A Monselice il fascio si costituì ufficialmente il 21 aprile 1921, e con la sua fondazione cominciarono ad apparire le prime squadre d’azione organizzate dai giovani del centro e dagli agrari. Principale promotore del fascio fu l’avvocato Agostino Soldà, primo segretario politico, sostenuto da Antonio Verza, Giovanni Grezzana, Antonio Turetta, Tranquillo Gallo, Romeo Scarparo e due sacerdoti: l’insegnante di scuola media don Antonio Simionato e il parroco di Ca’ Oddo don Luigi Barbierato,179 considerati dal Carturan «di sentimenti fascisti al cento per cento, non mancavano ad ogni occasione di fare propaganda per il regime anche nei pubblici comizi».180
A livello nazionale Mussolini avviò un processo di identificazione dello Stato, considerato in senso autoritario, con il fascismo. Il Regime pose la stampa sotto il controllo della censura, e sfruttò i mezzi di comunicazione per scopi unicamente propagandistici. Le biblioteche governative e quelle popolari, subirono profondi cambiamenti. Nel 1926 furono date precise disposizioni atte a pianificare un rinnovato programma culturale; due i provvedimenti a riguardo: l’istituzione della Direzione generale delle Accademie e biblioteche e l’assimilazione ai canoni della dittatura fascista della Federazione italiana delle biblioteche popolari sorta a Milano nel 1908 per volontà del Consorzio delle biblioteche popolari181. Il panorama culturale nel dopoguerra evidenziava, per le biblioteche governative, una situazione problematica che avrebbe comportato un loro imminente
178 Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura, 14 aprile 1926, ACM, Fondo senza numerazione,
provvisoriamente Busta Gabinetto 1
179
Cfr. Monselice nella seconda guerra mondiale: storie di soldati di donne e di partigiani dalla monarchia alla
repubblica, a cura di F. ROSSETTO, Monselice, 2009, p. 10
180Loc. cit.
181 Primo, non leggere: biblioteche e pubblica lettura in Italia dal 1861 ai nostri giorni, a cura di G. Barone, A.
Petrucci, Milano, 1976, p. 81; Leggere obbedire combattere – Le biblioteche popolari duranti il fascismo a cura di M. L. Berti, Milano, 1991, p. 35
crollo: scarsità di fondi, riduzione dell’organico, patrimonio librario malamente conservato e ambienti a disposizione poco adatti a svolgere il lavoro da bibliotecari182. Da aggiungere, inoltre, il peggioramento delle condizioni dell’editoria, motivo di una sensibile diminuzione dei libri stampati causata dall’incremento dei costi della carta e del lavoro183. La Direzione generale delle Accademie e biblioteche, dal 1926 al 1934 gestita da Francesco Alberto Salvagnini, si adoperò per risollevare le sorti di tutte le biblioteche184. In particolare, per quelle governative, raggiunse i primi traguardi realizzando opere di ristrutturazione e ammobiliamento degli ambienti, acquisizione e restauro di edizioni librarie pregiate e attuazione di migliorie in ambito conservativo; mentre, a favore delle biblioteche popolari, realizzò restauri architettonici, acquisì volumi di elogio al movimento fascista, perfezionò e riordinò i cataloghi185. Sia che si trattasse d’interventi a favore delle biblioteche governative o a sostegno di quelle popolari gli obiettivi principali risultavano, in ogni caso, la propaganda fascista e l’esaltazione della Nazione sotto l’attività del Regime186. A tal proposito, le biblioteche popolari, nell’impronta conferita loro da Ettore Fabietti, mente coordinatrice del Consorzio delle biblioteche popolari fondato nel 1903 a Milano con lo scopo di promuovere ed incitare l’educazione delle classi subalterne, non riscuotevano lodi dal Fascismo poiché reputate focolai di idee socialiste, probabili minacce alla politica dittatoriale mussoliniana187. Per tale motivo il governo fascista, nel 1926, avviò un programma di fascistizzazione della Federazione italiana delle biblioteche popolari cacciando dalla direzione dell’organismo Ettore Fabietti e sostituendolo con lo scrittore e fascista Leo Pollini il quale si adoperò per eliminare il materiale librario con contenuti socialisti e antifascisti, controllare le biblioteche popolari attraverso un unico Ente in grado di emanare leggi a riguardo, classificare e diversificare il popolo per stabilire una differenziazione tra le classi sociali, cui doveva corrispondere anche un diverso grado di preparazione culturale cosicché, ad ogni ceto, venissero assegnati precisi compiti e, infine, diffondere le biblioteche popolari in tutta Italia per favorire il risanamento della crisi editoriale per mezzo dell’acquisto da parte delle biblioteche stesse di nuovi libri188. Nonostante la spinta organizzativa la situazione pareva, solo apparentemente, migliorare. Iniziarono, sempre più, a propagarsi opinioni contrarie al metodo d’azione fascista, come quelle sostenute da Ettore Fabietti in merito alla sua concezione apolitica della cultura, o quelle di Luigi De Gregori, direttore della biblioteca del Ministero della pubblica istruzione, della biblioteca universitaria di Pisa, della
182 Leggere obbedire combattere…op. cit., p. 45 183
Ibid., p.47
184 Primo, non leggere... op. cit., p. 82
185 Leggere obbedire combattere…op. cit., pp. 61-62 186 Primo, non leggere... op. cit., p. 84
187
Ibid., p.79
biblioteca Casanatense e dell’Istituto di Archeologia e storia dell’arte189. De Gregori auspicava l’abolizione della distinzione tra biblioteche pubbliche e popolari che avrebbe consentito l’espansione e la trasmissione della cultura a livello universale incoraggiando, altresì, il progresso della Nazione190. Anche Fabietti condivideva il medesimo pensiero di De Gregori, sottolineando, inoltre, la necessità di istituire tre differenti tipologie di biblioteche: la nazionale, dedicata agli utenti colti, che avrebbe conservato libri ed edizioni pregiate; la specializzata, specifica per le università e quella comunale fruibile da chiunque191. A questo discordante scenario ideologico corrispondeva una realtà altrettanto caotica e disorganica, costituita da biblioteche del tutto apatiche, percepite unicamente come semplici depositi di libri, debolmente frequentate e governate. Il rimedio poteva essere la fascistizzazione dell’Associazione nazionale per le biblioteche delle scuole italiane nata, nel 1903, a Ferrara su iniziativa di Clara Archivolti Cavalieri allo scopo di educare i giovani meno abbienti. Ben presto tale associazione trovò sviluppo, attraverso dei comitati, anche in altre località della penisola ma ciò nonostante, trovandosi in serie difficoltà gestionali, richiamò l’aiuto da parte del governo fascista, il quale nel 1929 decise di incorporarla al suo controllo ribattezzandola in Associazione nazionale fascista per le biblioteche delle scuole italiane192. Sotto la direzione di Ugo Spinelli l’Associazione si fece complice di azioni ingannevoli e disoneste che causarono la totale rovina dell’istituzione193. Al decadimento degli organismi che tentarono, invano, di promuovere la diffusione della cultura, nonché la sua corretta organizzazione, all’interno dello Stato italiano, il governo rispose con la creazione, nel 1932 dell’Ente nazionale per le biblioteche popolari e scolastiche (ENBPS), con sede a Roma che sostituì l’Associazione nazionale fascista per le biblioteche delle scuole ed inglobò a sé la Federazione italiana delle biblioteche popolari194. A capo dell’Ente, dal 1934, il presidente Guido Mancini che, in occasione del Congresso dell’Associazione delle biblioteche italiane, avvenuto a Bari nel medesimo anno, suggerì la trattazione di cinque differenti tipologie di biblioteche popolari: «di cultura fascista; di cultura popolare, di media cultura, di amena lettura, miste» e, in aggiunta a ciò, concepì altri propositi che rimasero, tuttavia, incompiuti, rivelando, ancora una volta, l’unica preoccupazione del Fascismo: propagare la filosofia del regime invece di promuovere l’educazione delle masse195. Propaganda che si fece ancora più insistente dal 1936 con la nomina a ministro dell’Educazione nazionale di Giuseppe Bottai il quale valutò scuole, biblioteche, editoria e qualsiasi altro mezzo di
189 Leggere obbedire combattere…op. cit., pp. 64-65 190
Ibid., p. 66
191 Loc. cit.
192 Primo, non leggere... op. cit., p. 87 193 Loc. cit.
194
Ibid., p. 88
comunicazione rivolto al popolo, esclusivamente in termini propagandistici196. Nel 1937 il Ministero dell’educazione nazionale impose il raggruppamento e la collocazione in appositi settori, entro le biblioteche governative, di tutti quei testi di contenuto anti fascista, di cui, in alcun modo, l’utenza poteva beneficiare197. Tali censure culminarono nel 1938 con la creazione di un’apposita Commissione di bonifica che ebbe il compito di eliminare qualsiasi opera di ostacolo alla dittatura operando sia sui libri già in commercio sia sulle nuove edizioni198. Una lettura pilotata, dunque, quella offerta dal fascio che, oltre alla fruizione di testi intrisi di contenuti propagandistici, consentiva al pubblico il godimento solo di specifici libri, nella fattispecie: volumi di storia italiana, opere sul tema della guerra, testi scientifici, geografici e di narrativa, quest’ultimi maggiormente apprezzati dal pubblico199.
A livello locale, nelle amministrazioni, furono aboliti i Consigli Comunali e i sindaci rimpiazzati dai podestà nominati dal governo fascista. A Monselice il 4 aprile 1927 fu nominato podestà Annibale Mazzarolli, il quale ricoprì in anni addietro anche la carica di consigliere comunale; «uomo colto ed intelligente»200, appartenente all’alta borghesia padovana, si interessava di musica, come la moglie Maria Teresa Ancillotto (pianista e scrittrice), e di storia, soprattutto locale, tanto da scrivere la prima storia di Monselice.201 Durante il suo mandato (1927-1943) realizzò molte opere pubbliche, rinnovando la città e le frazioni.202
Nelle elezioni del 1924 il fascismo dispiegò tutta la sua forza e le sue capacità di convinzione, ma la vittoria della lista fascista fu esigua. Secondo il Carturan a Monselice
nella maggioranza della popolazione nei primi tempi il fascismo non fu troppo sentito. Un senso d’apatia e di indifferenza attesa si manifestò e si mantenne, tanto che nel 1925 il segretario federale padovano Alezzini, in una riunione al teatro Massimo, sferzava aspramente il contegno del nostro ambiente politico. Gradatamente però l’azione totalitaria del partito s’impose anche qui, tenendosi pur sempre conto che la nostra popolazione non si è mai abbandonata ad eccessivi entusiasmi in qualunque momento e per qualsiasi concezione politica, se si eccettuano i brevi periodi elettorali, quando erano in contrasto i programmi dei vari partiti ed in palio i denari dei vari candidati.203
Anche sul piano sociale e culturale Monselice fu “invasa” dalle organizzazioni del regime fascista. Il Partito organizzò in un certo senso il tempo libero dei cittadini attraverso una Polisportiva e l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND) e intrattenendoli in feste paesane, fiere artigianali, concerti musicali e manifestazioni culturali. Sono da segnalare, in primo luogo, le numerose compagnie filodrammatiche che ebbero come protagonisti elementi cattolici e fascisti. La filodrammatica “La
196 Ibid., pp. 93-94 197 Ibid., p. 97 198
Ibid., p. 98
199 Leggere obbedire combattere…op. cit., pp. 85, 89
200 C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., p. 148 201 A. MAZZAROLLI, Storia di Monselice, Padova, 1940
202
C. CARTURAN, Memorie di storia monselicense…op. cit., pp. 148-149
Rocca” nacque nel 1921 e portò in teatro, fino alla metà degli anni Trenta, circa ottanta commedie, tra cui quella di Giuseppe Burattin, intitolata Fra Contarino, ispirata al romanzo dell’abate Francesco Sartori. Sulla scia della filodrammatica “La Rocca”, vennero istituite, nel 1939, la “Iuvenilia”, e la “Parva Favilla”, che la sostituì nel 1942. Nel 1922 grazie al contributo di alcuni giovani studenti, sorse la “Filodrammatica Antitubercolare”, che nel 1923 si chiamò “Sempre Uniti”; tra i suoi spettacoli si ricorda La vendetta di Ravachol, dello studente E. Uccelli. Nel 1925 una “Compagnia Goliardica”, legata alla “Sempre Uniti” presentò due operette del maestro Mario Accorsi, Scuola di Montagna e Serenata a vuoto. Nel 1929 assunse il nome di “Ardita” mettendo in scena alcune opere sul tema del fascismo, e nel 1929 modificò il suo nome in “Filodrammatica Dopolavoro” entrando a far parte dell’omonima organizzazione fascista e impegnandosi nell’esecuzione di temi e soggetti a sfondo patriottico e nazionalista. Nel 1938 mutò il nome in “Ossicella” ed ebbe come presidente l’avvocato Agostino Soldà.
Alle classi più colte invece era destinato il Gabinetto di Lettura, che come abbiamo visto, dopo un periodo di stasi durato negli anni della Grande Guerra, risorse negli anni Venti sotto la presidenza di Giuseppe Trevisan il quale organizzò una serie di conferenze di impronta politico- patriottica. Proprio durante la sua presidenza si cominciò a sentire l’influsso del fascismo anche all’interno del Gabinetto di Lettura. Nella seduta di presidenza del 6 novembre 1925 si ricordò l’avvenuto attentato a Mussolini in questi termini
una mano venduta si apprestò a compiere il più grande delitto che potesse colpire la nazione. Al plebiscito di gaudio che invade gli animi per lo scampato pericolo di S. P. Mussolini il Gabinetto di Lettura partecipa incondizionatamente. Nel mentre va posto in rilievo che la seduta di questa sera era indetta per ieri, e venne rinviata per concedere a tutti di partecipare alla manifestazione popolare svoltasi per le vie cittadine, in onore di S. P. Mussolini, seduta stante con lieto animo e a voto unanime si delibera: abolire dalla Sala di Lettura i giornali “Avanti” e “Mondo”. Provvedere immediatamente alla dotazione della “Tribuna” e della rivista fascista “Gerarchia”. Porre il ritratto di Mussoline in posto d’onore in Sala Rossa. Affinché l’Italia continui il suo cammino laborioso, sereno e trionfale verso l’avvenire sia a lungo conservato Benito Mussolini a capo del governo, per altissime benemerenze ben degno di guidare il popolo rigenerato a Vittorio Veneto.204
E’ a partire da questo momento che il Gabinetto di Lettura assunse una connotazione maggiormente politica, soprattutto quando a Giuseppe Trevisan successe il fascista Antonio Verza. Mentre prima l’art. 2 dello Statuto sanciva l’assoluto carattere apolitico del Gabinetto, nel volgere dell’anno 1927 si ritenne opportuno modificalo come segue «La Società esplica la propria opera in piena armonia con le direttive del Governo Nazionale»205. Venne inoltre modificato l’art. 35, il quale stabilì che la reggenza della Società fosse assegnata ad un Consiglio di Presidenza non più composto dal
204 Vd. Appendice, Seduta di presidenza del Gabinetto di Lettura del 6 novembre 1925, ACM, Fondo senza
numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
205
Vd. Appendice, Seduta di presidenza del Gabinetto di Lettura del 5 gennaio 1927, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
Sindaco, 1 Presidente, 1 Vice – Presidente Bibliotecario, 3 Consiglieri, 3 Commissari di Biblioteca, 1 Cassiere, 1 Segretario Economo, ma dal Podestà che sostituì la figura del Sindaco, 1 Presidente, 1 Vice Presidente, 3 Consiglieri, 3 Commissari di Biblioteca, 1 Segretario Cassiere, 1 Vice Segretario. Venne poi abolito l’art. 9 del Regolamento – tutti i soci hanno facoltà di notare negli appositi libretti esposti in Sede, i loro desideri o reclami e le loro proposte per l’acquisto di libri, firmandole. Se non firmate non saranno tenute in considerazione – perché «non rispondente alle pratiche necessità cui si ispirava»206.
Il 25 febbraio 1928207 il Ministero della Pubblica Istruzione nominò il Prof. Angelo Main ispettore bibliografico per il Comune di Monselice. Angelo Main assunse varie cariche di carattere politico- amministrativo, e accettò anche di presiedere una commissione che ebbe il compito di eliminare dal Gabinetto di Lettura tutti gli scritti antinazionali e antisocialisti, e fece talmente bene il suo lavoro che alcuni mesi dopo averlo iniziato, diceva di non avere ancora terminato perché molto impegnativo208. Sempre sulla stessa linea, il podestà Mazzarolli in una nota del 27 agosto 1927 alla Presidenza del Gabinetto di Lettura, espresse il desiderio che il nuovo libro sulla storia del movimento fascista nel suo primo quindicennio potesse figurare nel Biblioteca del Gabinetto209.
Nel 1927 Antonio Verza fu sostituito dall’avvocato Celso Carturan, il quale assieme all’opera dei Segretari Ildebrando D’Agnolo prima e di Egidio Veronese poi, diede un forte impulso allo sviluppo dell’attività del Gabinetto in tema di conferenze e cercò di raggruppare attorno ad esso tutte le manifestazioni culturali e intellettuali dell’ambiente soprattutto locale. Il Carturan nello stesso anno in cui venne nominato presidente del Gabinetto di Lettura fu eletto anche presidente della Commissione per la tutela dei monumenti e delle opere d’arte, sorta a Monselice con lo scopo di conservare i monumenti cittadini, le opere d’arte, le memorie storiche e tutto quello che rifletteva il patrimonio storico della cittadina. La sede del Comitato fu ubicata presso il Gabinetto di Lettura, considerato dal Carturan l’istituzione che «meglio poteva appoggiare e coadiuvare l’opera di quella Commissione»210. In tale senso fu rivisto lo Statuto del Gabinetto, che aggiunse tra gli scopi quello di ospitare e aiutare le associazioni e i comitati che si riferivano alla conservazione dei monumenti e delle opere d’arte del Comune e allo sviluppo turistico dello stesso211.
L’ufficio di presidenza nel 1927 risultò così composto: Presidente Celso Carturan, Vice Presidente Francesco Granito, Segretario Ildebrando D’Agnolo, Vice Segretario Emilio Zoppelli,
206 Vd. Appendice, Seduta di Presidenza del Gabinetto di Lettura del 8 novembre 1926, ACM, Fondo senza
numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
207
Vd. Appendice, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
208 MERLIN T., “Il ventennio facsista”, in Monselice: Storia cultura e arte di un centro “minore” del Veneto, a cura di
A. Rigon, Monselice 1994, p. 343
209 Vd. Appendice, ACM, Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1 210
C. CARTURAN, Origine e fondazioni … op. cit., p. 1595
primo Bibliotecario Mineo Silla, Commissari di biblioteca maestra Eleonora Scandola e Rag. Guido Dall’Aglio. Nel 1934 il Carturan diede le sue dimissioni al Podestà di Monselice, giustificandole come segue:
… successivamente all’opera del D’Agnolo e del Veronese, la impossibilità di trovare chi potesse in tutto sostituirli, la verificazione di alcuni inconvenienti che avrebbero richiesto maggiore attività ed energia che non pel passato, l’apatia che generalmente predomina nell’ambiente nostro, le condizioni di molti altri che avrebbero voluto ma non potevano, per le loro occupazioni, dare opera proficua, segnarono nel Gabinetto una stasi, per non dire un regresso, davvero allarmante. Mancatami, senza una valida ed adatta cooperazione, la possibilità di arginare il nuovo e incalzante stato di cose, ho creduto di dover dimettermi per dare adito, a chi di competenza, di scegliere e provvedere con piena libertà a quel rifacimento del Consiglio che potesse assicurare il ritorno all’era gloriosa.212
Il sodalizio quindi entrò in crisi sia come numero di iscritti sia come iniziative; la partecipazione alle serate si fece sempre più debole e il Mazzarolli tentò di rianimare l’istituzione iscrivendo tutti i soci all’O.N.D. Ma le cose non migliorarono affatto; quando il pretore Luigi Secco, nel 1934 divenne Presidente, iniziarono le proiezioni di film a scopo propagandistico e a sostegno della politica estera fascista.
Documento attestante l’iscrizione dei soci del Gabinetto di lettura all’OND - 1934
Il Gabinetto in questi anni divenne inoltre editore pubblicando un lavoro del Main sul Montericco213. Nel 1937-’38, dopo la breve presidenza di Oreste Trivellato, il Gabinetto passò in gestione ad Aristotele Brandelli, impiegato comunale, che dovette far fronte alla crisi
212 Vd. Appendice, Dimissioni dell’Avv. Celso Carturan dall’ufficio di Presidenza del Gabinetto di Lettura, ACM,
Fondo senza numerazione, provvisoriamente Busta Gabinetto 1
dell’associazione in difficoltà economica a causa della diminuzione dei soci, che comportò, tra le altre cose, la limitazione degli acquisti di libri e giornali e persino delle ore di riscaldamento. Nonostante tutto il Gabinetto, nei suoi ultimi anni di esistenza, organizzò comunque diversi eventi culturali e concerti, a cui partecipò molto spesso, come pianista, Maria Teresa Ancillotto, la moglie del Podestà. L’8 febbraio 1938, ad esempio, programmò un concerto con la soprano Trieste Ghidotti di Bassano del Grappa, «che cantò con perfetta arte e con buoni mezzi vocali alcune romanze: Turandot e Tosca»214.
Dopo appena un anno dalla nomina a presidente di Aristotele Brandelli, il Gabinetto di Lettura, nel 1939, si sciolse e i monselicensi cominciarono a rivolgersi sempre più massicciamente alla Biblioteca cattolica circolante. Le opere messe a disposizione della cittadinanza dall’istituzione parrocchiale furono oltre 3000, e i dirigenti rivolsero, «l’appello a tutte le buone persone, che avessero in casa dei libri già letti, di concorrere offrendoli in dono alla biblioteca cattolica»215, per renderla sempre più ricca e piacevole.
Il primo esempio di biblioteca popolare circolante italiana fu quella istituita a Prato nel 1861 dal maestro Antonio Bruni216. Si trattava di una biblioteca di tipo associativo della quale potevano beneficiare solo i soci dietro versamento di una somma mensile di 30 centesimi217. Scopo del Bruni era favorire l’uso di tale servizio alle masse illetterate per incoraggiarne l’educazione. Il pubblico era, quindi, il popolo incolto, in particolare gli operai e i lavoratori in genere, le massaie, i giovani studenti218 che, rifiutati dalle biblioteche governative, trovavano accoglienza in quelle popolari219. Tuttavia, gli ambienti predisposti all’uso di queste biblioteche non includevano le sale di lettura220, contrariamente a ciò che avveniva per i Gabinetti di lettura, i quali ospitavano i lettori anche per promuovere lo scambio di riflessioni e considerazioni in merito alle nozioni lette ed apprese221. Per questo motivo di differenziazione le biblioteche popolari acquisirono l’appellativo di circolanti: il lettore vi si recava solo per prendere a prestito i libri che avrebbe letto in altra sede, eccezione fatta per i periodici la cui lettura era autorizzata entro la struttura della biblioteca stessa222. Era il ceto