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4 Analisi dei dati

4.2 Analisi descrittiva

Per il primo target: “Entro il 2030, eliminare completamente in tutto il mondo la

povertà estrema, attualmente misurata come numero di persone che vivono con meno di 1,25$ al giorno”: ho analizzato il seguente indicatore:

Rischio di povertà per gli occupati:

A livello europeo la fonte istituzionale è Eurostat, la frequenza temporale è annuale, l’unità dei dati è percentuale ed i dati a disposizione sono per gli anni 2003-2018, nonostante questo periodo temporale possiamo analizzare le differenze tra gli stati solo a partire dal 2006 in quanto risulta essere il primo anno disponibile per una elevata percentuale di stati ad eccezione di Croazia (dati disponibili dal 2010), Romania (dati disponibili dal 2007).

Figura 4 Percentuale rischio povertà per gli occupati negli Stati Europei dal 2006 al 2018

Il grafico rappresentato in figura 4 considera la percentuale di popolazione dell’Unione Europea a rischio povertà dal 2006 al 2018 in base alla media dei valori tra gli Stati, la linea

67 rossa indica gli Stati dell’Unione Europea senza la Croazia in quanto i dati di quest’ultima sono disponibili a partire dal 2010 e quindi essi sono compresi nel rettangolo blu. Possiamo notare un andamento quasi costante dal 2006 al 2010 e poi un esiguo aumento dal 2012 al 2018, dal 2006 al 2018 si calcola un aumento del 1,4%.

Figura 5 Percentuale rischio di povertà per gli occupati negli Stati Europei dal 2006 al 201815

Nel realizzare il grafico rappresentato in figura 5 ho suddiviso gli stati Europei in base al proprio prodotto interno lordo pro-capite in rapporto alla quota media dell'Unione Europea (EU=100) in quattro macro-gruppi:

- Macro-gruppo PIL elevato: Stati con PIL pro-capite da 151 a 300; - Macro- gruppo PIL medio: Stati con PIL pro-capite da 101 a 150; - Macro-gruppo PIL medio-basso: Stati con PIL pro-capite da 81 a 100; - Macro-gruppo PIL basso: Stati con PIL pro-capite da 50 a 80.

68 Ho utilizzato il PIL pro-capite essendo quest’ultimo un indicatore del livello di benessere materiale delle famiglie Osservando questo grafico possiamo notare un andamento quasi costante caratterizzato da leggere variazioni per ogni macro-gruppo. In base alla media europea16 il Lussemburgo si trova al primo posto, la Bulgaria all’ultimo e l’Italia sotto alla quota media europea pari a 100: in ordine infatti troviamo: Lussemburgo (261), Irlanda (189), Olanda (129), Danimarca (128), Austria (127), Germania (122), Svezia (121), Belgio (117), Finlandia (111), Francia (104), Malta (98), Italia (96), Spagna e Repubblica Ceca (91), Cipro (90), Slovenia (87), Estonia (82), Lituania (80), Portogallo (77), Slovacchia (73), Ungheria (71), Polonia (70), Lettonia (69), Grecia (68), Romania (65), Croazia (63) e Bulgaria (51).

Un ulteriore modo per confrontare i valori che caratterizzano i paesi dell’Unione Europea potrebbe essere quello di suddividerli in base al loro sistema di Welfare, a livello europeo troviamo quattro modelli differenti:

- Sistema di welfare social-democratico: caratterizzato da un elevato livello di previdenza sociale, esso ha natura universale ed è caratterizzato da investimenti importanti circa il controllo sull'evasione fiscale oltre che da politiche per favorire un’equa ridistribuzione della ricchezza; inoltre i sindacati hanno un elevato potere decisionale. Esso è attuato in Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia;

- Sistema di welfare conservativo/corporativo: questo modello è simile al modello nordico, ma con una maggiore quota di spesa dedicata alle pensioni, esso si basa su un sistema di sovvenzioni che non sono condizionate dalla condizione di avere un’occupazione; anche in questo sistema i sindacati hanno potere decisionale ed inoltre si caratterizza anche per alti sussidi di invalidità, in aggiunta al reddito minimo garantito, per la tutela dei più deboli. Esso è attuato in Austria, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Polonia, Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria; - Sistema di welfare liberale: questo sistema di welfare presenta un livello di spesa

minore rispetto a quelli precedenti, la sua peculiarità è data dal fatto che per quanto riguarda l’assistenza sociale, le sovvenzioni sono dirette in misura superiore alla

16 Disponibile su <https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-

explained/index.php?title=GDP_per_capita,_consumption_per_capita_and_price_level_indices#Overview > [21/04/2020].

69 popolazione in età lavorativa ed in misura minore alle pensioni, in questo sistema i sindacati hanno un minor potere decisionale, questo è uno dei motivi che spiegano la disparità di reddito più elevata e il maggior numero di impieghi a basso salario. Esso è attuato in Irlanda;

- Sistema di welfare mediterraneo: questo sistema caratterizza i paesi dell’Europa meridionale, paesi in cui lo stato sociale si è sviluppato cronologicamente più tardi rispetto agli altri stati, in questo modello troviamo la minor quota di spesa ed il più basso livello di assistenza sociale, al contrario di quelli precedenti è fortemente basato sulle pensioni. Vi sono poi minori diritti sociali ed anche un accesso più difficoltoso ad essi, si caratterizza poi per avere meno tutele per chi è senza lavoro. I sindacati tendono ad avere importanza apparente, questo è uno dei motivi che spiegano le ragioni per le quali i redditi siano ancora più bassi rispetto al modello anglosassone. Esso è attuato in Grecia, Italia, Portogallo e Spagna;

- Altri sistemi di welfare: i Paesi non appartenenti ai sistemi di welfare sopra citati si caratterizzano, appunto, per avere sistemi di welfare differenti e quindi è possibile classificarli come “Altri sistemi di welfare”; tendenzialmente l’Estonia tende ad essere più orientata al modello nordico, la Lituania più prossima alla Polonia e la Lettonia un po’ nel mezzo e piuttosto familista.

Figura 6 Percentuale rischio di povertà per gli occupati degli Stati Europei con welfare social-democratico dal 2006 al 2018

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Come possiamo notare dai grafici presenti nella figura 6, i paesi appartenenti al sistema di welfare social-democratico si caratterizzano per una bassa percentuale di popolazione occupata a rischio povertà, Danimarca ed Olanda hanno avuto un leggero aumento della percentuale lungo l’asse temporale, tuttavia non troviamo picchi percentuali, Finlandia e Svezia al contrario hanno avuto una leggera diminuzione della percentuale a rischio povertà, tuttavia la Svezia risulta avere percentuali più elevate rispetto agli altri tre Paesi.

Figura 7 Percentuale rischio di povertà per gli occupati degli Stati Europei con welfare corporativo dal 2006 al 2018

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Per quanto riguarda questo modello di welfare possiamo notare una differenza della percentuale di povertà per gli occupati tra gli stati che vi appartengono: Belgio, Repubblica Ceca e Slovenia si caratterizzano per una percentuale bassa che rimane quasi costante nel tempo; Austria, Francia, Germania e Ungheria si caratterizzano per una percentuale leggermente più elevata rispetto agli Stati precedenti e con un aumento percentuale lungo l’asse del tempo. Infine Lussemburgo e Polonia si caratterizzano per una percentuale decisamente superiore rispetto agli altri Stati.

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Figura 8 Percentuale rischio di povertà per gli occupati degli Stati Europei con welfare liberale dal 2006 al 2018

L’Irlanda a seguito della Brexit è l’unico Stato Europeo con un sistema di welfare liberale, dal grafico rappresentato nella figura 8, possiamo notare una riduzione della percentuale di povertà per la popolazione occupata lungo l’asse temporale.

Figura 9 Percentuale rischio di povertà per gli occupati degli Stati Europei con welfare mediterraneo dal 2006 al 2018

Gli Stati appartenenti al sistema di welfare mediterraneo, come possiamo notare dai grafici presenti in figura 9, hanno tutti una percentuale più elevata rispetto agli Stati appartenenti

73 alle altre categorie di welfare, ad eccezione di Lussemburgo e Polonia che pur essendo caratterizzati da welfare corporativo, hanno una percentuale di occupati poveri equivalente a quella degli Stati dell’Europa meridionale. La Grecia si caratterizza per un andamento altalenante lungo l’asse del tempo; l’Italia invece è caratterizzata da un andamento pressoché costante con qualche picco di aumento nel corso degli anni come nel 2009 a seguito della crisi finanziaria e nel 2015; il Portogallo ha un andamento pressoché costante con una leggera diminuzione nel 2018 ed infine la Spagna vede un aumento della percentuale a partire dal 2014.

Figura 10 Percentuale rischio di povertà per gli occupati degli Stati Europei con altri sistemi di welfare dal 2006 al 2018

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Osservando i grafici rappresentati in figura 10, possiamo notare andamenti pressoché costanti per gli Stati quali Cipro, Croazia e Slovacchia; notiamo invece un andamento altalenante per i valori riguardanti Romania e Lituania, un andamento crescente per Malta Estonia e Bulgaria ed un andamento decrescente per la Lettonia.

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Figura 11 Percentuale rischio di povertà per gli occupati confronto tra i diversi sistemi di welfare negli Stati Europei dal 2006 al 2018

Come possiamo notare dal grafico rappresentato nella figura 11, i Paesi appartenenti ai welfare liberale e social-democratico sono quelli ad avere i più bassi valori percentuali di povertà per gli occupati, decisamente inferiore alla media europea; gli Stati appartenenti al welfare corporativo hanno dei valori leggermente inferiori alla media ma comunque superiori rispetto ai sistemi di welfare liberale e social-democratico, gli Stati appartenenti ad altri sistemi di welfare si caratterizzano per valori superiori alla media europea ma comunque inferiori a quelli appartenenti al sistema di welfare mediterraneo; mentre i paesi appartenenti al sistema di welfare mediterraneo sono caratterizzati da valori percentuali decisamente superiori alla media europea ed a tutti gli altri macro-gruppi.

Infine, come terza variabile per il confronto dei valori caratterizzanti gli Stati Europei, possiamo utilizzare il mercato del lavoro e quindi il tasso di occupazione che

76 caratterizza i Paesi Ue. Il tasso di occupazione che andiamo a considerare è quello che comprende come fascia di età quella tra i 20 ed i 64 anni e si ottiene dal rapporto tra gli occupati tra i 20 e i 64 anni e la popolazione residente della stessa classe di età moltiplicato cento. Secondo l’indagine sulle forze di lavoro, armonizzata a livello europeo, una persona è definita occupata se, nella settimana di riferimento ha svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario; oppure se è stata assente dal lavoro ad esempio per ferie, malattia, cassa integrazione ma ha comunque mantenuto il posto di lavoro o l’attività autonoma. Il mercato del lavoro dell'Unione europea si conferma in ripresa, con un aumento nei tassi di occupazione e un calo della disoccupazione.

Figura 12 Tasso di occupazione 20-64 anni Unione Europea 2020 - Fonte: Eurostat, Labour force survey

In base al suddetto tasso di occupazione ho suddiviso gli Stati Europei in quattro macro- gruppi:

- Macro-gruppo tasso di occupazione elevato: tasso di occupazione da 81% a 90%, appartiene a tale gruppo la Svezia con un tasso pari all’82%;

77 - Macro-gruppo tasso di occupazione medio-alto: tasso di occupazione da 71% a 80%,

appartengono a tale gruppo

- Macro-gruppo tasso di occupazione medio: tasso di occupazione da 61% a 70%; - Macro-gruppo tasso di occupazione basso: tasso di occupazione da 50% a 60%.

Figura 13 Percentuale rischio di povertà per gli occupati confronto in base al tasso di occupazione negli Stati Europei dal 2006 al 2018

Nell’osservare il grafico rappresentato in figura 13, possiamo notare che la Grecia appartenente al macro-gruppo con il tasso di occupazione basso, risulta avere le percentuali più elevate di persone occupate a rischio povertà, nettamente superiori alla media europea, anche gli Stati appartenenti al macro-gruppo medio, risultano avere una percentuale superiore rispetto alla media europea, al contrario i due macro-gruppi medio-alto ed elevato rientrano nei valori medi percentuali dell’UE.

A livello nazionale l’indice inerente alla percentuale di persone occupate a rischio povertà, misura la percentuale di popolazione al di sotto della soglia di povertà internazionale, per sesso, età, condizione occupazionale e ripartizione geografica. La fonte istituzionale è Istat, la frequenza temporale è annuale, l’unità dei dati è percentuale ed i dati

78 a disposizione sono dal 2004 al 2018. Il nome del sondaggio è: “Indagine sulle condizioni di vita” ed i dati sono ripartiti geograficamente nel seguente modo:

- Nord che comprende: Nord-Ovest e Nord-Est;

- Nord-Ovest che comprende: Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia e Liguria;

- Nord-Est che comprende: Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, ed Emilia-Romagna;

- Centro che comprende: Toscana, Umbria, Marche e Lazio; - Mezzogiorno che comprende: Sud e Isole;

- Sud che comprende: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria; - Isole che comprendono: Sicilia e Sardegna.

Figura 14 Percentuale rischio di povertà per gli occupati in Italia dal 2004 al 201817

Nell’analizzare il grafico rappresentato in figura 14, la prima considerazione evidente che occorre fare riguarda la decisiva disparità tra i dati del Nord e del Centro Italia ed i dati del

17 Dati disponibili su <https://www.istat.it/it/benessere-e-sostenibilit%C3%A0/obiettivi-di-sviluppo-

79 Mezzogiorno, nettamente superiori alla media italiana. In seguito, nel soffermarci maggiormente sui dati in base all’asse temporale, notiamo un aumento globale della percentuale di povertà tra gli occupati Italiani e più precisamente si può constatare un aumento al 4,70% per le regioni del Centro, del 4,25% per le regioni del Mezzogiorno e del 2,45% per le regioni del Nord.

Per il secondo target: “Entro il 2030, ridurre almeno della metà la percentuale di

uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni in base alle definizioni nazionali”:

ho elaborato tutti e tre gli indicatori: “Percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà o esclusione sociale”; “Grave deprivazione materiale” e “Soglia a rischio povertà”:

I. Percentuale di popolazione che vive in condizione di povertà o esclusione sociale:

Anche per questo indicatore a livello europeo la fonte istituzionale è Eurostat, la frequenza temporale è annuale, l’unità dei dati è percentuale ed i dati a disposizione sono per gli anni 2003-2018, come per il precedente target è possibile comparare i dati dei diversi stati per il periodo 2006-2018 ad eccezione di alcuni stati: Croazia (dati disponibili dal 2010), Bulgaria (dati disponibili dal 2006) Romania (dati disponibili dal 2007). Nel 2017, 113 milioni di persone, pari al 22,4% della popolazione della Ue (in diminuzione rispetto al 23,5% del 2016), erano a rischio di povertà o esclusione sociale.

Figura 15 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei dal 2006 al 2018

80 Nel grafico rappresentato in figura 15, la linea rossa indica gli Stati dell’Unione Europea senza la Croazia in quanto i dati di quest’ultima sono disponibili a partire dal 2010 e quindi compresi nel rettangolo blu. Dal grafico rappresentato in figura 15, emerge un leggero calo della percentuale di povertà o esclusione sociale lungo l’asse temporale pari al 3,5%. Nonostante questa attenuazione, notiamo comunque un andamento altalenante per tutta l’asse temporale.

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Figura 16 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei dal 2006 al 201818

Nel realizzare il grafico presente in figura 16, ho suddiviso gli stati Europei in base al proprio prodotto interno lordo pro-capite in rapporto alla quota media dell'Unione Europea (EU=100) nei medesimi 4 macro-gruppi. Per il Macro-gruppo caratterizzato da PIL elevato notiamo un aumento crescente della linea a partire dal 2009 fino al 2013 pari a 4,75% in più e poi successivamente un lieve calo fino al 2018, nonostante quest’ultimo in base all’asse del tempo vi è comunque stato un aumento del 1,6% dal 2006 al 2018. Per il Macro-gruppo PIL medio invece, possiamo notare un andamento quasi completamente costante per tutti gli anni. Il macro-gruppo PIL medio-basso nonostante delle lievi variazioni durante l’asse temporale, dal 2006 al 2018 risulta avere una diminuzione del 1,30%. Infine il Macro-gruppo PIL basso, come si nota nel grafico, è caratterizzato da una notevole riduzione di 11 punti percentuali nonostante abbia valori nettamente superiori ai valori medi europei.

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Figura 17 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei con welfare social-democratico dal 2006 al 2018

Guardando i grafici rappresentati nella figura 17, possiamo notare un andamento pressoché costante per tutti e quattro gli Stati aventi un welfare social-democratico ed un medesimo livello di persone a rischio povertà o esclusione sociale.

Figura 18 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei con welfare corporativo dal 2006 al 2018

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Osservando i grafici presenti in figura 18, possiamo notare dei livelli percentuali differenti tra loro per quanto riguarda gli Stati con welfare corporativo, la Repubblica Ceca risulta essere lo stato con minor percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale, in quanto il livello è andato via via diminuendo lungo l’asse temporale, questo è avvenuto anche in Ungheria ed in Polonia, nonostante la percentuale iniziale fosse molto più elevata

84 rispetto a quella caratterizzante la Repubblica Ceca. Gli altri Stati hanno invece avuto un andamento pressoché costante caratterizzato da lievi picchi e cali percentuali ad eccezione del Lussemburgo, il quale si caratterizza per un aumento percentuale lungo l’asse temporale.

Figura 19 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei con welfare liberale dal 2006 al 2018

Come possiamo notare dal grafico rappresentato nella figura 19, l’Irlanda ha avuto un aumento significativo della percentuale di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale a partire dal 2009, raggiungendo un picco elevato nel 2012 per poi gradualmente ridursi fino al 2018.

Figura 20 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei con welfare mediterraneo dal 2006 al 2018

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Osservando i grafici della figura 20, possiamo notare come la percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale sia molto simile tra i Paesi appartenenti a questo sistema di welfare, nonostante questo possiamo notare degli andamenti differenti della curva, la Grecia ha avuto un aumento a partire dal 2001, l’Italia al contrario, ha un andamento altalenante; il Portogallo invece, presenta un andamento quasi del tutto costante fino al 2011 successivamente notiamo un aumento e poi una leggera discesa della curva, infine la Spagna si caratterizza per un graduale aumento fino al 2014 e poi per una discesa altrettanto graduale.

Figura 21 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale negli Stati Europei con altri sistemi di welfare dal 2006 al 2018

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Dai dati emersi osservando i grafici rappresentati in figura 21, possiamo affermare che Bulgaria, Lettonia, Lituania e Romania presentano percentuali di persone a rischio povertà o esclusione sociale decisamente elevate, i grafici ci mostrano però anche una lieve diminuzione lungo l’asse temporale, sinonimo di un miglioramento complessivo. I dati che riguardano Estonia, Malta e Cipro risultano essere pressoché altalenanti lungo l’asse temporale. Infine Slovacchia e Croazia presentano una curva decrescente.

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Figura 22 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale confronto tra i diversi sistemi di welfare negli Stati Europei dal 2006 al 2018

Osservando il grafico rappresentato nella figura 22, possiamo notare come gli Stati con welfare social-democratico, in relazione alla percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale, abbiano valori più bassi rispetto agli altri Stati, rientrano comunque sotto la media europea gli Stati aventi welfare corporativo; al contrario i Paesi con welfare mediterraneo superano la media europea ed anche l’Irlanda si caratterizza per un aumento della curva a partire dal 2009, per poi riscendere dal 2014 al 2018.

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Figura 23 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale confronto in base al tasso di occupazione negli Stati Europei dal 2006 al 2018

Analizzando il grafico rappresentato nella figura 23, possiamo notare come gli Stati con un più elevato tasso di occupazione abbiano anche una percentuale inferiore di popolazione a rischio povertà o esclusione sociale e rientrino nei valori caratterizzanti la media europea, al contrario i Paesi con un tasso di occupazione più basso si caratterizzano per valori decisamente più elevati.

A livello nazionale l’indicatore inerente al rischio povertà e all’esclusione sociale, riguarda la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà (in tutte le sue dimensioni) in base alle definizioni nazionali e più precisamente la percentuale di persone che sono a rischio povertà o che vivono in famiglie con una molto bassa intensità lavorativa o caratterizzate da una condizione di severa deprivazione materiale. La fonte istituzionale è sempre Istat, la frequenza temporale è annuale, l’unità dei dati è percentuale ed i dati a disposizione sono dal 2004 al 2018. Il nome del sondaggio è “Indagine sulle condizioni di vita”, i dati sono nuovamente ripartiti geograficamente nel medesimo modo dell’indicatore del target 1 ed includono anche dati riguardanti le singole regioni.

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Figura 24 Percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale in Italia dal 2004 al 201819

Nell’osservare il grafico presente nella figura 24, notiamo una netta differenza tra le percentuali del Nord e del Centro e quelle del Mezzogiorno, per entrambe le linee si nota che il picco maggiore viene raggiunto nel 2012. Partendo dal Mezzogiorno si può notare un leggero calo della linea nel 2010, dal 2011 però notiamo una impennata di 5 punti percentuali, la linea rimane costante fino al 2016 per poi ricalare lievemente, nel complesso

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