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L’analisi di bilancio è un’ attività complessa svolta mediante l’utilizzo di tecniche di elaborazione dei dati, con cui si effettuano indagini sul bilancio di esercizio per ottenere informazioni sulla gestione.

L’obiettivo di tale strumento è quello di trasformare i dati in informazioni tramite la rielaborazione dei bilanci, detta riclassificazione.

Tramite l’utilizzo di questa tecnica è possibile costruire moltissimi indicatori, tra i quali possiamo ricordare, a titolo esemplificativo, i più rinomati, ovvero il R.O.I. e il R.O.E. .

L’analisi di bilancio deve essere svolta del soggetto interessato in base alle proprie esigenze informative ; infatti esistono diversi sistemi di riclassificazioni delle voci del bilancio,

tramite la quale è possibile avere informazioni dettagliate su diversi aspetti della gestione. Lo Stato Patrimoniale può assumere, dopo essere stato riclassificato,due diverse strutture : a pertinenza gestionale e finanziario.

Il primo criterio suddivide le poste patrimoniali considerando le voci che sono relative alla gestione caratteristica in un aggregato e le voci afferenti ad aree estranee alla gestione caratteristica in altri aggregati. Uno degli indicatori più importanti che è possibile ricavare da questo tipo di riclassificazione è la posizione finanziaria nette, ossia la differenza tra i debiti di finanziamento ed attività finanziarie non strategiche : da questo valore è possibile

52 evincere gli eventuali flussi derivanti dalla gestione caratteristica dovuti per rimborsare i debiti di finanziamento.

Di seguito viene inserita la tabella raffigurante il primo criterio di riclassificazione

CAPITALE INVESTITO STRUTTURA FINANZIARIA

Immobilizzazioni materiali Capitale sociale

Immobilizzazioni immateriali Riserve

Immobilizzazioni finanziarie Risultato d'esercizio

ATTIVO IMMOBILIZZATO OP. MEZZI PROPRI

Fondo rischi ed oneri TFR

PASSIVO CONSOLIDATO OP. DEBITI FINANZIAMENTO

ATTIVO IMMOBILIZZATO OP. NETTO

Magazzino Liquidità differite

Ratei e risconti ATTIVITA' FINANZIARIE NON STRATEGICHE

ATTIVO CORRENTE OPERATIVO

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO OPERATIVO

Il secondo criterio, ovvero quello finanziario, intende riclassificare le voci di stato patrimoniale in relazione al tempo richiesto affinché le poste di attivo e passivo si trasformino in moneta.

53 Le attività sono indicate in ordine di liquidità decrescente, mentre le passività in ordine di esigibilità decrescente.

Il principale obiettivo risiede nel controllare la possibile correlazione tra le scadenze temporali dell’attivo e del passivo, in modo da assicurare l’estinzione dei debiti a breve termine con le attività a breve e dei debiti a medio-lungo lungo termine con le attività corrispondenti.

Crediti verso clienti Debiti verso fornitori Attività correnti Scorte Ratei e risconti

correnti

Passività correnti Ratei e risconti correnti Altre passività correnti

Altre attività correnti Immobilizzazioni tecn.

Operative Mutui passivi

Attività immobilizzate

Immobilizzazioni immateriali

operative Prestiti obbligazionari

Passività finanziarie Immobilizzazioni materiali

operative

Ratei e risconti non correnti

Scoperto c/c bancario Immobilizzazioni non

operative Attività

accessorie Ratei e risconti non correnti Capitale sociale

Altre attività non operative Riserve Capitale netto Utile/perdita esercizio

Attività

54 Per quanto riguarda, invece, la riclassificazione del conto economico, sono riconosciute tre tipi di strutture: a valore aggiunto, marginalistico e a costi e ricavi del venduto.

Il primo sistema di riclassificazione ha l’obiettivo principale di suddividere in due percentuali distinte l’attività svolta internamente dall’azienda e quella a cui la stessa ricorre tramite soggetti esterni.

L’indicatore più riconosciuto, che può essere ottenuto da questa struttura di riclassificazione, è l’EBITDA , ovvero quel valore che indica il reddito della gestione operativa.

CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO Valore della produzione

- costi esterni

VALORE AGGIUNTO - costi del personale

MARGINE OPERATIVO LORDO (EBITDA) - ammortamenti ed accantonamenti

RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO + proventi accessori

- oneri finanziari

RISULTATO CORRENTE + proventi straordinari

- oneri straordinari

REDDITO ANTE IMPOSTE - imposte

55 Il secondo criterio evidenzia innanzitutto la produzione venduta, alla quale verranno sottratti costi variabili di tipo commerciale ed industriale : queste differenze evidenzieranno rispettivamente il margine di contribuzione commerciale ed il margine di contribuzione totale.

Questa struttura di riclassificazione è uno strumento che assume rilevanza negli studi economici interni ed è finalizzato in particolare al calcolo del break even point ed alla leva operativa.

CONTO ECONOMICO MARGINALISTICO Ricavi netti di vendita

- costi variabili commerciali

MARGINE DI CONTRIBUZIONE COMMERCIALE - costi variabili industriali del venduto

MARGINE DI CONTRIBUZIONE TOTALE

- costi fissi industriali

- costi fissi commerciali

- costi fissi generali ed amministrativi RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO

Infine, l’ultimo criterio di riclassificazione del conto economico è rappresentato da quello a costi e ricavi del venduto.

A differenza del metodo precedente, la voce di partenza non è il valore della produzione, bensì i ricavi netti di vendita.

Il conto economico a costi e ricavi del venduto prevede successivamente l’evidenziazione del risultato lordo industriale ed il risultato operativo caratteristico.

56 Questo schema è molto utilizzato nelle imprese che utilizzano i principi IAS/IFRS ed è indicato per le analisi competitive dei risultati d’esercizio.

CONTO ECONOMICO A COSTO DEL VENDUTO

Ricavi netti di vendita - costo industriale del venduto

RISULTATO LORDO INDUSTRIALE - costi commerciali distributivi - costi amministrativi generali

RISULTATO OPERATIVO CARATTERISTICO

Come riportato in precedenze, tramite l’utilizzo di questi schemi di riclassificazione è possibile reperire tutta una serie di indicatori importantissimi a livello strategico ed operativo, che permette al soggetto economico di qualsiasi azienda di poter prendere decisioni importanti, in quanto supportate da informazioni ben dettagliate.

Di indicatori ne esistono una infinità e pertanto l’azienda creerà un sistema informativo ad hoc al fine di reperire i dati più significativi per calcolare i valori ritenuti essenziali a livello decisionale, scartando tutta la mole di altre informazioni considerati non importanti.

Dopo aver illustrato brevemente i diversi schemi di riclassificazione, è possibile sostenere che tali strumenti, seppur tradizionali, possono essere utilizzati dall’organo di revisione dell’ ente locale per controllare l’andamento della gestione delle società partecipate. Infatti, per osservare lo stato di salute della società partecipata, non è sufficiente osservare analiticamente il bilancio così come viene presentato alla camera di commercio di

57 riferimento, in quanto, a meno di casi evidenti di squilibri o voci in cui viene espresso un valore eclatante, non è possibile dare un giudizio equo.

Pertanto, una buona analisi di bilancio che evidenzi degli indicatori relativi a liquidità, solidità e redditività può portare ad evidenziare situazioni di crisi che apparentemente non vengono segnalate.

Per ciò che concerne l’analisi di bilancio delle società partecipate, queste, avendo come oggetto sociale delle attività particolari rispetto ai normali enti privati, cui è focalizzata solitamente lo studio, ritrovano negli indicatori di solidità e liquidità le informazioni più importanti per diversi motivi.

Prima di tutto va considerato che, nel nostro studio, viene trattato l’analisi di bilancio che può essere svolta dai revisori degli enti locali, che fanno capo alle società partecipate ; pertanto, una analisi di redditività, volta per di più ad una analisi competitiva del mercato, è distante rispetto agli intenti di coloro che svolgono l’analisi.

In secondo luogo, come esposto in precedenza, le società partecipate hanno l’obbligo di svolgere, per la maggior parte del fatturato di fine anno, attività a scopo sociale. Come è noto, questi tipi di attività rivolte ai cittadini, molto spesso, proprio per la loro utilità, hanno come obbligo quello di applicare un prezzo per il servizio più basso rispetto a quanto sarebbe necessario per coprire tutti i costi sostenuti per produrlo. Si pensi al caso del trasporto pubblico, dove sicuramente il prezzo del biglietto, che a seconda del comune varia tra 1,20 € e 2,50 € , non copre i circa 4 € di costo per il trasporto stesso.

In questi casi risulta superflua l’analisi di redditività, in quanto la situazione economica della società è una scelta ponderata del comune, ben consapevole dei risultati che saranno raggiunti dalla società partecipata.

Infine, poiché l’obiettivo della analisi di bilancio risiede nel ricevere informazioni tramite degli indicatori debitamente scelti tra una moltitudine, affinché il soggetto economico riesca a valutare la gestione passata e a prendere le decisioni strategiche ed operative per il futuro, nelle società partecipate l’ambito di rischio più elevato non risiede tanto

58 nell’analisi di redditività, in quanto sarebbe sufficiente rilevare un risultato economico positivo, ma nel rischio di liquidità e solidità dell’azienda, ovvero la capacità di non dover fronteggiare in futuro crisi finanziarie e rischi di default. Se dovessero manifestarsi uno o entrambi gli scenari, per il comune e per i cittadini si presenterebbero parecchi problemi ; il comune dovrebbe farsi carico della situazione, immobilizzando il bilancio e quindi l’operatività della giunta , mentre i cittadini avrebbero il concreto rischio di assumersi finanziariamente il tracollo delle società partecipata.

Detto ciò, non è sufficiente rilevare un utile per ritenersi soddisfatto sulla redditività della società partecipata, ma è necessario svolgere anche una breve analisi sui motivi e la cause che hanno portato al raggiungimento degli obiettivi, osservando eventuali criticità sull’andamento dei costi e sulla fluttuazione dei ricavi.

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