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CARATTERIZZAZIONE FISICO-CHIMICA, BIOCHIMICA E PEDOGEOCHIMICA DEI SUOL

5. Caratterizzazione fisico-chimica, biochimica e pedogeochimica dei suol

5.1.1 Scelta dei punti di campionamento e analisi di laboratorio

5.1.1.2 Analisi chimico-fisiche

Tutti i campioni di suolo prelevati in campo sono stati lasciati essiccare a temperatura ambiente in appositi contenitori, secondo le indicazioni fornite dalle metodiche ufficiali (MI.P.A.F., 2000), salvo diversamente specificato. Una volta asciutti ed accuratamente omogeneizzati, i campioni sono stati preparati per la determinazione analitica dei seguenti parametri:

• Umidità

• Densità apparente

• Scheletro (> 2 mm)

• Frazioni granulometriche e definizione della classe di tessitura

- sabbia -grossa - media fine - finissima - totale - limo e argilla • Conducibilità elettrica • pH

• Carbonati totali (CaCO3; MgCO3; Na2CO3; K2CO3)

• Carbonio organico e sostanza organica

• Azoto totale

• Fosforo totale

• Capacità di scambio cationico

Nei paragrafi seguenti sono state descritte sinteticamente le metodiche utilizzate per la determinazione dei diversi paramenti.

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Umidità 3

La misura dell'umidità del terreno è fortemente dipendente dalle caratteristiche del terreno stesso nonché dal regime pluviometrico e consente di verificare la disponibilità di acqua nello strato interessato degli apparati radicali delle piante. Il grado di umidità del suolo (definito umidità residua) è stato calcolato come differenza tra la massa di un campione umido prelevato in campo e quella rilevata dopo essiccamento in stufa alla temperatura di 105° C fino a massa costante. I risultati sono stati espressi in g/kg.

Densità Apparente 4

La densità esprime la massa del terreno riferita all'unità di volume. Si distingue fra la densità reale, che prende in considerazione solo il volume della frazione solida, e la densità apparente, che prende in considerazione il volume totale del terreno, compresi quindi gli spazi vuoti.

La densità apparente è stata determinata con il metodo del carotaggio. Il campione è stato prelevato dall’orizzonte per mezzo di un carotatore a volume noto munito di coperchi mobili e avente il bordo inferiore affilato. Il cilindro viene affondato nel suolo fino al suo riempimento, si estrae, si elimina il materiale che sporge alle due estremità e si chiude il cilindro con i coperchi. Si pesa e si mette in stufa a 105 °C, si lascia raffreddare e si ripesa. I risultati sono stati espressi in g/cm3.

La densità apparente può cambiare sensibilmente in relazione alla tessitura e alle sue interazioni con la struttura e con le lavorazioni del terreno. I valori della densità apparente possono essere inferiori a 1 g/cm3 per suoli organici o contenenti materiali amorfi, variano tra 1-1,4 per orizzonti ben aggregati e tra 1,5-2,0 per orizzonti compatti dei suoli argillosi e delle sabbie.

Analisi granulometriche

La frazione inorganica di un suolo è costituita da particelle aventi dimensioni differenti. Alle particelle con dimensioni superiori a 2 mm viene dato il nome di “scheletro”, mentre la frazione formata da particelle con diametro inferiore a 2 mm è denominata “terra fine”.

3 Metodo II.2 (determinazione gravimetrica del contenuto di umidità) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

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Metodo 1.3.1 (calcolo della massa volumica apparente e reale del terreno) di "Metodi di Analisi Fisica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 1997.

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Lo scheletro può essere ulteriormente suddiviso nelle seguenti classi:

- pietre (particelle con diametro superiore a 100 mm);

- sassi o ciottoli (particelle con diametro compreso tra 20 e 100 mm);

- ghiaia (particelle con diametro compreso tra 2 e 20 mm).

La terra fine, invece, è rappresentata da tre diversi tipi di particelle: la sabbia, il limo e l'argilla. In base al diametro delle sue particelle la terra fine è classificata in ciascuna delle seguenti componenti individuate secondo la classificazione U.S.D.A. (United States Department of Agricolture):

- sabbia grossa (diametro delle particelle comprese tra 2 mm e 0,5 mm);

- sabbia fine (diametro delle particelle comprese tra 0,1 mm e 0,05 mm);

- limo (diametro delle particelle comprese tra 0,05 mm e 0,002 mm);

- argilla (diametro delle particelle inferiori a 0,002 mm).

L'analisi granulometrica consiste nella determinazione della distribuzione delle singole particelle minerali presenti nel suolo e costituenti la terra fine (dopo la rimozione dello scheletro) in base al loro diametro.

Scheletro 5

A questa frazione appartengono le particelle con dimensioni superiori a 2 mm. La determinazione dello scheletro è stata eseguita mediante setacciatura a secco del campione utilizzando un setaccio con maglie da 2 mm per separare la terra fine. Il materiale rimasto sul setaccio costituisce lo scheletro. I risultati sono stati espressi in g/kg.

Terra fine (sabbia, limo e argilla)6

Per una corretta determinazione analitica delle diverse frazioni granulometriche che costituiscono la terra fine è necessario garantire un'ottimale dispersione delle particelle stesse, poiché queste possono essere cementate fra di loro per formare degli aggregati strutturali. I cementi che tendono a legare tra loro le particelle sono rappresentati dalla sostanza organica, dagli ossidi di ferro e dai carbonati (MI.P.A.F., 2000).

5 Metodo II.1 (preparazione del campione e determinazione dello scheletro) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

6 Metodo II.4 (dispersione del campione di suolo, rimozione della sostanza organica), Metodo II.5 (determinazione della granulometria) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

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A tal fine sono stati pesati 20 g del campione di terra fine (setacciato a 2 mm) i quali sono stati inizialmente inumiditi con acqua distillata e successivamente trattati con una soluzione diluita di perossido di idrogeno (H2O2) e posti in piastra a circa 90° C per favorire la rimozione della sostanza organica.

Dopodiché sono stati aggiunti circa 250 ml di acqua distillata e 10 ml di una soluzione di sodio esametafosfato [Na(PO3)]6 (50 g/L) per favorire la dispersione delle particelle e nel contempo impedirne nuovamente l'aggregazione. Dopo aver agitato e lasciato riposare per una notte la sospensione così ottenuta, il tutto è stato trasferito in un tubo di sedimentazione mediante passaggio attraverso un filtro a maglie da 200 mm sul quale si è raccolta la sabbia grossa. Sono stati eseguiti ripetuti lavaggi con acqua distillata della beuta contenente la sospensione iniziale facendo passare le acque di lavaggio sempre attraverso il filtro e portando a volume il contenuto del tubo a 500 ml. La sabbia raccolta nel filtro è stata in seguito trasferita in una capsula di porcellana, precedentemente pesata su bilancia analitica dopo essere stata messa in stufa a 105° C per 24 ore e lasciata raffreddare in essiccatore. La capsula di porcellana contenente la sabbia grossa è stata poi fatta essiccare in stufa a 105°C, raffreddata in essiccatore e pesata su bilancia analitica. Nel tubo di sedimentazione sono ancora presenti le frazioni granulometriche di sabbia fine, limo e argilla che sono state successivamente separate prelevando la sospensione di particelle a diverse altezze e a tempi prestabiliti ricavabili dalla “legge di Stokes”7. Si è dunque proceduto nel seguente modo: prima di effettuare il prelievo, la soluzione è stata agitata, in seguito sono stati eseguiti due prelievi con l'ausilio di una pipetta da 10 ml, rispettando i tempi di sedimentazione indicati dalla metodica:

- 1° prelievo: dopo 4 minuti e 48 secondi dal termine dell'agitazione, per ricavare la frazione di limo e argilla;

- 2° prelievo: dopo 8 ore dal termine dell'agitazione, per ricavare la frazione di sola argilla.

I 10 ml così prelevati sono stati trasferiti in capsule di porcellana (precedentemente pesate su bilancia analitica), posti ad essiccare in stufa a 105°C per una notte e l'indomani, dopo averle lasciate raffreddare in essiccatore, pesate su bilancia analitica. Con opportuni

7 La metodologia di analisi si basa sulla differente velocità di sedimentazione delle particelle in un fluido: “un corpo immerso in un fluido in quiete sedimenta con velocità direttamente proporzionale alla differenza di densità tra corpo e fluido, al quadrato del raggio equivalente del corpo stesso, all'accelerazione gravitazionale, ed inversamente proporzionale alla viscosità del fluido”.

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calcoli matematici, la quantità di sabbia totale (compresa tra 2 e 0,05 mm) presente nel campione di suolo, è stata ricavata direttamente dal peso della capsula in porcellana contenente la stessa. Le frazioni intermedie, sabbia grossa (compresa tra 2 e 1 mm), sabbia media (compresa tra 1 e 0.5 mm), sabbia fine (compresa tra 0,5 e 0,2 mm) e sabbia finissima (< 0,2 mm), sono state determinate facendo passare la sabbia totale su setacci a differenti maglie, rispettivamente 1 mm, 0,5 mm, 0,2 mm. La quantità di sabbia finissima è stata dedotta per differenza a 100 delle restanti frazioni granulometriche Per quanto riguarda la determinazione della quantità di limo presente nel campione di suolo, è stata ottenuta sottraendo, dall'insieme limo-argilla, la quantità di argilla pesata. Tutti i risultati ottenuti sono stati espressi in g/kg e successivamente in percentuale.

Tessitura

Con il termine tessitura si intende la costituzione del suolo espressa come rapporto tra le particelle di diversa dimensione che lo compongono, convenzionalmente suddivise in classi, in funzione del loro diametro. Dalla percentuale di sabbia, limo ed argilla ottenuta con la determinazione analitica, si risale alla classe granulometrica del suolo utilizzando il cosiddetto “triangolo delle tessiture”.

pH 8

Il pH rappresenta la misura del grado di acidità e di alcalinità nel suolo o, più propriamente, la misura della reazione del suolo (Violante e Adamo 2000). La reazione del suolo si esprime in unità di pH che deve essere inteso in termini di attività chimica degli idrogenioni, e viene infatti definito come il logaritmo negativo della concentrazione di ioni H+ nella fase liquida:

pH = - log [H+]

Ciò consente di esprimere la reazione del suolo con un numero compreso tra 1 e 14; i valori più bassi indicano una maggiore concentrazione dello ione H+ (acidità), viceversa i valori più alti indicano una maggiore concentrazione dello ione OH- (basicità).

Il pH del suolo dipende:

- dalla presenza di idrogenioni nella soluzione circolante;

8 Metodo III.1 (determinazione del grado di reazione - pH) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

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- dal tipo e dal grado di saturazione dei colloidi argillosi ed organici; - dalla natura delle basi di scambio.

Il pH del terreno condiziona la solubilità dei vari elementi minerali determinando il loro accumulo in forme più o meno disponibili per le piante o la loro lisciviazione verso gli orizzonti più profondi. La conoscenza del pH fornisce quindi indicazioni relative alla disponibilità di elementi minerali nella soluzione del terreno sia provenienti dalla decomposizione dei minerali di origine che dai fertilizzanti distribuiti (Sequi, 1989). La classificazione dei suoli in funzione del pH segue schemi che possono differire leggermente per i limiti di demarcazione delle classi e per la denominazione, ma è sostanzialmente omogenea. Alcune classificazioni sono riportate nella tabella seguente.

Tabella 5.1. Alcune classificazioni dei suoli in funzione del pH riportate in letteratura. Generalmente i valori di pH nei suoli variano tra 4,0 e 8,5, tuttavia, in condizioni particolari si possono comunque riscontrare suoli con pH inferiori a 3,0 o superiori a 10,0 (Gessa e Testini, 1989).

Denominazione pH

(Soil Survey Division Staff - USDA, 1993)

Estremamente acidi < 4,5

Molto fortemente acidi 4,5 - 5,0

Moderatamente acidi 5,1 - 6,0 Debolmente acidi 6,1 - 6,5 Neutri 6,6 - 7,3 Debolmente alcalini 7,4 - 7,8 Moderatamente alcalini 7,9 - 8,4 Fortemente alcalini 8,5 - 9,0

Molto fortemente alcalini > 9,0

Denominazione pH (Gessa e Testini, 1989) Peracidi < 5,3 Acidi 5,4 - 5,9 Subacidi 6,0 - 6,7 Neutri 6,8 - 7,2 Subalcalini 7,3 - 8,1 Alcalini 8,2 - 8,8 Peralcalini > 8,8

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Analiticamente il pH è stato determinato per via potenziometrica su un campione di suolo setacciato a 2 mm, immergendo l'elettrodo a vetro di un pH-metro in una sospensione suolo-acqua (in rapporto 1:2,5 cioè 10 g di campione in 25 ml d’acqua distillata), previa calibrazione dell'elettrodo con due soluzioni tampone a pH rispettivamente a pH 4 e 7. Le soluzioni sono state agitate per circa due ore e lasciate riposare per alcuni minuti, prima di effettuare la lettura utilizzando come strumentazione un ph-metro modello “Crison - micro pH 2001” dotato di elettrodo “Orion 8102SC - Thermo Electron Corporation”. I risultati sono stati espressi come unità di pH.

Conducibilità elettrica 9

La conduttività elettrica (o conducibilità elettrica) è un parametro molto importante in quanto strettamente legato alla salinità del terreno, infatti, tenuto conto che gli ioni in soluzione acquosa (cationi Ca2+, Mg2+, K+ e Na+ ed anche anioni, PO42-, SO42-, NO33- ed

altri) conducono corrente elettrica, la misura della conduttività elettrica consente di valutare in modo semplice e rapido la quantità totale di sali solubili presenti nel suolo. Essa è rappresentata dal valore reciproco della resistenza elettrica in Ohms relativa ad un centimetro cubo di acqua alla temperatura di 25°C.

L'alta salinità di un suolo provoca un aumento della pressione osmotica della soluzione circolante, causando problemi di fitotossicità ed effetti negativi sulla chimica e sulla fisica del suolo (Violante, 2000). La conducibilità elettrica è fortemente influenzata dal contenuto di acqua, dal pH, dalla capacità di scambio cationico, dal potenziale redox, dalla quantità di sostanze umiche e dall’attività microbica, nonché da fattori esterni quali il clima e fattori antropici come l'irrigazione e le concimazioni.

Secondo la classificazione proposta dall'U.S. Salinity Laboratory Staff i terreni salini ed alcalini possono essere distinti in base ai seguenti valori di conduttività elettrica:

9 Metodo IV.1 (determinazione della conduttività elettrica) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

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Tabella 5.2. Classificazioni dei terreni in funzione della conduttività elettrica (U.S. Salinità

Laboratory Staff 1954 in Carloni, 1989).

Il metodo utilizzato per la determinazione di tale parametro consiste nella lettura diretta (strumentale) della conduttività elettrica specifica in estratti acquosi di suolo preparati con un rapporto peso campione/volume di acqua distillata pari a 1:2 (15 g di campione in 30 ml d’acqua). Il campione di suolo è stato setacciato a 2 mm e la soluzione così ottenuta è stata agitate per circa due ore, lasciata riposare per 24 ore è stata effettuata la lettura utilizzando come strumentazione un conduttimetro modello “InoLab Cond Level”. I risultati sono stati espressi in µS/cm.

Carbonati totali 10

La conoscenza del contenuto di carbonati, definito anche per convenzione “calcare totale”, ha lo scopo di determinare la quantità di tutti i carbonati presenti nel suolo ovvero carbonato di calcio (CaCO3), carbonato di magnesio (MgCO3), carbonato di sodio (Na2CO3) e carbonato di potassio (K2CO3).

I carbonati di calcio e/o magnesio rappresentano i minerali più importanti in quanto neutralizzano gli eccessi di acidità e forniscono il calcio ed il magnesio necessari per la nutrizione delle piante.

I carbonati, soprattutto quello di calcio, a seguito di reazioni chimiche che subiscono a contatto con l’acqua e con l’anidride carbonica, determinano modifiche di reazione poiché producono ossidrili alcalini (OH-), pertanto, la loro presenza influenza notevolmente il pH del suolo.

La presenza di carbonati è associata generalmente a suoli neutri o alcalini con un pH compreso tra 7,5 e 8,5 (Boero, 2000). In base alla quantità di calcare i terreni si definiscono:

10 Metodo V.1 (determinazione del calcare totale) "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

Denominazione conducibilità elettrica (mmhos/cm ovvero mS/cm)

pH

Terreno salino > 4 < 8,5

Terreno alcalino (o sodico) < 4 > 8,5

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Tabella 5.3. Classificazione dei suoli in base al contenuto di calcate totale.

In laboratorio il metodo analitico si basa sulla misura dalla quantità di CO2 che si libera dalla decomposizione dei carbonati in seguito all’aggiunta di un acido forte al campione di suolo. Per la determinazione è stato utilizzato un calcimetro volumetrico in vetro borosilicato, modello “Dietrich-Fruhling”, utilizzando acido cloridrico (HCl 1%). Il calcimetro è stato riempito con una soluzione di acqua satura di cloruro di calcio, inoltre, disponendo di CaCO3 puro, è stata costruita una curva di calibrazione. L’analisi è stata eseguita utilizzando quantità di suolo variabili, comprese tra 1 e 0,5 g setacciato a 2 mm. La quantità di campione, esattamente pesata in bilancia analitica, è stata inserita in un contenitore insieme ad una provetta contenete 10 ml della soluzione diluita di HCl. Tale contenitore è collegato al calcimetro mediante apposito tappo di chiusura. L’apparecchiatura è stata azzerata eguagliando la pressione interna a quella esterna, successivamente inclinando il contenitore, l’acido ò stato messo a contatto con il campione di suolo.

Tale condizione determinalo sviluppo di CO2 che fa abbassare il livello dell’acqua nel tubo graduato. Il completo sviluppo della CO2 richiede indicativamente 1-3 minuti, atteso tale tempo, eguagliata nuovamente la pressione interna a quella esterna, si è atteso qualche minuto fino alla stabilizzazione dei menischi di livello. Infine la CO2 è stata misurata volumetricamente mediante lettura del livello. I risultati sono stati espressi in g/kg.

Denominazione Calcare totale (g/kg)

Non calcareo < 10

Poco calcareo 10 - 100

Mediamente calcareo 110 - 250

Calcareo 260 - 500

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Carbonio organico e sostanza organica 11

La sostanza organica può avere un ruolo importante nella pedogenesi ed influenzare in misura determinante molte proprietà chimiche, fisiche e biologiche del suolo (Sequi e De Nobilis, 2000):

- costituisce la principale riserva di nutrienti come azoto, fosforo e zolfo

- ad opera delle sue capacità chelanti favorisce il mantenimento in forma assimilabile di alcuni metalli come il ferro;

- contribuisce a determinare la capacità di scambio cationico favorendo l'assorbimento di cationi e anioni;

- contribuisce a determinare la capacità tampone nei confronti dei cambiamenti di pH;

- influenza positivamente la stabilità della struttura e il mantenimento di buone condizioni di permeabilità e areazione.

Per una valutazione generica del contenuto di sostanza organica nei suoli italiani coltivati si può fare riferimento ai valori indicativi riportati in tabella 5.4 (Sequi e De Nobilis, 2000).

L'analisi è stata effettuata utilizzando il metodo di ossidazione per via umida “Walkley e Black”.

Il carbonio organico viene ossidato ad anidride carbonica, in condizioni standardizzate, con soluzione di potassio bicromato(K2Cr2O7 0,167 moli/L - 10 ml) in presenza di acido solforico concentrato (H2SO4 - 20 ml).

Dopo un tempo di attesa di 30 minuti, la reazione viene interrotta per aggiunta di acqua distillata e la quantità di potassio bicromato che non ha reagito viene determinata per titolazione volumetrica con una soluzione di ferro (II) solfato eptaidrato (FeSO4 x 7 H2O 0,5 moli/L) utilizzando acido fosforico (H3PO4 - 5 ml) e un indicatore di ossido-riduzione12 fino al viraggio dal blu al verde.

Il contenuto di carbonio organico è stato espresso in g/kg.

Il contenuto di sostanza organica è stato invece stimato indirettamente moltiplicando la concentrazione del carbonio organico risultante dalle analisi, per un fattore di conversione

11 Metodo VII.3 (determinazione del carbonio organico – Metodo Walkley-Black) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

12 L'indicatore è stato preparato sciogliendo in 50 ml di acido solforico concentrato (H

2SO4) 0,2 g di sodio 4-difenilamminosolfonato (C12H10NaNO3S) e portando successivamente a volume in matraccio tarato da 100 ml sempre con acido solforico.

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pari a 1,724 (fattore di Van Bemmelen), il quale si basa sull'assunto che il carbonio rappresenti mediamente il 58% della composizione elementare della sostanza organica del suolo (Sequi e De Nobilis, 2000).

Classi tessiturali secondo USDA

Dotazione Sabbioso Sabbioso-franco Franco-sabbioso Franco Franco-sabbioso-argilloso Franco-limoso Argilloso-sabbioso Limoso Argilloso Franco-argilloso Argilloso-limoso Franco-argilloso-limoso Carbonio organico (g/kg) Scarsa <7 <8 <10 Normale 7-9 8-12 10-15 Buona 9-12 12-17 12-22 Molto buona >12 >17 >22

Tabella 5.4. Valori indicativi di correlazione tra tessitura del suolo e dotazione di carbonio organico.

Azoto totale 13

L’azoto nel suolo è presente in varie forme, di queste solo due sono assimilabili dalle piante: quella nitrica (NO3-), libera nella fase liquida e prontamente disponibile, e quella ammoniacale (NH4+), più lentamente disponibile ed adsorbita sul complesso di scambio ed in equilibrio con una piccola parte presente in soluzione.

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Metodo XIV.3 (determinazione dell’azoto totale per distillazione secondo Kjeldahl) di "Metodi di Analisi Chimica del suolo" - Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Franco Angeli, 2000.

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Gli apporti di azoto al suolo possono verificarsi per vie naturali (fissazione dell’azoto atmosferico ed altri apporti di origine atmosferica) o per intervento intenzionale dell’uomo attraverso la somministrazione di concimi azotati quali solfato di ammonio, cloruro di ammonio, urea, nitrato di ammonio e così via. Solo una parte dell’azoto distribuito con i fertilizzanti chimici viene direttamente utilizzato dalle piante; una buona parte di esso viene incorporato nelle sostanze organiche del suolo, cioè viene immobilizzato per essere rilasciato in tempi successivi.

Ricerche recenti sono concordi nell’indicare che il 10-40% dell’azoto dato con i fertilizzanti viene organicato nel suolo, il 5-10% viene perso per dilavamento, il 10-30% viene perso in forma gassosa e solo il 30-70% viene assimilato dalla pianta. (Giandon e Bortolami, 2007).

L'analisi dell'azoto totale consente la determinazione delle frazioni di azoto organiche e ammoniacali presenti nel suolo. È impropriamente chiamata “azoto totale” perché in realtà non esprime la quantità delle forme ossidate di azoto (nitrati e nitriti) che rappresentano le forme disponibili nonché quelle fissate dai fillosilicati.

La determinazione dell'azoto totale è stata eseguita secondo il procedimento di ossidazione per via umida “Kjeldahl”. Esso prevede la trasformazione dell'azoto organico presente nel campione in azoto ammoniacale mediante attacco con acido solforico concentrato (H2SO4) e perossido di idrogeno (H2O2).

Il contenuto di azoto determinato con questo metodo oscilla tra i seguenti valori (Benedetti et al., 2000):

- suoli coltivati tra 0,8 e 2 g/kg

- suoli a prato permanente tra 3,5 e 5 g/kg

- suoli sotto foresta di latifoglie tra 3 e 12 g/kg.

Per prima cosa sul campione di suolo sono stati effettuati dei pretrattamenti per la rimozione della sostanza organica. A tal fine sono stati pesati 2,5 g del setacciato a 2 mm i quali sono stati trattati con una soluzione di perossido di idrogeno (H2O2) e posti in piastra a circa 90° C per favorire la rimozione della sostanza organica. Il contatto con il perossido di idrogeno produce effervescenza dovuta alla distruzione della sostanza organica, e questa continua a manifestarsi anche nelle successive aggiunte ma in modo sempre meno intenso fino alla totale assenza (indice dell'avvenuta distruzione della sostanza organica). A questo punto, dopo aver lasciato raffreddare il campione sono stati aggiunti 11 ml di acido

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solforico concentrato (H2SO4). La soluzione così ottenuta è stata fatta raffreddare e successivamente il tutto è stato trasferito in un matraccio tarato da 250 ml mediante ripetuti lavaggi con acqua distillata della beuta contenente la soluzione iniziale. Attesa la sedimentazione del campione nel matraccio, l'azoto ammoniacale è stato distillato in ambiente alcalino (prelevando 200 ml della soluzione contenuta nel matraccio tarato e aggiungendo idrossido di sodio NaOH) e assorbito in soluzione a titolo noto di acido