomo maggiore della ricostituita corte lorenese di Firenze1.

Seppur con un profilo molto dimesso, dovuto alla morte del padre avvenuta il 18 agosto del medesimo anno, Pietro Leopoldo decide di riaprire ufficialmente i locali di Palazzo Pitti per la vita di corte2; quest’iniziativa anticipa un percorso di riqualificazione funzionale di molte residenze

granducali, che vedranno al centro degli investimenti - non a caso - proprio la villa di Poggio Imperiale3. Il giovane granduca riconosce con molta facilità lo spessore della vita artistica e culturale

che si registra nel capoluogo fiorentino. Come già anticipato dalla narrazione di molti viaggiatori, il sovrano è contagiato dalla «bellezza del paesaggio e la civiltà della popolazione», ma anche dalle opre d’arte e dalle architetture «così misurate, così sobrie da essere talora ostiche alla comprensione che, come non amavano i primitivi, cos’ erano colpiti dall’aspetto cupo delle strade medioevali»4.

Con molta probabilità è riconducibile a questi tempi la Pianta della fattoria, e fabbriche e giardini del Poggio Imperiale di Sua Altezza Reale, firmata dal giovane Francesco Bombicci (FIG. 47)5. Essa è da

intendersi come un ulteriore contributo alla conoscenza dei luoghi con l’ausilio della cartografia; nelle Annotazioni, dove sono aggiunti in un secondo momento alcuni cognomi a fianco delle case e poderi riconducibili ai relativi consegnatari, è riportato:

«1. Villa imperiale. 2. Boschetto d’aranci. 3. Giardino di fiori. 4. Giardino grande. 5. Stanzone per i vasi. 6. Salvatico. 7. Altro salvatico. 8. Scuderie reali. 9. Vivanderia. 10. Uccellare del palazzo. 11. Altro uccellare di Barbadoro. 12. Villa di Barbadoro, che serve per l’abitazione del ministro. Rapi fattore. 13. Casa, e podere di Barbadoro. Mancini. 14; Casa, e podere del Palazzo. Marchianni. 15. Casa , e podere del Santuccio. Martelli. 16. Casa, e podere di Colombaia. Lisci. 17. Casa, e podere della Tinaia. Vanzi. 18. Casa, e podere di Roncho, e Titi. Luchi. 19. Casa, e podere della Casa. Frullini. 20. Palazzina alla metà dello stradone. 21. Casa, e podere del Guasto. Bugatto. 22. Casa, e podere della Luna. Rapi. 23. Casa, e podere di Monte. Pistolesi. 24. Casa, e podere delle Monache. Porcinai. 25. Casa del portinaio. 26. Vivai. 27. Case del Bartolozzi e Cantagalli sulla

1 CONTINI 2002b, p. 308.

2 Le numerose fonti bibliografiche riportano che una volta stabilitosi a Firenze e divenuto granduca inizia un programma

di riforme ad ampio raggio, che vede la bonifica di molte aree paludose del territorio, la promozione della libertà di commercio, la trasparenza del sistema fiscale e la revisione della legislazione. Pietro Leopoldo è un ‘sovrano illuminato’, le cui riforme si contraddistinguono più per una propensione pratica che teorica, e portano ad innalzare la Toscana, da Stato marginale nel contesto delle potenze europee, a paese moderno e all’avanguardia per molti aspetti. Durante il suo regno, che si contraddistingue per un periodo di pace e di promozione delle arti e della cultura, Firenze assume a livello artistico e architettonico, un carattere di raffinata eleganza e un’impronta moderna che la rende vicina a quella delle grandi residenze reali di Francia e d’Austria. Tale caratteristica è riscontrabile negli interventi che promuove a Palazzo Pitti e specialmente nella villa di Poggio Imperiale.

3 CONTINI 2002b, p. 309. Con questa operazione simbolica e al tempo stessa molto concreta, il granduca intraprende una

politica di nuova apertura verso il popolo toscano e i suoi rappresentanti politici più in vista, come quelli della nobiltà e borghesia fiorentina, che condurrà al rilancio delle idee riformatrici delle azioni di governo e degli assetti istituzionali..

4 BORRONI SALVADORI 1979, p. 1191. 5 SÚAP, RAT, B.A. 51, c. 1.

strada Maestra Romana. 28. Diverse ragnaie. La diversità de colori dimostra i confini trà un podere, e l’altro della fattoria»6.

In un altro disegno coevo, denominato Nuovo spartimento de poderi della real fattoria del Poggio Imperiale (FIG. 48)7, preparatorio o incompleto rispetto a una redazione definitiva, sono indicati con

diversa colorazione i singoli poderi, con i relativi terreni, che afferiscono alla gestione dello Scrittoio delle Regie Possessioni. La zona della villa e suoi contorni non risulta campita, a indicarne le spettanze alla direzione dello Scrittoio delle Reali Fabbriche.

Al di là degli entusiasmi iniziali, durante le prime settimane del 1766 si evidenzia un «tenore di vita dei granduchi impostato su una stretta economia e sul loro amore per una vita semplice»8; in

aggiunta, la predilezione per le ville di campagna e per la città di Pisa - associata all’abitudine di compiere numerosi viaggi - sembrano declinare uno scarso interesse per il protocollo di corte legato alla città di Firenze.

Con questa premessa, la gestione degli immobili e delle infrastrutture nella città di Firenze e nei suoi dintorni, nei primi tempi del nuovo granduca, continua a essere caratterizzata dalle note che il segretario dello Scrittoio delle Reali Fabbriche Francesco Piombanti trasmette al segretario del Real Consiglio di Finanze Luigi Dithmar di Schmidweiller, per diversi lavori ritenuti necessari agli stabili regi e agli impianti correlati, come quelli per i condotti di Monte Reggi, della Nunziata, delle Cucine, del Cavaliere, dell’Angiolino, del Machiavelli e dell’Imperiale per un totale di £ 3.712,7,8, di cui quasi la metà, ben £ 1.778, sono per quest’ultimo condotto9. Le opere in questione sono approvate con

rescritto del 5 marzo 1766, a firma di Botta Adorno e del citato Dithmar di Schmidweiller. La relazione dei lavori di pulitura e restauro che riguardano il condotto di Poggio Imperiale è firmata da Giuseppe Ruggieri il 14 febbario 1766. Nella descrizione dell’intervento l’architetto riporta: «vanno rivisti generalmente per tutta la sua gita i due rami del condotto, che porta l’acqua ai due vivai appié dello stradone, che uno si parte da Sant’Ilario, e l’altro di per la strada maestra Romana, con sgrumare in più luoghi la minia, e doccia, ove scorrono le suddette acque, essendo la doccia in buona parte ripiena di tartaro [...]»10.

A dire il vero, fin dall’8 gennaio 1766 Giovanni Battista Ruggieri, nipote del sopra menzionato architetto, scrive una memoria per rifare circa 18 braccia di canna di piombo del condotto interrato che porta l’acqua alla villa e al giardino di Poggio Imperiale, come confermato dal gran ciambellano conte Francesco di Thurn11. Risulta dunque evidente una particolare attenzione nei confronti del

sistema idraulico che consente di alimentare il complesso di Poggio Imperiale, specialmente nella prospettiva di dover garantire le condizioni ottimali del giardino nel periodo di soggiorno stagionale della corte. Quest’iniziativa, seppur di portata minimale, rappresenta il primo significativo passaggio verso l’elezione della villa di Poggio Imperiale come sede della ‘vice reggia’.

Nei mesi di primavera, tra l’altro, crescono le attenzioni per la villa, dove i sovrani si trasferiscono per allontanarsi dalla calura che si fa più opprimente in città, come le fonti bibliografiche ci riferiscono:

«Alla primavera del 1766 andarono i sovrani a villeggiare all’Imperiale, e colà intervennero all’uopo prefisso, la mattina di San Giovanni, tutti i gradi della Corte, ad eccezione d’alcuni ciamberlani e paggi che dovevano

6Annotazioni riportate sulla Pianta della fattoria, e fabbriche e giardini del Poggio Imperiale di Sua Altezza Reale, di Francesco

Bombici. SÚAP, RAT, B.A. 51, c. 1.

7 ASF, Miscellanea di Piante, 413. 8 BORRONI SALVADORI, 1979, p. 1196.

9 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 1977, Filza 11, Ordini, e rescritti da 29 gennaio al dì 18 giugno 1766, fasc. 14,

Rapporti, relazioni di alcuni lavori da eseguirsi negli stabili regi. cc.n.nn.

10 Ibidem.

aspettare a porta Romana, e tutte le cariche di Stato, essendovi pure le milizie già preparate in piena gala. Un imponente, splendido corteggio civile e militare si partì alle ore otto dal palazzo, accompagnando la nuova sovranità in Firenze, sulla piazza del Granduca, e quindi al tempio di San Giovanni, per fare al Santo nostro protettore le annuali offerte. Il granduca cavalcava un superbo giannetto spagnuolo, e rifulgeva di gemme; la granduchessa in carrozza risplendea di diamanti. E lo stradone, dalla villa alla porta Romana, brillava d’uno spettacolo tanto meraviglioso, come non trovasene un altro eguale in tutta la sua storia»12.

Anche le sistemazioni esterne alla villa rientrano tra le tematiche affrontate dallo Scrittoio, come documenta il 20 maggio 1766 l’architetto Giuseppe Ruggieri, quando compila una nota dei lavori da farsi alla balaustrata del prato di Poggio Imperiale, che risulta rovinata e in parte gettata a terra «da alcuni malfattori»; l’architetto prevede di dover rifare diversi balaustrini, parte della cimasa e dello zoccolo e considerando l’opera del muratore e le spranghe di ferro necessarie stima il complesso dei lavori £ 307; tali interventi sono approvati con la firma di Botta Adorno e Dithmar di Schmidweiller il 28 maggio 176613. Come già registrato in passato, nonostante il riscontro di una

corte in pianta stabile a Firenze, la zona intorno alla villa continua a mostrarsi scarsamente sorvegliata e alquanto vulnerabile negli apparati esterni di corredo; rispetto ad altre residenze granducali, senz’altro la configurazione seicentesca, dettata dai parametri di una spazialità aperta alla fruizione del grande prato, ne limita il controllo.

A distanza di oltre sei mesi dall’arrivo del nuovo granduca la situazione della villa di Poggio Imperiale, nonostante alcuni lavori intrapresi, continua a presentare condizioni di accentuata inadeguatezza per la residenza della corte, come il conte viennese Francesco Orsini von Rosenberg (1723-1796) - già nominato soprintendente delle fabbriche granducali - riferisce all’imperatrice Maria Teresa a Vienna, scrivendo che mancano addirittura «numerose porte e finestre»14.

Con l’inizio dell’estate Pietro Leopoldo, nonostante le numerose criticità riscontrate nella fabbrica, continua a risiedere a Poggio Imperiale e decide di confermare lo stretto legame - anche di rappresentanza - tra la villa e lo stradone, andando a disciplinare gli accessi a quest’ultimo: a eccezione delle domeniche e altre giornate festive di precetto, l’ingresso non è consentito che ai soli autorizzati, escludendo «persone di condizione inferiore come gli artigiani»15.

Sicuramente il granduca si rende conto, in prima persona, delle inadeguatezze della villa - in parte già segnalate da Orsini di Rosenberg - che non permettono un soggiorno ottimale e ‘moderno’ della corte a Poggio Imperiale; per queste motivazioni sono coinvolte - con fare deciso - le competenze dello Scrittoio delle Reali Fabbriche. In conseguenza, dopo le opportune verifiche, il segretario Piombanti trasmette una nota al granduca per illustrare i miglioramenti ritenuti necessari a favorire le condizioni ottimali di soggiorno estivo della corte nella villa:

«è stato riconosciuto essere necessarissimo di costruirvi una nuova cantina, e medesimamente una conserva per il diaccio, atteso la gran quantità che se ne perde presentemente nel trasportarlo ogni giorno dalla città alla villa suddetta, e perché ancora gl’ufiziali della Dispensa dell’Altezza Vostra possino essere più comodamente, e più speditamente provvisti del diaccio che alla giornata puole abbisognargli. La spesa che ci vorrà per la costruzione di detta cantina dovrà pagarsi sopra la cassa dello Scrittoio delle Regie fabbriche di Vostra Altezza, trattandosi di un immediata dipendenza della suddetta villa, e la spesa della ghiacciaia dev’essere a carico dello scrittoio delle Reali Possessioni, dal quale furono già in antico fabbricate le altre conserve del diaccio, alcune delle quali furono consegnate all’Appaltator Generale conforme rilevasi dall’ingiunta memoria di N:° 1. Ed avendo l’architetto Giuseppe Ruggieri considerato, che fabbricandosi concordemente la

12 DA PRATO 1895, p. 75.

13 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 1977, Filza 11, Ordini, e rescritti da 29 gennaio al dì 18 giugno 1766, fasc. 39,

ins. 6. cc.n.nn.

14 ARK, Archiv Rosenberg, fasc. 65-359. Cfr. anche CONTINI 2002a, p.150. 15 BORRONI SALVADORI 1979, p. 1207.

ghiacciaia sopra la cantina, la suddetta rispettiva spesa ne diventerà assai minore, egli ne ha data la specificazione, che si presenta qui annessa a Vostra Altezza Reale sotto N:° 2, unitamente al disegno di N:° 3, lo che, secondo la di lui perizia, formerà in tutto la spesa di lire 11.057,10,8 da ripartirsi pro rata tra la cassa dello Scrittoio delle Fabbriche, e quella dello Scrittoio delle Possessioni nella forma che parrà più propria a Vostra Altezza Reale, restando solamente di aggiungervi, in quanto alla ghiacciaia la somma di lire 640 circa per la formazione dei laghi, dai quali dovrà ricavarsi il diaccio. E giacché la prima spesa della costruzione di detta conserva, e sue dipendenze non può essere a carico dell’Appalto Generale per il quale non sarà un tenue oggetto il doverla poi conservare in buon grado, il farla ogni anno riempire di diaccio, e il tenere provvisionata una persona che la custodisca, e ne cavi il diaccio da consegnarsi tempo per tempo a chi verrà a levarlo per servizio della Corte, sono non ostante pronti i deputati dell’Appalto suddetto a soffrire l’importare di detta prima spesa, purché, correntemente al rescritto del dì 19 ottobre 1763, ne venga egli reintegrato dal suo successore. Vi è inoltre da riflettere che gli sopra divisati aggravi dell’Appalto oltre, pagheranno di gran lunga l’importare del diaccio che verrebbe a perdersi per strada, se la Dispensa dovesse continovare a mandarlo a caricare al magazzino generale di Firenze con muli, e stanghe destinati a tal’effetto. Dovendosi anco considerare di qualche conseguenza, e spesa per la Dispensa medesima questo trasporto, che poco, o nulla costerà tenendosi provvista del diaccio la nuova proposta conserva: lo che può indurre Vostra Altezza Reale a farne soffrire la prima spesa dalla cassa dello Scrittoio delle Possessioni, quando non le piaccia che i prefati deputati dell’Appalto ne faccino il disborso mediante la surriferita condizione, tanto più che l’Altezza Vostra verrà ad acquistare uno stabile utile, che rimarrà in di lei proprietà, alla creazione del quale non puol essere obbligato l’Appaltator Generale sul semplice reflesso, che mediante tale stabilimento egli abbia da risparmiare qualche quantità di diaccio, che si consumerebbe nel trasporto di esso seguitando in avvenire l’attuale sistema, il qual risparmio, come già si disse, non è da paragonarsi con la spesa del mantenimento della nuova conserva, della riponitura del diaccio, e dei ministri che vi dovranno assistere»16.

Tra gli interventi ritenuti necessari c’è, quindi, quello di realizzare una ghiacciaia, che l’architetto Ruggieri con la Nota della spesa che sarà necessaria per fare una ghiacciaia, e sua cantina sotto, nella ragnaia contigua alla Reale Villa del Poggio Imperiale17 espone a Pietro Leopoldo i provvedimenti da

compiersi. Il disegno di Ruggieri illustra in pianta e in sezione la soluzione prevista (FIG. 49)18: la

zona interessata dalle opere è quella dell’angolo sud-est, subito fuori del giardino denominato bosco degli aranci, all’interno di quel piccolo barco denominato ragnaia. Il contenuto del documento fornisce ulteriori ed importanti informazioni: innanzitutto si evidenzia il luogo per la nuova cucina, articolata su due livelli, come si evince dalla presenza di una scala a due rampe, posizionato parallelo alla cucina vecchia, oltre la strada e collegata con la villa da un passo sotto la strada che unisce le cucine. Da quest’ultimo corridoio, in diagonale - con un angolo di circa 60° - è progettato un altro corridoio denominato passo sotterraneo che scende alla cantina; quest’ultima è di forma quadrata, con mura di notevole spessore, e coperta da una volta a crociera ribassata, che funziona da base di appoggio per il contenuto della soprastante ghiacciaia, a forma troncoconica rovesciata.

Il segretario Piombanti - il 16 agosto 1766 - si trova nella condizione di dover informare il giurista aretino Angelo Tavanti (1714-1782), segretario del Consiglio di Finanze, in merito alla rappresentanza fatta dall’Appaltatore Generale che chiede chi debba sostenere la spesa per la costruzione della nuova ghiacciaia con annessa cantina; per quest’ultima afferma: «essendo questo un comodo che formerà un’annesso della real villa, e che dovrà servire non agli appaltatori, ne alla fattoria, ma solo per Sua Altezza Reale, e per la sua corte, non vi è dubbio che la spesa dovrà posarsi sopra lo Scrittoio delle Reali Fabbriche che ha finora pensato a simili lavori»19. Il 19 agosto al

16 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 1978, Filza 12, Ordini, e rescritti dal primo luglio al dì 24 dicembre 1766, fasc.

9. cc.n.nn.

17Ivi, fasc. 16. cc.n.nn. 18Ibidem.

contrario, per la nota diacciaia, lo stesso Piombanti scrive a Tavanti, che allo Scrittoio delle Reali Fabbriche spetta il compito di stabilire il punto esatto dove collocarla, mentre sono a carico dell’Appaltatore Generale gli oneri della costruzione, in ottemperanza del motuproprio del 16 ottobre 1763. Piombanti afferma pure che l’Appaltatore Generale nel sostenere la spesa per la costruzione ne trae indirettamente vantaggio, compensando i costi che avrebbe dovuto sostenere per il trasporto del ghiaccio dalla città di Firenze fino a Poggio Imperiale, tra l’altro perdendone una cospicua quantità per strada20. Il segretario per semplificare le procedure e le attribuzioni suggerisce

al granduca di far fare entrambi i manufatti ad un unico soggetto, per poi farsi indennizzare dall’altra parte21.

In prospettiva degli ulteriori soggiorni in villa non sono trascurati neppure gli aspetti correlati allo svago, in particolare alle rappresentazioni teatrali, come evidenzia il conte Orsini di Rosenberg - il 6 ottobre 1766 - quando riferisce che lo Scrittoio delle Reali Fabbriche consegnerà al commesso della Real Guardaroba, Giovanni Dell’Agata, il legname che servirà per fare il palco per l’accademia «da farsi nella real villa del Poggio Imperiale» prendendo dal giardiniere di Poggio Imperiale «quello che serve per il pavimento della platea»22.

La prima autorevole notizia sui lavori intrapresi per il rinnovamento della villa riporta la data dell’11 marzo 1767, quando Pietro Leopoldo scrive allo Scrittoio delle Reali Fabbriche e Giardini, per riferire di aver ordinato che la Depositeria Generale provveda a trasferire nella cassa dello stesso Scrittoio «scudi duemila per la continuazione dei lavori che vanno facendo lo nuovo giardino in Boboli sotto la cerchiata, e scudi duemila per la nuova fabbrica del Poggio Imperiale»23.

La decisione del granduca è confermata anche dal segretario Francois, che lo stesso giorno comunica a Piombanti: «Per supplire ai lavori che si fanno alla nuova fabbrica della reale villa del Poggio Imperiale, la cassa della Real Depositeria metterà a disposizione di quella dello Scrittoio delle Fabbriche e Giardini la somma di lire 14.000 a titolo di soccorso straordinario»24.

Secondo una lettura a posteriori dell’iniziativa di Pietro Leopoldo per l’ampliamento e il rinnovamento della fabbrica di Poggio Imperiale s’intravedono le contaminazioni tra il capoluogo fiorentino e la cultura francese, con particolare riguardo agli ideali estetici di matrice illuministica. Le innovazioni introdotte a Poggio Imperiale identificano l’obiettivo di mettere a disposizione della corte lorenese ambienti allineati ai nuovi orientamenti di gusto estetico e di rappresentanza che si diffondono in molte aree europee25.

La collocazione della villa di Poggio Imperiale, a poca distanza dalla reggia di Palazzo Pitti e nella parte sommitale dell’omonima fattoria, offre al giovane granduca e alla consorte gli spunti per promuoverla a comoda vice residenza di corte, prediletta nella stagione estiva26.

Nelle intenzioni del granduca la villa di Poggio Imperiale rappresenta «un luogo dove fosse piacevole vivere ma anche lavorare», con l’aggiunta di un confacente numero di stanze e annessi necessari alla definizione di una reggia, secondo i dettami di una giusta modernizzazione degli spazi utilizzati dalla corte27. Le esperienze dei vissuti viennesi, in particolare, rappresentano «sollecitazioni

culturali più nuove di vita e costume», con particolare riguardo alle attribuzioni funzionali, agli

20 Ibidem. 21Ibidem.

22 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2231, Lettere dal 1766 al 1770, fasc. 1766 Firenze. c.n.n. 23 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 1979, Filza 13, Ordini, e rescritti del 1767, fasc. 13. c.n.n.

24 ASF, Segreteria di Finanze. Affari prima del 1788, 442, fasc. Villa, e giardino del Poggio Imperiale, ins. Ordini, e lavori in

particolare, c.n.n.

25 PANICHI 1979, p. 15. 26Ivi, p. 17.

schemi distributivi e agli ornamenti28. Ad ogni buon conto, il granduca trova a Firenze una nuova

predisposizione della cultura accademica locale per la promozione di nuove tendenze stilistiche, talvolta importate da varie aree europee29.

Il progetto iniziale di ampliamento sul versante occidentale e meridionale della fabbrica è da attribuirsi al coordinamento di Ruggieri, nonostante la storiografia abbia preso in considerazione