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Questo studio si è incentrato sull’analisi del Goal 1 dell’Agenda 2030, cercando di cogliere tutte le peculiarità che lo riguardano e quantificare lo stato di attuazione dei diversi target in Europa.

Uno dei punti cruciali è quello di capire se tale Sustainable Development Goal riuscirà a raggiungere gli obiettivi stabiliti entro il 2030, a tal fine, è stato condotto uno studio statistico, analizzando l’andamento dei vari indicatori per ciascun Stato europeo. Si è prima di tutto esaminato quali sono i sistemi di monitoraggio di tale obiettivo e come si applicano a livello nazionale ed europeo e si sono inoltre analizzate le politiche europee e nazionali messe in atto per il contrasto alla povertà. Si è deciso di analizzare i dati attraverso la creazione di macro-gruppi in cui sono stati suddivisi gli Stati europei in base al PIL pro- capite, al sistema di welfare di appartenenza ed al tasso di occupazione; in questo modo è stato possibile avere un confronto visivo immediato dei vari andamenti. I risultati hanno confermato quanto ci si immaginava: per ciascun target è emerso che gli Stati aventi PIL pro-capite basso risultano poi anche quelli caratterizzati da percentuali maggiori di povertà, esclusione sociale, grave deprivazione materiale ecc. al contrario gli Stati più virtuosi, risultano essere gli Stati del nord Europa aventi PIL pro-capite medio. Anche il tasso di occupazione si caratterizza per avere un rapporto diretto con la variabile povertà, infatti, per ogni target emerge che gli Stati aventi un tasso di occupazione basso e medio sono gli stessi che hanno percentuali maggiori di povertà in ogni sua declinazione. Infine in base al welfare, viene alla luce che gli Stati con percentuali maggiori sugli indicatori di povertà, sono quelli appartenenti ai sistemi di welfare mediterraneo e ad altri sistemi di welfare, ad eccezione del target inerente l’uso di abitazioni non idonee, il quale mostra che anche i Paesi aventi welfare corporativo presentano percentuali superiori alla media europea. Le differenze emerse durante la costruzione dei grafici sono risultate le medesime anche nei risultati della stima di modelli di regressione multipla, volti a porre l’attenzione sul rapporto che intercorre tra le diverse variabili quantitative e qualitative. Grazie a tali modelli si è avuto un quadro più chiaro e completo che ci ha portati a concludere che per avere una riduzione della percentuale di persone rientranti nella categoria “Grave deprivazione materiale”, occorrerebbe investire su politiche volte all’aumento dell’occupazione e del PIL. Per quanto riguarda la disuguaglianza invece, è emerso che le variabili sulle quali potrebbe risultare utile puntare,

149 per avere un miglioramento, non sono tanto il PIL o l’occupazione ma bensì i sistemi di welfare, infatti, quello che emerge è che sistemi di welfare social democratico, corporativo e liberale comportano una riduzione della disuguaglianza rispetto ai sistemi di welfare mediterraneo ed altri sistemi di welfare. Quanto emerso, potrebbe condurre verso un’analisi volta a compensare le differenze caratterizzanti tali sistemi di welfare, così da poter migliorare la risposta di alcuni di essi. Infine per la variabile esplicativa riguardante il rischio di povertà, emerge che le variabili su cui si dovrebbe puntare sono sia quelle quantitative, infatti, ad un aumento del PIL di 1000 dollari avremmo una diminuzione del 9% e ad un aumento di un punto percentuale del tasso di occupazione, avremmo una riduzione di circa il 30%; sia su quelle qualitative, le quali portano alla luce che nel caso in cui il sistema di riferimento è quello social democratico o corporativo avremmo una riduzione del rischio di povertà rispetto al sistema di welfare mediterraneo, al contrario sistemi di welfare quali, quello liberale ed altri sistemi di welfare, secondo quanto emerso dal modello, condurrebbero verso un aumento del rischio di povertà.

Per concludere, da questo elaborato emerge che la strada da percorrere per il raggiungimento degli obiettivi del Goal 1 è ancora lunga e tortuosa. A livello europeo progressi importanti sono stati realizzati rispetto alla deprivazione materiale, le cattive condizioni abitative e il tasso di sovraffollamento. Infatti, sebbene il tasso di grave deprivazione materiale interessi il 7,5% della popolazione dell’Ue nel 2016, dal 2011 il dato è diminuito del 14,6%; nel 2015, il 2% della popolazione ancora non aveva accesso ai servizi sanitari, ma la situazione è migliorata rispetto al 2,6% del 2010; sempre nel 2015, il 15,2% della popolazione viveva in cattive condizioni abitative, soprattutto a causa di perdite dal tetto, percentuale in calo dello 0,9% rispetto al 2010; anche il tasso di sovraffollamento, che riduce notevolmente la qualità della vita limitando movimenti, privacy, igiene e riposo, è in parte diminuito. Invece, non si evidenziano miglioramenti per il rischio di povertà o di esclusione sociale, che ha registrato un aumento dell’1,2% dal 2010 al 2015, la povertà relativa (+6%, 2010-2015) e le persone colpite dagli alti costi abitativi. Eurostat inoltre, mette a disposizione dei dashboard che indicano il livello di raggiungimento dei vari obiettivi. Per il Goal 1 osserviamo la figura 73, che mostra come per la maggioranza dei target si osservano progressi significativi (come per persone decisamente svantaggiate, persone che vivono in famiglie con un'intensità di lavoro molto bassa, persone che vivo in abitazioni non idonee, persone che non possono permettersi cure mediche, persone con case non dotate di bagni, persone che non riescono a riscaldare

150 adeguatamente casa e persone che vivono in case sovraffollate) mentre per altri notiamo progressi moderati ed insufficienti verso l’obiettivo Ue ( come per persone a rischio povertà ed esclusione sociale, persone a rischio povertà di reddito dopo trasferimenti sociali e persone che lavorano a rischio povertà).

Figura 73 Dashboard monitoraggio obiettivi Goal 1 – Fonte Eurostat

Nonostante quanto emerso dal dashboard in figura 73, secondo il nuovo Rapporto della rete europea, serve un sistema di indicatori più trasparente, partecipativo ed inclusivo emerge infatti che, i monitoraggi annuali degli SDGs effettuati dall’Eurostat forniscono un quadro “eccessivamente positivo”, perché valorizzano i progressi lenti, senza considerare le sfide più urgenti e difficili, dando così “un’illusione di sostenibilità” che non aiuta il reale cambiamento e la messa in campo di nuove pratiche e di nuove politiche.

151 La pandemia di Covid-19, ha avuto un impatto negativo tangibile sul raggiungimento degli SDGs a livello mondiale, sia dal punto di vista ambientale che sociale ed economico, aggravando la qualità della vita di donne, anziani, giovani, rifugiati politici e migranti. Per tale motivo, si rende necessario un cambio di paradigma che avvicini i cittadini agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e mobiliti le classi politiche verso il cambiamento positivo, mettendo in atto alcune raccomandazioni:

- Utilizzare gli SDGs e gli Accordi di Parigi sul clima come strumenti utili per uscire dalla crisi globale causata dalla pandemia;

- Mettere in campo budget green e strategie di sostenibilità;

- Applicare penalità verso coloro che inquinano e i cosiddetti “paradisi fiscali”; - Implementare gli sforzi per la cancellazione del debito e allentare le misure rigide di

austerità verso i Paesi in difficoltà;

- Procedere con azioni globali contro la fame e la povertà (Asvis, 2020).

A livello nazionale, invece, nel 2018, la popolazione a rischio di povertà o esclusione sociale è pari al 27,3% circa 16 milioni e 400 mila individui, in diminuzione rispetto all’anno precedente 28,9% (Istat Rapporto SDGs 2020). Il livello italiano rimane comunque superiore a quello europeo, analizzando i tre indicatori che compongono il rischio di povertà o esclusione sociale, la situazione risulta in leggero miglioramento, ad eccezione del rischio di povertà, che riguarda il 20,3% della popolazione ed è stabile rispetto al 2017; sono in diminuzione la grave deprivazione materiale 8,5% nel 2018 rispetto al 10,1% nel 2017. Nel 2019 si confermano i progressi nella riduzione della povertà in Italia: l’incidenza di povertà assoluta riguarda il 6,5% delle famiglie rispetto al 7% nel 2018 e il 7,8% degli individui rispetto all’8,4% nel 2018.

Nonostante i leggeri miglioramenti, le politiche attuate sia a livello europeo che a livello nazionale, sono da considerarsi non un punto di arrivo bensì un punto di partenza che possano condurre verso un miglioramento maggiore del benessere della collettività, a conferma di questo il Rapporto Istat 2020 pone in evidenza l’andamento dei Goal dell’ultimo anno disponibile rispetto ai 10 anni precedenti:

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Figura 74 Andamento dei Goal dell’ultimo anno disponibile rispetto ai 10 anni precedenti – Fonte Istat

Come si può osservare nella figura 74, il livello più elevato di indicatori in peggioramento 60% rispetto ai 10 anni precedenti. Il Goal 1 risulta essere quello con il livello di peggioramento maggiore rispetto a tutti gli altri SDGs.

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