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AAPi, Fondo Inquisizione, II, cc. 380v-394r. 1582.

[c. 380v] Die 16 mensis octobris 1582. Alexandra filia | quondam Antonii de Pisis personaliter comparuit | coram fratre Felice de Pistorio in ecclesia Divi Francisci ci|vitatis Pisarum atque sibi medio dato iuramento | de dicenda veritate dixit: Padre, per scarico della mia coscientia vi dico che | donna Clarice dal Pont’ad Hera ha fatto | mallie et incanti et credo che ancora ne | faccia, et ciò lo so perché me lo disse di già | credo siano intorno a quattro anni circa o cinque | donna Catterina del Librario nello spedale | delli Bastardelli; et secondo lei mi disse la | li crede. | Ego ser Felix frater | notarius reverendi Patris inquisitoris Pisani | rogatus manu propria atque huiusmodi | nefanda de medio tollerentur, cepi de mandato | reverendi patris inquisitoris formare processum ut infra | testes esaminando an predicta aliqua | fulcirentur veritate. ||

[c. 381r] Die prima mensis novembris. Vocatus et requisitus a suprascripto officiale personaliter | comparuit dominus Hartemius pisanus atque primo admo|nitus et advisatus de dicenda veritate coram | me notario et de mandato reverendi patris inquisitoris constitutus | deposuit medio sibi dato iuramento scilicet: | interrogatus an cognoscit dominam Claricem de Ponte Here et ipsam sciat maleficia seu incantationes confecisse sibi et cetera | et an sibi sit amica vel non, respondit: io la conosco circa quattro o cinque anni sono et | è mia amica, imperò che quando mi ha richiesto di | qualunque cosa l’esercita, et lei me; | quanto poi se lei ha fatto incantesimi, io sono qua | per dir la verità: sono incirca dui anni che | a sorte passando io una sera da casa sua et entrai in casa sua essendo l’uscio fuori | al quanto aperto et ascesi su, et arrivando su la scala | sentii leggere, et accostandomi alla porta della | sua camera dalli fessi della porta veddi | uno huomo, io hora non mi ricordo, delle sue | qualità di persona non vi considerai, il quale havea uno libro in mano e leggeva con sommissa voce ||

[c. 381v] voce, et detta Clarice che havea in mano tre candele | accese, io non mi riccordo se erano in ginochione, ciò vedendo io me ne scandalizai sapendo lei ancora essere disonesta, et mi pensai che | la facesse fare qualche poltroneria. | Circa generalia omnia recte et est vir etatis sue annorum | 28 in circa atque saltem in anno semel | et confitetur et reficitur sacrosanto eucharestie sacramento; | in quorum supradictorum fidem, cum

nesciat scribere, | cum propria manu hoc signum ut infra | apposuit: +. | Ego frater Hieronimus de Monte Flore fui praesens supradictis | manu propria.

[c. 382r] Die 6a novembris 1582. Iacobus filius quondam Nicolai de Lucca | vocatus et requisitus a suprascripto offitiale ac prestito ei iuramento | de dicenda veritate coram reverendo domino patre inquisitore | Pisarum constitutus et me presente notario et rogato deposuit: | interrogatus an cognoscat mulierem quandam nomine Bicem seu Claricem | de Pontehere et per quot tempus, ubi et in quo conceptu | habeat et an sciat ipsam incantationes seu ma|leficia confecisse et an dixerit ei quod credat | firmiter absque dubio ipsis maleficiis, nempe ob ea | vel ipsis mediantibus aliquid agere preter opus, nomine vel | ubi, in quo tempore de loco loci, de contentibus et | an sit sibi amica | respondit: sono circa otto anni che io la conosco qui in Pisa che stava | con Giuliano Brancacci et dapoi lei ha fatto casa da | sé, et ho mangiato et bevuto in casa sua, et anco | dormito più volte, et stato seco ragionando con | gran familiarità. Lei è meretrice come sa tutta | Pisa, et io ho visto entrare in casa sua gente di | qualsivoglia sorte di giorno et notte. | Uno giorno raggionando seco mi disse che lei havea fatta | una malia à Giuliano Brancacci, et che lui non | poteva havere bene, la non mi disse già il modo | che teneva far in detta malia o incantesimo, et questo | è circa dui anni nel tempo che stava in la casa a canto | a suprascritto Sidero, et ciò mi disse in camera sua; et se | bene mi ricordo, era di verno, non mi riccordo del mese | et non vi era altri, e bene vero che le era per casa | cioè per la sala, ma non so già se lei sentì. ||

[c. 382v] Doppoi in questo anno del 1582 nella casa dove hora habita appresso | la Sampia, nella sua camera del mese di maggio | non so che volte mi disse, se io gli volevo far servitio di | cavar et trascrivere uno libricciuolo havuto, diceva | lei, da una sua amica, che voleva fare una mallia | a ser Giuseppe Cappelli, et che detto messer Giuseppe | volea farlo correre et che non toccasse mai la moglie, | et io gli risposi che non volevo attendere a queste | cose, et lei mi disse: “farò senza te”, et io dopoi non | sono pratticato più seco.| Interrogatus respondit: io vedevo che lei ciò diceva con grande affetto | et dimostrava haverli gran fede, dicendo: se io li faccio | questa mallia lo faccio correre, et non toccarà mai la | moglie. | Interrogatus an sciat ipsam Claricem fecisse dictam malliam dicto Iosepho, | respondit: io ho inteso che la moglie di detto Gioseppe si lamenta | che non torna a casa o di rado a mangiare et a dormire | et ciò ho inteso dal figlio di messer Francesco et che detto | Gioseppe seguita di continuo con grande scandolo | detta Clarice. Et hec dixit in causa sententie, et est | vir etatis sue annorum xxxxxii et saltim in | anno

bis1 confitetur, atque reficitur sacrosante eucharestie sacramento. | Et in fidem ampliorem confirmat | manu propria apponendo: io Iacopo soprascritto confermo quanto di sopra | essere la verità di propria mano segnai. ||

[c. 383r] Die 2a mensis novembris 1582. Domina Allexandra quondam Antonii de Pisis | vocata comparuit personaliter atque de mandato reverendi patris inquisitoris, | constituta coram me notario et rogato presente reverendo patre | fratre Hieronimo de Monte Flore admonita et advisata de dicenda | mera veritate iurata deposuit ut infra: | interrogata an cognoscat dictam Claricem ut supra, | respondit: la conosco sono cinque anni2 qui in Pisa, per donna ribalda | et so di certo et di chiaro che lei ha fatto mallie. | Interrogata quomodo id sciat: lo so per via d’una donna chia|mata Chatterina, quale hora intendo che sta a Siena3 | perché mi diceva: “io voglio che tu faccia una mallia | a uno tuo amico”, et così

alla finestra del dor|metorio delle balie all’ospedale delli innocenti qui | in Pisa mi disse che lei et la Bicie dal Pont’ad Hera | | haveano fatto una mallia a ser Giuseppe Cappelli pisano | et che per far tal mallia si era fatte dare 3 candele | benedette da tre fanciulle vergini, et che si fecero | portar uno libro et gli fecero essendo in camera di detta | Bice legere a uno huomo con dette candele accese sinché | durarono per far detta mallia. | Interrogata an sit sibi amica, respondit: a me non ha mai fatto se non | servitio, male non mi ha fatto; et quello che io dico lo ho detto | perché me havete dato il giuramento, et vestra Paternità vede come ||

[c. 383v] come io sto male. Est namque prope ianuas mortis et laborat febre | estque etatis sue annorum 33 vel circa atque mulier bone fame, | et circa di queste cose vostra paternità ne potrà essaminar la sua serva detta | Nicolosa imperocché essendo serva è forza che sappia qualche | cosa, come ha fatto in far detta malia. | Interrogata quo intercedente colloquio dicta Catterina ipsa dixit se cum domina Clarice | mallias fecisse, respondit: perché havevo uno al quale io portavo | amore, et detta Catterina lo sapeva, et così mi persuadeva che fa|cessi mallie che m’insegnerebbe et che detto mio amico saria | forzato a far quanto io desiderassi: et così mi disse et che | sia vero, Clarice dal Pont’ad Hera, et io ne facesimo una | che vi ho detto di sopra, et hora tu vedi che lui la contenta | di quanto lei vuole et seguita andarvi, gli fa veste et quello | che lui chiede. Et pluries admonita respondit: così è quanto | vi dico perché io sono con la morte alla bocca, et mi move | il

1 Segue in anno ripetuto. 2 Anni in interlinea superiore.

3 Segue, listato sul margine sinistro e aggiunto con un segno di richiamo: et altre volte ho inteso che era morta.

giuramento dattovi, che altrimenti io non havrei detto niente | Ego frater Hieronimus de Monte Flore supradictis adfui manu propria. | Novembris 5a dies. Constituta coram me notario et rogato domina Nicolosa famula Claricis delate | ac admonita et iuramento sibi prestito deposuit ut infra presentibus: die 5a novembris. Ad opportunas interrogationes respondit: io dirò la verità; è vero che con la Bice ci rinchiudeva|mo in camera lei et io; et pigliava una candela benedetta in mano et un’| oratione volgare a sancto Agostino, la quale io tengo essere buona da intercedere | ogni gratia da Dio, et così addimandata da detta Bice io sapevo qualche oratione per questo effetto, io gli risposi che io sapevo questa, et così facendo | male dire; poi da lei stessa addimandava la già senza manifestare | a me che già fosse; et in detta camera non vi era altro che lei et io | perché in quelle cose non si fidava d’altro che di me. | Et cum minaretur ad torturam, respondit: io vi dico la verità, voi mi cacciarete <in> prigio|ne, et dicto sibi ne sibi timeat, respondit: la mi disse già una volta si no | nell’altra casa. Ipsa autem plane dicit: voi mi farete qualche male; ella | mi disse: Nicolosa, io conosco una donna che sa fare le mallie, et quando mi | accaderà di farne io la chiamerò; et un giorno detta Clarice mi disse: ||

[c 384 r] “Nicolosa, io ho fatto la mallia”; et prima mi havea detto che volea | fare una mallia. | Interrogata, an viderit, respondit: un giorno io vidi che facea certi salmi et mi disse che erano buoni a farsi ben vedere4. | Et cum minaretur ad torturam respondit: se io dico la verità, poiché io haverò con|fessato la verità, voi mi farete5 morire in prigione; vo|glio che voi mi giuriate, data la verità, di non farmi male alcu|no. | Et dicto sibi ne timeat, respondit: io non so se fu in questa casa, o nell’altra, | la Bice fece venire quella Caterina sopradetta et fra loro | se la passavano; et ho visto la detta Bice et Caterina in came|ra con le candele accese in mano, et colui che leggeva io non lo cono|sco; dopoi fatto tal cosa la detta Bice gli fece un banchetto, et io aparechiai et servete. | Interrogata an dicta Clarix sit sibi amica respondit: lei è mia amica et io | sono stato assai tempo in casa sua et io l’ho servita. |Interrogata an dicta Clarix ipsi famule dixerit: “bisogna, o Nicolosa, che le | candele benedette siano datte da 3 fanciulle vergini”, respondit: padre, sì | che ella me l’ha detto che le dette 3 candele per fare la mallia | bisognava che fossero date da 3 fanciulle vergini; et la detta | Bice di più mi ha detto: “o Nicolosa, habbiamo ritrovato le 3 fanciulle vergini che ci hanno dato le 3 candelle benedette”. Ma io ve|do che di tutte queste cose io ne ho a patire la pena.

4 Segue espunto, nel rigo sottostante: et dicto sibi ut dicat omnia recte respondit. 5 Segue, espunto: in prigione.

Interrogata respondit: voi mi perdonerete se io hancora in queste cose non havessi fatto co|sa alcuna perché le povere serve stando in casa bisogna che faccino quello che vogliono le padrone; et se ancho io tenei la | candela accesa mentre che quello huomo leggeva, la tenne anchora la | Bice et la Catterina; ma quell’huomo che leggeva mentre tenevamo | dette candele accese io non lo conosco. Et io mi dubitavo a dire | la verità perché temevo, confessata la verità, che voi mi face|ste qualche male. | Ad interrogationem respondit: il detto huomo lesse per insino a tanto che dette candele dura|rono, et se viene alle loro orecchie ch’io abbia confessato …|me. Et quando bisognerà io dirò queste cose in sulla faccia alla | Bice perché questa è la verità. | Interrogata an aliquid dixit eo timore respondit: io non ho detto per timore, ma perché | così è la verità, ed io glielo dirò sul viso quando bisognerà. | Ego ser Lactantius de Bononia in hoc examine notarius deputatus a | reverendo patre domino vicario soprascripti Officii fratre Francesco de Pistorio fideliter omnia de verbo ad verbum rogatus sua manu propria. | Io Simone di Matteo da Siena in queste fui presente et scrissi di manu propria.

[c. 384v] Supra auditis et consideratis, dictam Claricem in locum tutiorem servari | sancitum est quod per effectum est consecutum | die 17 mensis novembris 1582, constituta coram nobis domina Maddalena | que educata est a pueritia et modo est in hospitali Innocentim, adomonita et iurata de dicenda veritate, presente domino presbitero Petro | quondam filio6 Bernardi florentino eiusdem hospitalis camerario, | et fratre Hieronimo de Monte Flore, | interrogata an elapsis annis cui ipsa dederit candelam benedictam | an Catterine coniugi Librarii, ut fertur, an Nicolose aut | Clarici de Ponte ad Hera, quando, ubi, de quo tempore, | respondit: credo siano circa quattro anni che essendomi addormentata | da una donna, Catterina del Librario una candela bene|detta per l’amor di Dio io gliela diedi, et detta donna Catterina stava all’hora qui per balia | et noi habbiamo sentito dire che lei era | malliarda. Est etatis sue circa 24 annorum. | Io Piero Bardi fui presente a quanto di sopra e l’ho sottoscripta di mia propria mano vi dettò; videtti ego frater Petrus. | Ego frater Hieronimus de Monte Flore fui presens supradictis manu propria. | Eadem die, constituta dominia Hieronima educata in hospitali ut supra, | adomonita iurataque, deposuit, estque prope ianua mortis, in hospitali quod vocatur AL, presente camerario et fratre Hieronimo quod supra7.

6 Filio listato su un precedente filius. 7 Segue ead espunto.

Respondit: sono circa quattro anni che io stavo nello ospedale delli | trovatelli, et vi stava ancora una donna chiamata Catterina del Librario, lei mi addimandò ch’io gli ||

[c. 385r] dessi una candela benedetta per l’amor di Dio, et io gliela diedi senza addimandarli et cosa ne voleva fare; io no mi riccordo se altre gliene dassero, io non vorrei che mi venisse qualche male perché lo feci semplicemente; et interrogata an flexis senibus ipsa Catterina iusserit, | respondit: gliela diedi senz’inginochiarmi. Estque etatis sue circa | 23 annorum vel circa, et circa generalia omnia recte. Ego frater Signorinus de Altovitis camerarius dicti hospitalis fui presens supra|dictis manu propria. Ego ser Hieronimus frater de Monte Flore fui presens ut | supra. ||

[385v]. Die 20a mensis novembris 1582. Supradicta delata domina Clarix de Ponte | Here de carcere educta in hoc examinationis loco constituta coram reverendo | fratre vicario et notario patris inquisitoris Pisarum, admonita et advisata de dicenda veri|tate et precipue in hoc sanctissimo tribunali Sancte Inquisitionis, et sibi | dicto quod proprium huius Sancti Officii est misereri at non ostinatis verum pe|nitentibus, et errorem suum aperte manifestantibus; atque sibi dato exemplo quod etiam | proprium Dei est misereri omnibus contritis et confessis; set sibi dato in iu|ramento me presente notario et rogato, examinata deposuit ut infra continetur: interrogata per quot temporis intervallum cognoverit Cattharinam quondam, ut dicitur, del | Librario, respondit: io non la conosco e mai l’ho conosciuta. Et dicto sibi ut dicat | veritatem quia nos certitudinaliter sumus et cetera. Interrogata ubi cognoverit ipsam, respondit: io vi ho detto che non la conosco in modo alcuno. | Interrogata quam diu manuerit Pisis, unde sit et cuius etatis respondit: io sono dal Ponte d’Hera figlia di Rosa; et sono circa sedici o diciassette anni ch’io sono in Pisa et l’età è da Pietro Strozzo inqua. Io sono stata in diverse case per stan|za qua in Pisa, hora sto appresso alla Sapienza. Interrogata an unquam dixerit aliquibus: “io so’ una donna che sa far mallie, quando mi accaderà | ne faremmo insieme”, respondit: fratre no; io non ho detto cosa alcuna. Et similiter | si dixerit: “io ho ritrovato quella donna et le fanciulle vergini che daranno | le tre candelle benedette” et alia et cetera, respondit admirative: io non so nulla; et se mi sarà detto in faccia, io haverò patienza et gli dirò che se ne mentono. | Interrogata an habeat inimicos seu inimicas qui contra ipsam ob inimicitiam falsum addu|cerent testimonium, respondit: io non mi posso imaginare che sì sia: et dicendo così io mi | salverò, dicendo altrimente io mi perderei; cioè, s’io dicessi ch’io avessi suspicione | più ad uno che ad un altro; et se me n’andasse il collo, io non

dirò cosa alcuna. | Interrogata an conoscat8 Nicolosam que diu fuit eius famula et an sibi sit amica | sibique adhibeat fidem respondit: se gli è conversata con me 7 overo 8 anni, non volete | ch’io la conosca? Et ancora è stata mia serva mesi tre. Et che sappia io fra | lei et me non vi è inimicitia et credo ch’ella mi voglia bene; et io non credo | che lei diponesse contra di me bugia alcuna. In somma, la detta Nicolosa io l’ho per | donna dabbene | et io l’ho et la tengo per donna degna di fede, cioè che si debbia | credere a ciò ch’ella dice et particolarlmente di me perché è mia amicissima et in | tanto tempo che lui pratica meco io non l’ho mai trovata in falsità di cosa alcuna | ma sempre donna di verità. Hanco in | somma io dico che lei è testimonio degno di | fede et per tale io l’accetto. | Interrogata an cognoscat Darium de Neris civem pisanum similiter et Artenium et cetera respondit: | di questi due io conosco Dario et io l’ho per huomo da bene; l’altro io non lo conosco. | Ad opportunas interrogationes respondit: Menichetto luchese io l’ho per inimico mortale; io | a lui non gli ho fatto male nessuno, ma sempre bene: et io non credo che lui | deponesse querelle al Santo Ufficio contra di me. | Interrogata an teneat ipusm hominem dignum cui fides hadibeatur, respondit: io l’ho per uomo da bene; et | l’ho tengo per huomo degno di fede. | Interrogata an cognoscat Iohannem, Bernardum, Antonium et Iacobum cives pisanos, respondit: io non conosco queste persone et se lo credessi che me ne andassero le braccia io non | voglio dire nulla perché non ho fatto cosa alcuna. || [386r] Rursus bene admonita de dicenda veritate atque sibi dictum | quod hoc tribunale est clemen|tissimum agnitateque veritate et humilitate misericordia impartitur, et ne fidet sibi quia nos | sumus certitudinaliter et cetera, respondit pertinaciter rem sicuti et semper negando. | Ego ser Lactantius bononiensis Ordinis minorum conventualium notarius deputatus in hac causa fide|liter omnia de verbo ad verbum ut ipsa pronunciabat scripsi manu propria. | Io Vincenzo di Matteo senese abitante in Pisa fui presente a quanto | disopra si contiene et dettoli retificho esser così la verità | di man propria questo dì et anno