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4.2 Nota metodologica sulle tecniche d’indagine utilizzate 139

4.2.2 Interviste in profondità 150

A completamento delle osservazioni fatte sul campo, ed in specifiche situazioni applicative, può risultare utile (come nel caso empirico di cui si parlerà fra poco) ascoltare il punto di vista degli attori della collettività al fine di carpirne il vissuto più profondo e le motivazioni di base per arrivare a vedere il mondo con i loro occhi. L’intervista qualitativa consiste dunque in una conversazione a) provocata dall’intervistatore, b) rivolta a soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione e c) in numero consistente, d) avente finalità di tipo conoscitivo e) guidata dall’intervistatore, f) sulla base di uno schema flessibile e non standardizzato di interrogazione271. Questa definizione mette in luce alcuni aspetti fondamentali che in certi casi distinguono l’intervista qualitativa dal questionario o dalle interviste campionarie ed in altri le equiparano: in entrambi i casi infatti la proposta di “interrogazione” parte dall’intervistatore, che è su un piano superiore rispetto all’intervistato nel gestire il percorso di acquisizione delle informazioni verso un obiettivo che risulta chiaro e non occasionale o fortuito (c’è un certo livello di deliberatezza). L’elemento che più di ogni altro distingue questa opzione di analisi rispetto alle sue “cugine” quantitative è però, ancora una volta, nel carattere emergente della prima rispetto alle seconde. Durante l’intervista, al ricercatore viene data facoltà di aggiungere o rimuovere liberamente dettagli che acquisiscono rilevanza in funzione della narrazione ascoltata. Data questa possibilità, si introduce un grado di incomparabilità fra le differenti risposte che dipende sia dalla complessità semantica delle stesse (non è un problema di “apertura” della risposta) sia dallo schema che ogni intervista può assumere (cfr. approfondimento successivo sulle interviste non strutturate). Un set di interviste qualitative, anche se svolte in numero elevato e con predeterminazione degli attori da intervistare, non ha dunque mai valenza statistica.

Figura 15 Intervista qualitativa e quantitativa: un confronto

Dimensione Approccio qualitativo Approccio quantitativo

Ampiezza Pronfonda Estesa

Standardizzazione Scrive Patton: “l’obiettivo prioritario dell’intervista qualitativa è quello di fornire una cornice entro la quale gli intervistati possano esprimere il loro proprio modo di sentire con le loro stesse parole272”.

L’intervistato si muove entro i gradi di libertà offerti dal questionario. Le domande sono chiuse e non sono accolte opzioni di risposta ulteriori rispetto a quelle predefinite in sede di progettazione della rilevazione. L’intervistato non può dunque qualificare le proprie idee, ma limitarsi a dare una risposta che accetta una classificazione imposta dalle categorie cognitive dell’intervistatore.

Comprensione o

documentazione L’interrogazione punta a cogliere in profondità gli orientamenti emotivi dei partecipanti ad un processo, cercando di cogliere i sentimenti degli intervistati e di ricostruire gli effetti sulle strategie emergenti più che la sequenza seguita dai mezzi rispetto ai fini.

L’intervista ha l’obiettivo di “giustificare”, ossia di avvalorare con una raccolta dati estensiva la serie “precodificata” di motivazioni per lo svolgimento di un fenomeno. L’intervistatore ritiene di conoscere perché certi processi si sono sviluppati in una determinata modalità, e cerca un supporto “statistico” a conferma del suo modello di relazione causa-effetto. Campione Gli intervistati vengono individuati con

sistematicità e predeterminatezza (per altro non obbligatoria), ma non c’è alcun obiettivo di generalizzazione dei risultati rilevati.

Non si genera un campione statistico, ma comunque rappresentativo da un punto di vista sostanziale, ovvero “vicino” alle manifestazioni giudicate “rilevanti” mediante osservazione.

Il campione è rappresentativo, cioè riproduce “in scala” ma fedelmente le caratteristiche della popolazione analizzata.

Focus Si costruiscono storie, ossia descrizioni dettagliate di come gli attori hanno vissuto un certo contesto e di come questi sentimenti li hanno spinti ad agire in una o nell’altra direzione.

Si cerca una correlazione tra variabili, un qualche nesso di causa effetto che esula dagli attori coinvolti nei processi studiati.

Fonte: nostra elaborazione

Dato l’approfondimento fin qui seguito, è evidente che nelle interviste qualitative il ricercatore non solo è centrale rispetto al grado di controllo dell’andamento dell’intervista, ma è addirittura determinante nel garantire la qualità e la quantità dei

risultati ottenuti mediante l’intervista stessa. Questo in virtù della natura “costruttiva” dell’intervista stessa: essa non si limita a mera raccolta di dati, ma assurge a vero e proprio momento essenziale per gli osservati di far emergere una propria opinione su “quanto è accaduto”.

Il ricercatore fa pesare in questo passaggio la sua capacità di entrare in empatia con gli individui studiati, al fine di farne emergere spontaneamente il punto di vista evitando divagazioni verso dettagli interessanti ma irrilevanti rispetto agli elementi su cui l’intervistatore vuole focalizzarsi273. Questa specificità, se da un lato arricchisce il senso del materiale raccolto (integrando in qualche modo il lavoro del ricercatore), dall’altro ne presta il fianco alle critiche più aspre: scarsa comparabilità fra i dati dei diversi questionari, elevato grado di falsificamento degli stessi (il ricercatore può spingere l’intervistato a sottolineare aspetti in realtà per lui non del tutto rilevanti) ed una complessiva critica alla possibilità, tutt’altro che remota, di non vedere il mondo con gli occhi dell’intervistato ma di imporre all’intervistato il nostro modo di vedere il mondo. Tale critica può essere arginata registrando e trascrivendo fedelmente i contenuti delle interviste. Questa pratica, se pur largamente utilizzata, ha però il difetto di limitare la libertà espressiva dell’intervistato, che non vuole perdere la possibilità di “ritrattare” la propria confessione.

Nella ricerca di un bilanciamento fra spontaneità delle dichiarazioni e sostantività delle stesse, ancora una volta, ci si affida all’esperienza ed alla buona fede del ricercatore, nonché alla sua capacità di fornire una storia sufficientemente coerente da non destare sospetti circa la manipolazione delle fonti.

Si ritiene inoltre, che nel caso di indagini esplorative, ossia su fenomeni poco studiati, il rischio di utilizzare le fonti in maniera non del tutto spontanea sia del tutto percorribile se paragonato alle potenzialità di mettere a fuoco elementi innovativi che possono dare nuovi impulsi all’intera disciplina: studi successivi, magari

273 Il ricercatore “premia sistematicamente le risposte complete ed esaurienti […] pertinenti rispetto

agli obiettivi dell’intervista, e tende a scoraggiare le comunicazioni non pertinenti a questi obiettivi”. Kahn, R. L., Cannel, C. F., The Dynamics of Interviewing, Wiley, New York, 1967; trad. it. La dinamica dell’intervista,Marsilio, Padova, 1968, pp. 150-151.

squisitamente quantitativi, potranno integrare i primi al fine di validarne le ipotesi e di creare modelli sufficientemente consistenti sulla spiegazione dei rapporti tra mezzi e fini.