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INQUADRAMENTO DELL’AREA DI STUDIO

3. Inquadramento dell’area di studio

3.3 Inquadramento geologico e geomorfologico

3.3.2 Caratteri geomorfologic

L’assetto geomorfologico dell'area di studio è dovuto all’interazione delle condizioni geostrutturali del territorio e dei processi morfogenetici in essa prevalenti. Giocano un ruolo attivo anche le condizioni climatiche, la presenza e lo stato della copertura vegetale e non ultima l’attività antropica. Come si è visto, l’area della ricerca è costituita per la maggior parte da una copertura sedimentaria facilmente alterabile e si presenta con una morfologia semplice, piana e molto morbida.

I lineamenti geomorfologici sono stati condizionati principalmente dall’intersezione delle direttrici tettoniche regionali che la interessano, e in particolare quella campidanese NNW- SSE e quella E-W delle fosse più meridionali del Cixerri e di Funtanazza. Queste direttrici, legate a fasi tettoniche disgiuntive alpine e tardo alpine, hanno scomposto la regione dell’Oristanese in zolle, di cui quella identificabile con la parte interna del Golfo è la più subsidente, mentre ai margini di essa si ergono gli alti strutturali paleozoici delle colline a sud di S. Antonio di Santadi e dell’isolotto granitico del Mal di Ventre.

Seguendo l’impostazione del lavoro di Di Gregorio (1976), l’assetto geomorfologico del territorio del Golfo di Oristano è schematicamente caratterizzato dai seguenti quattro settori.

Settore del Sinis

In questo primo settore si riscontrano più tipi morfologici, in relazione alla natura litologica e alla giacitura delle formazioni geologiche presenti. La penisola del Sinis è caratterizzata da una morfologia prevalentemente tabulare e subpianeggiante nella quale spiccano la colata basaltica, smembrata in piccoli pianori, ed i modesti rilievi isolati, modellati nelle rocce oligomioceniche.

L’assenza di una rete idrografica ben sviluppata, costituisce una delle peculiarità della penisola. Nell’area sono presenti solo solchi di ruscellamento a regime occasionale. Le piccole incisioni, in periodi del passato caratterizzati da condizioni climatiche differenti, hanno avuto un ruolo importante, unitamente ai movimenti tettonici e alle variazioni del livello del mare, nel modellamento della regione e nel trasporto del materiale eroso.

La conseguenza più evidente dell’azione erosiva, nel lungo periodo, è l’inversione di rilievo dell’espandimento basaltico plio-quaternario. Le lingue di lava effuse entro una paleovalle modellata nei sedimenti neogenici ora costituiscono la parte più elevata del

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Sinis, con quota media intorno ai 50 m slm.

I rilievi miocenici, che contornavano il tavolato, molto più erodibili dei basalti, sono stati smantellati quasi completamente. Questo processo ha portato a giorno le testate delle colate basaltiche, che formano un bordo netto ed aggettante, che risalta nel paesaggio d’insieme dalle forme poco pronunciate.

Le zone prospicienti il mare e lo stagno di Cabras sono generalmente depresse, caratterizzate da successioni di stagni e paludi e aree idromorfe, frequentemente invase dalle acque.

Lungo la costa, i campi dunari subattuali ed attuali caratterizzano in particolare il settore settentrionale della penisola con la vasta distesa di dune di Is Arenas. Le dune, di forma complessiva longitudinale, sono disposte con asse parallelo alla direzione del vento dominante, il maestrale. Negli anni ’50, per arginare il fenomeno dello spostamento delle sabbie eoliche nell’entroterra, è stata impiantata ad Is Arenas una pineta artificiale, che oggi costituisce uno dei pochi polmoni verdi ad alberi d’alto fusto del Sinis.

Numerosi nella regione sono gli stagni, alcuni dei quali occupano superfici molto ampie (Is Benas, Sale ‘e Porcus, Pauli Murtas, Pauli Trottas); altri sono di dimensioni inferiori (Pauli Crecchi, Pauli Civas, Pauli Acqua Urchi). Quasi tutti, anche quelli non direttamente collegati al mare, sono salsi o salmastri e spesso asciutti nel periodo estivo.

Settore della parte centrale del Golfo

Questo settore è costituito da forme tendenzialmente piatte e depresse. La morfologia è appena movimentata dalle incisioni delle alluvioni terrazzate che dalla zona dello sbocco in pianura del Tirso e da quella del Monte Arci degradano dolcemente verso le aree di bonifica. Altro carattere distintivo è costituito dagli estesi campi dunari che si rinvengono tra la foce del Tirso e lo stagno di S’Ena Arrubia.

In questo ambito possono essere individuati alcuni aspetti significativi legati alla natura geomorfologica: le grandi conoidi e le alluvioni antiche terrazzate in risalto rispetto al resto della piana, talora ondulate, e spesso anche con inclinazione rimarchevole in corrispondenza dei rilievi; le alluvioni recenti, quasi perfettamente pianeggianti; il fondo degli stagni bonificati (Sassu) divenuto paesggio agrario; le dune fossili dell’entroterra (Arborea e Palmas Arborea) per gran parte interessate dalla bonifica.

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dalle quote dei terrazzi più alti, circa 70-80 m slm, a quote prossime allo zero o inferiori allo zero nelle depressioni della fascia costiera.

Ma il connotato più rilevante della pianura oristanese è la ricca presenza di zone umide (lagune, stagni e paludi). Questi corpi idrici, insieme a relitti di bracci fluviali e meandri abbandonati del Tirso e dei suoi affluenti, oggi oggetto di importanti arginature e sistemazioni idrauliche, ed ai terrazzi fluviali, testimoniano le modificazioni evolutive dei corsi d’acqua e della linea di costa legate a periodi di sedimentazione alternati a periodi di erosione.

In questa regione l'uomo, nel corso del secolo scorso, è intervenuto profondamente a modificare l’ambiente naturale. I canali e la viabilità ortogonale, tipici delle aree di bonifica, ne sono i segni più evidenti.

Settore di Capo Frasca

È costituito da una prominenza tabulare, all’incirca triangolare, che si eleva di circa 80 m slm, a formare il promontorio che chiude a sud il Golfo di Oristano. Si tratta di un tipico plateau basaltico che copre i terreni sedimentari calcarentici calcarei miocenici. Lo spessore della colata è variabile da 5 a 15 m e i suoi bordi costituiscono una tipica cornice rocciosa periodicamente soggetta a crolli, specie sulla costa a occidentale, ove l'azione battente del mare è più intensa. Per questo i versanti del promontorio sono spesso coperti da una debole coltre detritica, dove l’azione dei processi litorali e di versante è più intensa e ha posto in rilievo il livello a Lithotamnium intercalato alle calcareniti del Miocene medio-inferiore.

Settore a SSE di S. Antonio di Santadi

In questo settore, sono presenti rilievi modellati in rocce metamorfiche del basamento paleozoico (scisti, scisti arenacei ed argilloscisti), ad altitudine ridotta e dalle forme tendenzialmente morbide, interrotti a tratti da modeste creste rocciose emergenti in corrispondenza dei livelli a quarziti, notoriamente meno alterabili rispetto agli scisti argillosi e siltosi. Immediatamente a est di S. Antonio di Santadi, le rocce arenaceo- scistose sono ricoperte da una colata di brecce basaltiche terziarie, a loro volta attraversate da un filone basaltico orientato NO-SE e da un neck ancora basaltico, posto ai margini di essa nei pressi dello stagno di Marceddì. Questa estrema parte del Paleozoico è raccordata

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alla base con la zona di pianura, mediante una serie di conoidi coalescenti di alluvioni antiche, interessate da incisioni allungate, successivamente operate da modesti corsi d’acqua che le attraversano, i quali, talora, vi hanno deposto nel fondo deboli coperture di alluvioni recenti ed attuali.

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Figura 3.7. Carta dell’Assetto fisico dell’area del Golfo di Oristano (nostra elaborazione su fonte RAS – Sardegna Geoportale).

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