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Il banco Salviati di Pisa: commercio e finanza di una compagnia fiorentina tra il 1438 e il 1489

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(1)

TOMO I

Il banco Salviati di Pisa: commercio e finanza

di una compagnia fiorentina tra il 1438 e il 1489.

(2)

INDICE GENERALE

TOMO I

Parte Prima. Da lanaioli a mercanti-banchieri Introduzione ……….…….. Pag. 7 0. Le fonti ……….…….. » 13

0.1. Il Libro grande rosso seg. stella ……….….… » 15

I. Da Firenze a Pisa. Manifattura della lana e primi investimenti nel banco pisano 1. Firenze. Gli inizi ………..……...………... » 20

2. Pisa. Primi investimenti nel banco e ragioni di una scelta ………….... » 35

II. Storia e struttura interna della compagnia. Fra i Medici e i Pazzi 0. Premessa ………..……… » 39

1. Gli anni ’30-’40 ……….…………. » 60

2. Gli anni’50-’60 ……….….………. » 66

3. Gli anni’70-’80. La congiura del ’78. I conti dell’Arcivescovo Salviati e dei Pazzi……….………..…… » 77

III. Cinquant’anni di attività attraverso i bilanci 0. Premessa ………..… » 105

1. Attività economica e primo radicamento dell’azienda ……….. » 109

2. Le attività all’estero ………. » 116

3. Il reddito dell’azienda ……….. » 119

4. Attività commerciali e attività finanziarie 4. 1. Attività commerciali …...………. » 131

4. 2. Attività finanziarie …...………..………. » 139

5. Dinanzi alla crisi. Difficoltà e mutamenti ……..………..… » 154

6. Il personale del banco ………..………... » 161

Parte Seconda Mercatura fiorentina, infrastrutture pisane, strategie internazionali I. Gli esordi e le imprese marittime: modalità di partecipazione 0. Premessa ……….……. » 169

1. I Salviati e i “maonieri delle galee del Comune di Firenze” (1439) …... » 171

2. Il viaggio di Catalogna del 1444. Dal Libro segnato D ………….……. » 177

3. I primi anni ’60. Attività armatoriali private e “di stato” ..……….. » 181

4. I conti accesi ai noli e ai Consoli del mare ……….……. » 188

II. Novità e tradizione: Pisa e il commercio estero (aree, operatori, merci) 0. Premessa ………. » 192

(3)

2. I rapporti con la penisola iberica

2.1. La lana. Il primo ventennio ……… » 199

2.2. Gli anni ’50-’70 e l’espansione del commercio della lana ……… » 209

2.2.1. Gli operatori di Tortosa ……….…» 209

2.2.2. Gli acquirenti lombardi ………..……… » 215

2.3. Il commercio dei panni di Perpignano ……… » 220

2.4. Ancora Perpignano: le pelli e il cuoio ……….……… » 223

3. Altre rotte mediterranee: Sicilia e Francia del sud 3.1. La Sicilia …...……….… » 227

3.2. La Francia del Sud ……...……….……… » 235

3.2.1. Il commercio dei tessuti di Linguadoca e Provenza….……… » 239

3.2.2. Marsiglia. Rinaldo Altoviti e l’impresa dell’allume del 1473-’74… » 249 4. Il Nord Europa e le compagnie Salviati di Bruges e Londra 4.0. Premessa ……….…» 263

4.1. Le Fiandre ………. » 264

4.2. L’Inghilterra ……… » 281

4. 2. 1. Operatori inglesi a Pisa ………. » 296

4. 2. 2. La lana inglese ……… » 305

4. 2. 3. La lana inglese e i suoi committenti: Genovesi e Senesi ………… » 308

Parte Terza. Il mercato “interno”: Pisa e la Toscana I. Rapporti con artigiani, dettaglianti e aziende a Pisa 0. Premessa ………. » 319

1. Industria della concia e commercializzazione del cuoio a Pisa ………. » 323

2. I rapporti con le ditte del taglio ……… » 339

II. Siena, Piombino e la maona della vena del ferro 1. Le relazioni con Siena ………..…….. » 366

2. I Salviati e la maona della vena del ferro di Siena ……….. » 2.1. Struttura e vicende di una maona …..……….. » 388

2.2. Jacopo III, Ricciardo Saracini di Siena e Niccolaio di Coscio Puci …… » 414

APPENDICE A

1. Ricordo di una divisione di beni tra Francesco, Giovanni, Jacopo e Averardo di Alamanno Salviati del 1456 ………» 424

2. Il conto della muraglia della cappella dell’arcivescovo Salviati (1477-1478) …..» 427

3. Elenco dei libri contabili dell’Archivio Salviati consultati ………...» 430

4. Ragioni sociali dei banchi Salviati di Pisa e Firenze e della bottega della lana di Firenze nel XV secolo ………» 433

5. Genealogia parziale dei Salviati ….………. » 436

6. Fonti e bibliografia Fonti inedite ………..» 437

(4)

Fonti edite ……….» 438

Letteratura scientifica ………..» 438

7. Indice delle tabelle del Tomo I inserite nel testo ………» 453

8. Indice dei nomi di persona ……….» 456

9. Indice dei nomi di luogo ..………..» 469

TOMO II

APPENDICE B

Indice del Tomo II

(Bilanci 1438-1489 e tabelle varie) Tab. 1a. Situazione economica al 26 marzo 1440………..» 2

Tab. 1b. Conto avanzi e disavanzi (1438-1440)……….» 4

Tab. 2a. Situazione economica al 30 settembre 1442……… » 5

Tab. 2b. Conto avanzi e disavanzi (1440-1442)……….» 7

Tab. 3a. Situazione economica al 24 marzo 1444……… » 8

Tab. 3b. Conto avanzi e disavanzi (1442-1444)……… » 10

Tab. 4a. Partite salde trasferite alla ragione del Libro Grande rosso segnato Stella, N. 1 (1471-1517)...» 11

Tab. 4b. Conto avanzi e disavanzi (1444-1448)……….. » 13

Tab. 5 Conto avanzi e disavanzi (1446-1449)……….. » 15

Tab. 6a. Situazione economica al 31 luglio 1451………. » 16

Tab. 6b. Conto avanzi e disavanzi (1448-1451)……… » 18

Tab. 7a. Situazione economica al 24 marzo 1455……… » 19

Tab. 7b. Conto avanzi e disavanzi (1451-1455)……….. » 21

Tab. 8a. Partite salde trasferite alla ragione nuova del Libro rosso di debitori creditori e robe seg. A, serie I, n. 279 (1460-1462)……… » 22

Tab. 8b. Conto avanzi e disavanzi (1455-1462)……… » 24

Tab. 9a. Situazione economica al 23 gennaio 1462……… » 26

Tab. 9b. Conto avanzi e disavanzi (1459-1462)……….. » 29

Tab. 10a. Situazione economica al 1 giugno 1463……… » 30

Tab. 10b. Conto avanzi e disavanzi (1462-1463)……… » 33

Tab. 11a. Situazione economica al 1 ottobre 1465……… » 35

Tab. 11b. Conto avanzi e disavanzi (1463-1465)……….. » 37

Tab. 12a. Situazione economica al 30 aprile 1469……… » 38

Tab. 12b. Conto avanzi e disavanzi (1465-1469)……… » 40

Tab. 13a. Situazione economica al 24 marzo 1471……… » 41

Tab. 13b. Conto avanzi e disavanzi (1469-1471)……… » 43

Tab. 14a. Situazione economica al 25 marzo 1475……… » 44

Tab. 14b. Conto avanzi e disavanzi (1471-1475)……….. » 47

Tab. 15a. Situazione economica al 25 marzo 1477……… » 48

(5)

Tab. 16. Situazione economica al 10 maggio 1480………. » 52

Tab. 17a. Situazione economica al 2 giugno 1489……… » 55

Tab. 17b. Situazione economica al 1 dicembre 1489………» 57

Tab. 17c. Conto avanzi e disavanzi (1478-1489)……… » 59

Tab. 18. Specificazione degli utili sulle merci, registrati dal banco Salviati di Pisa (1438-1489)……… » 60

Tab. 18a Esercizio seg. A (1438-1440)……… » 60

Tab. 18b. Esercizio seg. B (1440-1442)……… » 61

Tab. 18c. Esercizio seg. C (1442-1444)...……. » 63

Tab. 18d. Esercizio seg. D (1444-1448)……… » 64

Tab. 18e. Esercizio seg. A (1446-1449)……… » 65

Tab. 18f. Esercizio seg. AA (1448-1451)………. » 66

Tab. 18g. Esercizio seg. BB (1451-1455)………. » 68

Tab. 18h. Esercizio seg. CC (1455-1462)...…... » 69

Tab. 18i. Esercizio seg. A (1459-1462)……… » 70

Tab. 18l. Esercizio seg. B (1462-1463)……… » 71

Tab. 18m. Esercizio seg. C (1463-1465)...….... » 72

Tab. 18n. Esercizio seg. D (1465-1469)……….……….. » 73

Tab. 18o. Esercizio seg. E (1469-1471)……… » 74

Tab. 18p. Esercizio seg. G (1471-1475)……… » 75

Tab. 18q. Esercizio seg. H (1475-1477)...…… » 77

Tab. 18r. Esercizio seg. K (1478-1489)……… » 79

Tab. 19 Specificazione perdite sulle merci, registrati dal banco Salviati di Pisa (1438-1489)……….………… » 81

Tab. 19a Esercizio seg. A (1438-1440)……… » 81

Tab. 19b Esercizio seg. B (1440-1442)……… » 81

Tab. 19c Esercizio seg. C (1442-1444)... » 82

Tab. 19d Esercizio seg. D (1444-1448)……… » 82

Tab. 19e Esercizio seg. A (1446-1449)……… » 82

Tab. 19f Esercizio seg. AA (1448-1451)……… » 83

Tab. 19g Esercizio seg. BB (1451-1455)………. » 83

Tab. 19h Esercizio seg. CC (1455-1462)...……. » 83

Tab. 19i Esercizio seg. A (1459-1462)……… » 84

Tab. 19l Esercizio seg. B (1462-1463)……… » 84

Tab. 19m Esercizio seg. C (1463-1465)... » 84

Tab. 19n Esercizio seg. (1465-1469)………... » 85

Tab. 19o Esercizio seg. E (1469-1471)……… » 85

Tab. 19p Esercizio seg. G (1471-1475)……… » 85

Tab. 19q Esercizio seg. H (1475-1477)... » 85

Tab. 19r Esercizio seg. K (1478-1489)……… » 86

Tab. 20 Creditori del banco (1438-1489)……….. » 87

Tab. 21 Debitori del banco (1438-1489)……… » 115

Tab.21bis Maggiori saldi a debito del banco sul c/c di vari clienti……… » 183

Tab. 21ter Maggiori saldi a credito del banco sul c/c di vari clienti……….. » 185

Tab. 22 Corrispondenti del banco Salviati di Pisa……….…… » 187

Tab. 22a Periodo: 1438-1455……….……….. » 187

(6)

Tab. 22c Periodo: 1471-1489……….……….………. » 192

Tab. 23 Lana di San Matteo venduta dal banco Salviati di Pisa (1438-1489)………... » 195

Tab. 23a Lana di ragione di Antonio Bottiglieri di Tortosa……….… » 195

Tab. 23b Lana di ragione di Giovanni Sibil, Antonio e Michele Bottiglieri di Tortosa….……. » 196

Tab. 23c Lana di ragione di Antonio Bottiglieri e Piero Canizar di Tortosa………... » 197

Tab. 23d Lana di ragione di Bernardo Ciampelli di Barcellona………..……. » 197

Tab. 23e Lana di ragione di Piero Servente di Tortosa………..……….. » 198

Tab. 23f Lana di ragione di Michele Bottiglieri di Tortosa……….… » 199

Tab. 23g Lana di ragione di Giovanni Sibil di Tortosa……….……….……….. » 200

Tab. 23h Lana di ragione di Piero Forcadel di Tortosa……….….…….. » 200

Tab. 23i Lana di ragione di Michele Plates di Tortosa………..……….. » 201

Tab. 23l Lana di ragione dei Pazzi di Barcellona……… » 201

Tab. 23m Lana di ragione di Giovanni Feriza di Barcellona……… » 202

Tab. 23n Lana di ragione dei Salviati di Pisa……….……….. » 202

Tab. 23o Lana di ragione di Bandino Bolgherini di Siena a Valencia... » 204

Tab. 23p Lana di ragione di Cesare Barzi di Firenze a Valencia e di Bandino Bolgherini... » 204

Tab. 23q Lana di ragione di aziende e operatori in Spagna... » 205

Tab. 23r Lana di ragione di altre aziende e membri Salviati... » 206

Tab. 23s Lana di ragione dei Pazzi di Firenze... » 206

Tab. 23t Lana di varie ragioni... » 207

Tab. 23u Lana spagnola (di provenienza incerta)... » 209

Tab. 24 Somma delle operazioni in dare e in avere del conto (c/c e di tempi) di Branca di Costantino da Perugia, per singolo esercizio………..……….. » 211

Tab. 25 Panni di Perpignano venduti a Pisa dal banco Salviati……… » 212

Tab. 26 Panni “alla perpignana, fatti a Montopoli” venduti a Pisa dal banco Salviati………. » 215

Tab. 27a Pelli di Perpignano vendute a Pisa nel 1455-1457 (di ragione del banco Salviati di Pisa, di Niccolò Strozzi e co. di Perpignano e di Marabottino di Bartolomeo e co. di Avignone) [Pellicciai]…..……… » 216

Tab. 27b Pelli di Perpignano vendute a Pisa nel 1455-1457 (di ragione del banco Salviati di Pisa, di Niccolò Strozzi e co. di Perpignano e di Marabottino di Bartolomeo e co. di Avignone) [Operatori lombardi]………..………. » 217

Tab. 27c Pelli di Perpignano vendute a Pisa nel 1455-1457 (di ragione del banco Salviati di Pisa, di Niccolò Strozzi e co. di Perpignano e di Marabottino di Bartolomeo e co. di Avignone) [Acquirenti vari]………. » 218

Tab. 28 Panni di Provenza venduti dal banco Salviati di Pisa………... » 219

Tab. 29 Panni di Linguadoca venduti dal banco Salviati di Pisa……….….. » 223

Tab. 30 Articoli vari inviati da Rinaldo di Oddo Altoviti da Marsiglia e venduti dal banco Salviati di Pisa……….. » 227

Tab. 31 Lana francesca ricevuta dal banco Salviati di Pisa (1439-1480)………..……… » 229

Tab. 32 Cuoio venduto dal banco Salviati, per conto proprio………….……….. » 234

Tab. 33 Cuoio venduto dal banco Salviati per c/terzi….………... » 237

Tab. 34 C/c di cuoiai in rapporto d’affari con il banco Salviati di Pisa. In ordine di apparizione sulle fonti………... » 240

Tab. 35 Aziende ed operatori senesi in rapporti d’affari con il banco Salviati di Pisa.………. » 244

(7)

Parte Prima.

Da lanaioli a mercanti-banchieri.

Introduzione.

Il presente lavoro ha il suo nucleo cronologico nel periodo compreso fra il 1438 e il 1489, e come suo tema centrale le attività del primo banco Salviati di cui si abbia notizia nel Quattrocento: il banco di Pisa. I limiti temporali sono motivati da due ragioni differenti, ma entrambe fondamentali.

In primo luogo, il cinquantennio preso in esame è, per così dire, imposto dalla documentazione contabile disponibile per il XV secolo. Da essa abbiamo attinto a piene mani per comprendere tutte le dinamiche economiche espresse dal banco: il primo libro contabile registra le prime attività dal maggio del 1438, mentre l’ultimo si chiude nel dicembre del 1489.

In secondo luogo, seppure le attività bancarie dei Salviati siano

proseguite nei secoli successivi1, si è ritenuto questo periodo

sufficientemente ampio e coerente per collocare attività commerciali e finanziarie su un piano di narratività. Di fatto si è proceduto, dove possibile, a continui accostamenti e confronti dei dati quantitativi, che una contabilità aziendale inevitabilmente produce, ad avvenimenti di portata generale, cercando di comprendere connessioni e interdipendenze fra il microcosmo di un’azienda e il vasto panorama economico europeo e mediterraneo. Dunque si è cercato di guardare oltre il dato economico, di volta in volta ricavato dal nostro esame, che sarebbe apparso, preso isolatamente, un semplice e freddo dato finanziario. La lettura delle causali

1

In realtà gli investimenti dei Salviati a Pisa, sia a livello imprenditoriale che a livello immobiliare sarebbero proseguiti, per molti versi anche più massicci, nel corso del Cinquecento e Seicento. Si veda la mole impressionante dei registri destinati a questi investimenti in: Archivio Salviati. Inventario dei Libri di commercio e di amministrazione patrimoniale.

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di migliaia di conti ha costituito in moltissimi casi una testimonianza di grande valore, utile a capire di volta in volta molti dei retroscena e delle strategie connesse ad affari anche di alto livello finanziario, che contraddistinsero le attività non solo degli stessi Salviati, ma di riflesso anche dei loro maggiori corrispondenti, fra i quali risaltano i Pazzi, i Medici e i da Rabatta con le loro aziende e i loro membri impegnati nelle attività mercantili.

A sua volta l’inquadramento dei conti del banco nel più ampio scenario economico e sociale europeo ha stimolato di continuo il superamento dei confini spaziali e cronologici che le nostre fonti ci hanno imposto: così la nostra indagine ha attraversato a più riprese i limiti contabili della singola impresa pisana, per spingersi nell’ambito delle altre ditte Salviati di Firenze, Londra e Bruges, delineando in parte il meccanismo che sosteneva l’intero network industriale, bancario e commerciale delle aziende di famiglia.

La struttura interna del presente studio riflette le scelte e le strategie che il banco attuò in mezzo secolo di attività, o, più precisamente, che gli appartenenti al ramo di Alamanno di messer Jacopo di Alamanno Salviati attuarono, e a cui si deve la mirabile ascesa economica documentata dalla ricchissima serie dei registri contabili.

Nella Parte Prima abbiamo proceduto a definire le ragioni potenziali che portarono all’installazione di un’impresa bancaria a Pisa, scelta che rappresentò per Alamanno e i suoi giovani figli l’ingresso ufficiale nel commercio e nella finanza internazionali. Prima di allora gli unici investimenti nel settore mobiliare di Alamanno erano confluiti in una bottega specializzata nella realizzazione di panni di San Martino. Dopo il 1438, la creazione di aziende a Pisa, Firenze (1439), Londra (1445) e Bruges (anni ’50) segnò evidentemente il vero punto di svolta per questa famiglia. La Parte Prima è stata anche sede di una ricostruzione delle vicende del banco pisano e della sua struttura interna, che abbiamo

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preferito scindere in due capitoli. Nel secondo di essi si è cercato di osservare più da vicino i conti economici, attraverso una disamina dei bilanci. Nel primo invece abbiamo raccolto i dati, ricavati soprattutto da fonti edite, riguardanti segnatamente la vita di coloro che, fra i Salviati, ebbero in mano le redini del banco, mettendone in luce le carriere politiche e parte degli investimenti di natura immobiliare. Le indicazioni così desunte sulla vita di Alamanno e degli esponenti delle due generazioni successive, hanno arricchito lo sfondo in cui operava il banco.

Sulla base delle attività di quest’ultimo si sono di seguito identificati tre periodi nella storia sua storia finanziaria: gli anni ’30-’40, che furono di prima esplorazione dei mercati e di cautela negli investimenti; gli anni ’50-’60, contraddistinti da una generale espansione, soprattutto dei traffici con la Catalogna; e infine gli anni ’70-’80 che registrarono ancora buoni livelli nei rendimenti e una maggiore razionalità nella distribuzione degli investimenti. Abbiamo posto poi, a chiusura di questo periodo, i tragici eventi dell’aprile del 1478, esaminandoli anche alla luce degli inediti conti correnti dei maggiori partecipanti alla congiura: l’arcivescovo di Pisa, Francesco Salviati, e i Pazzi.

La Parte Seconda è stata dedicata invece dall’esame dettagliato delle attività del banco, fra cui predominarono, almeno fino alla metà degli anni ’60, quelle di carattere commerciale. Ciò fu dovuto soprattutto alla struttura economica di Pisa, che nel Quattrocento era ancora capace di esprimersi come uno dei centri nevralgici degli scambi mediterranei. A ciò si ricollegano direttamente gli investimenti e soprattutto la partecipazione attiva e diretta, da parte dei Salviati, alle imprese delle galee di stato fiorentine e alle attività di navigazione private. In quella sede si è proceduto ad osservare da vicino la sempre più fitta ragnatela dei rapporti economici che legarono il banco alle maggiori piazze europee, con una maggiore attenzione per Bruges e Londra, dove si poté contare su ditte di famiglia stabili, dalla metà degli anni ’40 fino alla metà degli anni ’60 circa. Ma fu

(10)

soprattutto con il commercio della lana, delle pelli, del cuoio e dei panni iberici che il banco si garantì una gran parte del suo reddito. Qui dispiegò anche le massime energie, soprattutto nel campo della mediazione, allacciando le due aree maggiormente interessate dal traffico di questi articoli: da una parte la Spagna, rappresentata dai mercanti e dalle aziende fornitrici di materia prima, lavorati e semilavorati derivanti dalla pastorizia dell’entroterra catalano-aragonese; dall’altra i piccoli e medi operatori dell’Italia settentrionale e senesi, redistributori della medesima merce in quest’area.

Nella Parte Terza abbiamo tentato di stabilire l’incidenza che il mercato “interno” aveva nella dimensione complessiva degli affari dei Salviati in termini di capitali investiti ed energie profuse. A questo punto, un chiarimento riguardo al concetto di mercato “interno” da noi utilizzato si rende necessario fin da ora. Con mercato “interno” o anche “pisano” abbiamo indicato esclusivamente quelle botteghe di artigiani e dettaglianti di cui si è più agevolmente accertata la stabilità a Pisa, per le quali, cioè, molto spesso le intestazioni dei conti correnti fanno seguire indicazioni esplicite, del tipo: “di Pisa”, “in Pisa” o “a Pisa”. All’interno di questo folto gruppo, contraddistinto soprattutto da pannilini, calzaioli, speziali, caciaioli e altri, predominarono, per l’entità del rapporto d’affari con il banco, i cuoiai e i ritagliatori, che si contraddistinsero a loro volta per l’entità degli investimenti mirati all’acquisto di cuoio, pelli e panni.

Dal mercato interno pisano ci siamo poi spostati nel sud della Toscana, ripercorrendo le fasi di una società (maona) che fu attivata fra Siena e Piombino nella metà degli anni Sessanta. Tale società, che annoverava i Salviati ed altri mercanti, fra cui spiccava la ditta di Ricciardo di Giovanni Saracini e co. di Siena, nacque con l’intento di commercializzare il ferro estratto dall’Isola d’Elba di proprietà dei Signori di Piombino, gli Appiani, e, nel nostro caso specifico, Jacopo III, a cui si

(11)

dovette la concessione a questa società della vendita del ferro a Siena e nel suo territorio.

Quest’ultimo fu soltanto uno dei più importanti investimenti settoriali realizzati dal banco pisano: ciascuno di essi rappresentò, di volta in volta, il tassello di un mosaico complesso di operazioni ed affari quattrocenteschi che avrebbe dispiegato nelle generazioni successive a quelle di cui mi sono occupato, i suoi effetti più duraturi, costituendo la base per la piena aristocratizzazione della famiglia e per il consolidamento del suo patrimonio fondiario.

(12)

AVVERTENZE 1. Abbreviazioni

ASal Archivio Salviati di Pisa ASF Archivio di Stato di Firenze

2. Monete di conto

1 fiorino a oro = 20 soldi = 240 denari 1 fiorino a fiorini = 29 soldi = 348 denari 1 lira di piccoli = 20 soldi = 240 denari

3. Unità di misura 1 libbra = 339,5 grammi 1 braccio = 58,4 centimetri

(1 canna = 4 braccia = 2,336 metri) 1 moggio = 584,71 litri

1 staio = 24,362 litri

4. Tutte le date seguono lo stile moderno.

5. Le facciate (a sinistra) con i conti in dare sono citate con il numero della carta seguita dalla lettera “a”.

Le facciate (a destra) con i conti in avere sono citate con il numero della carta seguito dalla lettera “b”.

Diversamente da ciò (nel caso dei libri non a facciate contrapposte, come per i libri di ricordanze, dell’entrata e dell’uscita, di lettere e commissioni e di ricevute e mandate) si è seguita la numerazione tradizionale delle fonti contabili, accompagnata da r. (recto) e v. (verso).

6. Prima del 1471 la moneta di conto utilizzata dal banco Salviati è il fiorino a oro (o d’oro) di suggello, dopo di allora la moneta di conto utilizzata è il fiorino a oro (o d’oro) largo. Per uniformare i valori, soprattutto nelle tabelle contenenti operazioni sia precedenti che successive a tale anno, si è proceduto a riconvertire il nuovo fiorino a oro largo nel vecchio fiorino a oro di suggello.

(13)

0. Le fonti.

I Libri di commercio inventariati nella Serie I dell’Archivio Salviati di Pisa costituiscono la fonte storica principale da cui è tratto il presente studio2. Un esame dei vari titoli presenti nell’inventario relativo a questa

serie, con il materiale superstite raggruppato secondo pertinenza sotto le varie compagnie, offre all’istante la geografia economica degli interessi della famiglia fiorentina in Italia e all’estero, nell’arco di almeno tre secoli3.

Il fondo quattrocentesco in particolare risente di una maggiore carenza di documenti rispetto a quelli dei secoli successivi. A dispetto di queste lacune, va ravvisata, sempre per il Quattrocento, una ricchezza documentaria testimoniante imprese industriali, commerciali e finanziarie, non così frequente nel panorama degli archivi italiani, soprattutto per quanto attiene i fondi di famiglia.

Per la storia della compagnia di Pisa, e dei suoi rapporti con le altre compagnie Salviati, abbiamo attinto in massima parte dai libri mastri. In generale ci troviamo dinanzi ad una documentazione contabile, risultato diretto dall’attività della nostra azienda in mezzo secolo, che può essere, senza particolari problemi, inquadrata nelle linee già tracciate nei numerosi studi di Federigo Melis, riguardo alla ragioneria medievale. La particolarità del nostro fondo risiede più che altro nella ricchezza dei libri depositari delle operazioni ultime: ovvero i libri di debitori e creditori, conservati dal

2

L’archivio presenta, per quanto attiene la parte dei registri inventariati, oltre alla Serie I, Libri di Commercio, altre quattro serie: Serie II, Libri in proprio, Salviati di Firenze; Serie III, Libri in proprio, Salviati di Roma; Serie IV, Famiglie diverse; Serie V, Parte moderna. Si avverte che l’inventario non segue del tutto i criteri ragionieristici, che invece, come si sa, stabiliscono ‘logicamente’ i nessi fra i vari libri contabili. Pertanto, in alcuni casi, si farà riferimento a libri contenuti nelle altre serie. Notizie sulla struttura dell’Archivio in: V. Pinchera, L’Archivio Salviati. La storia degli affari attraverso un archivio familiare, in “Società e storia”, 50, 1990, pp. 979-986. Nb. Le citazioni di tutti i mastri dei Libri di Commercio della Serie I, che sono la fonte preponderante del nostro studio, saranno costituite dal numero d’inventario e del periodo amministrativo, fra parentesi. I restanti libri dell’archivio Salviati saranno invece citati con indicazioni complete.

3

L’attuale inventario è il prodotto di un lavoro avvenuto ai primi del Novecento che risultava avere non poche lacune. Gran parte di esse è stata comunque colmata con un nuovo lavoro di inventario avvenuto negli anni ’90.

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1438 al 1489, per quasi tutti gli esercizi4. Questi ultimi costituivano i libri

così detti della sintesi, nei quali venivano riportati i risultati ultimi di più operazioni, che avevano avuto svolgimento, in forma dettagliata, in altri registri, in massima parte detti dell’analisi. Di questo tipo di registri – quaderni di cassa, libri di ricevute e mandate, libri di ricordanze – a cui dobbiamo associare i libri di entrata e uscita, definiti anch’essi libri della sintesi, non resta molto nel fondo pisano, soprattutto se si guarda agli anni centrali – inizi anni ’50 e fine anni ’60 – per i quali risultano totalmente assenti. Si registrano poi altre notevoli lacune anche per gli anni iniziali, con la peculiarità sintomatica che vede l’accorpamento dei libri dell’entrata e dell’uscita con i quaderni di cassa, a dimostrazione di un’attività commerciale e finanziaria probabilmente ancora poco articolata. Ad ogni modo, di tutto questo si può avere piena consapevolezza dall’elenco dei

registri consultati che abbiamo posto nell’Appendice A del presente tomo5.

Al fine di dare una panoramica più esauriente delle attività dei Salviati nei settori commerciale e finanziario, abbiamo proceduto all’analisi anche dei libri mastri del banco di Firenze e della bottega dell’Arte della lana di Firenze, estrapolando i dati di carattere economico (utili e giro d’affari), e inquadrandoli in un confronto puntuale con i dati dello stesso tipo attinti dal banco pisano. Per molti versi incidentale è stata la lettura dei mastri dei Neroni-Salviati di Pisa e Firenze, di cui si conserva un piccolo fondo nell’archivio Salviati, che abbiamo provveduto a segnalare integralmente nel corso del nostro lavoro. L’analisi di questi ultimi libri non ha prodotto uno studio sistematico, quale essi meriterebbero, ma è scaturita da indicazioni provenienti dalla contabilità del banco Salviati di

4

Come si può vedere chiaramente nell’elenco delle fonti consultate, in Appendice A, in virtù di questo ordine logico su base ragionieristica, con la successione degli esercizi per periodi e lettere assegnate, sono del tutto assenti i mastri riportanti gli esercizi segnati F e I; tutti relativi ad un periodo basso delle attività del banco, gli anni ’70.

5

Appendice A, 3. Elenco dei libri contabili dell’Archivio Salviati consultati, p. 431. Contravverremo – ma questo è uno dei pochissimi casi – alla regola di rispettare, dove possibile, la terminologia coeva e, per pura comodità, chiameremo molto spesso i libri indicati dagli stessi estensori come libri “di debitori e creditori” o libri “grandi” anche mastri. Indicazioni sull’ordinamento contabile medievale e primo rinascimentale in: F. Melis, Aspetti della vita economica medievale (Studi nell’Archivio Datini di Prato) I, Siena, Monte dei Paschi di Siena, 1962, pp. 357-390.

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Pisa. Abbiamo cercato, in tal modo, di addentrarci nell’intreccio, a volte molto fitto, delle relazioni che intercorrevano fra queste due famiglie, cercando di stabilire, per lo meno, dei segnali a vista, utili per studi futuri.

0.1 Il libro grande rosso segnato Stella.

Più complesso, e per questo meritevole di un cenno a parte, è invece il discorso riguardante un libro a cui non è facile, ancora oggi, assegnare una collocazione precisa, nella produzione contabile commerciale e finanziaria delle aziende Salviati: il Libro grande rosso segnato stella, inventariato nella Serie III, nel fondo dei Libri in proprio. Salviati di Roma. Questo registro racchiude una mole enorme e molteplice di operazioni, copiate fra il 1471 e il 1517. I contenuti di tale libro hanno in parte disorientato i primi archivisti che procedettero a ordinare tutta la documentazione Salviati, perché al libro segnato stella è stata assegnata una collocazione archivistica che non ha tenuto conto di talune sue particolarità sostanziali. Ma procediamo per ordine.

La prima informazione utile sulla natura del libro, ci viene dalla sua intitolatio:

Questo libro fu di Giovanni e Averardo Salviati e di Piero e Giuliano Salviati loro nipoti, ed è libro rosso segnato stella in sul quale scriverremo da 1 sino 20 più richordi di più chose alloro apartenenti e da 20 insino alla fine e’ debitori e creditori levati da altri libri vecchi.

+ Seguesi questo libro in nome d’Averardo Salviati e de’ nipoti doppo la morte di Giovanni Salviati, che morì a dì VIIII° d’aghosto 1472. Al q(ua)l Idio abia facto perdono.

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La seconda informazione utile ci conduce al 5 novembre 1470, quando Bernardo di Antonio di Niccolò Castellani cominciò la stesura del registro. Le informazioni ce le dà lo stesso Bernardo, a cui ci affidiamo completamente, nel “richordo” da lui vergato, in principio del libro: “Io, Bernardo d’Antonio di Niccholò Chastellani, venni a stare in chasa chon Giovanni e Averardo d’Alamanno di messere Jachopo Salviati, e chon Piero e Giuliano di Francesco d’Allamanno Salviati, nipoti de’ detti Giovanni e Averardo, e, di volontà di tutti, per saldare e acchonciare più loro scripture vecchie, restate adrieto delle loro ragioni e traffichi, chosì drento alla ciptà di Firenze chome di fuori, in qualunque parte ci fussono e di che ragioni si fussono, in quella forma e modo che per loro mi sarà ordinato. E per obviare a ogni schandolo e malavoglienza che tra loro ce ne potesse nascere, e che niuno, di me, di loro abbi materia potersi dolere, n’anno voluto dare opera a tale materia si è prima per loro non ne suto dichiarato la forma e modo e lloro volontà chome in questo chaso abbi a seghuire”6.

Il Castellani esaurì il suo compito il primo marzo del 1482, quando fu sostituito da Michele di Jacopo di Lippo da Colle. Il da Colle, in realtà, non era del tutto estraneo agli affari dei Salviati. Anzi. Suo padre e suo zio, Jacopo e Giovanni di Lippo, il cui prestigio era legato alla produzione e al commercio della carta, furono, per almeno venti anni (1445-1465), in affari con la famiglia fiorentina, e in particolare con Averardo di Alamanno7.

Dopo avere stabilito la propria base logistica a Pisa, i da Colle avviarono un’intensa attività di import-export con il Portogallo, che ebbe come oggetto, tra le altre cose, materie prime quali il cuoio e la grana – in cambio di carta di Colle Val d’Elsa –, ma anche pannilani, drappi serici e altro. In particolare, nel periodo ’61-’63, lo stesso Michele fu strettamente coinvolto

6

Libro grande rosso segnato stella (1471-1517), N. 1, Serie III, c. 1v.

7

Segnalo riguardo ai da Colle che, nell’archivio Salviati, nella Serie I dei Libri di commercio, è conservata un’interessante serie di 10 registri di conti, inventariati dal N. 3 al N. 12, che coprono l’arco temporale che va dal 1445 al 1477. L’intestazione è: Giovanni da Colle e Averardo di Alamanno Salviati, di banco in Lisbona.

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nelle relazioni commerciali e finanziarie con il Portogallo, installandosi a

Lisbona8. Suo fratello Jacopo, invece, ebbe forti legami d’affari anche con

il banco Neroni di Pisa, sicuramente a partire dal 1459 e per parte degli anni ’60. Jacopo dovette essere dapprima impiegato in questo banco, e poi, con ogni probabilità, divenirne socio9.

Ritornando al libro segnato stella, bisogna dire che il compito fu ben svolto dai due compilatori. Per comodità suddividiamo il libro in tre sezioni, sufficientemente differenti l’una dall’altra: una prima, di 11 carte, contiene memoria della divisione di alcuni beni immobili (case, possessi fondiari e botteghe) e mobiliari (quote sociali nell’azienda pisana, paghe del Monte) fino al 10 giugno 1504; una seconda parte, ben più copiosa (272 carte), e che va da carta 20 a carta 292, raccoglie i saldi di debitori e creditori di altri mastri; infine la terza parte, che conserva conti correnti dei figli e, di seguito, dei nipoti e dei pronipoti di Alamanno di ser Jacopo, con l’aggiunta degli interessi o rate di interessi percepiti sui vari titoli del debito

pubblico10. In questa sede, la sezione a cui ci è interessato dare più spazio è

8

M. Berti, Le aziende da Colle: una finestra sulle relazioni commerciali tra la Toscana ed il Portogallo a metà del Quattrocento, in Toscana e Portogallo. Miscellanea Storica nel 650o anniversario dello Studio Generale di Pisa. Studi in onore del dott. Mario Soares, Pisa, ETS, 1994, pp. 57-106.

9

Come si può ricavare da alcuni mastri pisani dei Neroni. La prima indicazione ce lo presenta in un conto che ha intestazione “Jachopo di Lippo nostro”: Libro rosso grande di debitori e creditori seg. C (1458-1460), N. 20, cc. 61, 269. Di seguito, Jacopo, avrebbe investito 1000 fiorini di suggello nel “chorpo di chompagnia” e le sue mansioni furono di grande responsabilità, se teniamo conto della seguente intitolatio: “Questo libro si chiama libro rosso grande seg. D. Il quale è di Francescho di Nerone e conpagni merchatanti di Pisa, in sul quale scriveremo debitori e creditori attenenti a noi, e altri che achadranno per giornata, chominciando questo dì XXV di marzo 1460, al chorso fiorentino. La quale ragione fa questo segno a ppie’”. “E oggi, questo dì XXIII di settembre 1463, segue per Jachopo di Lippo da Cholle; abita in Pisa”: Libro grande rosso di debitori e creditori seg. D (1460-1467), N. 22, cc. 1r, 44b (per il corpo di compagnia). Abbiamo conferma di questo dall’unico mastro conservato dei Neroni di Firenze, in cui sono registrati conti correnti intestati a “Francesco di Nerone e co. di Pisa, per la ragione atiene a Jacopo di Lippo e conpagni”: Libro di debitori e creditori seg. H (1461-1471), N. 23, cc. 440, 440.

10

Si vedano le seguenti intestazioni di conto: “Paghe di Monte di sette quatro e tre per cento ghuadagniate per paghare gravezze…”, “Monte Comune habbiamo nel Comune di Firenze, sotto varii nomi…”, “Chomune di Firenze de’ dare, per chonto de’ quarti delle nostre paghe e de’ 7. 4 e 3 per cento…”, “Chomune di Firenze de’ dare, per chonto de’ VII per cento d’achatti e quintine…”, “Paghe de’ vari monti…”, “Paghe di discretioni di 7. 4. 3. per cento…”: Libro grande rosso segnato stella (1471-1517), N. 1, Serie III, cc. 297a, 300a, 301a, 302a, 305b, 308a. Per i vari interessi corrisposti dal debito pubblico o su prestiti forzosi redimibili a breve scadenza (“accatti”) o non rimborsabili, si rimanda al classico: E. Conti, L’imposta diretta a Firenze nel Quattrocento (1427-1494), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medioevo, 1984. Sui tre tipi di interesse percepiti sui titoli del Monte dopo il 1470 (3%, 4% e 7%): R. A. Goldthwaite, Private wealth in Renaissance Florence. A study of four families, Princeton New Jersey, 1968, p. 245.

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la seconda. In primis perché il suo contenuto è un notevole assortimento di operazioni di cui, per quelle anteriori al 1471, non è riportata la data. Tuttavia l’individuazione della lettera con la quale veniva identificato l’esercizio o, nei casi più problematici, la comprensione delle partite, ci ha rivelato che le sezioni di bilancio e i vari conti trascritti partono dal 1438, mentre il termine ad quem dovrebbe essere il 150211. Per la raccolta dei

conti della seconda parte, ci sfuggono ancora oggi i criteri seguiti dai compilatori, sotto indicazione dei loro committenti, ovvero la domanda è per quale ragione alcuni mastri (e dunque esercizi) siano stati preferiti ad altri.

L’esame del libro ci ha condotto a formulare alcune ipotesi, che potranno essere vagliate pienamente soltanto con l’analisi accurata di tutte le ragioni sociali delle aziende Salviati. In primo luogo, non si può fare almeno di ipotizzare che, alla base di questo criterio, vi siano state ragioni interne, che riguardarono contemporaneamente le vicende della famiglia e l’organizzazione aziendale che prendeva corpo da essa.

Prendendo ad esempio il banco pisano, nella sostanza possiamo spiegare così il criterio di compilazione del registro in questione: ad un mutamento di ragione sociale, intervenuto nella vita del banco, la ragione del libro segnato stella interveniva ad “estinguere” i conti in sospeso (debiti e crediti) sui mastri della vecchia ragione dell’azienda pisana, così che la nuova società avrebbe cominciato senza il peso di vecchie pendenze. Nello stesso tempo, tuttavia, il libro segnato stella incamerava anche gli utili delle vecchie ragioni: ciò avvenne nel 1448, ovvero all’indomani dello scioglimento della società che recitava, nella sua ragione sociale, Piero e Francesco di Alamanno di Jacopo Salviati, prima che Francesco e Giovanni di Alamanno, morto il fratello Piero, si associassero a Ridolfo di

11

La prima indicazione, che troveremo ancora, è quella riguardante l’investimento di capitale del banco di Pisa, pari a 1620 fiorini di suggello, effettuato da Alamanno di ser Jacopo nel 1438; mentre l’ultimo registro a cui si fa riferimento, a meno di nostre gravi sviste, dovrebbe essere il Libro azzurro di debitori e creditori segnato I (1497-1504), inventariato con il N. 374, Serie I, riguardante il banco di Firenze, e che recava ragione sociale “Alamanno di Averardo di Alamanno e Jacopo di Giovanni di Alamanno e compagni”: Libro grande rosso segnato stella (1471-1517), N. 1, Serie III, cc. 40b, 50, 292.

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ser Gabriello da Linari. Analogamente avvenne anche al termine degli esercizi segnati AA, BB e CC, quando si decise di trasferire gli utili sul conto della ragione del libro segnato stella. Di seguito, però, non vi è traccia di altre operazioni di questo genere.

Se anche meno problematico è il criterio che informa questa fonte, resta tuttavia da chiarire pienamente la ragione della sua presenza, fra i documenti contabili Salviati. Soltanto uno studio che ricomponga la trama dei fili che legano questo libro a tutti gli altri registri delle aziende Salviati può chiarirne i vari aspetti. Un ipotesi tuttavia va fatta, al fine di dare un primo inquadramento a questa fonte. Su un piano generale si può ipotizzare che, a partire dal 1471, i Salviati avessero proceduto all’organizzazione dei conti delle varie aziende per stimarne il reddito complessivo, a cui si univano anche gli interessi sui vari titoli del debito pubblico. L’accertamento del patrimonio mobiliare si protrasse per più di 40 anni, fino al 1517. Dopo di che è plausibile che questo libro, proprio perché capace di fornire il quadro generale delle attività e del reddito aziendale, relativo a quasi tutto il XV secolo, abbia potuto rappresentare la base da cui avviare successivamente una stima dell’intero patrimonio, anche quello immobiliare, in previsione anche di una divisione dei beni.

Resta indubbio che le registrazioni, anche se cronologicamente disordinate, di sezioni di bilancio di esercizio, afferenti ai banchi di Pisa, Firenze, Londra, Bruges e alla bottega della lana di Firenze, con l’indicazione degli avanzi delle stesse ragioni, fa di questo libro un documento di inestimabile valore per la storia economica dei Salviati e per avere un quadro complessivo delle loro imprese finanziarie e commerciali12. Del resto, questo era l’obbiettivo dei Salviati, così come

dovevano averlo prospettato ai redattori, cioè il Castellani e il da Colle, e

12

A proposito di questo disordine. Il registro si apre con i bilanci di chiusura degli esercizi P e O. Tali bilanci riguardano le attività della bottega laniera di Alamanno di ser Jacopo, rispettivamente per gli anni 1448-52 e 1444-48 e contenute nei libri inventariati come di seguito: Libro azzurro seg. O (1444-1448), N. 228; Libro rosso seg. P (1448-1452), N. 232: Libro grande rosso segnato stella (1471-1517), N. 1, Serie III, c. 20.

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come si è già letto chiaramente in precedenza (“per saldare e acchonciare più loro scripture vecchie…”). Un altro motivo di grande interesse, per lo storico dell’economia, dovrebbe venire anche dal fatto che alcuni dei

bilanci copiati provengano da libri contabili andati perduti13.

I. Da Firenze a Pisa. Manifattura della lana e primi

investimenti nel banco pisano.

1. Firenze. Gli inizi.

Il banco Salviati di Pisa aprì i battenti il 13 maggio del 1438. Almeno

stando alle nostre fonti14. Questa data sottintende tuttavia due questioni, fra

loro connesse, che le stesse fonti contribuiscono a risolvere soltanto in minima parte. La prima questione è: fu effettivamente questa la data di avvio degli affari di una vera e propria azienda Salviati a Pisa? La seconda può essere, invece, formulata nel modo seguente: la famiglia Salviati aveva avuto altri interessi a Pisa, prima di allora?

La prima questione resta aperta, e, mancando di una soluzione definitiva, per via del silenzio delle fonti di famiglia, potrebbe trovare risposta soltanto con informazioni fortunosamente rintracciate in future ricerche di archivio. La seconda merita invece un trattamento diverso, a causa dell’esistenza di alcuni presupposti.

A quella data i Salviati, ovvero Alamanno (1389-1456) di ser Jacopo

e figli, avevano in piedi una bottega dell’arte della lana a Firenze, nel distretto laniero di San Pier Scheraggio. In questo distretto venivano

13

Sul registro compaiono riferimenti ed estratti di bilanci relativi a ragioni di libri perduti, come i libri segnati B e I, della compagnia di Bruges (con ragione sociale Giovanni di Alamanno Salviati e Piero da Rabatta e co.): Libro grande rosso segnato stella (1471-1517), N. 1, Serie III: cc. 92, 108.

14

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solitamente lavorate lane di bassa qualità, per produrre quelli che venivano identificati soprattutto come panni di Garbo15. Trent’anni prima, invece, è

documentata l’attività di un’altra bottega di Alamanno, sempre in San Procolo, non distante da via del Palagio (l’attuale via Ghibellina), dove i Salviati avrebbero stabilito la loro prima e più importante residenza quattrocentesca16.

In realtà, a spingere Alamanno verso le attività industriali era stato il padre, il cavaliere Jacopo (1360-1412). Di fatto si ha notizia di un’azienda della lana a Firenze da lui gestita, in partecipazione con un Banco di Giovanni Ruffoli, la cui scarsa documentazione conservata copre il breve

periodo dal 1394 al 139817. Verosimilmente suo figlio Alamanno dovette

allargare gli orizzonti di una più ambiziosa carriera di imprenditore e mercante di panni di lana, dando avvio anche alle imprese commerciali e finanziarie, a cui era stato, sembra, estraneo Jacopo18.

Il primo documento prodotto dall’attività industriale di Alamanno è un libro mastro segnato B che parte dal 26 aprile del 1403, quando Alamanno era poco più che un adolescente – ricordiamolo, era nato nel 1389 – ma è verosimile che la possibile presenza di un esercizio segnato con lettera A, mancante, debba addirittura spostare di qualche anno indietro la data d’inizio delle attività del primo opificio che reca il nome di Alamanno di ser Jacopo. Un giovanissimo Alamanno compariva pertanto nella ragione sociale della ditta, ma è evidente che il suo potere decisionale era ridotto a nulla, mentre non si possono escludere a priori eventuali mansioni di apprendista. Di questa prima attività, legata alla produzione dei panni di Garbo, sono conservati soltanto due libri di creditori e debitori che coprono complessivamente il periodo fra il 1403 e il 1417. Purtroppo, la

15

H. Hoshino, L’Arte della lana in Firenze nel basso Medioevo. Il commercio della lana e il mercato dei panni fiorentini nei secoli XIII-XV, Firenze, Olschki, 1980, p. 232.

16

P. Hurtubise, Une famille-témoin: le Salviati, Città del Vaticano, Studi e testi-Biblioteca Apostolica Vaticana, 1985, pp. 74-76 e 82-84.

17

Il libro è inventariato come: Libro grande, seg. B, di debitori e creditori: N. 208 (1394-1398).

18

Di questa opinione è Hurtubise, ibid., p. 44. Sia Jacopo che Alamanno furono molto attivi anche politicamente: L. Martines, The social world of the florentine humanists. 1390-1460, Princeton N.J., Princeton University Press, 1963, p. 227.

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scarsità di notizie sulle attività dei Salviati nei primi anni del Quattrocento è aggravata anche dalla povertà di contenuto di questi due registri, dei quali pochissime carte sono effettivamente compilate, cosa che non permette di

operare un più completo sondaggio della produzione di questa bottega19. A

partire dal 28 novembre del 1420 le fonti Salviati riportano notizia delle attività di un’altra società, diversa dalla prima, che gestiva una azienda laniera, nella quale aveva una quota di partecipazione Alamanno e che era

collocato nell’area abitativa che aveva come centro vitale via del Palagio20.

Ad ogni modo, quest’ultimo aspetto testimonia un probabile progresso nelle attività di Alamanno, il cui nome, con quello del fratello Bernardo, compariva nella ragione di una bottega che produceva panni di qualità di gran lunga migliore dei panni di Garbo, ovvero i panni di San Martino, confezionati con l’eccellente lana inglese21.

Fermo restando il silenzio dei documenti nel periodo fra il 1417 e il 1420, altre fonti hanno invece confermato, seppure parzialmente, che, fra i primi anni del Quattrocento e il 1438, anno di attivazione del banco pisano, non dovettero essere attive altre imprese a lungo termine dei Salviati, oltre alle due appena viste22.

L’esigenza di convogliare parte della produzione laniera sui mercati esteri è stato verosimilmente uno degli stimoli principali ai primi investimenti su Pisa, con l’attivazione di un’azienda stabile. E’ chiaro però

19

Il primo libro presenta la seguente intestazione: “Questo libro è d’Alamanno di messer Jacopo Salviati e di Piero di Piero Fantini, lanaioli a San Brocholo, e chiamasi i’ Libro grande segnato B, ed è in tutto c.128. Da c. 2 insino a tutte cc. 96 scriveremo chi doverà dare alla detta bottega. Da c. 97 insino a tutte cc. 128 scriveremo chi doverà avere dalla detta bottega e perché.”, in realtà soltanto le prime 82 carte sono compilate: N. 209 (1403-1410). Il secondo presenta la seguente intestazione: “Questo libro è d’Alamanno di messer Jacopo Salviati, lanaiuolo a San Brocholo, nel quale scriveremo qualunche doverà avere e così dare dalla detta e alla detta bottega di detto Alamano; e chiamasi libro grande seg. G, ed è in tutto carte”. Soltanto le carte dalla 2a alla 18b sono compilate: N. 210 (1414-1417).

20

Il primo registro conservato di questa bottega è un libro di debitori e creditori con segno C: N. 211 (1420-1422). Questo registro fa pensare, anche per il discorso già fatto, alla presenza di due altri esercizi, A e B, andati perduti. In via del Palagio si trovavano i lanaioli che producevano panni di bassa qualità: H. Hoshino, L’arte della lana in Firenze, cit., pp. 229, 232.

21

Com'è espresso nell’intestazione del libro mastro: “Questo libro è d’Alamanno e Bernardo, lanaiuoli in San Martino, e chiamasi il Libro giallo seg. C, de’ dare e avere, ed è in tutto carte...”: N. 211 (1420-1422).

22

In questo senso non intendiamo soltanto l’assenza materiale di documentazione diretta, ma anche qualsiasi riferimento indiretto ad altre imprese, oltre alla bottega della lana.

(23)

che non era e non poteva essere la sola ragione di questa scelta in un periodo in cui, tra le altre cose, la produzione di panni di San Martino

languiva23. Fin dal principio i conti del banco dimostreranno che i pannilani

erano soltanto uno degli articoli oggetto di contrattazione fra l’azienda e gli investitori stranieri, essendo la bottega della lana spesso impegnata non soltanto nel confezionamento, ma anche nella vendita diretta del prodotto. Con l’attivazione nel 1421 delle linee di navigazione comunali, gli interessi di Alamanno Salviati sembrarono sempre più puntare su Pisa, ma

di tutto questo parleremo più diffusamente in seguito24.

L’aspetto sul quale qui vale la pena porre l’accento è quello riguardante l’attività laniera, i cui discreti, ma crescenti, risultati economici ebbero un ruolo altrettanto importante nell’ampliare il sistema aziendale della famiglia, con la creazione di vere e proprie ditte commerciali e finanziarie.

Le tabelle che seguono sono un breve resoconto dei rendimenti, per quasi tutto il Quattrocento, della bottega della lana di San Martino. Si tratta di dati incompleti, che riportano la realtà produttiva della bottega soltanto dal punto di vista degli utili e del giro d’affari, ma non considerano l’operatività interna. Per il nostro lavoro i dati più rilevanti riguardano grosso modo i primi 30-35 anni di attività della bottega. Si può riscontrare, con un primo sguardo alla media annua degli utili, una certa omogeneità per 3 periodi cronologici. Il primo va dagli anni Venti fino alla metà del decennio successivo. In questo torno di tempo – il cui termine coincide con la creazione dello stesso banco pisano – si registra un aumento progressivo

dei guadagni, con un picco nel 1433-35 (Esercizio I)25. Il secondo periodo

23

H. Hoshino, L’arte della lana, cit., pp. 231-234.

24

Vi è traccia di investimenti di un certo interesse nell’impresa delle galee di stato (una maona), da parte di Alamanno, già prima che il banco iniziasse le sue attività: Libro segreto di Alamanno di messer Jacopo Salviati, seg. A (1434-1440), N. 11, Serie II, ASal, cc. 74, 94. Ma è con l’impresa dei maonieri delle galee del Comune di Firenze che avrà concreta organizzazione finanziaria il progetto dei Salviati di investire nella marineria di stato. Questa impresa verrà analizzata nella Parte Seconda. Capitolo 1.

25

E’ di sicuro interesse apprendere che le condizioni finanziarie della famiglia fossero decisamente migliorate in questo periodo, se il fratello di Alamanno, Bernardo, suo socio anche nella bottega della lana, compariva fra i 68 cittadini che avevano garantito, fra il 1427 e il 1433, con un prestito, il finanziamento della guerra contro Lucca: P. Hurtubise, Une famille-témoin, cit., pp. 29-30.

(24)

vede, dopo le forti oscillazioni degli anni ’40, una certa continuità per tutti gli anni Cinquanta. Il terzo periodo è quello che parte, grosso modo, dal settimo decennio del secolo e giunge fino agli inizi del secolo XVI e che vide un calo significativo, con una perdita di 162 fiorini di suggello

registrata nella seconda metà degli anni Sessanta26.

Tab. I. Resoconto degli utili realizzati dai Salviati nella bottega dell’Arte della lana di Firenze.

Dal 1439 al 150927

(In fiorini di suggello )

Legenda: UD = Utili Distribuiti; UA = Utili Accantonati

Periodo ed esercizio (fra parentesi)

Avanzi Divisione utili Media

annua

1403-1410 (B)

(1918. 7. 4 lire di grossi)

3/4 per Alamanno Salviati (1438. 15. 6);

¼ per Piero Fantini (479. 11. 10)

-- 1420-1422 (C) 212. 2. 1 (146. 8. 1 f. a fiorini)

Alamanno e Bernardo di messer Jacopo Salviati 126. 10. 0 1422-1424 (D) 1093. 0. 2 (753. 23. 2 f. a fiorini)

½ per Alamanno di Jacopo Salviati (546. 10. 1);

½ per Bernardo di Jacopo Salviati (546. 10. 1)

388. 16. 9

26

Il disavanzo registrato nell’esercizio segnato T (1464-1474) potrebbe essere stato causato dalle grosse difficoltà in cui si dibatterono tutte le aziende Salviati nel 1464-65. Nel prossimo capitolo riprenderemo il discorso, inquadrandolo alla luce dei dati desunti anche dai banchi di Pisa e di Firenze.

27 Fonti: N. 209 (1403-1410), cc. 77, 81; N. 211 (1420-1422), cc. 84b; N. 212 (1422-1424), cc. 99b, 103b; N. 213 (1424-1427), cc. 50, 79, 88; N. 215 (1427-1432), cc. 161b, 162b; N. 216 (1429-1434), cc. 53b, 106b; N. 219 (1433-1435), cc. 72, 87; N. 221 (1435-1440), cc. 162b, 173b; N. 224 (1438-1442), cc. 152b, 163b; N. 226 (1441-1444), cc. 106b, 107b, 109; N. 228 (1444-1448), cc. 131; N. 232 (1448-1452), c. 268; N.240 (1455-1463), c. 62; N. 248 (1458-1472), cc. 181b, 185b; N. 250 (1464-1474), c. 147; N. 254 (1471-1477), c. 140a; N. 260 (1477-1504), cc. 167b, 172b.

(25)

1424-1427 (E)

1343. 13. 7 (926. 19. 7 f. a

fiorini)

222. 14. 9 per Bartolomeo di Santi (nostro compagno)

(1/6 ca.);

560. 9. 5 per Alamanno di Jacopo Salviati;

560. 9. 5 per Bernardo di Jacopo Salviati. 510. 6. 11 1427-1432 (F) 2720. 16. 0 (1876. 12. 8 f. a fiorini)

Per Alamanno di Jacopo Salviati 617. 19. 7

1429-1434 (G)

4591. 19. 2 (3166. 25. 2 f. a

fiorini)

3673. 11. 4 per Alamanno di Jacopo Salviati

(4/5);

918. 7. 10 per Niccolò di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del

Barbigia (1/5) 991. 3. 4 1433-1435 (I) 3697. 10. 0 (2550 . 0. 0 f. a fiorini)

2958. 0. 0 per Alamanno di Jacopo Salviati

(4/5);

739. 10. 0 per Niccolò di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del

Barbigia (1/5) 1501. 4. 2 1435-1440 (L) 3929. 12. 9 (2710. 2. 9 f. a fiorini)

3143. 14. 3 per Alamanno di Jacopo Salviati (4/5);

785. 18. 6 per Niccolò di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del

Barbigia (1/5) 846. 4. 1 1438-1442 (M) 5394. 0. 0 (3720. 0. 0 f. a fiorini)

3596. 0. 0 per Alamanno di Jacopo Salviati (4/5); 1798. 0. 0 per Niccolò

di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del Barbigia (1/5)

1542. 19. 1 1441-1444 (N) 4668. 4. 8 (3219. 13. 8 f. a fiorini)

3112. 3. 0 per Alamanno di Jacopo Salviati (2/3);

1556. 1. 8 a Niccolò di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del Barbigia

(1/3) 1760. 4. 8 1444-1448 (O) 2224. 16. 10 (1534. 10. 10 f. a fiorini)

(26)

1448-1452 (P)

2931. 2. 7 (2021. 13. 7 f. a

fiorini)

Per Alamanno di Jacopo Salviati 977. 0. 10

1451-1456 (Q) 1452-1455 (Q bis) 4858. 1. 8 (3350. 11. 8 f. a fiorini)

Per Alamanno di Jacopo Salviati 853. 6. 5

1455-1463 (R) 6995. 2. 10 (4824. 6. 10 f. a fiorini) 5596. 2. 3 per Francesco di Alamanno Salviati e fratelli (4/5); 1399. 0. 7 per Matteo di Niccolaio

Lachi (1/5) 854. 15. 7 1458-1472 (S) 7450. 5. 10 (5138. 3. 10 f. a fiorini) 5960. 8. 3 per Francesco di Alamanno Salviati e fratelli (4/5); 1489. 17. 7 per Matteo di Niccolaio

Lachi (1/5) 564. 10. 8 1464-1474 (T) –162. 4. 7 (–135. 3. 10 f. a oro larghi) [Disavanzo] --- --- 1471-1477 (V) 1099. 5. 10 (916. 1. 6 f. a oro larghi)

Per Giuliano di Francesco e Jacopo di Giovanni Salviati 188. 19. 11 1477-1504 (Z) 8102. 9. 0 (6752. 0. 10 f. a oro larghi) 6481. 19. 2

per Giuliano di Francesco e Jacopo di Giovanni Salviati (4/5); 1620. 9. 10 per Matteo di Niccolaio

Lachi (1/5)

(27)

Tab. II. Giro d’affari della bottega laniera dei Salviati di Firenze. Dal 1439 al 150928

(In fiorini di suggello)

28 Fonti: N. 209 (1403-1410), cc. 79, 80, 81, 112; N. 211 (1420-1422), cc. 83, 84; N. 212 (1422-1424), cc. 104, 105, 106; N. 213 (1424-1427), cc. 91, 92, 93; N. 215 (1427-1432), cc. 161, 162; N. 216 (1429-1434), c. 115; N. 219 (1433-1435), cc. 90, 91; N. 221 (1435-1440), c. 124; N. 224 (1438-1442), cc. 166, 167; N. 228 (1444-1448), cc. 124, 125, 126, 132; N. 232 (1448-1452), cc. 269, 270, 271, 272, 273, 274; N. 235 (1451-1456), cc. 115, 126, 127; N. 238 (1452-1455), cc. 216, 217; N. 240 (1455-1463), c. 62; N. 248 (1458-1472), c. 184; N. 250 (1464-1474), cc. 176, 177; N. 254 (1471-1477), cc. 141, 142, 143; N. 260 (1477-1504), cc. 175, 181. Periodo ed esercizio (fra parentesi) Giro d’affari (crediti + debiti) Media annua 1420-1422 (C) 7226. 7. 1 + 7226. 9. 10 (4983. 20. 1 + 4983. 22. 10 f. a fiorini) 8619. 15. 0 1422-1424 (D) 5959. 19. 0 + 4866. 16. 10 (4110. 9. 0 + 3356. 12. 10 f. a fiorini) 3851. 12. 9 1424-1427 (E) 9430. 1. 4 + 8084. 18. 8 (6503. 14. 4 + 5575. 23. 8 f. a fiorini) 6652. 8. 5 1427-1432 (F) 5490. 15. 5 + 2768. 9. 9 (3786. 21. 5 + 1909. 8. 9 f. a fiorini) 1875. 18. 9 1429-1434 (G) 10513. 14. 9 + 5936. 5. 7 (7250. 24. 9 + 4093. 28. 7 f. a fiorini) 3550. 14. 3 1433-1435 (I) 11218. 18. 4 + 6143. 18. 4 (7737. 5. 4 + 4237. 5. 4 f. a fiorini) 7049. 8. 6 1435-1440 (L) 5068. 4. 1 + 1138. 11. 4 (3495. 9. 1 + 785. 6. 4 f. a fiorini) 1336. 11. 3 1438-1442 (M) 10599. 12. 5 + 5205. 12. 5 (7310. 2. 5 + 3590. 2. 5 f. a fiorini) 4521. 1. 10 (1444-1448) (O) 12411. 17. 4 + 12227. 0. 8 (8559. 26. 4 + 8432. 12. 8 f. a fiorini) 5321. 8. 5 (1448-1452) (P) 37255. 1. 3 + 32403. 10. 1 (25693. 4. 3 + 22347. 7. 1 f. a fiorini) 18083. 9. 8 (1451-1456) (Q) (1452-1455) (Q bis) 23413. 1. 0 + 18293. 11. 3 (16146. 27. 0 + 12616. 6. 8 f. a fiorini) 7325. 15. 1 (1458-1472) (S) 118935. 15. 1 + 2935. 15. 1 (82024. 19. 1 + 2024. 19. 1 f. a fiorini) 9234. 12. 1 (1464-1474) (T) 6566. 19. 7 + 2073. 6. 9 876. 15. 5 (1471-1477) (V) 7692. 2. 11 + 7522. 5. 1 (6410. 2. 5 + 6268. 10. 11 f. a oro larghi) 2615. 15. 2 (1477-1504) (Z) 3456. 8. 6 + 8668. 3. 11 (2880. 7. 1 + 7223. 9. 11 f. a oro larghi) 459. 7. 3

(28)

La grossolanità di questa periodizzazione risente soprattutto del modo in cui furono tenute le fonti contabili, con periodi amministrativi lunghissimi, che durarono anche più di 25 anni e mezzo (Esercizio Z) e che spesso si sovrapponevano fra di loro. Si constaterà questo stato delle fonti – vero ostacolo ad una stima economica più precisa e attendibile – anche nei mastri del banco di Firenze e, in misura minore, del banco di Pisa; di entrambe parleremo nel prossimo capitolo. Fra le cause di questo disordine sono da mettere in prima linea le vicende storico-economiche della bottega, che attraversò verosimilmente più periodi di difficoltà, in parte riflesse anche sulle altre ditte Salviati.

Il resoconto appena esaminato non fornisce che informazioni parziali su quali dovessero essere gli standard produttivi dell’azienda di San Martino. Ad oggi si possono in primo luogo segnalare le numerose trascrizioni compiute dagli allievi di Melis, e che riguardarono anche i registri della bottega laniera dei Salviati, lavori che non hanno tuttavia dato vita a studi organici, al di là degli intenti programmatici29.

Alcune indicazioni sul ritmo produttivo della bottega di Alamanno, sebbene circoscritte cronologicamente e riferite ad un solo registro, provengono da uno studio di Franco Franceschi sullo stato dell’industria laniera fiorentina e sulle condizioni salariali e di vita dei suoi lavoratori nel tardo Medioevo30. Questo studio ha fatto oggetto di indagine, fra le altre

fonti, un Libro di entrata e uscita di Alamanno e Bernardo Salviati, per un periodo compreso fra il 1424 e il 142731. Sulla base di questo documento

Franceschi ha calcolato un prodotto medio annuo di 80 panni, da

29

Esistono almeno 25 tesi di laurea che ebbero come oggetto la trascrizione dei registri Salviati di Bruges, Londra, Pisa, Lione, Costantinopoli e Firenze, fatte compiere dallo storico fiorentino, così come ci informa lo stesso: F. Melis, Documenti per la storia economica dei secoli XIII-XVI, Istituto internazionale di storia economica “F. Datini” Prato, Olschki, Firenze, 1972, p. 8 (e nota); idem, Gli opifici lanieri toscani dei secoli XIII-XVI, in Industria e commercio nella Toscana medievale, a cura di B. Dini, con introduzione di M. Tangheroni, Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini” di Prato, Le Monnier, Firenze, 1989, pp. 201-211.

30

F. Franceschi, Oltre il “Tumulto”. I lavoratori fiorentini dell’Arte della lana fra Tre e Quattrocento, Firenze, Olschki, 1993.

31

(29)

considerarsi “senz’altro notevole” soprattutto se rapportato alle difficoltà, già citate, per gli anni ’20. Tuttavia, l’aspetto di maggiore interesse è certamente costituito non dal dato assoluto, ma da una serie di dati di confronto con altre aziende, soprattutto degli ultimi decenni del Trecento e del primo Quattrocento, fra cui spiccano gli Strozzi-Guineldi (per il 1386-90), e quella di Francesco di Marco Datini (1392-1393): è proprio sulla base di una contestualizzazione del dato che si è accertato una produzione

laniera dei Salviati, almeno per il periodo sottoesame, apprezzabile32.

Altrettanto degno di attenzione, ma già piuttosto distante dalla nostra trattazione, è lo studio compiuto da Bruno Dini su tre aziende Salviati, per un periodo che complessivamente corre dal 1518 al 1544. Si tratta dell’azienda dell’Erede di Francesco da Sommaia, che annovera fra i soci ‘maggiori’ i Salviati, della ditta di Piero di Alamanno Salviati e, infine, di quella di Alessandro di Piero di Alamanno Salviati.

L’aspetto saliente di questo studio, almeno per quanto attiene il nostro angolo visuale, è senza dubbio la buona tenuta degli affari dei Salviati nell’esportazione di panni, assecondati soprattutto dall’imponente mercato turco-ottomano, anche se questo avveniva in periodi diversi dal nostro, in cui profondi mutamenti si erano intanto verificati nell’industria laniera fiorentina33.

A leggere le brevi intestazioni dei libri di conto superstiti dell’azienda laniera possiamo fissare altri punti nella storia di quest’ultima.

32

La produzione degli Strozzi avrebbe superato agevolmente i 100 panni; mentre nel 1400-1402 la bottega di un Nofri di Morozzo e Leonardo di Bartolo da Monterappoli arrivava a confezionare anche 130 panni. Si vedano anche le tabelle prodotte per un confronto fra Strozzi, Datini e Salviati: F. Franceschi, Oltre il “Tumulto”, cit., pp. 42, 185, 244-245 (tabelle 23.B e 23.E).

33

B. Dini, Aspetti del commercio di esportazione dei panni di lana e dei drappi di seta fiorentini in Costantinopoli, negli anni 1522-1531, in Saggi su un’economia-mondo. Firenze e l’Italia fra Mediterraneo ed Europa (secc.XIII-XVI), Pisa, Pacini, 1995, pp. 233 e sgg. Si vedano anche gli articoli di H. Hoshino: Alcuni aspetti del commercio dei panni fiorentini nell’Impero Ottomano ai primi del ’500, pp.125-138, in Industria tessile e commercio internazionale nella Firenze del tardo medioevo, Firenze, Olschki, 2001; Il commercio fiorentino nell’Impero ottomano: costi e profitti negli anni 1484-1488, in Aspetti della vita economica medievale, Convegno di Studi nel X anniversario della morte di Federigo Melis (Firenze-Prato-Pistoia, 10-14.III.1984), Firenze, 1985, pp. 81-90 (quest’ultimo contenuto anche nell’appena citato Industria tessile e commercio internazionale, pp. 125-135).

(30)

Fra i soci di Alamanno, soprattutto nei primi quarant’anni di gestione, compaiono spesso elementi esterni alla famiglia. Siamo ancora una volta nel solco di una vera e propria tradizione dell’industria tessile fiorentina: Alamanno e fratelli investivano le maggiori quote di capitale nella bottega, mentre i soci minori erano per lo più specialisti del settore, in questo caso artigiani lanaioli, che, sul piano finanziario, dovevano

rimettersi sempre alle decisioni finali dei soci più importanti34. Il primo di

questi probabili ‘tecnici’ fu Piero Fantini, del quale non conosciamo la quota investita, e che risulta essere socio di Alamanno nella bottega di San Procolo. L’attività di quest’azienda è documentata dal 26 aprile 1403 al 19 giugno 1417, con un vuoto di quattro anni, dal luglio 1410 al luglio 1414. Nel quasi completo silenzio delle fonti, apprendiamo almeno che Piero Fantini ebbe diritto ad un quarto degli utili realizzati al termine della gestione del 1403-1410, il che dovrebbe fare di lui un socio d’opera, affiancato al giovanissimo Alamanno.

Qualche anno dopo è testimoniata la presenza di un differente socio d’opera, Bartolomeo di Santi, che ricevette un sesto degli utili. I rapporti d’affari di più lungo periodo nel settore dell’imprenditoria laniera, i Salviati li allacciarono con Niccolò di Giovanni di Sandro di ser Ricovero del

Barbigia, sicuramente fra il 1429 e il 144435. Più lungo fu il periodo che li

vide in affari con Matteo di Niccolaio Lachi, al quale si fa riferimento nelle fonti dal 1455 al 150436.

Il da Barbigia ebbe diritto, per i primi 12 anni in cui aveva prestato servizio presso la bottega, ad un quinto degli utili, che aumentarono ad un terzo, fra il 1441 e il 1444, a seguito di un evidente miglioramento della sua posizione all’interno della società. Per Matteo Lachi, invece, sappiamo che la quota di utili a lui spettante fu sempre di un quinto.

34

L’esempio migliore non può che venire dalle botteghe della lana e della seta dei Medici: R. De Roover, Il banco Medici dalle origini al declino 1397-1494, Firenze, La Nuova Italia, 1970, cit., pp. 241 e sgg.

35

I conti correnti intestati ad Alamanno Salviati e Niccolò di Giovanni di Sandro del Barbigia , hanno inizio dal 1429: N. 215 (1427-1432), c. 91.

36

Figura

Tab. I. Resoconto degli utili realizzati dai Salviati  nella bottega dell’Arte della lana di Firenze
Tab. II. Giro d’affari della bottega laniera dei Salviati di Firenze.  Dal 1439 al 1509 28
Tab. IV. Rimesse a Roma del banco Salviati di Pisa, per conto  dell’arcivescovo Francesco Salviati
Tab. V. Posizione finanziaria dei Pazzi nei confronti del banco Salviati di  Pisa (1489) 205
+7

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