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Attività economica e primo radicamento dell’azienda »

III. Cinquant’anni di attività attraverso i bilanc

1. Attività economica e primo radicamento dell’azienda »

Fin dall’inizio le attività dei Salviati a Pisa si segnalano per il loro continuo sviluppo. Ad un giro d’affari piuttosto contenuto nel primo ventennio di attività, che segnò anche alcune oscillazioni di una certa rilevanza, si passò ai livelli ben più alti degli inizi degli anni ’60 con la consistenza complessiva dei debiti e dei crediti del banco che si era andata moltiplicando di quasi cinque volte rispetto ai primi anni Quaranta. Sulla base dei bilanci dunque, la prima importante accelerazione si ebbe dagli inizi degli anni ’50, vero turning point, in cui anche gli utili aumentarono in maniera esponenziale rispetto al precedente decennio.

Tab. VI Giro d’affari del banco Salviati di Pisa. Dal 1439 al 1489214

(In fiorini di suggello) Periodo ed esercizio (fra parentesi) Giro d’affari (crediti + debiti) Media annua 13.V.1438-26.III.1440 (A) 6714. 5. 3 + 6709. 4. 8 7173. 12. 2 26.III.1440-30.IX.1442 (B) 7089. 2. 4 + 6996. 11. 8 5594. 8. 7 1.X.1442-24.III.1444 (C) 7098. 7. 3 + 6861. 8. 7 9435. 15. 8 26.III.1444-23.IX.1448 (D) 1682. 6. 1 + 1685. 5. 1 748. 11. 6 23.IX.1448-31.VII.1451 (AA) 11375. 18. 8 + 11396. 15. 5 5907. 12. 7 1.VIII.1451-24.III.1455 (BB) 11674. 18. 3 + 9895. 4. 10 5915. 3. 7 25.III.1455-23.I.1462 (CC) 577. 10. 10 + 126. 7. 5 103. 2. 10 26.III.1459-23.I.1462 (A) 38852. 19. 7 + 38853. 5. 6 27456. 14. 3 23.I.1462-1.VI.1463 (B) 28048. 17. 3 + 28054. 2. 4 41536. 13. 8 1.VI.1463-1.X.1465 (C) 31778. 9. 7 + 31778. 9. 7 27228. 0. 9 1.X.1465-30.IV.1469 (D) 14844. 16. 10 + 14844. 16. 10 8297. 13. 1 1.V.1469-24.III.1471 (E) 32709. 14. 11 + 32709. 14. 11 34505. 18. 11 1.X.1471-25.III.1475 (G) 42414. 2. 1 + 42414. 2. 1 24379. 15. 2 25.III.1475-25.III.1477 (H) 38570. 15. 10 + 38570. 15. 10 38570. 15. 10 26.III.1477-24.III.1478 (I)215 34858. 7. 3 + 34858. 7. 3 70100. 16. 9 25.III.1478-10.XII.1489 (K) 43878. 18. 3 + 43989. 15. 7 8332. 11. 5 214 N. 266 (1438-1440), cc. 129, 130; N. 267 (1440-1442), cc. 200, 201; N. 269 (1442-1444), c. 184; N. 274 (1444-1448), [carte prive di numerazione]; N. 276 (1448-1451), cc. 348, 349, 350; N. 277 (1451- 1455), cc. 238, 239, 240, 241; N. 278 (1455-1462), c. 319; N. 279 (1459-1462), cc. 375, 376, 377, 378, 379; N. 280 (1462-1463), cc. 307, 308, 309, 310; N. 281 (1463-1465), cc. 381, 382, 383; N. 282 (1465- 1469), cc. 221, 222, 223; N. 283 (1469-1471), cc. 224, 225; N. 286 (1471-1475), cc. 368, 369, 370, 371, 372; N. 294 (1475-1477), cc. 449, 450, 451, 452, 453; N. 301 (1478-1489), cc. 429, 434, 456, 458, 459, 460. 215

Il libro mastro contenente la ragione con segno I è andato perduto. Il bilancio, con il giro d’affari è tratto dal bilancio di apertura della ragione successiva K: N. 301 (1478-1489), cc. 125, 141, 153, 165.

La crescita degli anni ’60 si accompagnò ad alcuni mutamenti nelle strategie del banco, mutamenti rilevabili dall’entità del credito e del debito in alcuni settori del commercio locale e di quello internazionale. Nel quarto decennio del secolo gli interessi dei Salviati erano proiettati soprattutto sul secondo, connesso all’attività mercantile, in buona parte gestita in parallelo con il sistema comunale delle galee fiorentine.

Nei primi tre “bilanci”, racchiudenti gli anni 1438-44 è possibile constatare la maggiore incidenza del credito concesso a operatori e a ditte estere in senso assoluto, a cui seguiva quello riguardante le piccole e medie aziende artigiane e i dettaglianti, per lo più attivi a Pisa216. Spicca nei primi

anni di attività il debito, di natura armatoriale, contratto con i maonieri delle galee del Comune di Firenze e di cui parleremo più diffusamente in seguito.

Con il finire degli anni ’40 aumenta decisamente la concessione di credito alle aziende e ai dettaglianti operanti a Pisa. Fra essi ebbero sempre più risalto le ditte di ritagliatori, la cui funzione era quella di distribuire sul mercato i panni di diversa provenienza. L’indebitamento delle ditte del taglio aumentò progressivamente, e, come si può ben vedere nel dettaglio dei bilanci, arrivò ad essere di gran lunga superiore rispetto al debito contratto dai “colleghi” del settore tessile (pannilini, lanaioli, merciai) anche di 7-8 volte, negli anni centrali del secolo. A condizionare questa situazione era un deciso orientamento del banco a rifornirsi di lana e panni in misura sempre più accentuata. Buona parte di questi due prodotti prendeva la strada per Firenze e da lì anche verso le aree al di là dell’Appennino tosco-emiliano, cosa che poteva avvenire anche direttamente da Pisa – come si avrà modo di vedere per la lana spagnola. E’ evidente però che le cifre fornite dai bilanci ci mostrano che una discreta porzione dei semilavorati restava a Pisa. Anche qualora si volesse pensare

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Si ricorderà che con ditte e operatori esteri s’intendono quei mercanti, anche Fiorentini, che operavano nelle piazze italiane fuori dal territorio della Repubblica gigliata – come Lucca, Siena, Piombino, Venezia, Genova e via di seguito.

che le aziende di ritagliatori ridistribuissero all’estero i panni – attraverso altri canali che non fossero quelli garantiti dai Salviati, non avendo trovato una prova documentaria in questo senso – rimane il fatto che Pisa costituiva comunque un centro di disimpegno delle merci verso il resto della penisola, prima di tutto per l’area centro-settentrionale.

L’incremento dei rapporti improntati al credito con piccole e medie aziende dislocate a Pisa è da interpretare, inoltre, alla luce di un più sensibile “radicamento” dell’azienda fiorentina nella città tirrenica. Ciò è constatabile anche al di là del peso specifico degli investimenti commerciali, che, pur fra alti e bassi, resterà pressoché invariato fino al 1489: è invece sotto la lente delle spese logistiche, sostenute dai Salviati per la loro permanenza a Pisa, che si riscontrano i maggiori cambiamenti riguardo alla collocazione che questa andava assumendo nella gerarchia degli interessi finanziari maturati nel tempo all’interno del clan famigliare. Fra i disavanzi ebbero sempre forte incidenza, in percentuale, voci quali: spese di casa, pigione di casa, acconcimi (spese per migliorie), ammortamenti per masserizie, spese personali dei membri Salviati operanti a Pisa o anche temporaneamente all’estero, oltre che i salari per fantesche di casa. Fino al 1477 il contabile aveva registrato quale voce di bilancio la pigione della casa e, ben presto, anche di un magazzino. L’acquisizione della dimora in via S. Martino alleggerì non poco queste spese. A quel punto, e per la prima volta, come si vede nel conto Avanzi e disavanzi del mastro N. 301, la pigione divenne addirittura una voce attiva. Un Nofri di Pagolo, orafo, e un Antonio di Comino da Parma, calzolaio, pagarono rispettivamente 58 e 15 fiorini larghi circa ai Salviati, per l’affitto di un magazzino, evidentemente diviso in parti diverse fra i due, posto sotto la casa di Francesco Vernagalli217.

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L’affitto dell’orafo copriva un periodo di 3 anni e 2¼ mesi, a partire dall’aprile del 1486: N. 301 (1478-1489), c. 445. Il calzolaio Antonio di Comino invece pagò l’affitto di 2 carati di magazzino, dal 10 aprile 1486 al 5 marzo 1487. Dopo questa data vi fu un aumento della porzione di bottega tenuta da lui in affitto, che passò a 10,5 carati, fino al 17 giugno 1489: Ibid., c. 453.

Altro indizio di un mutamento da annotare: se nei primi anni di vita la compagnia si vedeva addebitare anche le spese per i bisogni dei soci maggiori, che periodicamente soggiornavano a Pisa, a partire dal quinto decennio del secolo tali spese risultano praticamente scomparse e questo perché, verosimilmente, non dovette essere più così inconsueto, fra gli stessi membri Salviati, annoverati fra i maggiori, risiedere ad intervalli più lunghi nella casa di via San Martino a Pisa, oppure sorvegliare l’attività del banco da Firenze, attraverso soci d’opera o uomini di fiducia, per lo più semplici fattori218. In generale, invece, le spese di casa, i fitti passivi e

soprattutto il conto masserizie rimasero sempre le voci predominanti fra i disavanzi. Se si escludono i periodi 1444-1448 (17,51%) e 1478-1489 (15,38%), tutte le altre ragioni registrarono un’incidenza che andava dal 28,4% dell’esercizio CC (1455-1462) al record dell’84,18% dell’esercizio E (1469-1471). In generale, la media delle spese di casa e banco a Pisa fu pari ad un ragguardevole 37,27% di tutti i disavanzi registrati dai Salviati in questa città.

Sulla base della sterminata lista di oggetti acquistati, soprattutto di arredamento, è difficile comprendere quali fra essi fossero destinati all’ufficio e quali alla casa di abitazione, essendo sui mastri le spese di casa generalmente inscindibili rispetto a quelle relative alle sovrastrutture impiegate per la ditta. Ad osservare la gran parte delle spese, di fatto, possiamo ricavare qualcosa di più di un’idea. Esse concernevano gli acquisti di vettovaglie (olio, vino, sale, grano, cereali, carne e altro), a seguire di comuni suppellettili da ufficio e casa (casse, sedie, serrame, scodelle, bacili, cucchiai d’argento e contenitori vari), e infine di materiali diversi (legna, biacca e cera) oltre che di panno di vario tipo.

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Per quanto detto si confrontino, nel Tomo II, Appendice B, le Tabb. 1b, 2b, 3b, 4b e 6b rispetto a quelle successive, 7b, 8b, 9b, 10b, 11b, 12b, 13b, 14b, 15b, 17c. Anche se più debole come prova di ciò, si può comunque leggere la seguente intitolatio, vergata sul mastro relativo alla ragione sociale AA: “Questo libro si è di Francesco e Giovanni d’Alamano Salviati da Firenze, merchatanti in Pisa”: N. 276 (1448-1451), c. 1a.

E’ immaginabile da ciò che gran parte degli acquisti fosse destinata alla casa di abitazione, mentre poco più del necessario doveva restare a fare da arredamento agli spartani uffici e magazzini destinati all’attività del banco. Identico discorso può essere fatto, oltre che per i lavori di ristrutturazione, anche per il deprezzamento periodico (ammortamento) di masserizie che concernevano l’arredamento: esso doveva riguardare soprattutto quello assegnato all’abitazione219. Una prova convincente che,

in realtà, le dotazioni all’azienda fossero notevolmente ridotte, la si può ricavare dai due conti trascritti di seguito, che riproducono gli unici esempi di conto riguardante espressamente le spese del banco Salviati, rintracciati

in un intero cinquantennio di contabilità.

Spese di bancho deono dare, a dì primo d’ottobre 1438, s. uno d. IIII° piccoli. Sono per ciera,

chonperò Bernardo Machiavelli ……….……… F. – s. – d. IIII E a dì III d’ottobre s. VIIII° piccoli, per loro a

Marcho Loppi, portò e’ detto. Sono per ispese

d’uno ronzino da Firenze a qui ……….……… F. – s. II d. II E a dì detto s. undici piccoli, portò Piero

d’Alamanno. Disse per Ia canna da misurare …….. F. – s. II d. VIII E a dì VI d’ottobre s. XIII d. VIII piccoli, sono per

uno paio di brachette da chasiere

………

F. – s. III d. III E a dì VII di novembre s. XI piccoli, sono per due

sugiegli da sugielare lettere. Portò Piero

d’Alamanno ………..………...…. F. – s. II d. VI

E a dì XV di novenbre, s. I d. IIII° piccoli, portò Bernardo Machiavegli. Sono per ciera da sugielare

lettera ………. F. – s. – d. III°

E a dì XVIII di novenbre, s. XI piccoli. Detti per

detto ……….……….. F. – s. II d. VIII

E a dì V di dicenbre 1438, s. II piccoli, portò

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Sull’importanza del conto “ammortamento masserizie” per la validità della partita doppia sui registri contabili toscani si veda: F. Melis, Documenti per la storia economica dei secoli XIII-XVI, Istituto internazionale di storia economica “F. Datini” Prato, Olschki, Firenze, 1972, p. 58.

Bernardo Machiavelli. Sono per I spagho …...…….. F. – s. – d. VI E a dì XVIII di dicenbre 1438, s. V piccoli. Si

dettono a I° fante, andò a Gienova ……….. F. – s. I d. II E a dì XXX di dicenbre 1438, s. I d. VIII piccoli.

Sono per inchiostro chonperò Bernardo

Machiavegli ………..……… F. – s. – d. V

E a dì III di gienaio, s. IIII° piccoli. Sono per

achonciatura di più serami si fecie achonciare …… F. – s. I d. – E a dì IIII di gienaio, s. III d. IIII° piccoli. Sono per

lettere si mandorono a Gienova ………... F. – s. – d. X E a dì detto, s. XVI d. VI piccoli. Sono per due

sugiegli da sugielare lettere …………..………... F. – s. III d. XI E a dì XIII di gienaio, s. VIII piccoli, per loro a

Piero d’Alamanno propio. Sono per due paia di

forbici, comperò detto Piero ……….………… F. – s. I d. XI E a dì XVIIII di gienaio, s. III d. VI piccoli, si

dettono a I° francese per lettera portò a Gienova .... F. – s. – d. X E a dì XIII di febraio, s. IIII d. IIII piccoli, per loro

a Francesco di Manetto. Sono per ciera si chonperò

da llui ……….... F. – s. I d. –

E a dì detto, s. II d. VIII piccoli, per loro a I°

francese. Sono per più lettere portò a Gienova ……. F. – s. – d. VIII E a dì XXVII di febraio, d. VIII piccoli. Sono per

inchiostro ………..… F. – s. – d. II

F. 1. 6. 5220

Spese di bancho deon dare, a dì XII d’aprile 1440, lb. undici piccoli. Demo per loro a maestro Nanni, chartaio, portò e’ detto chontanti. Sono per I° libro grande verde e per due altri libretti, cioè

richordanze e entrata e uscita, pel bancho ………… F. II s. XI d. VIIII E a dì XXVII d’aprile, s. II piccoli. Per I° steccha

da far balle, chomperamo pel bancho ………….…... F. – s. – d. VI E a dì XII di maggio, s. II piccoli. Sono per I°

fiaschetto d’inchiostro e si chonperò ……….. F. – s. – d. VI E a dì VIII di giungnio, s. I d. 4 piccoli. Sono per

220

IIII° filze cholle punte, per infilare polize …...……... F. – s. – d. IIII° E a dì XVI d’aghosto 1440. Per I° mezzo panetto di

cera rossa da ssugiellare lettere. S. IIII° d. 4 ……… F. – s. I d. – E a dì XVI d’ottobre. Per polvere da chalamaio e

altre chose pel bancho. S. IIII° piccoli ………….….. F. – s. I d. – E a dì XXXI d’ottobre, s. VIII piccoli, per loro a

maestro Nanni chartaio. Sono per I° quaderno

avemo da llui per le spese di chasa ….……… F. – s. II d. – E a dì XV di dicembre, s. II piccoli. Sono per I°

fiaschetto d’inchiostro pel bancho ………... F. – s. – d. VI E a dì XIIII° di giennaio, lb. una s. XVIII d. VI

piccoli, per loro a Che lazo lengnaiuolo, portò

contanti. Sono per Ia chassetta, finì nello schrittoio . F. – s. VIIII° d. –

F. 3. 6. 7 221