• Non ci sono risultati.

4.2 Nota metodologica sulle tecniche d’indagine utilizzate 139

4.2.3 Analisi documentale 153

L’ultimo strumento di indagine preso in considerazione dalle tecniche di ricerca che vengono discusse in questo capitolo consiste nell’analisi di tutti quegli artefatti che esistono indipendentemente dall’azione del ricercatore: articoli, comunicazioni, dichiarazioni autobiografiche, bilanci, regolamenti e verbali non vengono prodotti contestualmente all’osservazione né in funzione di questa. Essi sono il risultato del normale fluire dei processi organizzativi e vengono utilizzati dall’analista per tracciare un quadro più esaustivo delle dinamiche in corso di osservazione.

Data la natura “indipendente” della creazione del materiale documentale, non esistono problemi di condizionamento (come nell’intervista qualitativa) o di interferenza (come nell’osservazione partecipante), ma resta comunque l’impatto interpretativo del ricercatore, che nel ri-costruire il significato espresso dagli scritti, vi trasferisce un certo tratto soggettivo. Di contro, questa tecnica presenta l’indubbio vantaggio di consentire un’indagine del passato, di tutta quella storia organizzativa che, pur al di fuori del campo visivo del ricercatore, ha costituito un presupposto condizionante sulla realtà indagata (anche se, a onor del vero, in questo caso diviene preponderante un’analisi storica che non una organizzativa).

Nonostante l’ampia gamma di documenti a disposizione del ricercatore (riportata in Figura 16), le tipologie di testi più importanti per l’esperienza concretamente analizzata sono di tipo istituzionale ovvero, come evidenziato da Foucault274, i documenti che scandiscono la disciplina del lavoro e condizionano le relazioni organizzative: pur trattandosi spesso di materiale eterogeneo e difficilmente inseribile in classificazioni con valenza statistica, tali artefatti consentono infatti di comprendere tratti salienti dell’organizzazione delle operations quotidiane, dandone

274 Foucault, M., Surveiller et punir. Naissance de la prison, Gallimard, Paris, 1975; trad. it.,

una lettura che contribuisce ad attribuire un significato complessivo alla situazione studiata. Si parla in questo caso di un’analisi testuale che, al contrario dell’analisi del contenuto, non mira a scomporre gli elementi fondamentali dei testi al fine di incastonarli in specifiche matrici di analisi e di tradurli in frequenze relative.

Figura 16 Tipologie di documenti

Tipologia Descrizione Esempi

Documenti Personali Hanno natura privata e vengono prodotti dagli individui per uso personale (per questo ne esprimono più genuinamente i sentimenti e la personalità) • Autobiografie • Diari • Lettere • Testimonianze orali • Storie di vita Documenti Istituzionali Hanno natura pubblica e vengono

emessi dall’organizzazione nel corso e ai fini della propria attività.

• Comunicazioni di massa • Documenti aziendali e

amministrativi • Tracce fisiche

• Materiale sociale, politico, giusidizario

Fonte: nostra elaborazione

Tra i tipi di fonti documentali istituzionali, quella delle comunicazioni “di massa” occupa un posto particolarmente rilevante. Le società contemporanee producono una mole rilevante di documenti, ma rispetto al loro rapporto con l’ambiente (cfr. capitoli precedenti) la loro rilevanza aumenta in funzione della loro capacità di pervadere un ampio numero di strati sociali, di essere massivi. Quando parliamo di “massività” non facciamo esclusivo riferimento alla sorgente del contenuto (giornali, televisioni, radio) ma anche alla capacità del media utilizzato per conservare il documento di arrivare ad un pubblico potenzialmente vasto. Sotto questa categoria rientra l’uso, per altro sempre più frequente, che le aziende fanno del proprio sito internet istituzionale, dei social media e di tutte quelle comunicazioni istituzionali che, in quanto digitali, possono potenzialmente raggiungere un numero molto elevato di soggetti e sono facilmente reperibili275.

275 La prassi organizzativa ha negli anni fatto un uso dell’analisi dei documenti “di massa”

complementare a quello in parola, compiendo studi sulle collettività che cercavano proxy sull’evoluzione delle principali categorie “sociologiche” ed arrivando pertanto ad analizzare produzioni televisive a lunga serialità di trasmissioni (Cantor M. G., Pingree, S., The Soap Opera,

Nel caso di organizzazioni strutturate, quali le aziende pubbliche e non profit di cui si verrà a discutere fra poco, assumono un ruolo centrale tutti quei documenti aziendali ed amministrativi che hanno un impatto diretto nell’organizzazione delle entità studiate. Bilanci, lettere, circolari, organigrammi, elenchi dei soci, inventari di magazzino, verbali di riunioni, relazioni annuali o report finanziari descrivono l’orientamento ed il ruolo nel mondo di un’organizzazione. Certo, si tratta di documenti molto eterogenei che tuttavia, per dirla con Atkinson e Coffey, possono essere organizzati in generi (es. burocratici, amministrativi, operativi, ecc.) e analizzati proficuamente da un punto di vista della capacità di informare il ricercatore su cosa è successo o sta succedendo sul campo di analisi. Nel mondo aziendale, il più illustre pioniere nell’utilizzo di questa tecnica di ricerca fu Max Weber, che nel 1908 spese “lunghe settimane sui libri contabili e sui registri della produzione276”. Non è un caso che questa impostazione, con i dovuti aggiustamenti legati alla natura ed al settore di attività, siano stati negli anni utilizzati con successo in scuole277, aziende pubbliche (specie italiane278), nel mondo della sanità279 o delle associazioni professionali280.

Oltre ai documenti intesi in senso tradizionale, la ricerca qualitativa utilizza con successo anche altre tracce che, pur non distillate in media cartacei o digitali, testimoniano le modalità con cui un’azienda tende, in termini preferenziali, ad

Sage, Beverly Hills, 1983; trad. it. Soap Opera, Eri, Roma, 1987, p. 15) o articoli di giornale (Kertzer, D., Ritual, Politics and Power,Yale University Press, New Haven, 1988; trad. it. Riti e simboli del potere, Laterza, Roma-Bari, 1989).

276 Weber, M., Gesammelte Aufätze zur Wissenschaftslehre, Mohr, Tübingen, 1924; trad. it., Il

Metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi Torino, 1958, p. 67.

277 Woods, P., The Divided School, Routledge & Kegan, London, 1979.

278 Felicori, M., Feste d’estate: indagine sulla politica culturale dei comuni italiani, in Parisi, A. M.

L. (a cura di), Luoghi e misure della politica, Il Mulino, Bologna, 1984.

279 Prior, L., Following in Foucault’s Footsteps, in Silverman, D., Interpreting Qualitative Data,

Sage, London, 1997.

organizzarsi. Studiando l’organizzazione degli ambienti281, il grado di semplicità di accesso a determinate risorse (es. stampanti o fax), l’usura di specifiche aree e spazi di attività, il tipo di ordine, e persino la quantità di polvere282 presente negli ambienti di lavoro, è possibile ottenere indizi preziosi su come gli attori osservati tendono ad organizzare i propri processi. Anche se quest’ultimo profilo si rischia di spostare la prospettiva di analisi in una ottica eccessivamente sociologica (cosa che è al di fuori degli obiettivi di questo lavoro); riteniamo comunque importante tenere presente che alcuni dettagli osservati nella permanenza sul campo di analisi hanno contribuito ad indirizzare la selezione di alcune fasi della ricerca.