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CAPITOLO SECONDO

2. I Bambini: avviare alla pratica sportiva e alle attività fisiche

In questo paragrafo l’attenzione sarà dedicata alla famiglia, alla scuola, ed in particolare come questi due pilastri della società influiscono sui bambini, insegnando loro i corretti stili di vita ed il primo approccio allo sport.

La famiglia rappresenta un luogo, ma anche un punto di riferimento per la crescita del bambino, essa assolve alla funzione di “socializzazione primaria”, ha il compito di trasmettere tutti gli ideali, i valori e le tradizioni ai propri figli per la loro crescita. I genitori rappresentano modelli da imitare, le varie esperienze create all’interno della famiglia lasciano un impronta nella personalità del bambino. È da loro che il bambino impara le regole per una buona convivenza sociale nei confronti degli Altri. La famiglia, insieme alla scuola, considerata una “socializzazione secondaria”, concorrono alla funzione educativa dei bambini, al loro inserimento nel mondo sociale, a relazionarsi con l’ambiente e con gli altri, entrambe assolvono al compito di insegnare a rispettarsi ed a rispettare gli altri, oltre a non giudicare anche chi è inferiore di noi (Saraceno, Naldini, 2013).

I bambini in tenera età sono come un libro bianco, assimilano tutto ciò che gli viene insegnato, immagazzinano tutte le informazioni, per questo è importante fin da piccoli insegnarli l’apprendimento motorio, che è la capacità di acquisire

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nuove informazioni, imparare nuovi movimenti, e ciò è indispensabile per la loro crescita, come enunciato da un pioniere della neurofisiologia “muovere cose è

tutto ciò che il genere umano può fare… per fare questo, l’unico esecutore è il muscolo, sia per sussurrare una sillaba sia per abbattere una foresta”(Sir.

Charles Sherrington)14.

Lo sviluppo mentale del bambino è un processo che non ha una fine, è una costruzione continua che procede attraverso tutto l’arco della sua esistenza (Dubar, 2004:20).

E’ facile notare come sono cambiati i tempi, basta guardarsi intorno per rendersi conto che le strade sono vuote, difatti si può agevolmente notare, a differenza di trent’anni fa, come sia sempre più difficile vedere dei bambini che si dedicano a giocare fuori con gli amici, in quanto oramai preferiscano di gran lunga dedicarsi ad attività e giochi sedentari o attraverso tv, pc o social network. Tuttavia, nella società di oggi, con i ritmi frenetici causati dai ritmi lavorativi, si dedica sempre meno tempo alla famiglia, e ciò a discapito della crescita dei bambini, anche se bisogna tenere presente la situazione socio-economica in cui vivono.

I bambini della nuova generazione trascorrono ore davanti alla tv o con i videogiochi, ed è importante invece recuperare i rapporti all’interno della famiglia, cercando di spronare i propri figli in attività ludico-motorie, per aiutarli a non essere isolati ma soprattutto ad evitare comportamenti che possono avere delle serie ripercussioni nel corso degli anni, difatti un cambiamento nelle abitudini può avvenire solo nel momento in cui i genitori prendono coscienza che comportamenti alimentari scorretti e stili di vita sedentari saranno causa del sovrappeso dei propri bambini (Coco, 2013).

La realtà sopra descritta provoca, inevitabilmente, un isolamento dei bambini, con la conseguenza di una mancanza di relazione con gli altri, di una difficoltà nel comunicare con i loro pari e soprattutto, facendo poca attività fisica, i bambini tendono ad un aumento del peso e, in casi estremi, all’obesità. Come dichiarato dall’Istituto Superiore della Sanità l’obesità ha raggiunto una vasta dimensione e costituisce uno dei maggiori problemi di salute pubblica, difatti

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solo un bambino su quattro dedica un giorno a settimana ad attività di gioco, e per poter contrastare questo fenomeno è necessario creare degli interventi mirati per favorire scelte alimentari corrette ed avere uno stile di vita attivo fin da bambini.

L’Italia dispone dal 2007 di un sistema di sorveglianza nazionale biennale denominato “Okkio alla salute” 15 sul sovrappeso e l’obesità nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni). Questo strumento ha lo scopo di descrivere la variabilità geografica e l’evoluzione nel tempo degli stili alimentari, dell’abitudine all’esercizio fisico dei bambini e delle attività scolastiche favorenti alla sana nutrizione e l’attività fisica. Nell’ultima indagine del 2016 è emerso un leggero miglioramento nei confronti dell’obesità dovuto ad un miglioramento nelle abitudini alimentari, invece rimane molto invariata l’aspetto relativo alla sedentarietà.

Per poter avere un quadro più dettagliato della situazione in Italia è possibile ad esempio prendere come spunto di riflessione la regione Toscana, dove nel 2016 è emerso che su un campione di 1903 bambini in sovrappeso risultavano essere il 21,4%, gli obesi il 5,6%. All’interno del campione è emerso che solo 63,6% dei bambini fa una colazione adeguata, ma un dato molto significativo riguarda l’attività fisica perché è emerso che il 17,7% dei bambini sono fisicamente non attivi, e il 44,8% svolge attività sportive strutturate, tra i bambini non attivi la frequenza maggiore è delle femmine rispetto ai maschi (Società della salute, 2016).

Difatti, l’essere sedentari ed il non praticare alcuna attività sportiva, proprio durante il periodo dello sviluppo o comunque nel periodo preadolescenziale, può portare ad avere dei deficit muscolari nei bambini, oltre al rischio di una maggiore fragilità scheletrica e problemi di postura difficilmente risolvibili con il passare del tempo. La scuola, svolge un ruolo importante per la promozione dell’attività fisica, essa non ha il compito di sostituire la famiglia, però attraverso un piano di studio, dato che molti bambini arrivano nelle scuole primarie avendo

15 Per la realizzazione dell’indagine sono coinvolti il settore della sanità, il Ministero della Salute,

l’Istituto Superiore di Sanità, le Regioni, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e tutto il mondo della scuola.

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un deficit motorio, può cercare di insegnargli il rispetto verso se stessi, il valore dello stare insieme ad altri nel rispetto reciproco ed educarli ad una giusta attività motoria, in grado di poter sopperire alle carenze con cui sono giunti, questo in modo da poterli rendere autonomi ed insegnargli un corretto stile di vita che potranno sviluppare per il proprio futuro. E’ di importanza fondamentale cercare di invogliare i bambini verso la pratica sportiva sia attraverso una didattica scolastica adeguata, ma anche attraverso attività al di fuori di essa, facendo parte di alcune associazioni o semplicemente praticando dello sport all’interno di centri fitness.

Lo sport non ha come fine solo quello dello sviluppo fisico, ma ricopre un ruolo fondamentale nei processi di socializzazione e divertimento. I bambini, nella fascia di età 6-11 anni, si trovano nel pieno del loro sviluppo, e subiscono molti cambiamenti, il loro fisico muta, cambia tutta la loro costituzione ed è importante che siano seguiti sia culturalmente che fisicamente (Paloma, et al, 2008).

Lo sport può assumere varie funzioni, in una società dove i ritmi sono cambiati, i genitori per necessità di lavoro trascorrono molte ore fuori casa e lontano dai figli, lo sport può essere un ottimo alleato, la condivisione di passioni sportive può favorire il dialogo tra i componenti della famiglia, il trascorrere le poche ore andando tutti insieme a manifestazioni sportive anche di carattere sociale. Può essere un ottimo strumento anche nei casi in cui i bambini si trovano a vivere situazioni di separazione o divorzio, vedere i genitori partecipare alle loro partite di calcio, basket, saggio di danza, può aiutare nella crescita del bambino (Rivellini, 2013).

Praticare sport, soprattutto in tenera età, aiuta molto nella crescita del bambino, vengono trasmessi i valori di rispetto verso gli altri indipendentemente dal risultato sportivo, i bambini crescono anche attraverso le sconfitte ed anche attraverso l’insegnamento delle regole, difatti, uno dei compiti principali della scuola è proprio quello di seguire e far progredire i propri alunni nel pieno rispetto del loro livello di maturazione, ma finalizzando il percorso a far ottenere una piena consapevolezza del proprio corpo attraverso l’attività motoria. Per favorire lo sviluppo del bambino, occorre una collaborazione stretta tra scuola e

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famiglia, dalla quale il bambino non può che trarre un doppio beneficio, e tale collaborazione può basarsi sul favorire il coinvolgimento dei genitori nelle attività poste in essere dalla scuola stessa.

La pratica sportiva contribuisce allo sviluppo fisico, mentale e relazionale del bambino, però per essere efficace è necessario far scegliere uno sport che sia incline alle proprie passioni, adatto alla sua volontà senza essere influenzato. Molte volte, sono gli stessi genitori che scelgono l’attività che secondo loro sia più adatta, magari proiettando sui figli un loro desiderio ed indirizzandoli verso uno sport anche trascurando il proprio desiderio, con la conseguenza di un loro allontanamento dalla suddetta pratica per mancanza di passione. Attraverso, quindi, l’unione tra gli insegnamenti scolastici e quelli familiari, i bambini potranno trarre importanti benefici per il loro futuro e per la loro crescita (Paloma, et all, 2008).

I vari cambiamenti degli stili di vita delle famiglie, insieme all’accesso nelle pratiche sportive delle fasce più deboli della popolazione come bambini e anziani, hanno dato inizio ad un evoluzione del significato di fare sport, il quale porta più benefici al valore educativo, all’inclusione sociale a discapito della prestazione sportiva competitiva. La dimensione sociale ed educativa del movimento sportivo, consolidata a livello internazionale, accompagna una riconsiderazione del concetto di salute con pratiche in cui il soggetto vive il proprio tempo libero (Di Palma, Ascione, 2017).

Come espresso in precedenza, viviamo in una generazione tecnologica dove la realtà è circondata dal virtuale e tutto ciò caratterizza molto l’aspetto comunicativo, molti ne fanno uso, trascorrono ore davanti alla tv perdendo il piacere delle relazioni con l’altro, e le varie istituzioni presenti sul territorio, tra cui la scuola, il governo, la famiglia, le associazioni sportive, le associazioni culturali giocano un ruolo fondamentale. Tutte le varie istituzioni hanno il compito di riportare viva una città, cercando di creare delle zone attrezzate per far divertire i bambini, realizzando dei luoghi all’aperto dove facilitare gli incontri e dove poter socializzare, stare insieme ma soprattutto che siano sicuri, funzionali ed adeguati per diffondere uno stile di vita che tenga conto

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dell’inclusione e rimuovere così le barriere culturali, economiche e sociali all’interno della popolazione, o attrezzando dei luoghi destinati al gioco e al divertimento come ad esempio delle ludoteche gestite da educatori professionisti. Fin dai primi anni di vita, coloro che svolgono regolarmente un’attività sportiva di gruppo o individuale, o tramite semplici attività fisico-motorie di giochi all'aperto, mostrano infatti una maggiore fiducia nelle proprie capacità sviluppando una maggiore autostima. Attraverso l’educazione motoria si cerca di comunicare con il corpo e fare esperienza delle altre persone, di creare relazioni per la propria crescita e non vivere isolati fuori dal mondo (Coco, 2015:93).

3 Adolescenti: perché praticare lo sport

Come già ampiamente esaminato nei capitoli precedenti, il praticare sport apporta molti benefici ed è importante che il suo valore sia insegnato fin da bambini, in modo tale da poter così avere una visione oggettiva dei benefici che apporta, educando tutti i soggetti a dei valori morali ed etici che li accompagneranno per tutta la vita. Il cambiamento nei confronti dell’aspetto psicosociale verso la salute lo possiamo ricordare con l’emanazione della Carta di Ottawa (1986), ed è da all’ora che il concetto di promozione alla salute e del prendersi cura di sé è diventato un impegno sociale.

Nella società attuale è cresciuta la consapevolezza che il praticare attività fisica è uno degli obiettivi principali per poter avere una vita sana, e fa la sua comparsa il termine “wellness”, il quale fa riferimento ad una filosofia di vita improntata ad attività sportive che pone al centro dell’attenzione i vari soggetti, favorendo uno stato di benessere psicofisico.

Nonostante i vari punti di vista che gli scienziati hanno nei confronti dello sport e sul suo effetto all’interno della società, esso rappresenta però un fenomeno di cambiamento. Spingere i ragazzi e le ragazze alla pratica sportiva apporta benefici sia dal punto di vista fisico ma anche relazionale, praticare attività sportiva all’interno di un gruppo inevitabilmente porta a confrontarsi, ad entrare

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in competizione, ad essere leali nei confronti degli altri, ma soprattutto lo sport può essere un ottimo strumento per poter esprime se stessi.

Al giorno d’oggi, vengono fatte sempre più campagne di promozione nei confronti dell’attività sportiva al fine di prevenire danni alla salute e cercare di tenere sotto controllo molte malattie, come ad esempio il diabete, l’obesità, cercando quindi, attraverso varie iniziative, di spronare il più possibile i soggetti ad effettuare attività sportive, non solo recandosi presso dei centri fitness, ma anche facendo attività all’aria aperta a contatto con la natura. Lo sport nella società contemporanea occupa un ruolo significativo, anche se spinge a farsi una domanda, ossia se ancora ricopre un mezzo valido di formazione fisica, alla collaborazione con gli altri, alla ricerca dello svago, oppure se l’elevato grado di competizione presente, e la ricerca spasmodica di ottenere il miglior risultato a qualunque costo, ne hanno stravolto inevitabilmente la fisionomia (Russo, 2011:24).

Possiamo notare come lo sport a livello professionistico ha ormai un’importanza e una visibilità globale, dovuta soprattutto ai forti interessi economico-finanziari, e ciò non ha fatto altro che condizionare l’atleta e spingerlo verso il risultato sportivo al fine di perseguire anche quello economico. Tutto ciò purtroppo, ha contribuito al degrado culturale, etico e agonistico dello sport stesso, finalizzandolo ad una prospettiva di business piuttosto che a quella del puro divertimento. Il fenomeno dell’attività motoria e sportiva è entrata a far parte della vita quotidiana di milioni di persone, coinvolgendo e condizionando le varie istituzioni internazionali, regionali e locali, organismi di settore, professionisti e dilettanti. Ottenendo, sempre di più nel tempo un ruolo di crescente rilevanza come strumento di educazione e formazione sociale.

Al giorno d’oggi è difficile stabilire perché si cerca di praticare un’attività fisica, questo fenomeno racchiude in sé vari significati, ha sicuramente una finalità strumentale, quindi lo sport diventa un mezzo per raggiungere qualità fisiche ma ha anche risvolti economici. Si può praticare sport per avere un immagine diversa di sé stessi orientato a cercare la qualità del benessere, avere uno stato positivo tra mente e corpo, cercare di costruire relazioni sociali entrando a far parte di

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gruppi. A partire dagli anni ’80, ’90 nascono molti studi che dimostrano come l’inattività fisica può essere causa di malattie, trasformando le palestre in luoghi dove poter soddisfare le varie esigenze, sia culturali che salutistiche, ed il concetto di fitness diventa un ideale a cui aspirano in molti. In ogni paese è presente ormai un centro fitness, ed è facile notare il flusso di persone che si recano in questi centri per avere sempre più cura del proprio corpo e per la ricerca del benessere, oltre che per la cura del proprio aspetto esteriore. Lo sport diventa lo strumento con cui poter costruire il proprio sé (Ibid:36).

Durante lo sviluppo gli adolescenti hanno bisogno di interpretare una nuova immagine di sé per adattarsi ai cambiamenti del corpo, soprattutto durante la pubertà e l'adolescenza il corpo diventa uno strumento su cui investire. Avere cura di sé stessi nella società attuale può assumere vari significati, non si riferisce solo al modo in cui un individuo si vede di fronte a uno specchio, all’idea che ha di sé, ma anche e soprattutto alla percezione e alla valutazione che gli altri ne danno, il quale può provare ansia e depressione in quei adolescenti ancora molto fragili e insicuri del loro essere.

Lo psichiatra ed antropologo italiano Enrico Morselli utilizzò il termine “Dismorfofobia16” per descrivere un sentimento soggettivo di deformità fisica o difetto, per il quale i pazienti sentono di essere osservati da altri classificandolo come una nevrosi compulsiva a causa della natura persistente ed egoistica dei sintomi.

Praticare qualsiasi attività fisica può essere un ottimo aiuto per molti adolescenti per cercare di superare questo tipo di problema, e cercare di conviverci non più in maniera maniacale, ma cercando di superarlo e poter così, attraverso lo sport, creare un immagine migliore di sé stessi. Il praticare sport può comportare, altresì, uno stato di sollievo dagli stati d'ansia, tipici dei soggetti su indicati. Sono molti i benefici che apporta la pratica sportiva, sia svolta in maniera agonistica oppure svolta per il semplice scopo di trarne benefici e di ricercare uno svago, dà

16 In taluni soggetti, questa forma fobica, può causare uno stress emozionale e incapacità di tessere

adeguate ed equilibrate relazioni sociali e sessuali, con conseguente isolamento sociale. L'individuo può sviluppare comportamenti fobico ossessivi, talvolta dannosi per la propria salute poiché possono evolvere anche in comportamenti di anoressia. Fu utilizzato il termine per la prima volta nel 1891 dal psichiatra Enrico Morselli.

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la consapevolezza di valere, di essere qualcuno. Praticata in maniera intensa e poter contare solo sul proprio corpo crea nell’individuo la sensazione di poter superare qualsiasi ostacolo, sembra che la pratica sportiva sia accompagnata da una sensazione di leggerezza che dipende dal rilascio di endorfine, che hanno un effetto simile alla morfina, anche se molto spesso la pratica sportiva può tramutarsi in ossessione e trasformarsi in dipendenza dallo sport (Iacolino, et al, 2017:401).

Molti adolescenti pur di creare una immagine diversa di loro stessi ed essere così accettati, utilizzano molto spesso dei segni distintivi particolari sia a livello estetico, come ad esempio maglie larghe, uso di tatuaggi, piercing, capelli di colore molto forti, ma tale bisogno di essere accettati dagli altri li porta ad avere problemi anche di natura più strettamente fisica, come ad esempio disturbi del comportamento alimentare, atti di autolesionismo o l'assunzione di droghe. Tutto quanto sopra descritto sono espressione di una sofferenza profonda che si esprime attraverso la sfera corporea. Praticare un’attività fisica può facilitare ad avere più confidenza con il proprio corpo, il praticare qualsiasi disciplina può garantire lo sviluppo dell'apparato muscolo - scheletrico, facilitare l'assunzione di regimi alimentari corretti, la ricerca di un peso ideale e l'astensione dall'uso di sostanze nocive alla salute, tutto ciò porta l'atleta ad essere educato a difendere e potenziare lo stato di salute psicofisico ed a vivere il corpo in maniera più adeguata (Raffuzzi, et al, 2006).

Gli anni di sviluppo per molti adolescenti sono difficili, soprattutto per quei ragazzi che non sono seguiti dai propri genitori, ed è facile cadere in tentazioni come ad esempio il fumo, alcol, droghe, ascoltare e farsi trascinare dal gruppo dei pari in situazioni spiacevoli o, finanche, in comportamenti illeciti. Difatti, tramite un sondaggio svolto in Toscana nel 2015 presso un liceo, è emerso che gli adolescenti anche prima dei 18 anni iniziano a fumare, ed in particolare, in Italia, secondo la Global Youth Tobacco Survey, fuma il 23,4% degli adolescenti di 13-15 anni, di cui il 26,3% femmine ed il 20,6% maschi (Ars Toscana, EDIT 2015).

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L’uso di tabacco, ancora oggi, rimane una delle più importanti cause prevenibili di decesso.

Secondo i risultati dello studio EDIT, nel 2015, la quasi totalità dei ragazzi, vale a dire circa il 95%, ha dichiarato di aver bevuto almeno una bevanda alcolica nella vita. Il consumo di alcol ha ancora un rapporto rispetto all’età: i consumatori sono il 61,2% nei quattordicenni, mentre sono il 76,0% nei diciannovenni.

Secondo il World Drug Report, nel 2013 si stimava che più di 245 milioni di persone nel mondo, 1 persona ogni 20 di età compresa tra i 15 e i 64 anni, abbiano consumato una droga. L'entità del problema mondiale del consumo di droghe diventa ancor più evidente se si considera che più di 1 su 10 consumatori è in uno stato di tossicodipendenza (Ars Toscana, EDIT 2015).

Durante la fase adolescenziale lo sport viene ad assumere una doppia finalità, ci sono ragazzi che dedicano il proprio tempo allo sport solo per avere uno svago, per poter migliorare il proprio aspetto esteriore e per stare insieme agli amici,