II. Storia e struttura interna della compagnia Fra i Medici e i Pazz
1. Gli anni ’30-’40 »
Nel panorama piuttosto povero di notizie connesse alla struttura interna del banco e del ‘sistema’ d’aziende Salviati del XV secolo, restano molte incertezze riguardo ai capitali immessi nelle società che, dal 1438 si avvicendarono nella gestione dell’azienda pisana per un intero cinquantennio. Detto questo, si dovrebbe dare come assodato il fatto che i Salviati operarono a Pisa quasi sempre con capitali ridotti o totalmente assenti91.
Ancora una volta, prendiamo avvio dal resoconto dei fatti. Il primo Salviati segnalato a Pisa fu Piero (1410-1444). Il primogenito di Alamanno era stato inviato a Pisa per verificare da vicino il buon avvio delle prime attività del banco92. Nello stesso periodo Alamanno dotava la ditta della
prima quota di capitale – 1620 fiorini e 10 denari a oro di suggello –, somma che rimase tale dal 1438 fino al 1448. In quell’anno Alamanno decise che, alla somma iniziale di 1620 fiorini, dovesse aggiungersi una somma che portasse il ‘corpo’ della società esattamente a 2000 fiorini. La parte mancante e che fu assegnata al ‘corpo’ di compagnia, precisamente 379 fiorini 19 soldi e 2 denari, rappresentava una fetta degli utili realizzati nel periodo fra il 1444 e il 1448 (esercizio D)93. Si leggano le seguenti
partite, che abbiamo tratto dal Libro grande rosso segnato stella, e la cui straordinarietà, fra le altre cose, sta nell’offrire ancora una volta preziose informazioni anche riguardo alla compagnia pisana nei suoi primi anni di vita:
La ragione, overo chompagnia nostra abiamo in Pisa, de’ dare………
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Anche l’esame delle altre aziende Salviati, attive nel XV secolo, ha dato prova di un atteggiamento generalizzato e ben rappresentato dal nostro banco, che, sebbene sia scontato dirlo, mirava più che mai ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo (cioè con investimenti limitati).
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“Piero d’Alamanno Salviati che sta al presente a Pisa de’ dare a dì 29 di maggio [1438]…”: Libro segreto di Alamanno di messer Jacopo Salviati, seg. A (1434-1440), N. 11, Serie II, ASal, c. 102a.
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N. 266 (1438-1440), c. 5a; N. 267 (1440-1442), c. 4; N. 269 (1442-1444), c. 137; N. 274 (1444-1448), cc. 22, 266, 283.
E f. trecento settantanove s. XVIIII d. II a oro. Sono per parte dell’avanzo fatto in detta ragione, ché questi se ne trassono per fornire la messa del chorpo sino a f. 2000, da f. 1620 d. 10 di sopra in su; e’ quali Alamanno chonsegniò e tramutò di suo nome in Francesco e Giovanni Salviati, in che disse allora detta ragione. Chome appare al loro libro di Pisa biancho segnato D [N. 274 (1444-1448)] 283 e 266, titolato Piero e Francesco Salviati e seguito in Francesco e Giovanni. In questo, avanzi nostri fatti nella ragione di Pisa, avere 51 ……….
F. CCCLXXVIIII° s. XVIIII° d. II Avanzi nostri, fatti nella ragione nostra di Pisa,
deono avere f. trecentosettantanove s. XVIIII° d. II a oro. Sono che tanti si trassono di detti avanzi, e missonsi a chonto di Francesco e Giovanni Salviati, a chonto a parte. Ché furono per fornire insino a f. 2000, sopra a f. 1620 d. 10 a oro, che Alamanno Salviati avea fatto di chorpo a detta ragione, e chonsegniolli a detti Francesco e Giovanni. E chosì detti avanzi per fornimento di detti f. 2000 chontanti appare al libro biancho di detti di Pisa, segnato D [N. 274 (1444-1448)] 283 e 266. In questo, la ragione nostra di Pisa gli debbi dare 50
F. CCCLXXVIIII° s. XVIIII° d. II94
I primi intestatari del banco pisano non furono pero i sunnominati Francesco (1412-1464) e Giovanni (1419-1472) di Alamanno. Come già detto, prima di loro aveva svolto servizio nell’azienda Piero di Alamanno. Con lui a capo, gli interessi del banco confluirono, evidentemente anche sotto la spinta di Alamanno, soprattutto in un settore dal grande valore strategico per i Salviati in questi primi anni di vita dell’azienda pisana: quello mercantile e armatoriale. Più avanti incontreremo ancora Piero in qualità di capitano di galea e di intermediario finanziario nelle attività dei
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Maonieri delle galee del Comune di Firenze, ovvero l’associazione di mercanti che gestiva proprio in quegli anni, attraverso la concessione in appalto da parte del governo fiorentino delle galee, le attività connesse ai viaggi d’oltremare, su rotte programmate in parte dallo stesso Comune, in una impresa di natura allo stesso tempo privata e statale95.
La morte prematura di Piero portò al primo mutamento nei quadri non solo dell’azienda pisana ma anche di quella fiorentina, che recava ragione identica. Se all’inizio la prima ragione a Pisa cantava Piero e Francesco di Alamanno di Jacopo Salviati, rimasta inalterata anche dopo la morte di Piero – almeno fino a quando non furono saldati i conti relativi all’ultimo esercizio (segnato D, 1444-1448) – successivamente, a fianco di Francesco, fu messo appunto il fratello Giovanni. Questa ragione sociale rimase inalterata fino al 1465, sebbene poi l’attività del banco procedesse senza Giovanni già dal 1461, anno in cui risiedeva stabilmente a Bruges, dove si era associato intanto a Piero da Rabatta. Comunque, prima che questa nuova società Salviati prendesse corpo a Pisa, sia Giovanni che Francesco di Alamanno si erano associati a Ridolfo di ser Gabriello da Linari. Il destino di questo operatore e dei suoi discendenti fu strettamente legato agli affari della piazza pisana, almeno dal 1439, cioè quando è testimoniata la sua presenza nella città tirrenica. Ridolfo da Linari (o Dallinari) fu molto attivo anche negli anni seguenti allo scioglimento dell’associazione con i Salviati. Ebbe proficui rapporti d’affari con i Cambini, di cui fu agente a Pisa negli anni ’50 e contemporaneamente strinse legami di parentela con un’altra importante famiglia in ascesa in quegli anni, la famiglia dei Riccardi, dando in sposa a Riccardo Riccardi
sua figlia. Ridolfo sarebbe morto fra il 1473 e il 147496. Per tutto il settimo
e ottavo decennio del secolo anche suo figlio, Gabriello, proseguì nella
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Per questo rimando direttamente alla Parte Seconda, Cap. I.
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S. Tognetti, Il banco Cambini: affari e mercati di una compagnia mercantile-bancaria nella Firenze del XV secolo, Firenze, Olschki, 1999, pp.174, 283-285; P. Malanima, I Riccardi di Firenze. Una famiglia e un patrimonio nella Toscana dei Medici, Firenze, 1977, pp. 12 e 89.
tradizione dei buoni rapporti d’affari con i Salviati di Pisa97. Della società
fra i Salviati e Ridolfo da Linari, possiamo farci un’idea riprendendo una serie di notizie fornite direttamente dall’unica fonte – un mastro –
risparmiata dal tempo e conservata nell’archivio Salviati98. La prima
questione però riguarda il tipo di società alla quale diedero vita Salviati e da Linari. In essa non entrarono semplicemente Francesco e Giovanni in proprio, ma fu creata un’associazione che includeva il banco di Pisa, il banco di Firenze, che portava ragione sociale Francesco di Alamanno Salviati e co., e il banco di Londra, con ragione Jacopo di Alamanno e co. Abbiamo rintracciato le partecipazioni al ‘corpo’ di questa società (“messa”) da parte dei vari soci99:
Tab. III. Corpo della società Francesco e Giovanni Salviati e Ridolfo di ser Gabriello da Linari di Pisa
Francesco e Giovanni di Alamanno Salviati e co. di Pisa
f. 1705. 4. 9 56,48%
Francesco di Alamanno Salviati e co. di Firenze f. 137. 14. 3 4,56% Jacopo di Alamanno Salviati e co. di Londra f. 157. 1. 0 5,20%
Somma: f. 2000. 0. 0 66,25%
Ridolfo di ser Gabriello da Linari f. 1018. 19. 5 33,75%
Totale corpo della società f. 3018. 19. 5 100%
Come già visto non fu questa la prima, né tanto meno l’ultima circostanza in cui esponenti della famiglia Salviati si associarono ad altri uomini
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N. 286 (1471-1475), cc. 281, 352; N. 294 (1475-1477), cc. 72, 113, 186, 409; N. 301 (1478-1489), cc. 48, 185, 292, 363.
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Il mastro conservato è il Libro bianco di debitori e creditori seg. A (1446-1449), N. 275, Serie I, che ha la seguente intestazione: “Questo libro è di Franc(esc)o e Giovanni d’Alamanno Salviati e di Ridolfo di (ser) Gabriello abitante i(n) Pisa i(n) sul quale iscriveremo tutti e’ debitori e chreditori e chiamasi lib(r)o biancho (segnato) A ed è carte 288 tenuto p(er) me Franc(esc)o di B(er)to d(i) Marchionne”. Da adesso N. 275 (1446-1449).
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I conti, da cui sono stati estratti i dati, riportano l’intestazione “per parte della messa”: Ibid., cc. 3b, 275, 276, 278.
d’affari100. Al termine dell’esercizio furono registrati utili per oltre 968
fiorini di suggello, (quasi) equamente divisi: 484 fiorini 2 soldi 5 denari per Ridolfo e 484 fiorini 2 soldi e 6 denari per i Salviati101.
Si devono rilevare ora altri particolari degni di nota di questa società, riguardanti per lo più le masserizie date in dotazione all’azienda e le spese di casa. Il conto masserizie documenta un’eloquente spesa di 335 fiorini per le infrastrutture di dotazione. Il costo venne equamente ripartito fra i Salviati da una parte (f. 168.1.8) e Ridolfo dall’altra (f. 166.7.9). Si tratta di una somma di tutto rispetto, e nel conto venne registrato anche il relativo ammortamento. Mentre per Francesco e Giovanni la cifra fu registrata a loro credito per le “maserizie lasciate in chasa”, per Ridolfo l’accredito fu così specificato: “per istima di più sue maserizie messe in chasa”. E’ probabile che l’entità della somma si debba spiegare, in primo luogo nell’ottica delle necessità tipiche di un’azienda che operava fuori Firenze, cosa che giustificava una maggiorazione delle spese per i soci che operavano in un’altra città, e che dovevano sostenere tutti i costi logistici di un ‘mutamento di residenza’. Pertanto è evidente che nel conto masserizie confluissero, oltre alla tradizionale attrezzatura da ufficio (tavoli, sedie, cassapanche e forzieri), anche il mobilio per l’arredamento privato102. A
queste, fra i costi dell’azienda, dovevano sommarsi anche le spese di casa, che altrimenti incontriamo nelle fonti come spese per vita. Un’occhiata ai bilanci confermerà che in più occasioni i Salviati fecero investimenti di una
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I Salviati non erano nuovi a queste associazioni in special modo all’inizio di nuove imprese in settori del profitto tradizionali dell’economia fiorentina – settore laniero, serico, del commercio estero: la prima attività documentata nel secolo, la già vista bottega fiorentina della lana, aveva ragione sociale: “Alamanno di Jacopo Salviati e Piero di Piero Fantini” (1404-1417); una delle prime compagnie all’estero in cui investirono i Salviati, quella già citata di Lisbona, ebbe ragione sociale: “Jacopo da Colle e Averardo di Alamanno Salviati” (1445-1479); quella della compagnia di Bruges era: “Piero da Rabatta e Giovanni di Alamanno Salviati” (1461-1462); anni dopo, la prima compagnia della seta realizzata dai Salviati aveva ragione sociale: “Bartolomeo di Biagio dell’Ancisa e c. setaioli, con interesse di Averardo di Alamanno Salviati” (1474-1475).
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Contabilizzati il 27 gennaio del 1449: N. 275 (1446-1449), c. 280a.
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Di fatto, come avvenne anche in questo esercizio, l’intestazione completa del conto era “masserizie di chasa”, e comprendeva spese diverse per l’arredamento domestico, come l’acquisto di tavole d’albero per una lettiera o la “vagliatura di Ia coltrice e fattura di Ia materassa”: N. 275 (1446-1449), c. 193a.
certa rilevanza finanziaria, per le masserizie, e che in questa voce rientravano indistintamente le spese per l’ufficio e per l’abitazione103.
Un ultimo aspetto di un certo interesse desunto dalla nostra fonte e riguardante Ridolfo, è che, in questo periodo, egli non avesse raggiunto ancora una piena autonomia economica a Pisa, dal momento che era costretto a vivere sotto lo stesso tetto con i suoi soci Francesco e Giovanni Salviati e, con ogni probabilità, anche con qualche componente del
personale del banco, nella casa tenuta in affitto in via San Martino104.
Questo, ovviamente, non ridimensiona la sua importanza come uomo d’affari, cosa che aveva spinto i Salviati ad associarsi a lui: nelle qualità di Ridolfo doveva primeggiare la conoscenza della piazza pisana, come si è visto anche da altre fonti. Dall’altra parte, il da Linari poté pienamente contare su quello che fu il primo ampliamento del network aziendale dei Salviati all’estero, con l’apertura, non più tardi dell’agosto del 1445, del banco di Londra, per merito di Jacopo (1417-1458) di Alamanno. In sostanza, si può credere a interessi reciproci dietro la realizzazione di questa società, che si contraddistinse – e fu la prima in assoluto, fra le varie ragioni sociali dei Salviati a Pisa di quegli anni – per l’importazione a Pisa di panno estero: dalla Linguadoca in particolare, ma anche, per il tramite di Jacopo e soci di Londra, dall’Inghilterra (soantoni, carisee)105.
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Sono interessanti, per capire meglio l’entità di questo “conto ai componenti reali del patrimonio” (Melis), i confronti con i Cambini e con i Della Casa-Guadagni di Ginevra. Per i primi si registrano esigui conti masserizie per il banco di Firenze, ma non per quello di Roma; per i secondi, Fiorentini a Ginevra, in percentuale siamo piuttosto vicini alle nostre cifre: S. Tognetti, Il banco Cambini, cit., pp. 128-129, 132, 138, 162, 165, 195, 213, 270; M. Cassandro, Il Libro Giallo di Ginevra della compagnia fiorentina di Antonio della Casa e Simone Guadagni. 1453-1454, Prato, Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”, 1976, pp. 44-46.
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Una prova ci viene anche dalle spese sostenute, per conto di Ridolfo, “per lavatura di due sue coltri da letto”, e compresa nell’avere delle spese di casa: N. 275 (1446-1449), c. 258b, 270a.
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Può essere interessante su un puro piano statistico, per comprendere meglio il cambiamento in atto nel commercio di panni attuato dai Salviati, anche osservare il numero di carte dei mastri utilizzati per registrare le operazioni di compravendita. Di fatto, mentre nell’esercizio precedente a quello che vede la società fra i Salviati e il da Linari, il commercio dei panni si era limitato ad alcune partite di panno di Firenze, inglese (contisgualdo), francese (di Linguadoca) e vario e aveva occupato una decina di carte, cfr.: N. 274 (1444-1448), cc. 13, 27, 87, 110, 117, 192, 205, 222, 227, 258; nella società con Ridolfo, le carte con i conti di riferimento aumentarono vistosamente, cfr.: N. 275 (1446-1449), cc. 12, 24, 63, 65, 81, 90, 92, 100, 111, 112, 116, 122, 126, 128, 129, 130, 134, 141, 147, 160, 182, 183, 185, 217, 251, 252, 254, 272.