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La riconfigurazione in età napoleonica: fra progetti e realizzazion

(1801-1814)

Con la discesa in Toscana delle truppe napoleoniche e in seguito ai trattati di Lunéville, del 9 febbraio 1801, viene designato re d’Etruria Ludovico I di Borbone, fino alla sua scomparsa nel 1803: da quel momento gli subentra il figlio Carlo Ludovico, che viene supportato dalla reggenza della madre Maria Luisa di Borbone (1803-1807).

L’estromissione della corte asburgico-lorenese interrompe, per i primi anni dell’Ottocento, possibili iniziative di rilievo riconducibili alle fabbriche granducali: anche a Poggio Imperiale si registra una latente inerzia, ad eccezione delle ordinarie attività di mantenimento.

In un disegno di Antonio Terreni, inciso nel 1801 e denominato Veduta del Poggio Imperiale, si percepisce la facciata della villa che conserva interamente il linguaggio seicentesco di Giulio Parigi, ma una lettura dettagliata del documento evidenzia alcune manomissioni, con particolare riguardo agli smontaggi degli apparati scultorei e della balaustrata, che in origine costituivano il coronamento della parte sommitale della quinta prospettica in asse con l’ingresso principale. Anche la balaustrata inferiore, una volta a completa perimetrazione del grande prato, risulta per la maggior parte rimossa, ne rimangono solamente dei lacerti a ridosso delle antiche murature dei due bracci laterali che muovono dal medesimo fronte principale (FIG. 95)1.

La residenza granducale di Poggio Imperiale, intorno alla metà del primo decennio dell’Ottocento, inizia una fase di fermento progettuale2 dove il principale protagonista si identifica

nell’architetto Pasquale Poccianti3 - in servizio presso lo Scrittoio delle Reali Fabbriche - che è

incaricato di apportare le prime significative modifiche di ammodernamento della facciata principale (FIG. 96); i primi cambiamenti riguardano: l’inserimento di un portico sul fronte principale, una

diversa impaginazione e configurazione delle aperture al livello del primo e secondo piano, il posizionamento di un cornicione marcapiano tra il piano terreno e quello nobile, la demolizione dell’altana seicentesca, l’eliminazione della gronda aggettante della copertura con l’inserimento di una cartella in muratura4. Con quest’approccio Poccianti dimostra di aver assimilato il linguaggio diffuso

dagli insegnamenti di Paoletti, dimostrandosi pronto per l’attuazione di uno sperimentalismo che «possa affrontare senza complessi l’inserimento dell’antico»5. La progettualità di Poccianti risulta

fondata, fin da questi primi approcci con la fabbrica preesistente, sui canoni delle norme classiche attualizzate secondo una visione di elegante rivisitazione di stampo illuministico6.

In altri disegni coevi lo stesso Poccianti definisce una diversa soluzione per il nuovo portico, rialzato rispetto al piano del prato, con gradoni posti centralmente e ai lati del medesimo: la pianta, pur confermando la forma rettangolare, introduce la soluzione dei pilastri in sostituzione delle

1 F.FONTANI, Viaggio pittorico della Toscana, tomo 1, Firenze, 1801.

2 Sembra di poter enumerare il primo coinvolgimento di Poccianti a Poggio Imperiale nel primo anno del nuovo secolo,

quando si occupa «alle dipendenze del poco più anziano Giuseppe Cacialli, dell’ampliamento e rettificazione del lunghissimo cannocchiale» che unisce il piazzale di Porta Romana al grande prato della villa «secondo quel gusto per i grandi assi prospettici marcatamente neoclassico». Cfr. MOROLLI 1974, 92.

3 Poccianti è molto stimato dal direttore Boni, che lo ritiene molto abile e affidabile e lo ritiene all’altezza di operare sulle

presistenze, con operazioni di miglioria, senza interromperne la continuità storica, senza alterarne l’autenticità. Cfr. DI

CROCE 2005, pp. 30-31.

4 ASPS, Fondo Disegni, cartella N 8, c. 381. 5 BORSI 1974, p. 24.

previste colonne (FIG. 97)7. Nella definizione dell’alzato si evidenziano due livelli con aperture ad

arco a tutto sesto: in quello terreno la superficie esteriore è a bugne di materiale lapideo; a livello del piano nobile si prevede un’intonacatura con modanature di matrice classicheggiante (FIG. 98)8.

Un altro disegno in pianta e in alzato rappresenta la versione pressoché definitiva del portico che si andrà di lì a breve a realizzare; le assonanze con i rondeaux di Palazzo Pitti sono del tutto evidenti, sia nelle proporzioni geometriche che nelle impaginazioni delle bozze di pietra forte utilizzate per il rivestimento esteriore (FIG. 99)9.

Con il Profilo del nuovo portico Poccianti mette al pulito le soluzioni già elaborate e imposta la soluzione definitiva che prevede l’impiego del bugnato di pietra forte al piano inferiore e una galleria intonacata a quello superiore, con finestre rettangolari sui lati corti della medesima e cornicioni marcapiano aggettanti con mensolatura di supporto (FIG. 100)10.

Dalla Reale Segreteria di Finanze il 22 ottobre 1805 Cristofano Corsi, con il visto di Pontenani, scrive a Boni per fornire indicazioni di carattere operativo in relazione agli utilizzi della villa di Poggio Imperiale da parte della Regina reggente, a seguito del biglietto del senatore cavaliere Sergardi del 19 ottobre:

«Trasmetto a Vostra Signoria Illustrissima per l’uso opportuno a forma degli ordini veglianti, l’annessa nota del Primo Guardaroba Benassi pervenuta per il canale dell’Amministrator Generale della Reale Corte, e Guardaroba, di acconciami, ed altri lavori di fabbriche necessari farsi sollecitamente nella Reale Villa del Poggio Imperiale, prima che a Sua Maestà la Regina Reggente piacesse di trasferirvisi dopo terminata l’attuale villeggiatura autunnale. In questa congiuntura le comunico una copia di biglietto del prefato Amministratore, dalla quale rileverà la necessità di altri lavori da eseguirsi nel Reale Palazzo di Residenza, rapporto ai quali ella farà presente quanto occorre per il miglior servizio, conforme suggerisce anco l’Amministrator predetto in detto suo biglietto»11.

L’architetto Del Rosso dopo essersi recato sul posto, il 7 novembre scrive a Boni sui risarcimenti che occorrono alla villa: in particolare alla facciata tergale sono necessari lavori del legnaiolo e del magnano alle persiane che vanno ritinte di colore verde; inoltre, vanno rivisti e ritinti i portoni dì ingresso sopra e sotto la scala; vanno restaurate le persiane della facciata ovest e i telai e le imposte dei cinque finestroni della sala degli stucchi al piano nobile; le serrature delle porte interne; quindici stanze vanno riverniciate completamente e altre vanno ritoccate; le docce e i cannoni di latta devono essere ritinteggiati; «Alla tettoia prossima alla cantonata fra tramontana, e levante una conversa di rame si è piegata onde l’acqua ha penetrato ne piani inferiori». Inoltre Del Rosso scrive: «un inconveniente di maggiore importanza ho ritrovato nella nuova facciata di tergo consistente nell’essersi sollevati, e in parte in cotti i lastroncelli che coprono la cornice dell’attico, onde hanno perduto il loro pendio all’infuori, e ridotti ad avere una pendenza all’indentro»12. Termina la

relazione riferendo dei necessari rattoppi d’intonaco necessari alle scuderie e, in generale, afferma che serviranno circa un mese di lavori di muratori e manuali per un importo stimato in £ 3.06013.

Il 14 ottobre 1805 il Primo Guardaroba Gaspero Benassi scrive la Nota di acconciami, che sono necessari farsi nella Reale Villa del Poggio Imperiale dal Reale Scrittojo delle Fabbriche per non ridursi al tempo che deve portarvisi la Reale Corte e come al solito Boni, il 23 ottobre, incarica Del Rosso di verificare

7 ASPS, Fondo Disegni, cartella D 38, c. 604. 8 ASPS, Fondo Disegni, cartella O 26, c. 298. 9 ASPS, Fondo Disegni, cartella P 4, c. 180. 10 ASPS, Fondo Disegni, cartella N 14, c. 156.

11 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2043, Filza 75, Ordini, e rescritti dal primo settembre a tutto dicembre 1805,

fasc. 47, 22 ottobre 1805. Poggio Imperiale, e Palazzo Pitti perché venghino presi in considerazione alcuni lavori di fabbriche. cc.n.nn.

12Ibidem. 13Ibidem.

mediante sopralluogo14. Con allegata la relazione di Del Rosso il direttore scrive alla Regina il 7

novembre, suggerendo di fare i lavori in modo da evitare «l’incomodo del sito di vernice per la prossima primavera»15; con la firma di Corsi e il visto di Pontenani i lavori sono approvati il 14

novembre 1805.

Verso la fine dell’anno, l’8 dicembre, Sergardi si fa carico delle esigenze del cappellano di Poggio Imperiale, che supplica per avere un quartiere con i mobili, così come avviene a Poggio a Caiano e Pratolino. La situazione di Poggio Imperiale è diversa perché il precedente cappellano Ciullini non aveva tale privilegio, abitando nella casa paterna a Porta Romana; il nuovo cappellano Giuseppe Fortini, invece, abita in centro di Firenze. Sergardi individua la possibile soluzione nel podere di Barbadoro, poiché «avendo esaminati i quartieri spezzati che si trovano in quella Real Villa, hò potuto conoscere, che senza sconcerto del servizio della Real Corte in occasione di villeggiature, non vi si trovano locali adattati per assegnarsi al cappellano»16. La questione è esposta

alla Regina da Tommaso Corsini, che scrive dal palazzo reale il 10 dicembre, confermando la soluzione proposta da Sergardi. La casa di Barbadoro è in parte abitata dal guardaroba e in parte dal giardiniere. Il 31 dicembre Corsi, per conto di Maria Luisa, scrive a Boni per trattare i lavori da farsi per il quartiere del cappellano; a seguire si registra il sopralluogo di Del Rosso che il 10 gennaio 1806 risponde a Boni dicendo di essere stato alla «casa detta di Barbadoro annessa alla real villa del Poggio Imperiale per esaminare gli acconcimi occorrenti al quartiere destinato per uso di un cappellano»17; si

hanno una sala, due camere e una cucina al piano superiore e due cantine al piano terra, inoltre, c’è un’altra stanza al piano superiore a cui si accede dalla terrazza dove sbarca la scala esterna; i lavori per rimettere in ordine il tutto sono stimati in £ 358. La successiva proposta di Boni è formulata il 10 gennaio e approvata il 25 gennaio con ‘indicazione che il dipartimento di Finanze partecipi gli opportuni ordini, con la firma di Corsi e Pontenani18.

Il 18 aprile 1806 Luigi Rossellini - dalla Segreteria delle Reali Finanze e con il visto di Pontenani - scrive al senatore amministratore generale della Reale Corte e Guardaroba e al direttore dello Scrittoio delle Reali fabbriche per chiedere che «sia fatto dalla Real Guardaroba generale quel numero di tende che sia sufficiente a cuoprire il secondo cortile della Real Villa del Poggio Imperiale, ed un padiglione in quel real giardino a forma dell’annessa rappresentanza del signore cavaliere direttore dello Scrittoio delle Reali fabbriche»19.

Nel contempo, si definiscono alcune questioni che riguardano il personale in servizio presso lo Scrittoio delle Reali Fabbriche e che, a vario titolo, interagisce con le vicende della villa di Poggio Imperiale. In particolare, una suppliva avanzata alla Regina da Poccianti favorisce alcuni chiarimenti che Corsi il 24 aprile 1806 chiede a Boni. Nella sua supplica Poccianti afferma di servire lo Scrittoio da 13 anni: i primi sei a titolo gratuito, nei tre anni successivi a scudi 12 al mese e negli ultimi quattro a scudi 15 il mese. Il direttore Boni, a tal proposito, scrive il succesivo 2 maggio alla Regina reggente:

«L’età avanzata dell’architetto Paoletti, e quella non più giovane dell’ingegner Fallani di salute anche vacillante dividono ordinariamente le fatiche dello scrittoio trà l’ingegner Del Rosso, e l’ingegnere aggregato Pasquale Poccianti, come più giovani, e più attivi. Non posso negare, e per l’esperienza giornaliera, e per qualche cognizione dell’arte, che questo secondo vinca l’altro in attività precisazione di perizie, e di tare, e in gusto di

14 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2043, Filza 75, Ordini, e rescritti dal primo settembre a tutto dicembre 1805,

fasc. 67, 14 novembre 1805 Poggio Imperiale alcuni risarcimenti in quei quartieri. cc.n.nn.

15Ibidem.

16 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2044, Filza 76, Ordini, e rescritti dal primo gennaio a tutto aprile 1806, fasc.

12, 25 gennaio 1806. Poggio Imperiale per il quartiere da assegnarsi al cappellano della villa, e lavori al medesimo. cc.n.nn.

17Ibidem. 18Ibidem.

architettura; motivo per cui il buon servizio di Vostra Maestà mi richiama a servirmene più spesso. Ciò sia detto in discarico dell’biglietto della Regia Segreteria di Finanze del dì 11 gennaio scorso, che mi ordinava servirmi di tutti indistintamente escluso per l’età il Paoletti. Ma questo non è mai possibile farsi in qualunque amministrazione, non essendo ne i talenti, ne i caratteri degli uomini tutti uguali, e il conoscerne il merito, e l’attitudine alle varie incombenze, è una privativa del capo di ogni Dipartimento, che sinora ebbe la facoltà di scegliere nelle commissioni quelli nei quali hà più fiducia, come richiede la giustizia, dovendo esso infine esser responsabile della buona riuscita delle medesime. E altresì vero ciò che il detto ingegnere [riferito a Poccianti] espone riguardo ai lavori fatti nel Palazzo Pitti, immediatamente per servizio di Vostra Maestà: la felice riuscita della privata cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù nel quartiere da estate di Vostra Maestà, e il quartiere del conte Salvatico molto avanzato, e l’aggiunta al quartier reale della meridiana, che hanno incontrato la sua regia soddisfazione provano che è degno di essere parificato nella sorte agl’ingegneri dello Scrittoio, che è di lire cento quaranta il mese, avendone esso presentemente come aggregato sole cento. Quanto ad una gratificazione, che è solita accordarsi agl’ingegneri per i lavori straordinari, io riduco quelle dirette dal detto ingegnere a tre. Uno nella venuta in Firenze del Santo Padre; l’altro nel di lui ritorno da Parigi, e il terzo quello dei funerali di Sua Altezza Reale l’Arciduchessa suocera di Vostra Maestà Duchessa di Parma. Quelli pel Santo Padre consistenti negli apparati alle porte della città, per le quali entrò nel Reale Palazzo Pitti, e nelle chiese preparate a riceverlo nel suo ingresso in città, furono per l’angustia, e per la stravaganza del tempo così forzati, e incomodi per la salute e’ giorno, e notte, e così frà loro distanti, che senza la forza della gioventù, e una grande attività, non si sarebbero potuti eseguire nel breve tempo di una settimana, e mezzo. Anche i funerali suddetti furono l’opera di poco più di tre settimane di lavoro parimente forzati, quindi crederei proporzionandomi alle attuali circostanze del Regio Erario, che fosse degno di una gratificazione almeno di sessanta zecchini per tutte queste funzioni straordinarie sulla cassa della Regia Depositeria somma anche inferiore a quella che ebbe l’ingegner Del Rosso per due altri funerali, che con benigno rescritto del 24 settembre 1803 ne ebbe ottanta. Quindi piacendo alla cassa di questo Regio Scrittoio, e zecchini sessanta per una sola volta sulla cassa della Regia Depositeria clemenza di Vostra Maestà di esaudire le preci dell’ingegnere aggregato Poccianti, proporrei umilmente, che si compiacesse di parificarlo nella sorte ai due ingegneri Fallani, e Del Rosso, assegnandoli come a loro scudi dugentoquaranta l’anno di paga dalla cassa di questo r scrittoio, e zecchini sessanta per una sol volta sulla cassa della r depositeria a titolo di gratificazione per i lavori straordinari benignamente rescrivendo: concedasi e facciasi come si propone»20.

La Regina, convinta dall’esposizione di Boni, concede a Pasquale Poccianti, nel ruolo di aggregato allo Scrittoio delle Reali Fabbriche, una gratificazione di 20 zecchini una tantum da elargire dalla Reale Depositeria per il tramite della cassa dello Scrittoio; inoltre «che sia data piena esecuzione all’ordine contenuto nel biglietto della Reale Segretria di Finanze del dì 11 gennaio prossimo passato, e che nel rimanente si osservino le disposizioni dei ruoli veglianti». Le firma di approvazione sono della Regina Maria Luisa, di Pontenani e di Corsi21.

Il 16 maggio 1806 Poccianti, dopo sviluppato le giuste riflessioni, trasmette a Boni la soluzione per migliorare la facciata principale della villa di Poggio Imperiale:

«le rimetto in pianta, alzato, e profilo il disegno che lo riguarda. Nel concepirne le prime idee ho avuto in mira di combinare il comodo del suo uso, il decoro dell’edifizio, e qualche rapporto colle antiche dipendenze dell’edifizio medesimo. A tal fine il portico si avanza dalla linea del palazzo braccia 12 ½ , ed ha le due rampe per la montata delle carrozze con un dolce declive. La parte interna del portico indicato capace di ricevere, e difendere tre mute a sei cavalli, ha sufficiente estensione onde permetter loro di muoversi consecutivamente d’avanti alla porta, e di partirne con ordine. L’ornato esteriore di questo portico costituito di bozze continue nell’ordine delle antiche finestre terrene, che si conservano nei corpi laterali. Una scalinata continua per tutta l’estensione della luce degli archi è decorata nelle sue estremità da due fontane praticate al di sotto di due

20 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2045, Filza 77, Ordini, e rescritti dal primo maggio a tutto luglio 1806, fasc.

24, 24 maggio 1806. Poccianti Pasquale gli sia accordata una gratificazione di zecchini 20. cc.n.nn.

statue rappresentanti fiumi. La parte superiore del portico riunisce nel piano della antica fabbrica una loggia decorata di colonne nei fianchi della quale saranno due gabinetti compresi nei sodi del portico medesimo. Le finestre antiche del primo piano debbono ridursi ad una forma corrispondente, non permettendo la loro forma attuale di proseguirne il disegno nella nuova fabbrica. Il portico è coronato da un cornicione, e questo dovrà proseguirsi per tutta l’estensione della antica facciata. Egli è compito da uno zoccolo su cui dovrà porsi un ornato conveniente come per esempio l’arme reale, un gruppo di statue, una quadriga etc. La situazione della villa Cattani posta a San Matteo in Arcetri combina talmente con la reale villa dell’Imperiale, che da un certo limite dello stradone, per una nota illusione di prospettiva, apparisce situata sopra il suo tetto. Per togliere questa veduta mostruosa si costruì sull’ultimo limite della facciata della reale villa una ventola inelegante interrotta da tre archi aperti, a traverso dei quali, con effetto sgradevole, si introducono l’aria, e la luce. Onde togliere la disgustosa illusione della villa dei signori Cattani sopra il tetto della reale villa dell’imperiale, il mio disegno presenta un attico che serve di compimento, e di ornato al nuovo edifizio. La ristrettezza del tempo non permettendo di avanzare il lavoro descritto per la prossima villeggiatura al di là della prima bozza sopra allo zoccolo dei pilastri riduce la spesa necessaria per i fondamenti, scalinata d’avanti, cordonate laterali, volte, lastrico per il piano della loggia, zoccoli dei pilastri etc., alla somma di lire diciannovemilaseicentoottantadue dico £ 19.682»22.

L’architetto Poccianti allega alla relazione il Dettaglio della spesa occorrente pella costruzione della scalinata rampe etc. del nuovo portico da farsi alla facciata della reale villa del Poggio Imperiale, dove contempla i costi per le singole lavorazioni che prevedono: sterri, fondamenti, pilastri, volta, cordonato, lastrico, scalinate, basamenti per le statue e fontane e la rimozione «di una parte delle tettoie vecchie di legname per far la coperta»23. Il giorno successivo, con una esaustiva relazione, Boni illustra alla Regina la modifica

prevista al fronte principale della villa:

«La necessità di un riparo alla porta principale della real villa dell’Imperiale per entrare in carrozza al coperto dal’acqua, somministra naturalmente l’idea di un portico spiccato in avanti, cui si ascenda lateralmente per due cordonate, e per l’avanti con altrettanti scalini quanti ora sono al portone di detta villa. Si compiacque Vostra Maestà nelle udienze delle quali mi onora di gustare un progetto degno della Sua Real Persona, e che lascerà un monumento della sua magnificenza, e del suo genio pere le belle arti, e nello stesso tempo economico, poiché divisibile in più anni senza grave incomodo del Regio Erario. Consiste questo nel fare per quest’anno l’imbasamento di questo portico; nell’inverno venturo alzare il portico; e quindi in appresso il resto della facciata con comodo. Incaricato l’ingegnere Poccianti di fare un idea per questa nuova fabbrica, l’hà esibita negli annessi disegni, che hò l’onore di presentarle, e che mi sembrano abbellire quell’vasto palazzo, cui da tempo tutti desiderano una facciata degna di un sovrano. Nel più grande vedrà Vostra Maestà tutta la nuova facciata, come sarà quando sia compita. Nel foglio volante vedrà l’imbasamento del portico colle cordonate laterali, e la scalinata avanti, che pianeggia col portone della villa, e su cui per quest’anno si metterà un piccolo tetto di legno. Il lavoro è molto avanzato secondo questa prima idea già verbalmente approvata da Vostra Maestà, non essendovi tempo da perdere, mediante l’imminente villeggiatura. Qualora piacciono a Vostra Maestà i disegni, che hò l’onore di presentarle, non rimane altro se non che per mio discarico presso l’uffizio delle Revisioni, e sindacati si compiaccia di formalmente approvarli. Non devo però tacere a Vostra Maestà,