III. Cinquant’anni di attività attraverso i bilanc
4. I conti accesi ai noli e ai Consoli del mare »
Gli acquisti di quote o carati di nave trovano un’altra traccia importante nei numerosi conti intestati ai noli. Gran parte dei conti di
questo tipo è concentrata in un periodo compreso fra il 1438 e il 1451337. Si
tratta ovviamente di un dato statistico che ha tuttavia il peso di una prova
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N. 21 (1459-1464), cc. 32v-33r, 37v-38r, 26r. Abbiamo notizia anche di un carico di mandorle effettuato a Valencia, non sappiamo se all’andata o al ritorno, per 1900 fiorini: idem, cc. 22v-23r.
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Come si può constatare dalle carte con intestazioni ai noli, contenute nei mastri del banco: N. 266 (1438-1440), cc. 68, 71, 75, 91, 94; N. 267 (1440-1442), c. 161; N. 269 (1442-1444), cc. 6, 33; N. 274 (1446-1449), c. 125; N. 275 (1446-1449), cc. 187, 192; N. 276 (1448-1451), cc. 5, 100, 117, 172, 194, 251; N. 279 (1459-1462), c. 201; N. 282 (1465-1469), c. 124; N. 286 (1471-1475), c. 310.
ulteriore – insieme ai casi già visti, di partecipazione in prima persona alla navigazione e al finanziamento amatoriale – di una tendenza da parte del banco a privilegiare questo settore, soprattutto per il primo decennio; sfruttando al meglio la sua collocazione in una città che, ovviamente, non aveva perduto la sua dimensione marinara internazionale.
I fitti conti accesi ai noli e alle avarie offrono dal canto loro i retroscena di numerose imprese, con l’indicazione dei soci o delle rispettive quote di partecipazione, espresse in merci caricate o scaricate a Porto Pisano e a Livorno; con le modalità con cui le stesse merci venivano trasportate a Pisa e di seguito smistate a Firenze; con il nome degli acquirenti; e con il nome di eventuali altri piccoli operatori, a cui era dato incarico di distribuire la merce in altri mercati o di liquidare diversamente quella invenduta. In taluni casi, quegli stessi conti forniscono soprattutto – con semplici annotazioni, riportate quasi incidentalmente dal contabile di turno338 – il ricordo di viaggi, con la sua schiera di padroni, capitani e
scrivani di galea e altro naviglio, di cui sovente non è stata ancora reperita alcuna traccia in altre fonti339.
Questo tipo di conti mostra principalmente che, in tali circostanze, il banco non si limitava a pagare le spese di nolo e avaria sulla propria merce al padrone della nave o allo scrivano della società che la gestiva (maona o magona), ma provvedeva al pagamento del nolo anche per conto di altri mercanti. I casi sono numerosi e mostrano un ruolo di mediazione non occasionale. Così avvenne nell’aprile del 1447, al rientro a Pisa delle galee
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Segnalo, a titolo d’esempio, alcune fra le numerose intestazioni: “Noli di più robe nostre e di nostri amici mandate e ricevute per la ghalea di Lionardo Manelli di Cicilia”, N. 266 (1438-40), c. 91; “Noli della nave di Giovanni Grazia nolegiata per l’erede [di] Bartolomeo di Masino e noi pel viagio di Sardegna per metà”, N. 269 (1442-44), c. 6; “Noli della nave di Francesco Romera nolegiata per Antonio de’ Pazzi e Francesco di Nerone”, N. 274 (1444-48), c. 125; “Noli di più robe mandateci da Rodi Bernardo Salviati per la nave del chonte di Modicha è padrone Antonio Antiglia e chonducitore Raffaello Giuliano catalano”, N. 276 (1448-51), c. 5; “Giorgio da Manghona scrivano di maona della galea tornata di Fiandra per conto di noli”, N. 279 (1459-62), c. 201.
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Ancora oggi l’unico lavoro sistematico sulle galee di stato e private fiorentine resta quello, più volte citato, di Mallett, The florentine galleys, cit. In particolare, si veda la tabella sintetica alle pp. 153-176 (Appendix A. Details of the Florentine Galley Fleets during the Fifteenth Century). Come abbiamo visto, e vedremo ancora, alcuni dei dati riportati alla luce dal nostro lavoro, sebbene sintetici, risultano inediti e in taluni casi colmano qualche lacuna nelle informazioni fornite dallo storico inglese.
di Catalogna. Per il nolo di panni, seta e grana portati dalla Spagna il banco versò 164 fiorini circa al capitano delle galee, Bongianni Gianfigliazzi340,
per conto di vari mercanti, fra cui i Cambini di Firenze, i Tommasi e i Benzi di Siena, Bendinello (o Bandinello) Sauli, mercante genovese
residente a Montpellier e Antonio da Rabatta341. Analogamente avveniva
nel luglio del 1448, all’indomani del rientro delle galee di Fiandra di cui era capitano Bartolomeo di Niccolò Martelli, che era stato una decina di anni prima in società con i Medici nell’accomandita di Ancona342. A più
riprese, fra luglio e settembre di quell’anno, il banco versò allo scrivano delle galee, Bernardo Tanagli, 333 fiorini di suggello, una somma che servì da copertura parziale alle spese di nolo per i vitellini d’Inghilterra, i panni vari e la lana di proprietà, fra gli altri, dei Salviati di Firenze, di Piero da
Rabatta, di Ludovico degli Albizzi e di Andrea di Lotteringo della Stufa343.
L’attenzione che il banco rivolgeva alle attività marittime non poteva non coinvolgere in una qualche misura anche la magistratura che aveva autorità decisionali sul commercio marittimo e sulla navigazione, cioè i Consoli del Mare. L’ufficio era stato istituito nel 1421, all’indomani dell’acquisto di Livorno, proprio per sostenere la gestione delle linee di navigazione comunali, così come già accadeva a Venezia e a Genova. Ad esso erano stati tuttavia assegnati poteri che andavano ben oltre il controllo dei traffici marittimi e che riguardavano più in generale tutte le attività economiche della Repubblica e soprattutto quelle delle corporazioni. Il primo ufficio istituito a Firenze era composto da sei ufficiali. Dal 1423 due di essi furono stabiliti a Pisa, dove non molto tempo dopo divennero tre (1426), al pari dei loro colleghi residenti a Firenze. Anche a Pisa i Consoli
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Per Bongianni si veda anche la nota 277. Fu operatore a Maiorca agli inizi degli anni ’40: N. 269 (1442-1444), c. 124; di seguito capitano di galee, così come riporta Michael Mallett, che, tuttavia, non fa alcun cenno al viaggio del Gianfigliazzi, in qualità di capitano, in Catalogna: The florentine galleys, cit., passim; R. De Roover, Il banco Medici, cit., p. 341.
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N. 275 (1446-1449), cc. 187, 192.
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Di Bartolomeo, in particolare come padrone e capitano di galee, abbiamo molte tracce sparse: F. Pezzarossa, La “ragione di Pisa” nelle “Ricordanze” di Ugolino Martelli, in “Archivio Storico Italiano”, CXXXVIII, 1980, p. 542; M. Mallett, The florentine galleys, cit., passim. Per l’accomandita medicea di Ancona: R. De Roover, Il banco Medici, cit., pp. 85-86; p. 398.
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avevano funzione di supervisione delle arti, mansione che esercitavano unitamente all’amministrazione del contado pisano. Nel periodo in cui Firenze attuò la realizzazione delle linee di navigazione di stato (1421-1480 circa) i mutamenti in seno a questa magistratura furono numerosissimi; in più di un caso fu sospesa e le sue mansioni affidate ad altri uffici. A Pisa ben presto le responsabilità dei Consoli del Mare furono trasferite, per quanto atteneva l’amministrazione del contado, all’Ufficio dei Fiumi e Fossi344.
I Consoli compaiono nella maggioranza dei casi come semplici clienti del banco. A quest’ultimo essi si rivolgevano per le ragioni più disparate. Per loro il banco si occupava di: reperire il materiale destinato all’armamento delle navi (pece, legname, ferramenta, piombo, canapa, lance e dardi), ma anche del vitto degli equipaggi (biscotto e vino); di pagare vari artigiani, per i lavori compiuti a bordo delle galee (dal calafataggio dello scafo alla facitura di una campana); e di acquistare carta e altro per l’ufficio, pagando anche il lavoro per leghatura di libri per lo ufficio; e in ultimo, ma non per importanza, di versare gli stipendi agli ufficiali345.
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M. Mallett, The florentine galleys, cit., pp. 21-23 e passim; M. Luzzati, Estimi e catasti del contado di Pisa nel Quattrocento, in Ricerche di Storia Moderna, cit., pp. 95-123.
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Il 10 luglio del 1444 fu pagato un salario di 192 fiorini e mezzo, per il periodo compreso fra il 4 giugno e il 4 luglio. Il più grosso ordinativo di materiale per le imbarcazioni, da parte dei Consoli per il banco, fu quello del febbraio-maggio 1474. I Consoli acquistarono allora canapa per fare sartia, cotonina e canovacci per una somma complessiva di oltre 2141 fiorini d’oro. Per tutto, si vedano: N. 266 (1438- 1440), c. 130 (pece); N. 272 (1444-1446), cc. 12v-13r, cc. 18v-21r (legname, ferro, carta, salario, lavori vari a bordo e altro); N. 278 (1459-1460), c. 285 (piombo); N. 280 (1462-1463), c. 180 (canovacci); N. 282 (1465-1469), cc. 178, 213 (filato di canapa e stoppa); N. 286 (1471-1475), c. 273 (canapa, cotonina e canovacci); N. 294 (1475-1477), c. 50 (canapa, cotonina e canovacci).