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CAPITOLO SECONDO

4. Anziani e sport

Con il mutare della società e con il diffondersi di una nuova mentalità, arrivare alla terza età non corrisponde più ad essere considerati esclusi da qualsiasi attività, difatti il ruolo dell’anziano all’interno della società sta assumendo sempre più un ruolo indispensabile, stante il fatto che fino a cinquant’anni fa era quasi impensabile che l’anziano investisse il proprio tempo libero in attività fisiche o in altri piaceri.

E’ possibile notare come attraverso il grande passo che ha fatto la medicina, una consapevolezza nel prendersi cura di se stessi ed una riduzione della mortalità dovuta al miglioramento delle condizioni di salute, hanno permesso a molti anziani di vivere più a lungo ed in maniera più adeguata.

La vita di ogni persona è attraversata da molte fasi, ed è scandita da limiti cronologici ben definiti, come il periodo dell’adolescenza, quello lavorativo, quello post lavorativo dove i soggetti si trovano a non avere più il pesante

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fardello del lavoro e pertanto hanno a disposizione molto più tempo libero da dover imparare ad impiegare, e tutto ciò però assume un valore diverso raggiunto la terza età. Intorno ai 60 anni la maggior parte degli uomini e delle donne abbandona infatti la propria attività lavorativa e deve perciò trovare un adattamento a nuove condizioni di vita dal punto di vista individuale, familiare, sociale ed anche economico.

L’anziano una volta pensionato, si ritrova mediamente ad avere una grande quantità di ore giornaliere a propria disposizione, questo in realtà lo pone a fare i conti con la propria personalità, difatti in relazione alla capacità di adeguamento del proprio carattere, alle nuove situazioni e in base alle nuove problematiche poste dalla terza età, il tempo libero può essere visto positivamente o negativamente.

L’anziano si trova a fare i conti con il tempo che passa, alcune malattie si accentuano, dolori muscolari aumentano, il senso di abbandono dovuto alla perdita delle persone care, tutto ciò insieme al fenomeno del pensionamento ha un’enorme importanza, e perdere ogni sorta di prestigio familiare e sociale ed i ruoli ad esso riferiti di capo famiglia, soprattutto dal punto di vista economico, non può non condizionare riflessi psicologici e sociali. Si realizza quindi a 60 anni un mutamento profondo che porta variazioni psicologiche anche comportamentali, molto spesso alcuni anziani non riescono ad adattarsi al mutare degli eventi (Urbani, et al, 1991:58).

Tutto ciò, in alcuni casi, può provocare ansia nel non essere più considerati in grado di poter offrire qualcosa alla società, arrivare alla terza età nella società di oggi, rivolta sempre più all’inclusione, all’integrazione, spinge gli anziani a ricercare strumenti che li permette di essere ancora vivi e di far parte ancora della società. Un ruolo che ricoprono tutte le istituzioni riguarda il considerare la vita dell’anziano nella sua globalità, aiutandolo a ridefinire la propria identità e il proprio ruolo nella società, quale soggetto attivo e non semplicemente spettatore dello svolgersi della vita.

La valorizzazione dell’anziano diviene dunque una condizione essenziale per arricchire la società con quel patrimonio di valori, che deve essere attinto dalle

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più profonde radici culturali. Tuttavia, la tranquillità che ognuno ricerca è determinata anche dall’ambiente in cui vive, la famiglia anche raggiunta la terza età ricopre ancora di più un ruolo fondamentale sia di sostegno sociale ma anche economico, come ad esempio prendersi cura di un caro con problemi di invalidità (Lacava, Bertino, 2003).

Come già espresso nei capitoli precedenti, l’attività fisica ricopre un ruolo fondamentale per ogni persona e lo è ancora di più per gli anziani. La funzione che ricopre lo sport cambia di significato raggiunta la terza età per il motivo che non si praticano attività per la voglia di raggiungere un qualche traguardo, ma solo per il piacere di sentirsi ancora vivi e trascorrere del tempo in compagnia con altre persone. Molto spesso la scarsa pratica di un’attività fisica è legata più a fattori culturali e psicologici che alle capacità fisiche. I benefici dello sport o del praticare attività sportiva, con riguardo agli anziani, possono essere letti sotto due aspetti: quello relativo alla salute ed alla prevenzione e quello relativo all’attività di socializzazione.

Per quanto concerne il primo aspetto, è utile ricordare come molteplici studi condotti hanno dimostrato che, il praticare dello sport e il mantenersi attivi, sfuggendo alla sedentarietà che può caratterizzare l’età anziana, ha notevoli benefit in campo medico, sia per far trovare giovamento alle patologie di cui una persona può già soffrire, ed anche per un fine preventivo su patologie che possono insorgere con l’avanzare dell’età. I principali benefici, che possiamo ricordare, sono la diminuzione del rischio di morte improvvisa per infarto o per malattie cardiache in generale, la riduzione del rischio di sviluppare tumori del colon, la minor probabilità di contrarre il diabete, la prevenzione dell’ipertensione, dell’osteoporosi o lo sviluppo di altre patologie osteoarticolari, possibilità minori di sviluppare deficit cognitivi e demenza, ed in più il praticare un’attività sportiva aiuta a tenere sotto controllo il peso, e ridurre il rischio dell’obesità, e cercare di ridurre i sintomi di ansia, stress e depressione (Vitulli, et al, 2012).

Tutti i benefici sopra esposti non sono passati nel silenzio o nell’indifferenza delle istituzioni statali anzi, grazie ad un maggior interessamento delle stesse nei

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confronti dei soggetti più deboli ed anziani, sono stati concepiti dei Piani Sanitari Nazionali un perfetto esempio di collaborazione tra il Ministero della Salute e le Regioni Italiane, con durata triennale.

I Piani Sanitari Nazionali19 hanno come obiettivo lo stimolo di far partecipare i soggetti ad attività fisica, l’informazione sui benefici che essa comporta, il pubblicizzare e informare circa un adeguato stile di vita, in special modo superata una certa età, nonché diffondere consapevolezza in merito alla prevenzione delle malattie, o alla gestione delle stesse se già sorte, per mezzo dell’attività fisica. La sedentarietà e l’inattività fisica soprattutto per gli anziani possono portare molti rischi a livello cardiovascolare, inoltre un buon lavoro a livello fisico ha dimostrato una riduzione dell’ischemia indotta da sforzo in paziente con malattia coronarica attraverso brevi periodi di esercizio. Per far sì che l’esercizio sia adeguato e quindi un utile mezzo di prevenzione, è necessario che sia ben programmato, siano individuati i tipi di lavoro da praticare e valutate in base alle capacita del soggetto (Francavilla, et al, 2007).

4.1 Attività Fisica Adattata (AFA)

Per Attività Fisica Adattata (AFA) si intendono programmi di esercizio non sanitari, svolti in gruppo, per soggetti affetti da malattie croniche, finalizzati anche al cambiamento dello stile di vita, per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità. Sono programmi non sanitari previste dalle singole Regioni. Le singole Regioni nel dare l’avvio a programmi di Attività Fisica Adattata, dovranno indicare ai cittadini quale sia l’offerta riabilitativa nelle varie fasi della malattia, acuta, post-acuta, cronica, o di mantenimento. Tuttavia essa non ha il

19 Il Piano sanitario nazionale viene predisposto dal Governo su proposta del Ministro della salute tenuto

conto delle proposte provenienti dalle Regioni; viene adottato con Decreto del Presidente della Repubblica previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, d'intesa con la Conferenza unificata. Il Piano sanitario nazionale ha durata triennale. Entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore del Piano sanitario nazionale, le Regioni adottano o adeguano i propri Piani sanitari regionali, trasmettono al Ministro della salute gli schemi o i progetti allo scopo di acquisire il parere dello stesso per quanto attiene alla coerenza dei medesimi con gli indirizzi del Piano sanitario nazionale.

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compito di sostituirsi alle sedute di fisioterapia e tanto meno a qualsiasi ulteriore intervento riabilitativo.

I corsi di attività fisica adattata sono promossi, ad esempio, anche dalla Regione Toscana e dall’AUSL Toscana sud est e sono rivolti alla popolazione adulta e anziana in condizione di salute fragile che presentano condizioni dolorose ricorrenti come sindrome algica da ipomobilità da osteoporosi, o riduzione delle capacità funzionali a causa di esiti invalidanti da malattie quali Parkinson, ictus, malattie reumatiche, tutto ciò viene condotto, attraverso protocolli specifici, da istruttori laureati in scienze motorie.

I corsi di attività fisica adattata vengono svolti in una serie di strutture idonee come palestre, associazioni, piscine, con programmi di esercizi validati da esperti sanitari e guidati da personale preparato a gestire questa specifica attività. È compito del medico valutare se ci sono i presupposti di inclusione per poter accedere a questo tipo di trattamento (Regione Toscana).

L’attività fisica, oltre ad apportare benefici fisici, è anche un ottimo strumento nei confronti di aspetti psicologici in quanto aumenta l’autostima, l’auto efficienza, aumenta la soddisfazione della propria vita, diminuisce i sintomi di stress, ansia, depressione, e trascorrendo ore insieme ad altre persone crea una sensazione si socializzazione e di appartenenza.

Gli effetti positivi che l’esercizio fisico produce nel soggetto a livello psicologico e di salute mentale non sono altrettanto evidenti quanto quelli a livello fisico. Difatti la promozione dell’attività fisica in palestre o in altre strutture dedicate allo svolgersi di attività, rappresenta un importante strumento di aggregazione e di incontro, di inizio di un percorso che porta diverse persone della terza età a partecipare ad attività comuni raggruppando insieme più persone con diversi culture e aspetti sociali.

Gli anziani che si rivolgono alle strutture dove possono praticare percorsi A.F.A., all’interno di strutture come le palestre, ricercano anche un miglioramento dell’umore, stante il fatto che condividono lo stesso ambiente con ragazzi più giovani, e ciò li fa sentire parte di quel contesto e dà l’occasione di poter socializzare, con loro e tra loro, in uno spirito di cooperazione. Ad esempio,

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un’altra attività nella quale è possibile creare facilmente connessioni interpersonali fra persone della terza età, è rappresentata dai cosiddetti gruppi di cammino, un'attività organizzata nella quale un gruppo di persone si ritrova almeno due o tre volte la settimana, ad un orario concordato, per camminare lungo un percorso urbano o extra urbano, sotto la guida di un insegnante di attività fisica. Quest’attività, oltre che ad essere un’arma contro la sedentarietà e l’isolamento sociale presenta anche una maggiore praticabilità, in quanto a differenza di palestre e piscine, non richiede particolari infrastrutture, ed è quindi più facilmente accessibile a chiunque (Cereda, 2014).