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PRODUZIONE LATTIERO-CASEARIA

1.1.3 Le specificità territoriali

1.1.3.2 Analisi dei territori rurali

L’analisi di contesto sviluppata di seguito ha l’obiettivo di evidenziare le principali caratteristiche e le specificità delle aree definite rurali sulla base della metodologia illustrata nel paragrafo precedente.

In particolare in questa analisi si approfondisce e si esamina la “contrapposizione” tra aree rurali e aree non rurali (poli urbani), la quale trae origine da una combinazione di fattori di carattere economico, geografico e storico.

Queste analisi rappresentano la base per identificare differenti modelli di sviluppo, nonché interventi, azioni e politiche a seconda delle esigenze rilevate. Proprio in virtù di quest’analisi, si sottolinea l’importanza ed il ruolo del Programma di Sviluppo rurale come strumento volto a favorire il recupero o l’attenuazione delle maggiori problematiche, nonché lo sviluppo di attività strategiche per il territorio e per il sistema economico-produttivo regionale.

Si presentano di seguito specifici approfondimenti sui seguenti temi:

aspetti socio-demografici (popolazione per classi di età, tasso di occupazione, densità demografica, saldo migratorio netto);

la struttura produttiva ( stock di imprese, grado di internazionalizzazione, presenza di imprese artigiane);

le attività turistiche (analisi dei dati relativi sia all’offerta, sia alla domanda);

la mobilità intercomunale attraverso l’elaborazione dei dati sul pendolarismo comunale;

la destinazione del territorio attraverso l’elaborazione di alcuni indicatori specifici (quota di Superficie Agricola Totale (SAT), quota di superficie forestale sulla superficie totale).

Le tabelle di riferimento sulla quale si è basata l’analisi sono riportate in allegato B.

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solo il 17% è localizzato nell’area rurale contro l’83% della popolazione nei poli urbani. Questa forte concentrazione demografica comporta evidenti ripercussioni sulla densità: 962 abitanti/kmq dell’area non rurale contro 54 abitanti/kmq dell’area rurale.

Popolazione anziana L’indice di vecchiaia (numero di persone con età superiore ai 65 anni ogni 100 persone appartenenti alla fascia d’età 0-14) rileva uno squilibrio strutturale della popolazione a favore della fascia d’età superiore ai 65 anni rispetto alla popolazione giovanile. L’indice per le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo si attesta a circa 263 contro 245 delle aree non rurali e 242 a livello regionale.

Popolazione maschile La composizione della popolazione per sesso evidenzia una maggiore incidenza della popolazione

maschile nelle aree rurali (49,1%) rispetto al resto del territorio (47,2%).

Trend di crescita della popolazione La variazione della popolazione nell’anno 2005 rileva una crescita rallentata per le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo rispetto al resto del territorio (+0,2% contro 11%).

I dati mostrano, inoltre, un consistente flusso di immigrazione interna (da altri comuni) verso le aree rurali (in particolare verso quelle intermedie), evidenziando la crescente tendenza a trasferirsi nelle aree rurali, probabilmente grazie al minore costo delle abitazioni ed alla migliore qualità dell’ambiente (aria, rumore, paesaggio).

AREA RURALE - MERCATO LAVORO

Tasso di occupazione La situazione occupazionale nelle aree rurali varia a seconda che ci si riferisca alla zona C oppure a quella D: mentre nelle aree rurali “C” il tasso di occupazione è superiore a quello dei poli urbani e della media regionale, lo stesso scende sotto entrambi i due valori nelle aree D, confermando uno svantaggio di queste ultime sicuramente legato alla limitata diffusione territoriale di attività produttive sul territorio.

Incidenza dell’occupazione agricola ed industriale L’analisi evidenzia per le aree C un peso maggiore, in termini relativi, dell’occupazione agricola (9,1%, contro il 2,6% medio registrato nelle aree non rurali), anche se si registra una % di occupati agricoli in area urbana A2 (6,6%) superiore alla analoga percentuale in area D (5,5%).

Anche l’occupazione industriale mostra valori più elevati nelle aree rurali rispetto ai poli urbani (in area C 25,2%, in area D 36,1 contro 23% delle aree non rurali). Questo sottolinea la significatività delle attività agricole ed industriali nel sistema produttivo delle aree rurali rispetto ai settori prevalenti a livello regionale, ossia commercio, servizi alla persona, servizi alle imprese.

Tasso di occupazione femminile Il tasso di occupazione femminile (misurato come rapporto tra occupati e popolazione attiva per la componente femminile) si attesta per le aree rurali ad un livello inferiore rispetto al resto del territorio (Area C 45,6%, Area D 43,4% contro area A 46,2%). A questo dato si contrappone, tuttavia, un tasso di disoccupazione femminile nell’area D inferiore rispetto alla media regionale. Tale dinamica può essere legata in parte a scelte personali che portano le persone a fuoriuscire dal mercato del lavoro, in parte all’effetto “scoraggiamento” che spinge una quota sempre più rilevante di persone a rinunciare a priori alla ricerca di un lavoro. Su entrambe le motivazioni può sicuramente giocare un ruolo determinante la scarsa presenza di attività produttive sul territorio con la conseguente progressiva crescita del fenomeno del pendolarismo giornaliero verso le aree costiere.

Tasso di disoccupazione Il tasso di disoccupazione al 2001 registra i suoi valori massimi nelle aree rurali C, mentre si attesta per le ad un livello inferiore rispetto al resto del territorio nelle aree D(7% contro 8,5%). Il contenuto peso delle persone in cerca di occupazione rispetto alla forza lavoro è, almeno parzialmente, effetto della bassa natalità e della volontaria fuoriuscita dal mercato del lavoro. Nelle aree rurali quest’ultimo aspetto è legato anche allo scarso sviluppo del sistema produttivo e alla crescente “dipendenza economica” di tali aree rispetto alle zone costiere.

AREA RURALE - STRUTTURA PRODUTTIVA

Presenza di attività produttive Il tasso di diffusione delle imprese indica uno scarso radicamento delle attività produttive nelle aree rurali, sia intermedie (151 imprese per kmq contro 100,3 nel resto del territorio), sia con problemi complessivi di sviluppo (4,6 contro 100,3).

Crescita del sistema produttivo L’analisi relativa alla crescita dello stock delle imprese nel periodo 2004-2005 evidenzia un ritardo della crescita delle aree rurali (+0,7% nelle aree C, +0,5% nelle aree D contro +1,1% del resto del territorio).

Tale tendenza accentua il distacco tra le aree rurali e le aree costiere, storicamente poli attrattori di nuove attività produttive grazie alla maggiore presenza di infrastrutture e servizi. Anche nel lungo periodo si osserva una crescita rallentata del sistema produttivo nelle aree rurali: nel periodo 1991-2001 le unità locali sono cresciute nelle aree C del 14,8%, nelle aree D del 6,9% contro +18,2% delle aree non rurali.

gli addetti rimangono pressoché stabili nelle aree urbane, mentre registrano significative variazioni nelle aree rurali (+6,7% in area C e –4,3% in area D).

Incidenza della componente artigiana Il peso della componente artigiana si accentua in maniera significativa nelle aree rurali rispetto al resto del territorio (variando da 27, 2 % nei poli urbani a 30,5% nelle aree rurali C e a 32% nelle aree rurali D.. A tale dato si associa una una maggiore presenza, nelle aree rurali, di imprese di piccola dimensione in cui prevale l’elemento personale e la gestione familiare.

Trend di crescita del settore artigiano La maggiore incidenza del settore artigiano nelle aree rurali è rafforzata da una continua e significativa crescita. I dati relativi alla variazione dello stock 2004-2005 rilevano per le aree rurali C una crescita della componente artigiana pari a +2% e nelle aree rurali D pari a +2,6%, nettamente superiore al resto del territorio (1,3%).

Dimensione media delle imprese La maggiore presenza di attività agricole ed artigiane si ripercuote sulla dimensione media delle imprese, più contenuta nelle aree rurali C (2,7 addetti per impresa contro 3,8 nelle aree non rurali), mentre risulta maggiore nelle aree rurali D (3,2) seppure sempre inferiore alla media dei poli urbani .

Internazionalizzazione del sistema produttivo La bassa propensione all’internazionalizzazione che caratterizza tutto il sistema produttivo ligure registra un’ulteriore contrazione nelle aree rurali. Al 2005 solo l’1,2% delle imprese in area rurale C el’1,3% delle imprese in area rurale D opera con l’estero contro l’1,5% medio delle aree non rurali.

Internazionalizzazione del settore artigiano Il dato relativo all’internazionalizzazione del sistema artigiano rileva un aspetto interessante per le aree rurali; infatti la % di imprese artigiane che opera con l’estero è 0,8 in area C e 0,9 contro lo 0,5% delle aree non rurali. Questo evidenzia una maggiore vivacità del tessuto artigiano locale la cui produzione, in particolare quella tipica, risulta maggiormente distribuita sul mercato estero.

AREA RURALE - DOMANDA E OFFERTA TURISTICA

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significativa le aree rurali; il peso dei lavoratori e degli studenti in uscita rispetto alla popolazione attiva (fascia d’età 15-64) si presenta infatti pari a circa il 35-36% contro il 14,7% del resto del territorio. Questo aspetto risulta strettamente legato alla distribuzione territoriale delle attività produttive e delle Università, fortemente concentrate nella fascia costiera.

AREA RURALE - DESTINAZIONE TERRITORIO

Superficie forestale La superficie forestale in Liguria rappresenta ben il 65% del territorio e tale percentuale costituisce il valore massimo regionale in Italia (media nazionale: 23%). Nelle aree rurali tale incidenza si attesta al 58%

nelle aree C e al 76% nelle aree D, contro il 46% medio dei poli urbani. La presenza della superficie forestale rappresenta un utile indicatore circa il livello di urbanizzazione e presidio del territorio.

Superficie Agricola Totale (SAT ) La quota di SAT (superficie agricola totale) sul totale si attesta nelle aree rurali intorno al 31% nelle aree C e 37% nelle aree D, contro il 29% del resto del territorio.

L’analisi svolta ha permesso di evidenziare e di descrivere gli elementi di svantaggio che contraddistinguono l’area rurale – nelle due diverse accezioni di area rurale intermedia e area rurale con problemi complessivi di sviluppo - attraverso l’impiego di alcuni indicatori di carattere socio-economico e territoriale.

Alle considerazioni di sintesi riportate nella tabella___, si aggiungono alcune osservazioni relative alla copertura della banda larga. Dalla cartina che segue si evince come, ad oggi, siano prevalentemente le aree interne (contrassegnate dal colore rosso e azzurro), normalmente caratterizzate da un’economia rurale, a non essere dotate di copertura. Tuttavia si osserva come le zone già dotate della rete (aree verdi) non si limitino solo all’area costiera, ma abbiano già coinvolto anche i comuni dell’entroterra.

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1.1.4 Conclusioni

Alla luce dell’analisi del contesto regionale emerge un sistema agricolo che riveste un ruolo strategico non solo per l’importanza delle produzioni, che si contraddistinguono per la qualità e la particolarità, ma anche per la funzione ambientale, di presidio e tutela del territorio, nonché per la conservazione del paesaggio e della cultura locale.

Si riportano di seguito i principali risultati relativi all’analisi del sistema agricolo ligure e delle attività connesse.

Dal punto di vista strutturale, le imprese agricole liguri si caratterizzano in particolare per:

una superficie media per azienda molto contenuta (1,5 ha contro 6,2 ha a livello nazionale;

valore minimo in Italia);

una netta prevalenza numerica delle piccole e medie aziende (95% con meno di 5 ettari);

un’elevata età media del capo azienda (58,5 anni);

una prevalenza della conduzione diretta (99,1% delle aziende) con manodopera esclusivamente familiare (95%);

un’alta incidenza percentuale delle aziende con coltivazioni seminative (ortive e fiori) o coltivazioni legnose (olivo).

Dal punto di vista dinamico, si evidenzia come lo stock delle imprese agricole abbia registrato una significativa contrazione: al 2000 si rileva un decremento pari al 38,9% rispetto al 1990 ed una variazione negativa della SAU pari al 30%. A fronte di questo andamento tuttavia corrisponde un lieve aumento della superficie media per azienda passata da 1,27 a 1,46 ettari, risultato di un processo di assorbimento delle imprese più piccole.

Nonostante il processo di contrazione in termini di aziende e di superfici utilizzate, nonché in termini di addetti più accentuato rispetto all’andamento nazionale, il settore presenta significativi punti di forza ed appare contraddistinto da fenomeni di crescita e dinamicità. Dalle analisi svolte emerge infatti un settore agricolo ligure caratterizzato da produzioni di nicchia di alta qualità (in particolare nel settore florovivaistico dove è presente anche un distretto), prevalentemente orientate al mercato e con un buon potenziale di innovatività, stimolato anche dal recente sviluppo sul territorio di attività produttive high tech.

Si sottolinea inoltre la buona produttività per addetto: il valore aggiunto dell’agricoltura per occupato si attesta infatti al terzo posto a livello nazionale dopo Veneto e Lombardia ed ha registrato nel periodo 2002-2003 un significativo incremento del valore unitario inferiore solo a

Le maggiori criticità del sistema agricolo permangono legate a:

 piccole dimensioni medie delle aziende,

 scarso ricambio generazionale,

 crescita del clima competitivo e dei costi delle materie prime che costringe le imprese agricole a continui riadattamenti produttivi ed al contenimento dei costi,

 morfologia del territorio (elevata acclività del terreno, accessibilità problematica con conseguenti difficoltà nel processo di automazione del sistema produttivo),

 scarso sfruttamento delle aree boschive (peraltro in continua espansione) con alto rischio di incendio e di dissesto idrogeologico;

Si riporta di seguito lo schema di riepilogo punti di forza/debolezza/opportunità/minacce (analisi SWOT) per il settore agricolo ligure.

L’analisi SWOT è un utile strumento di analisi che permette, in base ad un’ottica sistemica, di evidenziare in modo chiaro e sintetico gli elementi su cui puntare e gli elementi su cui intervenire, nonché le variabili che possono agevolare oppure ostacolare il raggiungimento degli obiettivi fissati, distinguendo tra fattori legati all’ambiente esterno e fattori legati all’organizzazione interna e consentendo di orientare in modo più efficace le successive scelte strategiche ed operative.

Come indicato all’art. 85 del Regolamento CE n. 1698/2005, il presente schema permette di

“identificare e valutare i fabbisogni a medio e lungo termine” e quindi rappresenta la base per la definizione delle strategie del Programma di Sviluppo Rurale per il periodo 2007-2013.

L’analisi socio economica e ambientale condotta nei paragrafi precedenti ha consentito di confermare i fabbisogni individuati nel Programma di Sviluppo Rurale per la Liguria 2007-2013.

Tabella 1.67 Analisi Swot dell’Agricoltura in Liguria

Analisi swot