• Non ci sono risultati.

con rielaborazioni e aggiunte di elementi che – del tutto assenti in Beda 195 e in Sicardo 196 – Marco poté mutuare da scritti (forse in forma di estratti) a no

ignoti, se non direttamente dalla Genesi, rispetto alla quale si ravvisano in

effetti strette corrispondenze, nonché citazioni implicite:

La prima età va dalla creazione di Adamo – vissuto 930 anni (notizia che manca in Beda e Sicardo e si rintraccia solo in Gen. 5, 5) – fino a Noè. Diversa, però, è la sua durata, indicata da Marco in 1262 anni197, in Beda «iuxta Hebraicam veritatem MDCLVI, iuxta septuaginta interpretes MMCCXLII».

In questo arco temporale198, il Signore si pentì di aver plasmato l’uomo (vd. Gen. 6, 5-6); solo il giusto Noè, con la sua famiglia, trovò grazia presso Dio. Per questa ragione l'Altissimo, persuaso di estinguere il genere umano dalla faccia della terra e di non lasciare in eterno il suo Spirito nell'uomo perché è carne (vd. Gen. 6, 3; 7)199, gli comandò di costruire un’arca di legni ‘levigati’ (vd. Gen. 6, 14)200 e di portare con sé la moglie, i figli, le mogli dei figli (vd. Gen. 6, 18) e gli animali, a due a due secondo le loro diverse specie (vd. Gen. 6, 19; 7, 14-15), che Dio aveva comandato di salvare perché si moltiplicassero sulla Terra (vd. Gen. 8, 17). Si aprirono, quindi, le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo tuonante (vd. Gen. 7, 11)201 e ogni specie vivente fu inghiottita, eccetto Noè e quelli che con lui si erano rifugiati sull’arca (vd. Gen. 7, 23)202. Infine, stipulato un patto di alleanza fra Dio e l’uomo, dopo che le acque si arrestarono e tornarono nei loro luoghi, Noè e il suo seguito uscirono dall’arca e il genere umano cominciò a crescere e a moltiplicarsi fino al patriarca Abramo, che il

195 Diversamente da Marco, il Padre della Chiesa tace riguardo agli eventi verificatisi in ogni età, limitandosi talvolta a menzionarli ma senza la ricchezza di dettagli che, per contro, si ravvisa in Marco.

196 Bisogna però considerare che il testo di Sicardo è lacunoso in alcuni punti, specie in corrispondenza dei fatti della prima aetas: vd. HOLDER-EGGER 1903,79. A parte questo, Sicardo – diversamente da Beda e da Marco – non conta il numero degli anni di ciascuna età. Tra l'altro, egli fa riferimento solo ad alcuni degli episodi riportati da Marco; diversa, poi, è l'impostazione del suo discorso che, in maniera continuativa per tutta l'opera, intercala eventi biblici e di storia (ebraica, romana e medievale) entro la cornice delle sei età.

197 Tale cifra è significativa per la ragione che ricorre in altri autori, fra cui BRUNETTO LATINI, Trésor, I, 20: «Et lors defina li premiers aages dou siecle, qui dura .M. CC. lxxij. anz selonc ce que l'Escriture le tesmoigne».

198 Nell'arco di queste prime età Marco raccoglie informazioni del tutto assenti in Beda e Sicardo; Beda, in particolare, circoscrive gli eventi della I età al solo diluvio: «Quae universali est deleta diluvio, sicut primam cuiusque hominis oblivio demergere consuevit aetatem [...]». Sicardo è, come si diceva, lacunoso e comunque non menziona nessuno degli episodi qui trattati da Marco.

199 Vd. Gen. 3, 6: «Dixitque Deus: “Non permanebit spiritus meus in homine in aeternum, quia caro est; eruntque dies illius centum viginti annorum”»; 7: «“Delebo”, inquit, “hominem, quem creavi, a facie terrae, ab homine usque ad pecus, usque ad reptile et usque ad volucres caeli; paenitet enim me fecisse eos”».

200 Nell'edizione vulgata della Genesi, in riferimento al passo citato si legge: «Fac tibi arcam de lignis cupressinis»; ma va segnalato che in altre edizioni si incontra anche la lezione laevigatis: vd., p. es., SANCTI EUSEBII HYERONYMI STRIDONENSIS PRESBYTERI Divina

bibliotheca antehac inedita, complectens translationes latinas veteris ac Novi Testamenti... studio et labore monachorum Ordinis S. Benedicti e Congregatione S. Mauri, Parisiis 1693-1717, 240.

201 Vd. Gen. 7, 11: «Anno sescentesimo vitae Noe [...] rupti sunt omnes fontes abyssi magnae, et cataractae caeli apertae sunt».

Signore mise alla prova chiedendogli di immolare Isacco, il suo diletto figlio unigenito (vd. Gen. 20, 2)203.

Da Noè ad Abramo ha luogo la seconda età, la cui durata indicata da Marco è di 942 anni, 292 anni da Beda204. Durante questa età furono fondate Babiloniae la torre di Babele, causa e inizio della differenziazione delle lingue205.

La terza età, la cui durata è espressa in 973 anni (942 in Beda: «iuxta utramque auctoritatem XIV, annos vero DCCCCXLII [...]» ), ha inizio con Abramo e si conclude con il re David, che da Bersabe [sc. Betzabea], moglie di Uria (vd. II Samuele 11, 3), generò Salomone. È l'era – elementi, quelli a seguire, che non si rinvengono in altri scritti analoghi per contenuto – della distruzione per mano greca di Troia detta Maior e dell'abominio dei Sodomiti e dei Gomorriti, sui quali funesto sopraggiunse il giudizio di Dio con la sola eccezione di Loth e della sua stirpe; sua moglie, mentre in fuga si era voltata indietro a causa delle grida dei Sodomiti, fu invece trasformata in una statua di sale (vd. Gen. 19, 26)206.

La quarta età è posta fra il re David e l’esilio di Babilonia. La sua durata è indicata da Beda «iuxta Hebraicam veritatem, CCCCLXXIII, iuxta Septuaginta translationem XII amplius generationes [...]»207. Marco pone lo strano limite cronologico di 12 anni, ma il passo è comunque ambiguo208. Durante la quarta età nacque re Salomone, fondatore del Tempio di Gerusalemme, e fu costruita la città dei Romani, edificata dai fratelli di stirpe troiana Romolo e Remolo (sic)209.

Dall’esilio di Babilonia fino alla nascita del Salvatore – nato uomo di carne (vd. Paolo, ad Gal.)210 ai tempi di Erode – ha luogo la quinta età, della durata di 548 anni in Marco, in Beda di 589 anni («porro annis DLXXXIX extenta»).

Infine, la sesta età, avviatasi con il santissimo Re dei Re Gesù Cristo, durerà fino alla fine dei tempi. Rappresenta l'inizio della nostra salvezza poiché Cristo, morendo sulla croce, cancellò con il suo sangue «il patto scritto nella durezza del diamante a vantaggio del Diavolo per la schiavitù del genere umano»: si fa riferimento, con ogni

203 Vd. Gen. 22, 2: «Ait: “Tolle filium tuum unigenitum, quem diligis, Isaac [...]».

204 BEDA, De rat. temp., LXVI: «Secunda aetas a Noe usque ad Abraham, generationes, iuxta Hebraicam auctoritatem [...] annos autem CCXCII [...]».

205 Anche Beda menziona il problema delle lingue nell'ambito della trattazione della seconda età, ma in modo differente rispetto a Marco. Fa infatti riferimento alla lingua ebraica, che per lui è la lingua perfetta, donata da Dio ad Abramo, l'unica parlata fino a Babele: vd. BEDA, De linguis gentium, in PL, XC, 1179. Così anche nel De temp. rat., in cui scrive: «Haec quasi pueritia fuit generis populi Dei, et ideo in ea lingua inventa est, id est, Hebraea. A pueritia namque incipit homo nosse loqui post infantiam, quae hinc appellata est, quod fari non potest». Marco, dal canto suo, associa il problema delle lingue, o meglio della loro differenziazione, a Babele e alla stirpe dei Giganti, dai quali fu appunto costruita la famosa torre. I Padri della Chiesa attribuirono la costruzione della torre a Nimrod (Nemroth), re babilonese e gigante biblico citato in Gen. 10, 8 e 11, 1-9, in cui però si dice solo che il suo regno comprendeva anche Babele. Vd. per es. AGOSTINO, De civ. Dei, 16, 4: «[...] gigantem illum Nebroth fuisse illius [sc. della torre] conditorem». Nel Duecento, l'associazione del gigante Nimrod alla differenziazione delle lingue in seguito all'episodio torre di Babele è comunque consolidata: vd. DANTE, Inf., 31, 46 sgg.; e De vulg. eloq., I, 7.

206 Vd. Gen. 19, 26: «Respiciensque uxor eius post se versa est in statuam salis». 207 BEDA, De rat. temp.,LXVI.

208 Il passo è ambiguo nel senso che la durata di dodici anni può riferirsi grammaticalmente sia alla aetas che alla transmigratio. Ma, se si ammette che la durata di dodici anni riguardi l'aetas, è plausibile un'erronea interpretazione del già citato passo bediano (che in effetti riporta il numero XII: «[...] iuxta Septuaginta translationem XII amplius generationes») nell'ipotetico intermediario di Marco o anche una possibile lacuna.

209 Il medesimo errore (Remulus per Remus) ricorre nell'Altinate, come si vedrà meglio infra. 210 Vd. PAOLO, Ad Gal. 4, 23: «Sed qui de ancilla, secundum carnem natus est».

verisimiglianza, al peccato del popolo di Giuda, come si arguisce da Geremia 17, 1: «Peccatum Iudae scriptum est stilo ferreo, in ungue adamantino exaratum [...]»211; quindi, per estensione, ai peccati dell'umanità tutta, sempre più lontana da Dio e dalla fede. Durante questa età fu altresì introdotta la legge del Nuovo Testamento.

L'ultimo brano (corrispondente, secondo la mia paragrafazione, ai numeri

Outline

Documenti correlati