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Analisi dei disegni della sagrestia: discussione sulla paternità

Nuova, alcuni critici e studiosi si sono esposti con pareri discordanti rispetto alla paternità di questi disegni: si va da Paolo dal Poggetto, coinvolto in prima persona nella scoperta e fautore dei lavori di rinvenimento e restauro, che ritiene siano per la maggior parte di Michelanelo, a Caroline Elam la quale esclude completamente la mano del maestro. Il dibattito, come già accennato, è stato fiorente e abbondante negli anni immediatamente successivi la scoperta: i quotidiani e le riviste diedero notizia del ritrovamento, si fecero conferenze stampa e lo stesso Paolo dal Poggetto tenne una conferenza presso l'istituto germanico di Firenze.

Furono molti anche i servizi giornalistici sui quotidiani esteri europei, statunitensi e giapponesi.

Tre furono le voci di parere nettamente contrario alla paternità di Michelangelo: Ulrich Middeldorf, che ritenne fossero tutti disegni del Montorsoli, James Beck che sostenne fossero divisi in vari gruppi e appartenenti a tempi diversi e Charles de Tolnay che nel 1978 li assegnò completamente alla mano di allievi. I primi due studiosi, al tempo delle

pubblicazioni di queste opinioni, non avevano visto dal vivo i disegni della Stanza Segreta, Charles Tolnay li vide quando “la scopertura era iniziata da poco tempo si vedevano (male) solo pochi disegni di una solo parete”42; seppure la visione dal vivo dei disegni ritengo sia

valida e importante per un'analisi accurata, ritengo sia doveroso tenere in considerazione anche il parere di questi esperti durante il corso della mia analisi.

Johon Shearman nel 1977 si espose invece, sostenendo la paternità di Michelangelo per tutti i disegni dell'abside della Sagrestia Nuova, mentre per i disegni murali del locale sottostante l'ago della bilancia oscillò tra Michelangelo e Battista Franco lasciando aperto il quesito.

Altri due pareri incerti prossimi alla scoperta sono stati quelli di Luciano Berti che attribuì ai disegni l'aggettivo “michelangioleschi”, termine che non esclude la paternità di

Michelangelo ma accoglie conemporaneamente la possibilità che si tratti di disegni della sua scuola e quindi altri artisti, e Umberto Baldini che non si espresse né scrisse rispetto ai disegni della Stanza Segreta, ma ritenne inadatta la pratica di lasciare scoperti disegni murali all'interno delle opere d'architettura, riferendosi a quelli nell'abside, proponendo il distacco della parete con i disegni o, se questo fosse stato impossibile data la sua mole, una

42 Paolo dal Poggetto Michelangelo la “stanza segreta”, i disegni murali nella Sagrestia Nuova di San

nuova scialbatura43.

Alessando Parronchi nel 1979 scrisse Sui murali michelangioleschi della Sagrestia Nuova dedicando il suo studio anche ai disegni murali della Stanza Segreta, individuò la mano di Michelangelo in alcune opere grafiche, escludendone altre che gli sembravano

“difficilmente acclimatabili in area michelangiolesca”44 concedendosi la possibilità di

supporre la presenza di altri artisti nel sotterraneo.

Caroline Elam nel 1981 scrisse The mural drawings in Michelangelo's New Sacresty e dividendo i disegni in due gruppi, d'architettura e di figura, assegnò i primi alla mano del Maestro escludendo completamente i secondi dalla paternità di Michelangelo e

supponendo la presenza, in quel locale, dei garzoni del Buonarroti.

L'autrice poi evidenziò la difficoltà dello studio di questi disegni per mancanza di appoggi sia nella grafica cartacea sia in altri disegni murali e, considerando una per una le opere grafiche, ne escluse la paternità di Michelangelo concludendo che “i disegni della cripta danno l'impressione di un vivace gruppo di artisti dal talento limitato che si riposano dall'arduo lavoro dei sepolcri al piano superiore, e mostrano a vicenda le proprie idee e quello che si ricordano dell'opera del maestro”45.

Dal 1981 alla pubblicazione del 2012 di Paolo dal Poggetto sono stati davvero pochi gli apporti critici rispetto ai disegni mrali del locale sottostante al lavamani sinistro della Sagrestia Nuova di San Lorenzo: si possono citare due articoli, dello stesso Michelangelo

Drawings di C.H.Smyth del 1992, di cui uno scritto da Marco Collareta 46 e l'altro da

Frederick Hartt47.

Marco Collareta, in particolare, si sofferma sull' usanza, testimoniata da un passo di Benvenuto Cellini48, della pratica di disegno con l'ombra: un uomo, posto fra la fonte

luminosa e la parete, proietta un'ombra sul muro, utile ad essere ricalcata per poi essere completata dai volumi interni. Appena conclusa la descrizione dell'esercizio, Benvenuto

43Paolo dal Poggetto Michelangelo la “stanza segreta”, i disegni murali nella Sagrestia Nuova di San

Lorenzo, Firenze, Firenze Musei e Milano, Giunti S.p.A., 2012

44Alessando Parronchi, Sui murali michelangioleschi della Sagrestia Nuova, “Prospettiva” 17, Aprile 1979, pp. 78-82

45Caroline Elam, The mural drawings in Michelangelo's New Sacresty, “the Burlington Magazine”, 123, october1981, pp. 593-602.

46 Marco Collareta, Intorno ai disegni murali della Sagrestia Nuova, in C.H.Smyth, Michelangelo drawings, Washington 1992, pp.163-177

47 Frederick Hartt, Michelangelo, the mural drawings, and the Medici Chapel, in C.H.Smyth, Michelangelo

drawings, Washington 1992, pp.179-211

Cellini cita Michelangelo come “il migliore scuoltore di che noi aviamo avuto notizia”. Collareta individua, all'interno di questo scritto, alcune modalità operative degli artisti e che possono essere utili all'analisi dei disegni della Stanza Segreta. Lega quindi questa pratica e il suo soffermarsi essenzialmente sullo studio di figura, ai soggetti presenti nella

Stanza Segreta che sono unicamente figure umane, con l'unica eccezione della testa di

cavallo; osserva poi l'uso del plurale utilizzato da Cellini, che fa presupporre la presenza di più artisti e di più mani ed, effettivamente, la stessa condizione si trova nel sotterraneo della Cappella.

Il saggio prosegue affrontando il legame che sussiteva fra la scultura e la grafica murale, sottolineando il fatto che lo scuoltore, abituato a tracciare le figure sul marmo, era sicuramente attratto dall'intonaco bianco; l'autore quindi evidenzia il disegno sul muro come una pratica frequente fra gli artisti ed in particolare fra gli scultori. Marco Collareta prosegue affrontando alcuni disegni specifici della Stanza Segreta, le sue osservazioni sono state tenute in considerazione, insieme a quelle degli altri studiosi che hanno scritto su questo argomento, per la mia analisi dei disegni murali della Stanza Segreta.

Mentre Collareta fatica ad associare i disegni al nome di Michelangelo, Hartt sembra avvicinarsi maggiormente all'idea che quasi tutti gli schizzi dello scantinato fossero opera del maestro.

Paolo dal Poggetto nel suo libro del 2012 cita alcuni articoli di riviste o quotidiani e trasmissioni televisive che sono state le uniche fonti riguardanti i disegni murali della Sagrestia Nuova negli ultimi anni: da un articolo del 1998 che ricordava la conferenza stampa tenuta dallo stesso dal Poggetto nella Stanza Segreta davanti ai murali appena scoperti nel 1976, ad una trasmissione televisiva del 2010 che poneva l'attenzione al mistero attorno alla reclusione di Michelangelo.

In ogni caso il dibattito critico attorno a questo argomento si è affievolito nel tempo e, nonostante la pubblicazione di Paolo dal Poggetto del 2012, non è ripreso negli ultimi anni. Fra gli articoli usciti negli recentemente segnalo quello scritto da Daniela Cavini per il Corriere della sera il 3 Dicembre 2013: ella asseconda lo studio e i pareri di Paolo dal Poggetto cercando probabilmente di riaccendere il dibattito, si chiede il perchè del diverso atteggiamento rispetto ai disegni di architettura presenti nell'abside e assegnati a

della promozione di opere straordianrie, come i disegni murali di figura, incentivando l'idea di valorizzare il patrimonio artistico in tutte le sue forme.

Al di là di questo scritto, mi è risultato difficile trovare fonti che negli ultimi anni completassero o proseguissero quelle iniziate in seguito alla scoperta.

Tutti questi pareri esposti da importanti studiosi sono stati tenuti in considerazione per l'analisi dei disegni della Stanza Segreta, seppur intendo allontanarmi da quelle avversità che Paolo dal Poggetto individua negli studiosi e che impediscono al pensiero di evolvere in percorsi inesplorati, “la difficoltà per tanti studiosi, di sgomberare preconcetti, di calarsi in situazioni nuove”.

Si tratta di un argomento problematico, “le perplessità di alcuni studiosi dipendono: da non trovare appoggi nella grafica su carta, dalle misure differenti e assai più grandi nei murali, dalla differenza del mezzo con cui si disegna e dalla difficoltà nel trovare alternative valide al nome del Buonarroti”49, criticità queste di cui occorre essere consapevoli e a partire dalle

quali può svilupparsi una nuova visione.

Alcuni disegni sono evidentemente di mano capace, frutto del genio artistico di un uomo che non può essere passato inosservato nella storia dell'arte e che presuppongo sia Michelangelo per le caratteristiche della sua grafica precedentemente evidenziate. Se qualche opera grafica della Stanza Segreta si allontana da tale capacità, può essere associata a diversi artisti vicini a Michelangelo, affrontati nel paragrafo 1.3, oppure rimanere nell'incertezza per mancanza di riferimenti grafici sufficienti.

È servito, per riconoscere Michelangelo nella Stanza Segreta, tenere in mente ciò che Corrado Maltese scrisse rispetto all'arte di Michelangelo: “All'arte come visione,

Michelangelo oppone dunque un' arte come azione […] se il movimento è azione, esso è movimento dell'uomo, è il frutto della sua energia fisica e tangibile e perciò dell'uomo ricondotto alla sua essenzialità, all'uomo nudo; ma se l'azione è il principio informatore dell'essere dell'uomo, essa può manifestarsi non tanto nell'opera compiuta quanto nell'opera che si compie o quantomeno che denuncia direttamente, nella sua incopiutezza, la

pressione fisica e personale dell'operare.”50.

49Paolo dal Poggetto Michelangelo la “stanza segreta”, i disegni murali nella Sagrestia Nuova di San

Lorenzo, Firenze, Firenze Musei e Milano, Giunti S.p.A., 2012

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