• Non ci sono risultati.

Come ha ben sottolineato Claudio Greppi, nel XIII secolo, la forma di abitazione sparsa prevalente nei dintorni della città, doveva comprendere una torre (isolata o meno)180, e con ogni

probabilità a poggio Baroncelli ve n’era una collocata sul lato destro della facciata principale (considerando come punto di vista l’attuale asse di simmetria del prospetto principale). Tale collocazione è desunta dal famoso affresco dell’Assedio di Vasari (FIGG. 1-2)181. La veduta che spazia

sulle colline dell’Oltrarno, ritrae la villa Baroncelli in basso a sinistra, nei pressi del convento di San Matteo, nella sua facciata tergale182; un muro perimetrale merlato cinge al suo interno una serie di

volumi che in parte si addossano a tale recinto e in parte si innalzano isolatamente. In particolare si evidenziano due fabbriche a guisa di torre, entrambe a pianta quadrata: la più grande sembra posta al centro del recinto fortificato, la più piccola si trova nell’angolo nord-orientale. L’identificazione di tale immobile con la villa di poggio Baroncelli è stata desunta dalla lettura di un passo dei Ragionamenti, ovvero il libro pubblicato postumo dal nipote del Vasari (1588), dove vengono chiariti i significati simbolici e iconografici degli affreschi realizzati in palazzo Vecchio183. Tale testo riporta

dunque la sequenza dei dialoghi svoltisi durante sei giornate fra Giorgio Vasari (G) e il principe Francesco (F). Nella seconda giornata, al quarto Ragionamento, i due personaggi concentrano la propria attenzione sull’area attorno al colle di Arcetri:

«F. […]: ma passiamo con l’occhio più oltre; quel vicino al bastione di San Giorgio mi pare il palazzo del Barduccio, ed accanto mi par quello della Luna.

G.: Signore, e’ son essi; nell’uno stava alloggiato il signor Marzio Colonna; in quel del Barduccio alloggiava il signor Pirro da Castel di Piero. In questa parte di qua, dove vede il monasterio delle monache di San Matteo, intorno intorno sono alloggiati i Lanzi con le lor tende in su la piazza, facendo varie cose: l’esercizio loro non ha bisogno d’interprete, perché Vostra Eccellenza lo conosce. Giù più basso è il palazzo de’ Baroncelli con la gente spagnuola alloggiata ed attendata; e sotto ho fatto il luogo e steccato, dove combattè Giovanni Bandini e Lodovico Martelli, Dante da Castiglione e Berlino Aldobrandi; lassù in quel palazzo de’ Taddei era alloggiato il duca di Malfi, ov’è sul tetto quella bandiera»184.

Tali parole sono sufficientemente esplicative per individuare sia il palazzo circondato dalle tende dell’esercito imperiale, sia il luogo del combattimento rappresentato con le figure duellanti entro un circolo di uomini185. Daniela Lamberini analizzando gli affreschi nei tondi nella sala di

Cosimo I in palazzo Vecchio186 ha giustamente notato come spesso vi siano discordanze fra quanto

179 Ivi, p. 247.

180 GREPPI 1996, p. 208.

181 Firenze, Palazzo Vecchio, Sala Clemente VII.

182 Sull’identificazione di palazzo dei Baroncelli all’interno dell’affresco vasariano concordano sia Ornella Panichi che

Ettore Allegri e Alessandro Cecchi. Si vedano i testi di: ALLEGRI-CECCHI 1980, p. 171, fig. 34-21, n. 14; PANICHI 1973,

pp. 40-41 nota 5.

183 TINAGLI BAXTER 1985, PP.83-93;PASSIGNAT 2015,183-201. 184 VASARI 1588.

185 A mio avviso l’identificazione di villa Taddei è errata nel testo di Allegri-Cecchi (si veda: ALLEGRI-CECCHI 1980, p.

171, fig. 34-21, n. 15) e deve essere ricondotta all’edificio con bandiera sull’estrema sinistra dell’affresco all’altezza del convento di San Matteo, come effettivamente è tutt’oggi possibile vedere (vedi ‘villa Curonia’ in LENSI ORLANDI

CARDINI 1954,II,pp. 95-96; ZANGHERI 1989a,pp. 398-399).

descritto nei Ragionamenti e quanto invece dipinto nelle sale del palazzo187; nel caso dell’Assedio

sembra però possibile trovare un riscontro. L’attendibilità delle parole vasariane - fatti salvi ovviamente gli aggiustamenti di tipo ottico realizzati per migliorare la visibilità di alcuni elementi importanti dell’affresco188 - è attestata da uno schizzo di sua mano, posto all’interno di uno

Zibaldone di disegni, conservato presso l’Archivio vasariano di Arezzo. Tale disegno infatti è identificato dalla letteratura come ‘disegno preparatorio’ dell’affresco189: in esso sono

sommariamente rappresentati il fiume Arno con i suoi ponti, le mura della città vista da sud con tutte le porte e le innumerevoli ville delle colline intorno alla città, segnalate tramite il relativo appellativo scritto di mano del Vasari190. Fra queste ultime appare anche un’immobile dei Baroncelli,

come già individuato da Alessandro Del Vita nel 1938: «a destra ed in basso a destra San Miniato, Giramnotino, Giramonte, Gallo, Barocello, San Gaggio. Non è improbabile però, come farebbero supporre gli appunti del Vasari - e specialmente quello riferito alla scaramuccia avvenuta a San Salvi fra le truppe fiorentine e quelle imperiali - che questo schizzo sia usato dal Vasari come un promemoria per il passo dei Ragionamenti in cui viene descritto l’affresco rappresentante l’assedio di Firenze, ove il Vasari racconta l’ingegnoso sistema da lui usato per ridurre quel che tiene venti miglia di paese in sei braccia di luogo misurato»191. Filippo Camerota accenna alla possibilità che Vasari

abbia avuto a disposizione una pianta misurata della città, oltre allo schizzo sopraddetto, per la realizzazione del suo affresco192. Poiché siamo a conoscenza di un ulteriore incarico di rilevamento

topografico affidato al Vasari nel 1556193, è logico ritenere che quest’ultimo conoscesse molto bene

le emergenze architettoniche che si trovavano dislocate nelle colline attorno alla città e, fra queste, anche il palazzo dei Baroncelli con la sua presunta torre; per questo motivo ritengo plausibile l’ipotesi che l’immobile rappresentato dal Vasari abbia una verosimiglianza con la reale consistenza della villa dei Baroncelli, a quella data. Fra l’altro, il retro della villa raffigurato nell’affresco vasariano presenta, a mio avviso, qualche elemento di similitudine con la Veduta dalla parte di dietro della villa del Poggio Imperiale, realizzata da Baccio del Bianco dopo gli ampliamenti seicenteschi di Maria Maddalena d’Austria (FIG. 11)194. L’area perimetrale del muro merlato dell’affresco è a grandi linee

confrontabile con i bassi edifici perimetrali che lasciano spazio al loro interno a due giardini (o piazzali) ritratti dall’artista seicentesco, mentre la dislocazione del corpo di fabbrica cubico centrale - ove si apre il grande portone di uscita, ovvero quello sovrastato dalla bandiera svolazzante - e la vicina torre dell’affresco vasariano, potrebbero corrispondere con il disegno di Baccio Del Bianco ove compare il volume del cortile centrale (a quest’epoca soprelevato), dotato anch’esso di portone d’uscita arcuato, e affiancato da un ulteriore corpo di fabbrica ingentilito da finestre bugnate sulla

187 Ivi, pp. 326-327: «La descrizione è alquanto confusa e lacunosa, tipica della disinvoltura con cui il Ragionatore

affronta l’architettura, la pittura o la scrittura stessa delle Vite. […] la stessa disinvoltura è adottata per descrivere sia il

tondo dell’Elba che quello di Cosimo fra i suoi artisti; anche qui la narrazione non coincide esattamente, come se il ‘pedante calchista’ stesse ricostruendo la scena a memoria».

188 Come ad esempio «il sensibile spostamento a sinistra di porta San Gallo che altrimenti sarebbe risultata nascosta dalla

cupola del duomo» (CAMEROTA 2001, p. 97).

189 Lo Zibaldone di Giorgio Vasari è conservato presso l’Archivio Vasariano di Arezzo. (AVA, Codice 31, Zibaldone, c.

90). E’ stato pubblicato per la prima volta da Alessandro Del Vita nel 1938. Si veda: VASARI 1938, pp. 198-199 e, più

recentemente, da CAMEROTA 2001, p. 98 e MAZZANTI 2008, p. 244, fig. 184. Vedi anche: ALLEGRI-CECCHI 1980, p.

171; PASSIGNAT 2015,183-201.

190 VASARI 1938, p. 198. 191Ibidem.

192 «Vasari poi procede a confrontare i dati della pianta (non quella schematica ma quella misurata che non possediamo)

con la misura degli angoli di posizione delle maggiori emergenze rispetto alla linea di tramontana». Vedi: CAMEROTA

2001, p. 98.

193Ivi, p. 97. 194 GDSU, 150 P.

sinistra. Quest’ultimo corpo di fabbrica venne ‘duplicato’ sull’ala destra del palazzo per motivi compositivi, com’è facile desumere dal confronto con la pianta del piano terreno della villa realizzata da Giorgio Vasari il Giovane, denominata Baroncelli dell’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signore Don Verginio Orsino Duca di Bracciano ed bellissimi prati intorno (FIG. 7)195.

Ulteriore elemento probante la presenza di una torre presso le case dei Baroncelli è costituito da una serie di disegni di Antonio da Sangallo il Giovane conservati presso il Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi196, datati attorno al 1525-1527197, che testimoniano una campagna di

rilevamento compiuta da quest’ultimo per volere di papa Clemente VII, inerente alle opere di aggiornamento delle fortificazioni della città. Tali disegni rappresentano dei «traguardi ottici di emergenze architettoniche delle mura di Firenze e delle località collinari che sovrastano la città a mezzogiorno»198, realizzati nell’ambito della campagna di rilevamento basata «sul principio delle

triangolazioni attraverso coordinate polari»199, principio adottato anche in seguito dal Tribolo e da

Vasari per i propri rilievi200 e di cui si aveva conoscenza fin alla metà del Quattrocento grazie a Leon

Battista Alberti che ne aveva fornito precisa descrizione nelle opere Descriptio Urbis Romae e Ludi Matematici201. Questa tecnica prevedeva infatti che fossero scelti dei punti altimetricamente

significativi come capisaldi delle triangolazioni e, non a caso, fra di essi, appaiono anche le case dei Baroncelli: «S. 14 al Baronciello»202 e «S. 3 infra le dua case del Baronciello»203. A mio avviso, in

queste ultime è possibile individuare sia la torre della villa di Baroncelli che la torretta-colombaia dell’immobile denominato l’Imperialino204. Come sottolineato da Mario Bencivenni infatti, il

Sangallo preferisce campanili e facciate di edifici per i propri rilievi, tralasciando bastioni e muraglie meno elevate205, cosa che dunque ci induce ancora una volta a sostenere che il palagio dei Baroncelli

sull’omonimo poggio fosse dotato di torre.

La presenza di una o più torri, magari ascrivibili a epoche diverse, con funzioni di controllo visivo sulle principali vie di collegamento e, in generale, sui versanti di accesso alla città, risulta giustificata dalla posizione strategica del poggio; i contributi dei rilievi dello stato attuale del piano seminterrato delineano un’ulteriore conferma della presenza di corpi di fabbrica di antica datazione e, secondo quanto ipotizzabile dall’analisi storiografica, ascrivibili al periodo medioevale. La restituzione grafica evidenzia un compatto corpo quadrilatero in corrispondenza dell’angolo nord occidentale dell’immobile, a ridosso dell’apparecchiatura muraria del fronte principale, e altre porzioni di muratura di notevole spessore in vari punti adiacenti allo stesso versante settentrionale, cioè quello che guarda verso la città e le antiche mura d’Oltrarno.

195 GDSU, 4919 A.

196 GDSU, 771Ar-v, 772Ar, 773Ar, 774Ar. 197 BENCIVENNI 1984, pp. 32-33.

198Ivi, p. 25. 199Ivi, p. 27. 200 CAMEROTA 2001.

201 BENCIVENNI 1984, pp. 31-45.

202Ivi, p. 35 nota 6. Si tratta di appunti redatti sul foglio: GDSU, 773Ar . 203Ivi, p. 35 nota 7. Si tratta di appunti redatti sul foglio: GDSU, 774Ar .

204 Bencivenni propone una diversa soluzione per la seconda casa dei Baroncelli, facendola coincidere con la villa di

Volsaminiato in via del Pian dei Giullari, a quell’epoca di proprietà Baroncelli poi passata ai Rinuccini (si veda a tal proposito: CAROCCI 1906-1907,II,pp. 229-230; LENSI ORLANDI CARDINI 1954,II,p. 87; ZANGHERI 1989a,p. 440). Si

deve però tenere presente che la stazione di rilevamento relativa ai traguardi ottici del foglio GDSU, 774Ar è stata individuata dallo stesso autore nella porta a San Frediano; quest’ultimo punto di vista rende dunque più plausibile che la seconda emergenza di proprietà Baroncelli utilizzata per le triangolazioni possa essere la villa dell’Imperialino, allineata con la traiettoria della villa del Poggio Imperiale, anzichè Volsaminiato che rimane decimante più spostato sulla sinistra.. Si veda: BENCIVENNI 1984, p. 27.

Si devono altresì riconoscere le approssimazioni di orientamento individuabili nell’affresco della sala di Clemente VII di palazzo Vecchio che possono generare alcuni dubbi interpretativi, proprio se ricondotti alle informazioni del rilievo attuale. In ogni caso la presenza del torrione centrale nel dipinto di Vasari e Stradano impedisce di poter inquadrare completamente il fronte del recinto fortificato verso la porta di San Pier Gattolini e, quindi, la torre angolare rilevata dalle misurazioni, potrebbe risultare nascosta rispetto al punto d’osservazione scelto dai due artisti per rappresentare l’Assedio.