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Uso del cellulare come oggetto in sé

4. La ricerca 1 Gli obiettivi della ricerca

4.3 I risultati della ricerca

4.3.1 Uso del cellulare come oggetto in sé

I dati che sono emersi dalle diverse interviste non sono divergenti tra di loro, ma percepiamo una diversa lettura del ruolo dei genitori se facciamo un confronto tra i ragazzi delle classi terze e delle quinte, dovuta alla minore età dei primi. Una ragazza di terza afferma:

Adesso siamo più tracciabili. Prima che non c'erano i telefoni mio papà che abitava in campagna, andava a giro con i suoi amici e tornavano la sera, invece io mi sento più costretta perché mia mamma vuole che le invii un messaggio a ogni mio spostamento. Siamo molto più sorvegliati. Ci dicono state troppo al cellulare, ma spesso abbiamo anche delle imposizioni per cui dobbiamo usarlo.

Ancora un altro intervento di un'alunna di terza:

Se uscissimo tutti i giorni ci direbbero che stiamo sempre fuori, se stiamo in casa con il telefono ci rimproverano di averlo sempre in mano. Ma io una relazione con una persona, con amici la devo avere. Non posso stare sola. Quindi o si esce sempre come facevano loro o si deve trovare un compromesso.

Nell'analizzare l'indagine ripropongo alcune risposte che servono a dare una lettura più acuta e particolareggiata. I due interventi sopra proposti sono una buona introduzione e un ottimo riassunto di alcuni punti che verranno sviluppati di seguito.

L'indagine è iniziata analizzando lo smartphone come oggetto, come possesso personale. Alla domanda se farebbero a meno del cellulare51 una risposta

spontanea che è emersa svariate volte è

Do di matto.

C'è chi sostiene che l'avere il cellulare sia colpa della società in cui viviamo e alla quale dobbiamo conformarci:

È impossibile fare a meno del cellulare, però è un'impossibilità dovuta allo stile di vita moderno. Vivere da eremita senza il cellulare è perdere la condivisione con la società e con il miliardo di dati a cui puoi avere accesso.

Da notare in questo intervento è l'equiparazione spontanea che questo alunno fa tra cellulare ed Internet, inteso come fonte d'informazioni. Vivere senza smartphone è come perdere dei dati importanti che sono anche condivisi. Questo indica il ruolo di rilievo che il cellulare ha rispetto al computer come già sottolineato nel capitolo precedente. Il desktop non esiste quasi più, adesso è l'era dello schermo touch. Le informazioni gli adolescenti le acquisiscono principalmente dal Web.

Una ragazza di quinta alla domanda cosa ti piace del cellulare52 risponde così: Quando sono a casa è un modo di comunicare velocemente con gli amici. Non c'è più nessuno che ci mette ore per rispondere a un messaggio di WhatsApp.

Da questa affermazione emergono il carattere dell'immediatezza e della continua interazione anche per non sentirsi mai soli e per sentirsi al sicuro.

In molti non farebbero cambio e non presterebbero il cellulare a un amico 52 Vedi Appendice A, p. 93.

perché è qualcosa di personale che contiene cose private e segrete.

Visto il numero di documenti scaricati, foto scattate e dialoghi salvati lo considerano una parte di loro. La maggioranza degli intervistati quando non ce l'ha se ne accorge e sente la mancanza di qualcosa.

Non è che sento la mancanza, quanto la necessità. Se non dovessi più usarlo ne sentirei la mancanza perché mi semplifica la vita e avrei delle complicazioni che non saprei come risolvere. È un oggetto che serve a darmi un aiuto, non una parte di me.

Questa è la voce di un altro ragazzo di quinta il quale sottolinea la necessità di possedere uno smartphone e la sua utilità, motivo per il quale è stato concepito. Lui evidenzia il fatto che non fa parte di lui, ma tra le righe il suo non sapersi districare senza di esso da situazioni diverse ne evidenzia una dipendenza, una forte necessità per l'organizzazione e per la risoluzione di svariati impedimenti. Viene utilizzato in qualsiasi momento e in qualsiasi contesto. In ambito scolastico, oltre che a fini didattici (i quali emergono in percentuale minore), viene usato durante la ricreazione o durante l'orario di lezione quando il professore interroga o anche quando spiega, per combattere la noia.

Intervistato: Meno male sono al primo banco sennò lo caricherei quattro o cinque volte a mattina.

Professore: Adesso stai ascoltando musica?

Intervistato: No no, adesso ce l'ho spento, mettermi le cuffie è un abitudine.

scuola, almeno durante l'ora di religione e durante la mia indagine. Una cosa normale tenere le cuffie e ascoltare la musica se uno si annoia o non è interessato alla lezione. Il cellulare sempre più presente per le nostre esigenze e per allietarci nei momenti di noia e solitudine.

La noia è una parola che è emersa numerose volte. È un'emozione che gli adolescenti conoscono troppo bene, mi annoio è diventato come dire ho fame. I ragazzi vedono il cellulare come un rimedio contro la noia. È un dato estremamente interessante, perché ormai non esiste più un momento in cui ci si trova senza far niente, a pensare, a riflettere. Non ci si guarda più intorno, non si osserva più e quando ci si trova in un luogo pubblico la maggior parte delle persone non si parla, ma è concentrata a ascoltare musica con le cuffiette nelle orecchie o è intenta a guardare lo schermo del cellulare. Se si osservano le fermate dell’autobus, la maggior parte dei ragazzi è attaccata al cellulare, anche nei bar, nelle pizzerie. Se ci si trova da soli, in un secondo, si tira fuori il cellulare e ci si sente subito in compagnia, in contatto con il mondo e con gli altri, per cui non si è mai realmente soli. Ma sarà vero che si è soli in questa epoca perché tutto il mondo sociale e degli amici è racchiuso dentro un piccolo telefono che teniamo tra le mani? Sarà vero che non esiste più il piacere della condivisione con l’altro o il contatto? Io non credo, non può essere solamente colpa di uno schermo, di un oggetto l'apatia, la noia, la solitudine. Questi sentimenti sono scatenati da un insieme di fattori dove la presenza dello

smartphone influisce, ma non rappresenta l'unica motivazione.

Proprio perché lo si può usare quando uno vuole lo si usa anche per cose che non servono o in un momento che non dovresti utilizzarlo.

La noia dipende dall'abitudine all'essere always on, dalle continue informazioni che riceviamo e dalle numerose distrazioni a cui siamo continuamente soggetti e di cui pensiamo di non poter più fare a meno. Questa grande difficoltà a gestire la noia è dovuta anche dall'immediatezza e allo stesso tempo dalla facilità di mezzi e comunicazione che adesso ci circondano. Comunque siamo noi che inviamo, postiamo, pubblichiamo notizie, siamo noi che abbiamo cambiato i social media, proprio come sostiene Daniel Miller.

I social aiutano tanto a non sentirsi soli. Come una persona che

fisicamente è sola in casa e in quel momento sta parlando con altre tre o quattro persone in un gruppo, è come essere tutti insieme. Se un

pomeriggio non c'è la possibilità di incontrarci perché si ha poco tempo libero a disposizione, in questo modo è come stare tutti insieme a parlare di un argomento. È come vedersi.

Le parole di questa studentessa di terza racchiudono l'utilità e l'importanza della presenza del cellulare per tenere contatti di socializzazione con i propri amici. E perché no, anche come strumento di compagnia che aiuta nei momenti di solitudine. I social riempiono, aggregano e tengono uniti, questo viene fuori dalle parole delle persone intervistate.

La televisione vista insieme sul divano come punto d'incontro della famiglia non esiste quasi più, le partite sono l'unico evento a riuscire a unire un gruppo di

persone in una stessa stanza. Un ragazzo fa una giusta osservazione

Ognuno guarda quello che vuole in casa ciò è dovuto al fatto che le TV costano poco e sono accessibili a tutti. In ogni camera ce n'è una, questo per me è assurdo, però io ce l'ho in casa in tutte le stanze.

Il consumismo è denotato da un'accezione negativa per la manipolazione che è in grado di generare, ma nessun consumatore si sente coinvolto e manipolato a tal punto da rendersi conto di essere il protagonista responsabile del suo sviluppo e della sua proliferazione. Ognuno pensa nel suo piccolo di aver estremamente bisogno di ciò che sta acquistando e utilizzando temporaneamente per i suoi bisogni53.

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