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La parete di fondo

2.4 Il percorso nella Stanza Segreta e la mano di Michelangelo

2.4.2 La parete di fondo

Continuando il percorso dettato dallo scorrere dei disegni sui muri, arriviamo alla parete di fondo, qella che si nota immediatamente appena scesi gli ultimi gradini: sono disegni di grandi dimensioni e di mani sicuramente abili; a mio avviso non appartengono tutti allo stesso artista in quanto la qualità del tratto e il modo di affrontare lo studio dimostra notevoli differenze.

Grande figura virile di spalle

La parete è in gran parte occupata da una grandiosa figura di spalle che, prona, taglia in diagonale la superficie. La maestria con la quale questa figura è stata disegnata, i tratti decisi che vanno ad individuare uno scorcio molto ardito, le ombre appena accennate con linee parallele e distanti, i volumi della muscolatura così ben definiti con pochi segni, riconducono a Michelangelo: credo che solo una mano così sapiente e di grande capacità possa dar vita ad una figura cosi meravigliosamente definita e di queste dimensioni. La visione di questa grande figura virile di spalle è interrotta dalla presenza di un altro grande disegno sovrapposto che ne rompe la continuità nella parte che interessa le gambe ma permette comunque di osservare come, con la gamba destra, si conclude la diagonale che va ad occupare l'intera parete.

Sono presenti inoltre alcuni richiami precedenti e successivi ad una visione simile del corpo virile nelle opere pittoriche di Michelangelo: mi riferisco alla Figura da tergo (Fig. 31b) nella Creazione del Sole e della Luna nella volta della Cappella Sistina e la Figura da

tergo ripresa mentre vola nella parte sinistra del Giudizio Universale.

La presenza di uno studio simile non conduce in maniera evidente ad opere successive ma conferma a mio avviso la paternità di Michelangelo proprio come testimonianza del suo patrimonio personale, della sua capacità di creare figure in posizioni ardite con il massimo della resa.

Vista come un luogo di lavoro e confronto, la Stanza Segreta può essere pensata anche luogo di dimostrazione: questo disegno quindi potrebbe essere semplicemente visto come un'esibizione del Maestro per qualche allievo. Vi è inoltre un'altra mano che disegna accanto a quella di Michelangelo: osservando il disegno e confrontandolo con il lucido che

Paolo dal Poggetto riporta nel suo libro (Figura XV), a mio avviso vi è un errore di

interpretazione del segno. Quello che nel lucido è identificato come l'avambraccio sinistro della figura virile, non ha le caratteristiche grafiche del resto del disegno e, soprattutto, sarebbe scorretto nella sua realizzazzione perchè presenta una curva innaturale. Il braccio in questione a mio avviso appartiene al corpo sottostante alla figura virile, quello che Hartt ipotizza possa essere Ade schiacciato da Giovanni Battista: è una Figura supina disegnata con tratti abbastanza decisi e una discreta capacità che però non è assimilabile a quella di Michelangelo. Il corpo supino manca di profondità, di definizione dei volumi e di spessore, il braccio si solleva verso l'alto e rimane dietro rispetto all'avambraccio della figura virile che, piegato come a reggersi la testa, non è quindi visibile.

Quel braccio curvo e sollevato che termina con una mano appena accennata e appuntita soprastà alla testa definita velocemente con un solo tratto curvo e che nel lucido era stato anch'esso inserito nella grande figura virile come parte del braccio.

Dividendo le due figure in questo modo rimane evidente la differenza del tratto e della resa volumetrica delle stesse e riconduco quindi al prossimo paragrafo l'analisi della Figura

supina.

Figura femminile in piedi

Questa figura a grandezza naturale porta con sè delle criticità che mi hanno fatto essere indecisa rispetto alla paternità. Si tratta sicuramente di un disegno di discreta qualità ma sin da subito non sono riuscita ad riferirlo al nome di Michelangelo.

Dapprima, per la struttura dello studio che vede il soggetto per intero con un particolare ingrandito a fianco e per la resa anatomica ed emotiva del viso, la propensione è stata quella di pensarlo del Buonarroti, ma proseguendo nell'osservazione la mia opinione è cambiata. Se l'impianto del corpo e la postura classicheggiante potevano essere l'inizio di uno studio più complesso, la parte delle spalle e della testa che sembrano essere più piccolle del dovuto ma soprattutto il chiaroscuro, che definisce poco i volumi e l'anatomia dando all'immagine poca vitalità, restavano lacune ad indicare il lavoro di mani diverse da quelle di Michelangelo. Osservando la parete con attenzione trovo vi sia una similitudine fra questa immagine e la gamba che si trova a destra della figura femminile in piedi, e che analizzerò di seguito: in entrambe vi è un errore di ombre chiaroscurali e portate.

Collegandomi alle ipotesi avanzate da Collareta ritengo possibile che su questa parete, e solo su questa per via dello spazio ristretto che sarebbe disponibile sulle altre, possa esserci la traccia di quel modo di disegnare con le ombre: la figura è riportata con dimensioni reali e pare abbia un netto contorno che ne definisce la struttura tipica michelangiolesca, ma all'interno è come se fosse stata riempita da mani poco esperte con un chiaroscuro lieve e senza quella definizione dei volumi tipica di Michelangelo. Vi è inoltre la necessità di oscurare la parte sinista esterna alla figura, con un'ombra portata generata quindi da una fonte luminosa proveniente da destra, quasi a sottolineare il confine della figura; questa, però, risulta incoerente con il chiaroscuro, il quale riporta una luce frontale spostata leggermente a sinistra. L'uso di ombre portate diffuse e la discrepanza del trattamaneto della luce, allontanano questo disegno dalla mano di Michelangelo e mi riconducono all'idea della Stanza Segreta intesa come luogo di lavoro collettivo che riguarderà, per le stesse motivazioni, anche la gamba a fianco.

Sul viso ingrandito (Figura XVII) della figura invece, il lavoro è del Maestro che

probabilmente ritenne necessario il suo intervento per la poca finitezza ed espressività del volto: qui infatti si ritrovano i lineamenti tipici di Michelangelo, la bocca ben marcata, l'occhio che spesso guarda verso il basso con un'emozione quasi malinconica e il profilo greco che qui però è arricchito da una maggior vivacità del naso. La mano è decisa, nonostante la dimensione, e compone, con segni sicuri, i tratti somatici e l'espressione emotiva della figura; in questo mi sembra di riconoscere il disegno di Michelangelo che abbiamo incontrato nella stessa stanza con la Testa di profilo nel paragrafo precedente. I riferimenti che trovo nell'opera grafica del Buonarroti sono riconducibili ad esempio alle

Tre teste femminili ideali di profilo (fig.32) , opera risalente allo stesso periodo e che ci è

pervenuta attraverso le copie ora alla Galleria degli Uffizi (599Er) e al Teylers Museum (A13r) , dove la figura in alto propone un profilo simile, nei tratti somatici e

nell'espressione, a quello della Stanza Segreta.

Lo stile grafico, il modo in cui l'artista disegna il profilo e aggiunge il chiaroscuro indispensabile senza scendere nei particolari dei dettagli, mi riporta invece al foglio già visto come riferimento della Testa di profilo, Studio di teste e occhi (fig.2) ed in particolare la testa in alto a destra eseguita dal Maestro.

dall'ombra proiettata sulla parete, supponendo che la fonte luminosa fosse vicina al modello per riportarne le dimensioni reali e che la luce fosse leggermente a destra del modello creando una piccola ombra sulla sinistra, si può osservare che il particolare ingrandito di mano di Michelangelo, è ottenuto con un chiaroscuro corretto, a differenza della Figura femminile in piedi.

Il perchè di questo studio è stato affronatto da Paolo dal Poggetto che lo associa, insieme ad altri disegni della Stanza Segreta, alla Leda e il cigno. Vi sono però delle lontananze dal tema trattato, Hartt le identifica nella verginità di Leda all'arrivo di Zeus e quindi

nell'incoerenza dell'immagine che “non ha seni ritti, ha finachi larghi, la pancia capiente e dà un'idea di maternità”66. Lo studioso riconduce questa figura a Eva, la madre della vita e,

a mio avviso, apre le porte alle ipotesi di Parronchi che dà la possibilità di pensarlo come uno studio dedicato alla statua della Terra da porre nella nicchia di fianco al duca Giuliano, probabilmente una “concezione del maestro affidata al Tribolo per l'esecuzione”67 prima

dell'assedio, quando ancora l'ordine generale delle tombe non era quello definitivo. Allontanandoci dunque dall'idea di Michelangelo rinchiuso per due mesi nella Stanza

Segreta, si potrebbe guardare ai disegni murali come frutto di un confronto e studio durato

anche più di due decenni a cavallo dell'anno 1530.

Gamba sinistra di profilo

Proseguendo con lo sguardo si incontra immediatamente una gamba sinistra vista di profilo che riporta a mio avviso le stesse caratteristiche di studio della figura femminile in piedi. Si può supporre quindi che sia frutto del disegno con le ombre, questa volta però le dimensioni sono maggiori del reale, probabilmente date da una maggior distanza della fonte luminosa, ma riporta le stesse incoerenze tra ombra portata e chiaroscuro e la stessa debolezza chiaroscurale. Concordo dunque con Frederick Hartt, che associa questo disegno a qualche allievo per via del chiaroscuro “maldestramente sfumato” e della gamba senza piede, e anche con il pensiero di Parronchi che sottolinea l'uso dell'ombra come una pratica legata ad una “seppur altissima accademia”68.

66 Frederick Hartt, Michelangelo, the mural drawings, and the Medici Chapel, in C.H.Smyth, Michelangelo

drawings, Washington 1992, pp.179-211

67 Alessando Parronchi, Sui murali michelangioleschi della Sagrestia Nuova, “Prospettiva” 17, Aprile 1979, pp. 78-82

68Alessando Parronchi, Sui murali michelangioleschi della Sagrestia Nuova, “Prospettiva” 17, Aprile 1979, pp. 78-82

Questo disegno verrà quindi affrontato nel prossimo paragrafo.

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