calendario veneziano
159(M, I, 1; 32r-32v):
De creatione mundi et hominis ac de specialibus benefficiis Ade160
1 <I>n161 principio creavit Deus celum et terram et de mense marcio mundialem de nihilo distinxit imaginem, quam in archetipa materia deferebat. 2 Celum autem adornavit luminario preclarissimo candore, fulgentibus sole ac luna et stelis, ut maius super Terram in luçe radios funderet, minus autem fraternis elucidatum candoribus nocturnis tenebris radiaret, stellarumque presencia in utroque tempore non deeset, que tamen humanis in luce non valet visibus perspicaciter intueri, solaribus radiis occupata. 3 Terram vero variis doctavit animantibus, plantis, herbis et seminibus secundum diversa genera speciarum. 4 Post divisionem quidem aquarum ab aquis, ditavit maria pisibus162, aera volatibus163 redimivit.
5 Ceterum164post adornacionem celestis et mondiali imaginis, hominem ad ipsius similitudinem formavit de limo terre, cui racionis et vite spiraculum insuflavit, posuitque ipsum in Paradiso deliciarum, ut inibi diligens custos esset. 6 Cui tandem, ex
La creazione del mondo e dell'uomo e le speciali prerogative di Adamo 1 In principio Dio creò il cielo e la terra e nel mese di marzo dal nulla distinse l’immagine del mondo, che trasferiva nella materia primigenia. 2 Adornò poi il cielo con un firmamento dallo sfavillante candore, con il sole e la luna e le stelle rifulgenti, così che il cielo riversasse maggiormente sulla terra i raggi durante il giorno e invece sfolgorasse meno durante le tenebre notturne illuminato dai candori fraterni, e non mancasse la presenza delle stelle nell’uno e nell’altro tempo, la quale presenza tuttavia non riesce ad essere vista con chiarezza dagli occhi umani di giorno, essendo sorpassata dai raggi solari. 3 In seguito, dotò la Terra di vari esseri viventi, di piante, erbe e semi secondo i diversi generi delle specie. 4 Dopo la divisione delle acque dalle acque, inoltre, arricchì di pesci i mari, coronò di voli [sc. di uccelli] i cieli. 5 Infine dopo l’ornamento dell’immagine celeste e del mondo, dal fango della terra plasmò a sua somiglianza l'uomo, al quale infuse il soffio
159 L’unica opera di cui ho trovato notizia in cui si sostiene che «il mondo hebbe principio secondo gli Hebrei nel mese di marzo, giorno di domenica» è posteriore a Marco ed è l’Almanacco Perpetuo di Rutilio Benincasa Cosentino (1555-1625): vd. RUTILIO BENINCASA COSENTINO, Almanacco Perpetuo, illustrato e diviso in cinque parti da O. BELTRANO DI TERRANOVA DI CALABRIA CITRA, Trattato VII, Venezia 1665, 296. In tutte le altre fonti bibliche consultate, per contro, non ho rintracciato tale indicazione cronologica, che potrebbe trovare comunque coerente giustificazione, more veneto, nel capodanno fissato il I marzo.
160 Come s'è detto, considerato nei precedenti studi titolo del I libro (vd. PALADIN, Osservazioni, 433), esso poco si addice al suo contenuto generale. Si è scelto, pertanto, di considerarlo titolo del solo cap. 1.
161 In M il copista lascia lo spazio vuoto per decorazione della lettera «I», mai realizzata. 162 La lezione pisibus è da intendersi come variante fonetica di piscibus.
163 La lezione volatibus di M potrebbe essere banale errore per volati<li>bus. Tuttavia, si è preferito non intervenire perché la lezione non altera il senso del testo.
164 In M si legge centum, lezione che non ha senso nel contesto. Sebbene nella Genesi, probabile fonte di Marco, si dica che Dio creò l’uomo quinto die (vd. Gen. 1, 23-26), è difficile che centum sia corruzione di quintum [die] in quanto in nessuno dei precedenti casi Marco ha esplicitato l’ordinale in relazione al giorno della Creazione. La proposta dell’avverbio ceterum sembra trovare tenue conforto nel corrispettivo paragrafo di Gen. 2, 7, relativo alla creazione dell’uomo, che pure comincia con un avverbio che tuttavia è tunc.
proprio viri ipsius latere, dedit consociam et mandavit ut de omni ligno manderent Paradisi, eo excepto quod Lignum Sciencie Boni et Mali Divina Providentia appellabat. 7 Itaque draco ille, serpens antiquus hostis fidei cristiane, inspecta muliebri laxivitate, temptavit feminam ut mandatum transgrederet inprovida Plasmatoris, quod demum Prothoplaustus, compassione inductus et consorcialibus suadelis eciam, defraudavit ut pomi acerbitas, quam Pater surgeret [surgerat M], dentes obstupesceret [corr. ex obstupescer M] filiorum.
8 Tunc homo vero, qui creatus ad vitam165 incoruptibilis fuerat, propter inobedienciam est mortalis effectus et coruptibilis creatura. 9 Ablata [corr. ex ablacta M] est profecto illi tranquilitas, qui creatus ad solacia fuerat. 10 Et verbo dicentis Domini: «In sudore vultu<s> vesceris amodo pane tuo», colatus est ei labor. 11 Nam dedit illi Dominus instrumentum, quo circa terre cultum ipse cum posterioribus insudaret.
12 Sed ut nec primi hominis specialia prerogativarum benefficia lingue calamus cum silencio pretermitat, audite populi et gentes, attendite quam admirabilis erit sonus vocis mee! 13 Nullus igitur arguat nec fiat incredulus, quia vera sunt que tuba concinit teologice facultatis!
14 Spiritualem quidem prerogativam pre ceteris mortalibus, uno excepto, de Propheta loquitur quo, speciosus forma pre filiis hominum Protoplaustus a Creatore obtinuit in // benefficiis omnibus quibus humana est predita166 creatura. 15 Fuit enim in magnitudi[di]ne Scripture mirabilis forme, specie mirabiliorum membrorum delibuta compage profecto ornatissimus extitit [exititis M], prout idonea Scripturarum naracio attestatur; nec inmerito, quia manus illius qui est et dicitur Verus Rabi plasmavit digito corpus suum. 16 Sansonem quidem superavit fortitudine, precedit [precelit M] sapiencia Salomonem:
dell’intelletto e della vita e lo pose nel Paradiso delle delizie affinché in quel luogo fosse diligente custode. 6 E a lui, infine, dal fianco proprio dello stesso uomo, diede una compagna e comandò che mangiassero da ogni albero del Paradiso, tranne quello che la Divina Provvidenza chiamava Albero della Conoscenza del Bene e del Male. 7 E così quel drago, il serpente antico nemico della fede cristiana, avendo osservato la femminea lascivia, tentò la donna affinché improvvida trasgredisse il comando del Plasmatore, che alla fine il Primo uomo plasmato, spinto dal sentimento comune e anche dalle parole convincenti della moglie, disattese, cosicché l’asprezza del pomo, che il Padre aveva creato, destò stupore nei denti dei figli.
8 Allora invero l’uomo, che per quanto riguarda la vita era stato creato incorruttibile, a causa della disubbidienza fu reso mortale e creatura corruttibile. 9 Certamente a lui, che era stato creato al piacere, fu portata via la tranquillità. 10 E con la parola del Signore che diceva «con il sudore del volto d’ora in poi ti nutrirai del pane tuo», gli fu assegnato il lavoro. 11 Infatti il Signore gli diede lo strumento con il quale per quanto riguarda la coltivazione della terra versasse il suo sudore, lui e i posteri.
12 Ma affinché il calamo della lingua non trascuri con il silenzio i benefici speciali delle prerogative del primo uomo, ascoltate popoli e genti, prestate attenzione a quanto il suono della mia voce sarà ammirabile! 13 Nessuno dunque cerchi di dimostrare il contrario né sia incredulo, perché vere sono le cose che risuona la tromba dell’eloquenza della Teologia!
14 Il primo uomo plasmato, splendido nell’aspetto davanti ai figli degli uomini, ottenne dal Creatore tra tutti i benefici dei quali l’umana creatura è stata fornita il privilegio spirituale davanti a tutti gli altri
165 In M si rileva l'errore adiuntam. La proposta di emendare in ad vitam nasce dalla vicinanza paleografica delle due lezioni e dalla considerazione che si fa riferimento alla natura immortale dell’uomo prima del peccato originale. Nelle fonti bibliche, oltre al sintagma ad vitam aeternam, generalmente si trova ad imaginem Dei (Gen. 1, 26-27; 9, 6); factus in animam viventem (Gen. 2, 7); ad similitudinem Dei (Gen. 5, 1).
166 In M si legge perdita, lezione che per il senso risulta erronea. Si tratta probabilmente di un semplice errore di copia scaturito dallo scioglimento improprio dell'abbreviazione.
nam omnibus rebus mundialibus recte imposuit nomina prout uniuscuiusque proprietas [proprietat M] appetebat. 17 Miranda nempe Assalonis speciositas nequaquam sue pulcritudini potuit comparari; 18 agilitas vero huius non equa fuit sed pocior ea quam habuit Açabel, cuius tanta fuit levitas quod nullus tam rigide sagitam poterat ab archu forti emitere ut, ante quam Terre centrum repeteret, ipsam cursu proprio non caperet Azabel, nec cervus tam grandis tamque velox poterat sic levi cursu effugere quin ipsius Azabelus cursu ex latere caperetur et, quod pocius est, curente cervo ipsoque sequente, cum forficibus in medio cornuum non tonderet crines cervi. 19 Quia igitur de omnibus benefficiis Adde, que innumerabilia fuerunt, narare distinccius longum esset, de hiis dimitamus ad vite sue spacia recurentes.
esseri mortali, a eccezione di uno, del quale parla il Profeta. 15 Fu infatti secondo la grandezza delle Scritture mirabile di aspetto, per la bellezza delle splendide membra distribuita nell’organismo [sc. nella struttura dell’organismo] certamente risultò bellissimo, come attesta la relativa narrazione delle Scritture; né senza motivo, perché la mano di Colui che è ed è detto il vero Maestro plasmò con il dito il suo corpo.
16 Superò senza dubbio Sansone in fortezza, precedette Salomone in sapienza: impose infatti opportunamente a tutte le cose del mondo i nomi come richiedeva la proprietà di ciascuna. 17 Certamente il fascino straordinario di Assalonne non poté in alcun modo essere comparato alla sua bellezza; 18 la sua agilità, invero, non fu paragonabile ma maggiore a quella che ebbe Azabel, la cui rapidità fu così grande che nessuno era in grado di scagliare la freccia con il robusto arco così energicamente che, prima che la freccia raggiungesse il centro della Terra, Azabel non la riprendesse con la propria corsa, né un cervo tanto grande e tanto veloce poteva fuggire con così agile corsa senza che Azabel lo riprendesse affiancandosi alla sua corsa e, cosa che è ancor più straordinaria, senza che tagliasse, mentre il cervo correva ed egli lo inseguiva, con le forbici i crini del cervo in mezzo alle corna.
19 Poiché allora sarebbe troppo lungo narrare una per una tutte le prerogative di Adamo, che furono innumerevoli, tralasciamole ripercorrendo le fasi della sua vita.