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Con il brano appena esaminato entriamo nell'orbita dei testi profetici del III libro Fra questi, si segnalano le tre profezie sulla caduta di Costantinopol

riportate al cap. LII, Incipit prophecia de Constantinopolim inventa in quodam

paragrafo. Già esaminate da Pertusi, che vi ha ravvisato un possibile ascendente

bizantino individuando un parallelo negli Oracula Leonis

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, tali profezie

potrebbero derivare non tanto da modelli greci, quanto più probabilmente da

versioni già tradotte in latino: nel XIII secolo, infatti, di questi oracoli fu

eseguita una traduzione latina, i Vaticinia Pontificum, attribuita all'abate

calabrese Gioacchino da Fiore

515

. Si riporta qualche stralcio secondo la

versione di Marco (M, III, 52; 108r-108v; 109r-109v)

516

:

LII. Incipit prophecia de Constantinopolim inventa in quodam paragrafo517

1 [...] Et postquam518 perfecta sunt omnia que in pallacio sunt hedifficata a Michaele Eufrato [...], venit imperator in urbem et, videns omnia hedificata de novo in ipsa et eius decorem et columpnarum erectiones omnes et columpnas duarum mulierum, que erant in Platoco<n>, dictas Calamna et Maria [...], sed et crucem stantem in columpna alta, enituit519 super hec omnia et incepit prophecias dicere in conspectu omnium dicens: 2 «Ista crux Domini quam videtis cadet in diebus dolore plenis ultimorum temporum [...]».

3 Et videns eam, divino Spiritu motus, infremuit et dixit voce latina sic: 4 «O violencia que520 magna fiet in urbe hac in die septenarii septimi seculi. Sed veh tibi, civitas Septicolis, quia non veni-//es ad

LII. Inizia la profezia di Costantinopoli ritrovata in un paragrafo

1 [...] E dopo che tutte le cose edificate nel palazzo da Michele Eufrato furono compiute [...], venne l'imperatore in città e quando vide tutte le cose edificate di sana pianta in essa e i suoi ornamenti e tutte le colonne erette e le colonne delle due donne, che erano in marmo, chiamate Calamna e Maria [...], ma soprattutto la croce posta sull'alta colonna, questa croce si illuminò sopra tutte le cose e iniziò a proferire vaticinii al cospetto di tutti dicendo: 2 «Questa croce del Signore che vedete cadrà nei giorni pieni di dolore degli ultimi tempi [...]».

3 E vedendola [sc. la croce], mosso dallo Spirito divino, l'imperatore tremò e in latino disse così: 4 «O violenza, che grande sarà su questa città nel giorno settenario del settimo secolo! Ma guai a te città dei sette colli perché

514 Vd. A. PERTUSI, Le profezie sulla presa di Costantinopoli (1204) nel cronista veneziano Marco

(c. 1292) e le loro fonti bizantine (Pseudo-Costantino Magno, Pseudo-Daniele, Pseudo-Leone il Saggio),

«Studi Veneziani», 3 (1979), 13-46. Sull'originale greco degli Oracula Leonis, vd. A. RIGO,

Oracula Leonis. Tre manoscritti greco-veneziani degli oracoli attribuiti all'imperatore bizantino Leone il Saggio, Padova 1988.

515 Vd. RIGO, Oracula Leonis, 12. Ma vd. anche G. L. POTESTÀ, L'uomo con la falce e la rosa. Dagli Oracula Leonis ai Vaticinia Pontificum della Biblioteca Estense, in IDEM, Profezie illustrate gioachimite alla corte degli Estensi, Modena 2010, 129- 179. Gioacchino da Fiore è una figura che torna in più punti nella Cronaca di Marco: sulla questione, vd. infra, 183-88.

516 Il testo è integralmente edito, ma senza traduzione, in A. PERTUSI – E. MORINI, Fine di Bisanzio e fine del mondo, significato e ruolo storico delle profezie sulla caduta di Costantinopoli in Occidente e in Oriente, Roma 1988, 68-76.

517 paragrafo M] <vasilo>grapho corr. Pertusi. 518 postquam M] posteaquam Pertusi.

519 enituit M] exiluit corr. Pertusi. 520 que M] pure Pertusi.

mille! 5 In septenario autem septimo anno erit tibi angustia et tribulacio magna, qualis numquam fuit, et clamor et rivuli lacrimarum, incendium et urbis captio, sive [sine M] fame<s> quidem, et incendiis menia tua suffo[n]dientur et templa divina ignis tollet vento et turbine. 6 E<t> Spiritus Sanctus in illis diebus non erit in hac urbe, sed templum istud, cui asistimus, comburetur absque columpna ista preciose crucis [...]»..

7 Et, hec audientes, optimates eius dixerunt ad eum: «Et quare evenient huri [sc. hec?] urbi, o imperator?». 8 Et imperator respondit ad eos quare: «Quia homines huius urbis in illo tempore occident virum iustum iniuste, ex uno clamore dicentes: 9 "Occidatur, quem omnes gentes [gentet M] timebunt et trement, quia falcifer est"». 10 In diebus illis surget adholescens cum gente nostra contra hanc urbem et ince<n>det eam; 11 et tunc plangent et lugebunt viri huius urbis et mulieres, requirentes virum illum quem occiderunt, et nullus erit qui miser<e>atur eorum [...] //

De vasilografio de urbe, quomodo incendenda erat et tradenda Latinis521 12 In septenario septimo resurget adolescens de lombo culicis a Lybia cum flava gente contra hanc urbem et intrabit in eam et subicie[n]tur ab eo. 13 Et in diebus illis emitet Dominus Deus iram suam in Septicollem et igne comburet eam et aratro arabitur et tamquam agitata a cane faciet. [...]

non arriverai al Mille! 5 Nel settenario del settimo anno avrai angustia e grande tribolazione, quale non fu mai, e fragore e fiumi di lacrime, incendio e capitolazione della città, carestia per di più, e a causa degli incendi le tue mura saranno penetrate e il fuoco distruggerà con il vento e la tempesta i templi divini. 6 E lo Spirito Santo non ci sarà in quei giorni in questa città, ma questo tempio, al quale siamo vicini, sarà arso tranne questa colonna della preziosa croce [...]». 7 E, udendo ciò, i suoi ottimati gli dissero: «E perché accadranno queste cose alla città, imperatore?». 8 E l'imperatore disse loro perché: «Perché gli uomini di questa città uccideranno ingiustamente in quel tempo un uomo giusto a una sola voce, dicendo: 9 "Sia ucciso colui che tutte le genti temeranno e per il quale tremeranno perché armato di falce"». 10 In quei giorni si solleverà un giovane insieme alla nostra gente contro questa città e la incendierà; 11 e allora piangeranno e saranno in lutto gli uomini e le donne di questa città, chiedendo di quell'uomo che hanno ucciso, e non ci sarà nessuno che avrà pietà di loro. [...]

Il basilografo della città, come doveva essere assalita e consegnata ai Latini 12 Nel settenario nel settimo <anno> si solleverà dalla Libia, accompagnato da gente fulva, un giovane dal fianco di una zanzara contro quella città e vi entrerà e la soggiogherà a sé. 13 E in quei giorni il Signore Dio riverserà la sua ira sulla Settecolli e l'arderà con il fuoco e sarà arata dall'aratro e sarà come sconquassata da un cane [...] Bisancii +verbum+522 mansio Constantini,

Roma Babilon et Syon alia nova. Ter ter centum et tu regnabis annos, Una in eis deficiente decima

Sicut pulverem congregabis gencium aurum Et omnes tenebis circumstantes principatus. Sed te focus ultimus et gens blunda

Totam comburet et tua<m> solvet potenciam. Eris tamen sicut non habens principatum523

Parola di Bisanzio, dimora di Costantino, Roma, Babilonia e altra nuova Sion. Anche tu regnerai per tre volte trecento anni, meno una decina

Come polvere metterai insieme l'oro delle genti e impererai su tutti i circostanti principati. Ma il fuoco ultimo e la gente fulva

ti arderà e dissolverà tutta la tua potenza. Sarai come se non detenessi il principato

521 Questa seconda profezia è inserita di seguito al testo della prima in M.

522 Pertusi propone di correggere in vestibulum o atrium fondandosi sulla versione greca del testo. Potrebbe trattarsi infatti della resa del greco αὐλή fraintesa forse con αὐδή.

Usque dum Dei digitus apparebit ab Oriente,// Manus extenta digitos implebit duos

Astas ducentas fer[v]ens sicut de camino524 Vindicaturas patrum mortem

Augebunt item circumquaque tui filii Tramites rectos sicut in circuitu stimulus, Item iuste vindicabunt passionem. Nova ergo vacua item erit

Et melius regnabis in gentibus plusquam prius. Et tua vestigia adorabunt qui sunt vicini, Gloria525 quidem domus Dei tueris.

fino a quando il dito di Dio apparirà dall'Oriente, e, stesa la mano, colmerà due dita,

portando duecento aste come da una fornace e vendicheranno la morte dei padri.

Parimenti aumenteranno tutt'intorno i tuoi figli, come frusta [?] in un percorso i retti tramiti [?]. con giustizia vendicheranno il tormento. Ci sarà altresì una vana novità,

meglio di prima regnerai fra le genti

e adoreranno le tue vestigia quelli che ti sono vicini, custodirai la dimora di Dio nella gloria.

Potrebbe non essere un caso che i vaticini sulla caduta di Costantinopoli

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