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La ‘parsimoniosa’ gestione nella prima stagione di Ferdinando

(1790-1801)

Il figlio secondogenito di Pietro Leopoldo e di Maria Ludovica di Borbone, che diviene granduca di Toscana con l’appellativo di Ferdinando III, si trova a gestire una pesante eredità, specialmente nel raffronto con una lunga stagione straordinariamente illuminata dalle iniziative del padre1. Nonostante la complessa situazione internazionale che condiziona anche le iniziative

granducali, la prima stagione di Ferdinando III, pur mancando di nuovi grandi interventi architettonici, è segnata da continue attente manutenzioni e adeguamenti del patrimonio esistente2.

Nell’ambito delle fabbriche granducali molte sono le lavorazioni ancora in corso per dare attuazione ai progetti approvati in precedenza; tuttavia nelle residenze di corte si registra una discreta compiutezza nelle modifiche ideate. Anche la villa di Poggio Imperiale, quella maggiormente interessata dai cambiamenti, si presenta con una nuova immagine, fatta eccezione per il fronte principale verso la città di Firenze, che continua a identificarsi nella progettazione seicentesca di Giulio Parigi. Per il resto si sono conclusi i lavori di ampliamento della villa e si sono messi ormai a regime gli annessi più importanti, come lo stanzone dei vasi, le scuderie, le rimesse, le cucine, la cantina, la ghiacciaia e altri manufatti complementari al giardino. Sono gli anni in cui si assiste al pensionamento graduale dell’anziano Paoletti, che tanto aveva operato sotto il regno di Pietro Leopoldo, e l’entrata in scienza del giovane Giuseppe Del Rosso - suo allievo all’Accademia fiorentina - che inizia ad occuparsi del mantenimento della fabbrica e dei suoi annessi.

In questi primi mesi del nuovo granduca, ma con una notevole continuità anche negli anni successivi, le vicende connesse alla villa di Poggio Imperiale sono segnate principalmente dai criteri e dagli interventi di ordinaria amministrazione che si possono ricostruire grazie alle notizie che emergono dai tanti documenti rinvenuti3.

A fronte degli interventi prevalentemente a carattere minimale, la corrispondenza tra gli uffici granducali - nell’ambito della gestione delle fabbriche - è molto intensa, specialmente nei riferimenti contabili e con particolare riguardo ai contributi spettanti alla Segreteria della Corona e di Corte nei confronti dello Scrittoio delle Reali Fabbriche, ufficio deputato al mantenimento e miglioramento delle ville e palazzi utilizzati dai sovrani e dal loro seguito. È significativa di questi rapporti istituzionali la nota scritta il 3 giugno da Federico Carlo Huart e Bartolini al direttore dello Scrittoio, sulla dimostrazione delle entrate e delle uscite redatta il 19 marzo da quest’ultimo:

1 Come già riportato nel capitolo precedente, a seguito della scomparsa del fratello maggiore, Pietro Leopoldo abdica al

trono toscano per acquisire la corona asburgica. Ferdinando III non ripudia mai le riforme paterne che avevano innalzato la Toscana a livello europeo; purtroppo per lui subentra al padre in un periodo non facile, che vede da prima gli echi della Rivoluzione Francese e poi la presa di potere di Napoleone, al punto di ritirarsi in esilio a Vienna nel 1799 e costretto ad abdicare nel 1801.

2 DI CROCE 2005, p. 28.

3 Un esempio curioso si registra alla fine della primavera del 1791, quando il giardiniere della villa Vincenzio Geri scrive

una nota al direttore dello Scrittoio delle Reali Fabbriche per lamentarsi della presenza di cinque cani che danneggiano sia le piante che stanno nei vasi che quelle messe a terra. Geri rammenta che sono «discendenti da i due, che partirono per Vienna della razza americani» e propone di tenerne solamente uno, per la guardia del giardino, e di poter procedere a disfarsi degli altri quattro. Secondo quanto previsto dalle procedure ufficiali, il 16 giugno dello stesso anno Huart e Bartolini scrivono al direttore delle Fabbriche che il consigliere amministratore generale e direttore della Segreteria della Corona e di Corte ha comunicato che Geri può cedere i quattro cani dando priorità a eventuali richieste dei fattori e giardinieri del granduca presenti nei dintorni di Firenze. Cfr. ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2009, Filza 41, Ordini, e rescritti dell’anno 1791, dal primo gennaio a tutto giugno, fasc. 92, 16 giungo 1791. Cani alla custodia del giardiniere del Poggio Imperiale perché gli sia dato esito. c.n.n.

«ha comandato significarsele su’ i concordi riscontri e informazioni dei signori direttore dell’Uffizio delle Revisioni e Sindacati, e computista generale Jacopo Zipoli, non esservi nulla da opporre relativamente alla reintegrazione dovuta alla cassa delle Fabbriche per parte di questa dalla Corona e di Corte di £ 3.273,4,4, che si fa risultare in credito alla prima, in conseguenza di che se ne trasmette in questo giorno medesimo l’ordine di pagamento per impostarsi nelle rispettive scritture secondo i metodi convenienti»4.

Negli aspetti pratici, seppur legati al protocollo ufficiale, al tempo di Ferdinando III, per l’utilizzo della villa di Poggio Imperiale si confermano le dinamiche di corte messe a punto dai suoi genitori, come conferma Huart con la nota dell’8 luglio 1791, vistata da Bartolini nell’ambito delle attività della Reale Segreteria della Corona e di Corte, per riferire che il giorno successivo, il secondo sabato del mese, il granduca inizierà la «sua estiva villeggiatura alla real villa del Poggio Imperiale»: per questa ragione chiede al direttore dello Scrittoio delle Reali Fabbriche di provvedere a far innaffiare quotidianamente lo stradone5.

Un esempio significativo delle attenzioni della corte lorenese per lo stradone è rappresentato dal disegno, in pianta e sezione, che ne illustra gli accorgimenti messi in opera per la regimazione delle acque piovane e l’illuminazione sui due lati, a ridosso delle alberature (FIG. 94)6; le attenzioni

del governo lorenese per dare luce nelle ore notturne alle strade e agli scenari urbani è stato affrontato fin dal 1769 anche da Pietro Leopoldo7.

Tra le varie memorie e rappresentanze compilate, è doveroso menzionare quella del segretario dello Scrittoio delle Reali Fabbriche Guglielmo Libri che illustra al nuovo sovrano, per il tramite della Segreteria di Finanze, le spese che sono occorse per la gestione della villa di Poggio Imperiale in un anno di esercizio, dal primo novembre 1790 al 31 ottobre 1791: per il mantenimento £ 11.589,4,8 e per i lavori straordinari £ 19.726,9,8, sommando complessivamente £ 31.315,14,48.

I soggiorni della corte presso la villa sono accompagnati, in alcune circostanze, da implicazioni gestionali che proseguono anche quando la medesima ha lasciato la nobile dimora. Un esempio significativo si registra il 12 gennaio 1792, quando il direttore dello Scrittoio Libri scrive al senatore Bartolini - consigliere intimo attuale di Stato, e di Finanze, amministratore generale e direttore della Reale Segreteria della Corona - per riferire che Vincenzio Gheri, giardiniere a Poggio Imperiale, è preoccupato dalla presenza del cervo lasciato dalla granduchessa alla fine della villeggiatura, che risulta un onere aggiuntivo per le spese di custodia e mantenimento9.

Nella trattazione degli spazi esterni è confermato ulteriormente - in quest’ultimo decennio del Settecento - il mantenimento dello stretto legame tra la villa e lo stradone, come attestato il 21 gennaio 1792 da Angelo Fonteboni - assistente dello Scrittoio delle Reali Fabbriche - per conto del suo direttore Libri, con la firma della «Nota in cui sono notati tutti quei contadini, i quali riceveranno

4 Ivi, fasc. 69, 3 giugno. Patrimonio della Corona approvazione della dimostrazione a tutt’ottobre 1790, e soppressione di contingente, e

variazione proposta sul metodo della scrittura. c.n.n. Huart e Bartolini scrivono dalla Segreteria della Corona e di Corte.

5 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2010, Filza 42, Ordini e rescritti dell’anno 1791 dal primo luglio a tutto dicembre,

fasc.107, 8 luglio 1791. Poggio imperiale perché sia innaffiato lo stradone che conduce alla Reale Villa durante la dimora della Reale Corte.

c.n.n.

6 ASCF, Fondo Disegni, 2852.p

7 BORRONI SALVADORI, 1979, pp. 1274-1275.

8 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 521, Stato dello Scrittoio delle Reali Fabbriche dal 1775 al 1790 e rendimento di

costi del Direttore Guglielmo Libri del 1792, fasc. Dimostrazione di tutto ciò che concerne l’entrata, e uscita del Reale Scrittoio delle Fabbriche, e Giardini per quelle di conto della Reale Corona in Toscana e in Roma dal primo novembre a tutt’ottobre 1791. c.n.n.

9 La vicenda si conclude con la decisione del granduca, formalizzata con rescritto del 16 gennaio 1792, firmato da Huart

e Bartolini, che stabilisce: «con le debite cautele accompagnare il cervo del quale si tratta per rilasciarsi libero nella macchia di San Rossore», previa concertazione tra il soprintendente delle Reali Possessioni in Pisa e lo Scrittoio delle Reali Fabbriche. Cfr. ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2011, Filza 43, Ordini e rescritti dal primo gennaio a tutto giugno 1792, fasc.7, 16 gennaio 1792cervo che si conservava alla custodia del giardiniere del poggio imperiale perché sia mandato in san rossore. c.n.n.

l’accesso per il reale viottolone dell’ Poggio Imperiale, con il solo barroccio, carrettone, e suoma, secondo l’ordine dell’illustrissimo signore direttore delle Reali Fabbriche, e Giardini di Sua Altezza Reale, da osservarsi con esattezza dalla signora Maddalena custode delle chiavi delle catene»10. Sono

riportati i nominativi di 14 contadini che, in via del tutto eccezionale e in deroga alle disposizioni vigenti, sono autorizzati al transito.

Sempre con riferimento alle usanze ereditate dalla stagione sovrana precedente, Ferdinando III ritiene di dover introdurre un maggiore rigore e formalismo nelle vicende legate alla quotidianità della presenze in villa; un’importante riprova di quest’indirizzo si ritrova nel rescritto firmato da Bartolini e Huart il 31 gennaio 1792. Con questo provvedimento il granduca proibisce «che dalle reali camere sia accettato qualunque presente di primizie, e di generi commestibili che vengavi presentato dai giardinieri dipendenti da codesto regio scrittoio»; al contrario stabilisce che «dovranno però esibire in vendita alla Dispensa, quando ad essa piaccia di farne l’acquisto, come richiedono i veglianti regolamenti». Tutti i giardinieri delle ville sono obbligati a sottoscrivere per presa visione e accettazione la nuova regola11.

All’inizio della primavera del 1792 anche nello Scrittoio delle Reali Fabbriche si operano alcuni cambiamenti nelle attribuzioni spettanti ai vari funzionari; in particolare l’architetto Paoletti, indiscusso protagonista delle recenti trasformazioni della villa di Poggio Imperiale, dopo esser stato incaricato di svolgere il ruolo di archivista, in base al regolamento del 23 dicembre 1791, su rappresentanza del direttore dello Scrittoio del 25 febbraio, viene dispensato da queste incombenze, vista anche l’età avanzata e il prestigio indiscusso; dalla Segreteria di Finanze lo confermano, il 23 marzo, Pontenani e Di Schmidweiller12.

A seguito di diverse criticità segnalate il 25 luglio 1793 dall’architetto cortonese Onofrio Boni (1743-1818), direttore pro-tempore dello Scrittoio delle Reali Fabbriche13, il giorno seguente

Alessandro Pontenani - dalla Real Segreteria di Stato, Finanze, e Guerra con il visto di Luigi Di Schimdveiller - gli riferisce che Ferdinando III ha determinato che debbano sussistere le condizioni per

«farsi leciti contro le regole di buon servizio di commettere lavori nelle fabbriche dipendenti dal detto Scrittoio senza attendere, se siano, o’ nò approvati dalla Reale Altezza Sua, come pure di far por mano ai medesimi senza averne fatto il preventivo disegno, e perizia [...] d’invigilare, che non segua alcuna variazione nell’esecuzione del lavoro stesso, né resti sospeso, dovendo ciò dipendere unicamente dal direttore pro tempore, e non da altri [...] a richiesta dei capi dei dipartimenti di far dei lavori nello stabile del loro uffizio, debba da questi avanzarsi a Vostra Signoria Illustrissima l’istanza munita della loro firma, in seguito della quale spetterà a lei, o’ di commettere il lavoro, qualora lo creda necessario, e sia nelle sue facoltà, o’ di renderne conto in caso diverso, secondo il consueto per attendere la sovrana resoluzione, dovendo l’istesso

10 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2020, Filza 52, Ordini, e rescritti dal primo luglio a tutto dicembre 1796, fasc.

67 ½, Corona 27 ottobre 1796. Poggio Imperiale. Nota dei soggetti, che debbono avere il transito libero per lo stradone. cc.n.nn.

11 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2011, Filza 43, Ordini e rescritti dal primo gennaio a tutto giugno 1792,

fasc.18, 31 gennaio 1792. Giardinieri dei Reali Giardini perché si atterghino in avvenire di portare i prodotti alla camera. cc.n.nn.

12 Ivi, fasc.49, 23 marzo 1792. Paoletti Gaspero architetto dispensato dalle incombenze di archivista [...]. cc.n.nn. Nel medesimo periodo, il 6 aprile 1792, la Segreteria di Corte e della Corona si pronuncia in merito alla disciplina delle modalità di contabilizzazione dei proventi legati alla somministrazione dei fiori e degli agrumi e altre essenze vegetali alla farmaciaa primavera del 1792. Crf. Ivi, fasc. 54, 6 aprile 1792. Patrimonio della Corona perché paghi alla cassa dello Scrittoio £ 40.679,5,2 per rimborso di credito col medesimo a tutto ottobre 1791. E perché dal direttore dello Scrittoio siano rimesse le convenienti proposizioni per l’aumento della dote annua di £ 50.000, cc.n.nn.

13 Boni è nominato direttore con rescritto del primo gennaio 1793; nel 1799 viene sospeso dall’incarico fino al 1801,

quando viene reintegrato da Ludovico I di Borbone; con la soppressione dello scrittoio nel 1808 vien nuovamente allontanato; è richiamato nuovamente in servizio nel 1814 con il rientro di Ferdinando III in Toscana; nel 1815 per l’età avanzat alscia il posto ad Andrea Nuti. Cfr. DI CROCE 2005, p. 33.

sistema osservarsi da quelli ai quali incombe di far noto allo Scrittoio ciò che bisogna alla giornata nel Palazzo di Residenza, e suoi annessi [...]»14.

La nota è chiaramente a valersi nei confronti degli ingegneri e degli assistenti ai lavori dello Scrittoio, che vengono informati per il tramite dei capi e soprintendenti dei dipartimenti e uffici che gestiscono gli stabili granducali.

Oltre a lavori di manutenzione legati al mantenimento delle strutture architettoniche, il 31 agosto 1793 a seguito di opportuna segnalazione fatta da Vincenzo Gori - giardiniere della villa di Poggio Imperiale - Boni incarica l’architetto Giuseppe Del Rosso - già allievo di Paoletti - di verificare le problematiche relative alla conservazione di alcune piante nel periodo invernale. In particolare si chiede di far mettere un controsoffitto di stuoia al di sotto del solaio di copertura del locale dove è stata collocata una nuova stufa nella primavera precedente, affinché «possa mantenersi entro la medesima quel calore, che è necessario per le piante, che si devono conservare nella medesima»15. Del Rosso dopo tre giorni, a seguito del sopralluogo effettuato, risponde al direttore

dello Scrittoio affermando che il provvedimento richiesto è «troppo utile, e necessario alla conservazione delle piante da stufa affidate alla di lui vigilanza, il quale consiste nello stoiare lo stanzoncino a tale effetto destinato. Questa stuoia dovrà seguitare l’inclinazione del detto con fasciare ancora le travi per non perdere altezza, in verità un poco troppo limitata»16. Considerando

l’utilizzo di circa 340 braccia di stuoia prevede una spesa di £ 510 e Boni, senza indugiare, il 5 settembre dispone che l’assistente procuri il legname che serve e la collaborazione del legnaiolo Grascimelli. In ogni caso, tenendo conto delle procedure da seguire, Boni scrive di seguito al senatore cavaliere Luigi Bartolini - consigliere intimo attendente di Stato e amministratore generale del Patrimonio della Reale Corona - per illustrare il caso e la soluzione di fasciare le travi con la stuoia prospettata da Del Rosso, non potendola mettere in piano a causa della poca altezza con cui la stanza è stata costruita. Il direttore dello Scrittoio manifesta una certa indecisione sulla questione e scrive:

«Questa costruzione mi ha fatto dubitare di una utilità considerabile all’effetto per cui si domanda; e in questa veduta dopo di aver dato la commissione all’assistente, hò risoluto di sentire l’oracolo di Vostra Eccellenza, acciò si compiaccia di farmi sapere se anche nel dubbio di un completo vantaggio io la deva ordinare, giacchè ebbi non è gran tempo un’ ordine assoluto di non fare eseguire per piccoli oggetti spese considerevoli nei Regi Stabili».

14 ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2014, Filza 46, Ordini, e rescritti dal primo luglio a tutto dicembre 1793, fasc.

156, 26 luglio 1793. Scrittoio delle Reali Fabbriche, e suo direttore pro tempore sopra l’istanze di dare tanto agli ingegneri, di detto Scrittoio che all’assistente ai lavori il medesimo, gli ordini infrascritto per tutto ciò che sarà stato loro commesso, come anco sulla facoltà di sospenderli dal servizio, e dalla provvisione in tutti i casi di arbitrio, inobbedienza, o ritardo nell’esibizione dei disegni, e piante commesseli.. cc.n.nn. A

seguito di ulteriore ordine dello Scrittoio del 23 agosto 1792 è autorizzato il libero transito ai barrocci condotti dai figli e garzoni della signora Teresa, vedova Chelazzi, mugnaia di San Felice a Ema. Con altro ordine del 25 agosto successivo è accordato il passo anche alla carrozza del signor Pietro Bicchierai e della sua famiglia. (Cfr. ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2020, Filza 52, Ordini, e rescritti dal primo luglio a tutto dicembre 1796, fasc. 67 ½, Corona 27 ottobre 1796. Poggio Imperiale. Nota dei soggetti, che debbono avere il transito libero per lo stradone. cc.n.nn.). Il 31 luglio 1793, dalla Segreteria di

Finanze, Pontenani scrive a Boni per istruirlo su come indottrinare Uberto De Nobili, aiuto direttore dello Scrittoio delle Reali Fabbriche, che probabilmente dimostra un comportamento troppo rigido e poco incline al dialogo e alle giuste maniere: «faccia sentire al predetto aiuto, che il vero mezzo di farsi obbedire, e rispettare dai subalterni è quello di trattarli convenientemente, e con decenza [...]». (Cfr. ASF, Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche (lorenesi) n. 2014, Filza 46, Ordini, e rescritti dal primo luglio a tutto dicembre 1793, fasc. 151, 31 luglio 1793. De Nobili Uberto aiuto direttore dello Scrittoio di Fabbriche [...]. cc.n.nn.).

15Ivi, fasc. 195, 13 settembre 1793. Poggio Imperiale Reale Villa, e giardino della medesima. Stufa destinata al servizio del giardino

predetto. Sopra l’esecuzione di alcuni lavori accorrenti alla stufa dell’indicato Reale Giardino per renderla più calda e attiva. cc.n.nn.

A testimonianza delle attenzioni per il contenimento delle spese, il granduca - per il tramite di Bartolini e Huart - il 13 settembre 1793 approva il lavoro, ma ammonisce: «fermo stante la competente semplicità e possibile economia»17.

Nel frangente delle ristrettezze economiche, si affaccia un nuovo protagonista sulla scena delle successive iniziative granducali rivolte alla gestione del patrimonio delle residenze della corte; infatti, il 19 gennaio 1794, dalla Reale Segreteria di Stato e Finanze, Corsini e Di Schmidweiller scrivono al direttore delle Fabbriche per illustrare che

«Sua Altezza Reale volendo provvedere al rimpiazzo del posto d’apprendista in codesto scrittoio vacato per la dimissione accordata ad Ignazio Gatteschi, vi destina nella medesima qualità Pasquale Poccianti, affinchè possa applicarsi a quei studi particolari che sono propri di codesto Dipartimento, e ne’ quali Vostra Signoria Illustrissima ha rappresentato essere esso bene iniziato, e con che per tal destinazione non sia mai per acquistare titolo, ne diritto veruno ad una provvisione, e molto meno ad un’ impiego stabile se prima non dia prove tali da rendersene meritevole, al qual’effetto ella dovrà annualmente informare la Reale Altezza Sua per mezzo di questa Segreteria de’ di lui portamenti»18.

La gestione ordinaria della villa continua a essere oggetto delle attenzioni dall’assistente Fonteboni, che il 14 febbraio 1794 scrive al direttore delle Fabbriche per riferire sulle perdite del condotto, tanto che «allo stanzone delle piante dell’Imperiale suddetto ne arriva tanta puoca, che non serve ad’ annaffiare la metà delle piante, allor quando ne hanno bisogno»: pertanto Boni commissiona il sopralluogo all’architetto Pietro Conti, anche lui in servizio allo Scrittoio delle Reali Fabbriche19. A seguito dei riscontri effettuati, il 19 marzo 1794, Conti riferisce al cavaliere Boni: «in

primo, luogo dall’ non essere abbastanza rinfrescate le polle delle sorgenti nel corrente anno di siccità»; descrivendo il condotto aggrumato afferma: «i bottini medesimi che interpolatamente si trovano nel corso del riferito condotto hanno una distanza considerevole dall’uno all’altro» e suggerisce di farne nuovi dove si metteranno le sverze e chiosa dicendo che se questi lavori le acque dovessero continuare ad esser insufficienti «allora si potranno prendere altri compensi per aumentarle, i quali non credo difficili per le osservazioni fatte, riserbandomi di esporli, alle circostanze, e dopo rinnovata altra visita»20.

Il 26 marzo Boni scrive al granduca per illustrare alcuni lavori da eseguirsi alle fabbriche e al punto terzo della relazione riferisce della nota di Conti per il condotto di Poggio Imperiale, che ha sancito perdere molta acqua per essere «molto aggrumato nella sua maggiore estensione». La proposta di Conti prevede di sgrumare il condotto e ripulire i bottini, le conserve e gli sciacquatoi, aggiungendo: «ma siccome perciò fare, essendo i presenti bottini assai distanti, converrà fare dei tagli nel terreno per introdurvi le raspe sverghe etc. egli propone, che per comodo di dovere in avvenire rifare simile operazione, quando occorresse, si costruissero almeno altri quattro bottini di nuovo, per i quali, e per la ripulitura del condotto egli annunzia la spesa di £ 780 secondo si può calcolare sopra