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4. La ricerca 1 Gli obiettivi della ricerca

4.3 I risultati della ricerca

4.3.2 Le App e i social

La seconda parte dell'intervista riguarda maggiormente l'uso dei social. Quelli che vengono maggiormente menzionati sono WhatsApp, riguardo al quale in una classe è sorta una discussione tra chi lo considera un social e chi no; Instagram; Facebook soprattutto utilizzato solo come account per accedere a giochi o ad altre piattaforme. Twitter, Snapchat, Telegram, Spotify, Ask e ThisCrush vengono solamente menzionati ma non sono utilizzati. Comunque dalla mia ricerca emerge che sono WhatsApp e Instagram i leader incontrastati tra i social.

il tempo che mio babbo perde alla televisione io lo perdo su Instagram.

53 Cfr, Mary Douglas, Questioni di gusto: stili di pensiero tra volgarità e raffinatezza, Edizioni il Mulino, Bologna, 1999.

Instagram è utilizzato maggiormente per seguire e guardare le foto degli altri che possono essere amici o personaggi famosi. Ma anche per postare foto di se stessi, selfie personali, di gruppo ofoto che ritraggono un momento o un luogo che in quel momento viene ritenuto significativo.

Io non posto guardo le foto degli altri.

Si posta quello che in quel momento ci va di postare. Una foto in cui sono venuta particolarmente bene in cui mi piaccio in particolar modo per come sono vestita e truccata o pubblico foto di un luogo in cui sono stata e che mi ha colpito.

Se uno frequenta bei posti, belle location che si vogliono ricordare le foto le condivide sui social. Si postano anche cose che fanno ridere.

Facebook per i meme è meglio di Instagram.

I personaggi famosi su Instagram spopolano e hanno un numero enorme di

follower. Già dalla mia ricerca risulta chiaro che i personaggi famosi seguiti

dagli adolescenti, come calciatori, attori, fashion blogger, youtuber non sono giunti alla loro attenzione attraverso lo schermo della televisione (che ormai non viene più seguita a causa delle numerose serie tv o telefilm che spopolano sulle varie piattaforme in streaming), ma tramite social o Youtube. Una persona può diventare famosa o conosciuta grazie ad una sua immagine o video che viene condiviso sulle pagine social di centinaia di utenti fino a diventare virale. Youtube altra piattaforma social frequentata quotidianamente dagli adolescenti, anche se il suo utilizzo non viene esplicitato chiaramente nella mia indagine, la

quale propone un numero sbalorditivo di video, che possono essere condivisi sui social e arrivare ad avere un numero di visualizzazioni incredibile.

Su Instagram guardo principalmente i profili dei personaggi dei telefilm o serie tv che seguo per vedere cosa fanno nella vita quotidiana. Su Facebook posso condividere riflessioni politiche o seguire pagine di giornali minori. WhatsApp invece per comunicare con amici, la classe e i genitori.

Seguo persone della nostra età che conosco di Massa poi seguo personaggi televisivi, politici, gente influente, celebrità ma non solo anche gente normale che postano cose sull'alimentazione o lo sport come ad esempio i footblogger, per prendere degli spunti.

Questa viralità avviene tutta tramite social e messaggistica di WhatsApp, un passa parola virtuale. Per i giovani, come viene fuori dall'intervento riportato di seguito, la conoscenza, l'informazione avviene tramite la connessione Internet del cellulare, veloce, immediata e a portata di mano.

Con i vari programmi come Netfix, Infinity uno anzi che guardare un film alla televisione si cerca quello che gli interessa e lo guarda dal cellulare, dal tablet o dal computer. Le informazioni, si uno può vedere il

telegiornale alla televisione, però obiettivamente lo può fare

tranquillamente andandole a cercare con il cellulare. Ci sono giornali e riviste pubblicati online. La televisione è sorpassata.

Questo intervento ci serve per introdurre una questione interessante che andrebbe indagata con maggiore cura e con altre ore d'indagine su campo. Durante un focus group la Professoressa chiede esplicitamente ai suoi alunni sempre di quinta, dove appendono le notizie. I più rispondono tramite Internet, Facebook o telegiornale.

Principalmente su Internet vedo un accenno su Facebook e lo vado a cercare subito su Google.

Andando più a fondo e analizzando le risposte date precedentemente nel corso dell'intervista una domanda è sorta spontaneamente dalla Professoressa, ma se Facebook non viene più usato, il telegiornale non si guarda e non si leggono giornali da dove apprendete le notizie?

Da mia mamma che mi fa il resoconto.

Risposta che fa riflettere perché su Facebook non si va più perché è noioso, ci sono troppe parole, ne consegue che viene meno l'interesse verso alcune problematiche. Comunque principalmente gli adolescenti le notizie le conoscono dal Web, così come conoscono e cominciano a seguire l'influencer del momento. Andando avanti con le domande dell'intervista è interessante soffermarci su quella riguardante l'area di riferimento degli amici che uno ha sui social54.

Facebook come abbiamo già più volte asserito è usato solo come account e i ragazzi non fanno più attenzione agli amici che hanno su questa piattaforma. Alla maggior parte di loro non interessa più nemmeno fare una pulizia dei contatti. Però può venire ancora utilizzato se si ricerca una persona che non si conosce realmente ma che abbiamo visto di sfuggita un sabato sera in piazza, e di cui abbiamo chiesto il nome a un nostro amico.

È capitato di vedere una persona che mi interessa e non conoscevo in piazza sabato sera e cercarla sui social anche se poi non gli ho chiesto l'amicizia.

I social sono un mezzo di potenziamento delle relazioni e delle conoscenze che possono avvenire a livello territoriale in maniera casuale. Questa piazza familiare, reale, che viene vissuta nella virtualità degli utenti di Facebook o Instagram. Questi social che ci aiutano a conoscere, ci incuriosiscono sempre più di qualcuno che abbiamo solo notato ma di cui possiamo spiare qualche sua immagine.

Se uno conosce una persona la va a cercare.

Quindi non più solamente un contatto, una socializzazione faccia a faccia, ma continuativa anche nel mondo virtuale. Una continuazione che potenzia e rafforza, non più una conoscenza solo circoscritta all'incontro di persona.

Una semplice serata tra amici, a casa di qualcuno, può essere l'inizio del consolidamento della socializzazione reale tra persone che continua e si rafforza sui social.

Anche se eravamo insieme abbiamo usato il cellulare per filmare ciò che avveniva e condividerlo sulla chat per ricordarselo più avanti.

La condivisione nasce quasi sempre da un contatto umano, da un attaccamento al territorio, piazza o casa che sia, da una socializzazione che avviene tra persone che poi può sfociare e rafforzarsi sui social.

sottovalutare, non per l'amicizia ma per darsi una certa importanza, perché piace far sapere di conoscere e di essere conosciuti. Forse i ragazzi di terza stanno più attenti al numero di amici che hanno. Come si può capire dall'intervento di seguito, il numero degli amici viene maggiormente ponderato con il crescere, anche se rimane una cosa sentita.

All'inizio inconsciamente anche io volevo più amici e dire che ne avevo tanti per questo ho accettato gente che non conoscevo. Ora su Instagram ci sto più attenta.

Un più uno è importante sulle piattaforme Instagram e Facebook, ma non per l'amicizia. I miei amici li contatto su WhatsApp. Sono due cose diverse.

Adesso tra i giovani e gli utenti dei social non si sente più parlare di amici ma di

follower.I follower hanno una ripercussione anche a livello economico. Ci sono

aziende di moda che ricercano giovani con tanti follower e che a loro volta seguono tante altre persone per utilizzarli per farsi pubblicità, farsi conoscere e vendere maggiormente. Taggarsi, postarsi con i loro prodotti in cambio di merce gratuita. Da diverse interviste è emerso che ci sono ristoranti o pizzerie che fanno sconti sulle ordinazioni a seconda del numero di follower che uno ha sulla propria pagina personale. Ovviamente la regola è postare la foto dei piatti mangiati sul proprio account social. La maggioranza dei profili degli adolescenti presi in esame sono aperti. Esistono anche applicazioni nate solo per farti sapere chi non ti segue più, dato che non viene notificato l'abbandono.

questa App, al momento della sua apparizione nel 2009, era lo scambio di semplici messaggi, come alternativa gratuita agli sms e mms a pagamento. Era un'evoluzione nella messaggistica per la possibilità di comunicare ai propri contatti cosa si stesse facendo in quel momento e anche di vedere se una persona fosse online e potesse rispondere in tempo reale. Poi dal semplice invio di testi si è arrivati alla possibilità di inoltrare immagini, gif, documenti, audio, posizione, contatti, effettuare chiamate e videochiamate senza nessun costi aggiuntivi, ma utilizzando la sola connessione internet. Adesso si può modificare il proprio stato, come le ormai famose stories di Instagram, aggiungere foto o filmati, anche registrati in diretta live.

Come non considerarlo un social? Forse non tiene unite, in contatto più persone, non da la possibilità di interagire in tempo reale, non si possono pubblicare notizie, foto, video.

Ecco come viene etichettato uno che non possiede WhatsApp, come uno che non esiste, che non ha legami, una persona di altri tempi.

Chi non ha WhatsApp è un fantasma

Lo scambio più intimo, una conversazione più privata avviene su questa chat tramite messaggio scritto o audio.

Su Instagram tu segui delle persone e qualcuno segue te, ci sono immagini o meme che richiamano un certo utente ma non è un parlare con le foto casomai un commento. Ma poi se devo parlare uso WhatsApp.

È da notare, confrontando quest'ultimo intervento con quello di seguito, come i vari social si intreccino e si completino a vicenda, a seconda dell'utente che lo utilizza. Risalta la complementarietà di queste piattaforme che si adattano a ogni esigenza dell'utilizzatore.

Riuscire a rimanere in contatto non può sempre avvenire tramite WhatsApp perché magari non si può scrivere tutti i giorni, ma magari uno posta una foto, scrive una frase che può essere commentata e si relaziona con gli altri.

C'è chi parla tramite le foto, attraverso quello che posta e chi tramite un audio o un messaggio di WhatsApp, ma in qualunque modo avvenga il contatto la cosa importante è non perdersi di vista. Qualsiasi mezzo si utilizzi l'importante è socializzare e relazionarsi.

Si è quasi sempre pensato che l'evoluzione tecnologica, l'appartenenza ai social

media, i selfie, le chat, la condivisione, il like, i gruppi dovessero essere un

mondo abitato solo dai nativi digitali, dai nati nell'epoca giusta per poterli maneggiare con destrezza e disinvoltura, ma così non è stato e questo ha sorpreso soprattutto quei nativi digitali che oggi rivendicano, in un certo qual modo, quel mondo che è sempre stato solo il loro.

Anche i genitori usano molto i social e stanno connessi nei momenti di riposo, ma rimproverano i figli se li vedono sempre al telefonino. Nel mio breve periodo all'interno della scuola ho avuto l'occasione di parlare anche con altri professori a cui ho esposto la mia tesi e quello che mi aspettavo e che pensavo a riguardo.

Un'insegnante mi ha raccontato di un episodio successo in una classe seconda. Un alunno ha alzato la mano durante la sua ora di lezione chiedendo di poter rispondere al telefono che la mamma lo stava chiamando. Lei non gli ha negato di rispondere e lo ha fatto accomodare fuori per sentire cosa ci fosse di urgente. Un evento direi molto significativo da analizzare con molta attenzione. Non sono forse i genitori che hanno perso il contatto con la realtà? Adesso esistono i registri elettronici che non sono altro che applicazioni adottate dalla scuola in cui i docenti annotano le assenze a ogni ora, in ogni classe in cui hanno lezione. Il genitori tramite questa applicazione possono veder tutto in tempo reale. Forse quella mamma non sa che in orario scolastico il cellulare non si usa? Non sapeva che era orario di lezione?

Il continuo averlo in tasca, nella borsa, tra le mani è una tentazione troppo forte per riuscire a non usarlo, non è una questione d'età. È proprio la sua immediatezza e la sua presenza costante che fa perdere il contatto con la realtà non solo dei giovani, ma anche degli adulti, forse ancora più attratti perché per loro questa è una novità ancora maggiore non essendoci cresciuti.

Una circolare Ministeriale del 15 marzo 2007 avente come oggetto Linee di

indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l'attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti

ad una generale norma di correttezza che, peraltro, trova una sua codificazione formale nei doveri indicati nello Statuto delle studentesse e degli studenti […] La scuola continuerà, in ogni caso, a garantire, come è sempre avvenuto, la possibilità di una comunicazione reciproca tra le famiglie ed i propri figli, per gravi ed urgenti motivi, mediante gli uffici di presidenza e di segreteria amministrativa55».

La normativa a riguardo esiste, l'autonomia delle scuole permette di regolamentare e sanzionare eventuali trasgressioni ma la situazione non è di facile risoluzione. Per la mia breve esperienza in classe, soprattutto alle superiori, la presenza del cellulare è massiccia, fin dalla prima. Una volta sul banco di scuola c'erano astuccio, diario, libro e quaderno adesso è subentrata una quinta figura, lo smartphone, nascosto dietro il porta penne o al suo interno. Un oggetto che viene costantemente guardato per le continue notifiche ricevute, per la noia che si prova durante la lezione o durante le interrogazioni. Una ragazza, docente di religione in un altro istituto ma, tirocinante con la mia tutor al Liceo Fermi, mi faceva presente che sequestrare il cellulare è un atto punibile, rischioso per l'insegnante perché è considerato un oggetto privato e non può essere confiscato.

Razvan Nicolescu è uno dei ricercatori di Why We Post, l'indagine etnografica coordinata da Daniel Miller, già più volte menzionata. Nicolescu si è occupato del sito italiano del Sud, Grano, dove ha vissuto quindici mesi fra il 2013 e il 55 https://archivio.pubblica.istruzione.it/normativa/2007/allegati/prot30_07.pdf

2014. Durante questo periodo Nicolescu ha somministrato tre tipi di questionario e ha anche registrato diverse ore di filmati documentando persone, costumi, luoghi e ha prodotto anche dieci brevi clip pubblicate sul sito UCL. Da una comparazione con i dati della sua indagine e quelli emersi dalla mia ci sono diversi punti che concordano, altri che differiscono solo per il lasso di tempo in cui le indagini sono state svolte. Ad esempio ci sono dati, come quello riproposto di seguito, riguardante un tema che io non ho preso in considerazione a cui non ho dato rilevanza perché preso come superfluo e facente parte a prescindere della società. In poche parole il cellulare è lo smartphone.

Fig. 6 Tipo di telefono tra i teenagers56

Questo semplice diagramma a torta riporta un dato che nella mia ricerca è sott'inteso, è dato per assodato. Io non ho proposto alcuna domanda riguardo il tipo di cellulare usato perché lo considero un dato scontato. Infatti dalla mia indagine e dalle mie registrazioni non è mai venuto fuori che uno dei miei 56 Razvan Nicolescu, Social Media in Southeast Italy, UCLPRESS, London, 2016, p. 33.

intervistati non avesse lo smartphone.

«At the time of my field work, the use of digital technology was seen as a mark of the social coming-of-age of a young person, as the scooter had been three decades before57». Sia gli scooter sia la tecnologia digitale sono stati utilizzati

per contrassegnare un cambiamento esplicito, il primo per muoversi in città in modo indipendente, intrattenere relazioni intime, incontrarsi con gli amici; il secondo ha permesso agli adolescenti di esprimere la propria autonomia in modi ancora più sofisticati.

Fig. 7 Social Media usati tra i teenager58

Il dato di Instagram non risulta in linea con la mia indagine dato che tra i miei intervistati questo risulta il social più utilizzato. Ma i dati raccolti da Nicolescu si riferiscono al 2013/2014 cinque anni fa, lasso di tempo in cui Instagram ha avuto una vasta crescita. Anzi questo dato ci serve proprio per capire e

57 Ivi, p. 35. 58 Ivi, p. 34.

comparare il passaggio che c'è stato da un social all'altro, possiamo renderci conto dell'evoluzione e soprattutto della celerità con cui avvengono i cambiamenti.

«Thus social media provides the setting where teenagers learn and practice sociability inside their various peer groups, with no significant help or guidance from adults, just as was the case when they were playing in the town square59».

Gli adolescenti entrano in contato con un gran numero di coetanei in un tempo relativamente breve e non lo affrontano come fanno gli adulti imponendosi regole predefinite, ma tentano di risolvere queste regole attraverso l'esperienza attiva sui social.

«[...] most children receive, in the few years before they turn into teenagers and during their early teens, a small avalanche of technological gadgets with permission to use them, particularly in the form of the cresima gifts. These gifts have always had the role of representing an act of not only turning children into good Christians, but also of preparing them for adult life – and it was parents and families who saw this need being met in more recent years by the various communication technologies now available60».

Gli adolescenti possono utilizzare i social media per esplorare il mondo con un livello di autonomia senza precedenti e possono stabilire le loro prime relazioni a distanza in una misura che, in passato, era più difficile da raggiungere. Così

59 Ivi, p. 37 60 Ivi, p. 59.

quando si trasformano in adulti hanno già avuto diversi anni di esperienza sui social e soprattutto hanno una vasta capacità di socializzazione che li ha accompagnati fin dalla tenera età.

I nuovi media hanno un enorme potenziale, costituiscono la via di mezzo tra personale e pubblico; tra tradizionale e innovativo. Sono il luogo dove le persone possono ridimensionare la loro socialità, sottolineare le loro particolari abilità e posizioni sociali, esprimere il loro attaccamento agli ideali collettivi. Agli adolescenti il cellulare di solito viene regalato intorno agli undici, dodici anni e come emerge dalla mia indagine, il loro primo account personale sui social, viene aperto circa un anno dopo, verso i dodici, tredici anni. È ovvio che questo non è assolutamente il loro primo approccio con lo smartphone e con il mondo online. A questo punto sono ormai dei navigatori esperti.

Il regalo in sé è un simbolo di crescita, ma anche di controllo da parte dei genitori. Di solito è con la cresima che avviene questo cambiamento e inizia il

possesso di un oggetto tanto desiderato e tanto ricercato. Anche se durante i focus group, la Professoressa Francini sosteneva che adesso è la comunione il

momento in cui si entra in possesso di un cellulare. Forse c'è un anticipazione nei tempi? Non sarebbe una sorpresa, ma solo una conseguenza della società in cui viviamo. Questa connessione costante, questa conoscenza del cyberspazio motiva e stimola la creatività e la socializzazione dei nativi digitali. Su Internet si leggono tanti articoli riguardanti l'uso del cellulare, parlano di fare attenzione

alla dipendenza, di dare regole per la somministrazione, di reazioni violente quando per punizione lo si toglie. Si torna al tema della nascita della scrittura tutto ciò che è nuovo e che sfugge al nostro controllo spaventa, mette ansia e una sorta di allarmismo ci assale e cerchiamo di studiarlo e analizzarlo in ogni sua sfaccettatura. Ne demonizziamo l'utilizzo e reputiamo eccessiva la voglia di conoscenza e di imparare a essa collegata. Cos'è che non va usato con moderazione e cautela? Di ogni cosa non si deve abusare e così anche del

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