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Ma immediatamente prima di questo episodio si colloca nella Cronaca la narrazione della sconfitta del pirata istriano Gaiolo (cap II, 64, XXV De

Gaiolo pirata). Considerata la tecnica di costruzione della Cronaca e la funzione

strutturante delle fonti, è molto probabile che anche questo episodio sia stato

tratto dalle Estoires di Martin da Canal: probabile perché la narrazione della

sconfitta di Gaiolo (avvenuta secondo la tradizione il 2 febbraio 943)

corrisponde a una delle due lacune del Riccardiano unico latore delle

Estoires

440

. Il brano di Marco, dunque, è prezioso non solo perché consente di

colmare un vuoto del da Canal, ma soprattutto perché costituisce la più antica

testimonianza scritta nota di un'importante tradizione locale veneziana: la

festa delle Marie

441

. Lo si riporta integralmente (M, II, 64; 67r-68r)

442

:

XXV. De Gaiolo pirata

1 Vir quidam inprobitas permaxime Gaiolus nomine in Ystriana provincia esurexit; qui tandem, ardore auri enormiter sciciens, alliena spolia predabatur piraticham exercendo. 2 Sed pauca ipsius neque potencia, cum vasselis armatis furtim annis singulis, non solum semel sed pluries et pluries, usque ad civitatem Veneticam discurebat et in rivis eiusdem terre utriusque sexus homines qui, spe securitatis, minus de subito invasoris nequicia vacilabant, depredatis eorum spoliis, carceralibus supliciis infestabat, quousque pro eorum liberacione secundum cuiusque facultatem auri [corr. ex auri M] copiosam congeriem largirentur. 3 Cumque fames splendoris aurei inextinguibili multiplicata libidine incendium avaricie cu-//piditatisque magis ac magis succe<n>deret, dictus pirata, extuans [sc. aestuans] in allienis diviciis, Venetica Pascua, que conrodere consueverat, ut prefertur, multipliciter et frequenter, pirhaticis accessibus invadebat. 4 Sed postremo, adveniente tempore quo a radicibus succideretur hec arbor que

XXV. Il pirata Gaiolo

1 Un uomo di grandissima scelleratezza di nome Gaiolo si sollevò dalla provincia dell'Istria; il quale, dunque, enormemente assetato dalla brama di oro, depredava gli altrui bottini esercitando la pirateria. 2 Ma per il suo potere non piccolo, ogni singolo anno con vascelli armati, non solo una volta ma più e più volte, scorazzava fino alla città di Venezia e sui litorali di questa terra tormentava, dopo averli depredati delle ricchezze, con il supplizio del carcere persone di entrambi i sessi che, nella speranza di sicurezza, vacillavano in meno che niente alla nefandezza dell'invasore, fino a quando per la loro liberazione questi gli elargivano una copiosa congerie di oro secondo le possibilità di ciascuno. 3 E dal momento che la fame dello splendore dell'oro, moltiplicata da inestinguibile libidine, sempre più eccitava l'incendio dell'avidità e della cupidigia, bruciando nelle altrui ricchezze, attaccava la Pasqua veneziana, che era solito rosicchiare, come detto prima, frequentemente e in molti modi, con assalti pirateschi. 4 Ma alla fine, sopraggiungendo il tempo in cui si falciava

440 Ovvero lacuna ravvisabile nel Riccardiano fra il cap. XXVIII e il cap. XXIX delle Estoires (vd. LIMENTANI 1972, Introduzione, LXVII-VIII). Martin da Canal nomina la festa delle Marie, la cui origine sarebbe proprio da individuare nell'episodio della cattura di Gaiolo, in Estoires II, XCVII (ibid., 258-59).

441 Ancora oggi celebrata a Venezia nel giorno della Candelora, il 2 febbraio; sulla festa e sulla sua tradizione scritta, che si avvia proprio con la Cronaca di Marco, vd. L. URBAN, Processioni e feste dogali: 'Venetia est mundus', Venezia 1998, 30-31.

442 Il brano è stato edito come estratto in ZON, Osservazioni sulla “Cronaca” di maestro Martino da Canal, 265-67.

fructus produxerat tam enormes, idem pyrata frui sibi eventus - inscius more solito in offensione Venetice nationis - pyraticum navigium preparavit.

5 Interea vero Venecialis comitas443, huius multis gravata insultibus invassoris, disposicionis [corr. ex dispos- M] divini examinis vindictam facientis utique post delictum sano deliberavit conscilio ut armata manu innimicis supervenientibus obviaret. 6 Cumque Gaiolus, conscilii celebrati inprovidus, cum navigio suo ad Veneticam civitatem accederet ut iuxta ritum Venetos predaretur illi, qui caute de ipsius adventu providerant permitentes ipsum cum suis vasselis habere introitum usque ad canalle<m>, armata manu cum apparatu scaularum in predicto canali predonis accurssibus obviarunt; 7 et, innito utique prelio, contra hostes, fortuna, que Gaiolo persepe secunda successerat, eventus prosperos in vices contrarias variavit. 8 Ipse enim pyrata, qui indigne multos aflixerat, in festo Virginis Cerealis digne cum suis sequacibus senciit se comflictum. 9 Multi namque ex predonis cumtubernalibus gladiis fuerunt expositi; 10 multi in aquis vitam misere finierunt, Gaiolo a mortis suplicio non excluxo. 11 Sed qui pauci exfugerunt ex viris nephariis, vitam ducentes misere per loca varia in dispersionem gentium perexerunt. 12 Ab ea igitur die in antea, qui affligi consuevera<n>t et torqueri insultibus pyratarum a predorum stimulis quieve[ne]runt. 13 Quia igitur dignum erat ut tanti festi solemnitas, in qua fidelium et proborum victoria fulxerat, circa posteros perhempni memoria perfulgeret, Venetorum comitas provisse [sc. provide] deliberavit conscilio ut ad futuram victorie huius memoriam // annis singulis in honore Virginis scaulorum festiva celebraretur solempnitas, prout inmediate exponitur subsequenter. 14 Igitur Veneti, in festo purificacionis Virginis comfortati, ingratitudinis vicium non sequentes, fecerunt construi ymagines formosas duodecim que per duas contractas Veneciarum inter nobiles homines dividuntur annis, videlicet singulis quando memorandi festi solempnitas apropinquat.

dalle radici quell'albero che aveva prodotto frutti così grandi, lo stesso pirata approfittando a suo vantaggio dell'evento – non sapendo fosse per consuetudine oltraggioso nei confronti della nazione veneta – preparò un naviglio piratesco. 5 In quel mentre, dunque, la comunità veneziana, offesa per i numerosi oltraggi di questo invasore, dopo l'oltraggio stabilì comunque, con un saggio consiglio dell'esame della divina disposizione, di vendicarsi per contrastare a mano armata i nemici in arrivo. 6 E quando Gaiolo, ignaro dalla decisione presa, entrò con la sua flotta nella città di Venezia per depredare i Veneti durante il rito, quelli, che prudentemente avevano previsto il suo arrivo permettendogli di entrare con i suoi vascelli fino al canale, a mano armata con una flotta di scaule si opposero nel predetto canale ai predoni sopraggiunti; 7 e, scoppiata la battaglia, la fortuna, che molto spesso era risultata favorevole a Gaiolo, variò gli eventi favorevoli in sorte contraria. 8 Questo pirata, infatti, che senza pietà aveva afflitto molti, durante la festa della Vergine dei cereali insieme ai suoi seguaci si rese conto di essere stato attaccato. 9 Infatti molti dei predoni al suo seguito furono esposti alle spade; 10 molti finirono miseramente la vita in acqua, non essendo escluso Gaiolo dal supplizio della morte. 11 E quei pochi fra quegli uomini nefandi che fuggirono, conducendo miseramente la vita, si spinsero in una diaspora di genti verso luoghi diversi.

12 Da quel giorno in avanti, dunque, quelli che erano soliti essere afflitti e tormentati dagli attacchi dei pirati trovarono quiete dalle angherie dei predoni. 13 Poiché dunque era giusto che la solennità di una festa tanto importante, nella quale aveva rifulso la vittoria dei fedeli e dei probi, risplendesse per sempre nella memoria fra i posteri, la comunità di Veneti stabilì saggiamente in un'assemblea che per il ricordo futuro di questa vittoria ogni anno fosse celebrata una festa in onore della Vergine delle scaule, come subito si esporrà sotto. 14 Allora i Veneti, sollevati nel giorno della festa della purificazione della Vergine, non perseguendo il vizio dell'ingratitudine

15 Hec itaque adornantur ymagines coronis, munilibus, auro et lapidibus preciosis; sed tam est earum municio splendida tamque ornatus earum mirabilis et decorus quod vix possit humanis ad plenum sermonibus explicari.

16 Quapropter, adveniente die purificacionis Virginis quando salutis nostre Auctor mirabilis in templo voluit presentari, ex diversis Ytalie partibus concurunt propinque undique naciones, ut tam gloriosis sollempnitatibus misceantur [corr. ex mise- M]. 17 Adornate enim ymagines incomparabilibus munimentis et quedam allia iocossa que fiunt per festivitatis solacio, cum scaulis, platis et alliis vascelis per canallia differuntur cum quibus eunt prelati et cetus permaximus clericorum festivas celebrancium letanias. 18 Quia igitur de huius festivitatis solempnitate non possumus iuxta meritum predicari, quicumque [meliu cass. M] plenius informari dessiderat de magnitudine huius festi et spinas incredulitatis habicere satagit, eat et videat quam plenius satis de sollempnitate inveniet, quam possit lingue officio iudicari.

fecero sì che fossero costruite dodici bellissime statue che ogni anno, cioè ogni singolo anno quando si avvicina la solennità della commemorazione della festa, sono divise fra i nobili uomini nelle due contrade. 15 Queste statue sono adornate con corone, gioielli, oro e pietre preziose; e tanto è sfarzosa la loro fattura e tanto ammirevole e splendido il loro ornamento che a stento può essere spiegato in maniera esaustiva con parole umane.

16 Per cui, sopraggiuggendo il giorno di purificazione della Vergine, quando l'Autore ammirabile della nostra salvezza volle essere presentato al tempio, da diverse parti d'Italia accorrono da ogni dove le genti vicine per riunirsi così nei gloriosi festeggiamenti. 17 Ornate infatti le statue con impareggiabili ornamenti e altre cose giocose che sono fatte per piacere della festa, essi si dispongono per i canali con scaule, platee e altri vascelli con i quali si spostano i prelati e la carica più alta dei chierici eseguendo litanie solenni. 18 Poiché dunque della solennità di questa festività non possiamo più approfonditamente parlarne secondo il merito, chiunque desideri informarsi più esaustivamente sulla grandezza di questa festa e si affretta a rinunciare alle spine dell'incredulità, vada e veda quanta grandiosità vi troverà, più di quanta possa essere celebrata con l'ufficio della lingua.

In altri casi, invece, Marco aderisce maggiormente agli Annales; per

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