2 L’acquisizione dei pronomi clitici da parte di apprendenti L/LS
2.1 L’approccio generativista
All’interno della Grammatica Generativa, le cui proposte più interessanti sullo stadio iniziale abbiamo illustrato nella sezione precedente, troviamo almeno quattro proposte interessanti per quanto concerne gli aspetti funzionali delle varietà transitorie: per Vainikka e Young-Sholten categorie e tratti funzionali sarebbero assenti dalle grammatiche iniziali e verrebbero acquisiti nel corso dell’apprendimento di L2; per Eubank lo stadio iniziale, difettivo, si caratterizzerebbe per tratti funzionali inerti ma, alla lunga, le grammatiche interlinguali sarebbero definite dalla Grammatica Universale e le proprietà
47 Alcuni approcci funzionali:
a. Competition Model;
b. frame tipologico-funzionale (Givón);
94 morfosintattiche rappresentate; per Clahsen e Meisel, ripetiamo, la Grammatica Universale non caratterizzerebbe l’apprendimento di L2 poiché esisterebbe un periodo critico oltre il quale l’accesso ad UG sarebbe bloccato; infine meritano un’attenzione particolare quelle proposte che spiegherebbero la supposta discrepanza nelle produzioni in L2 tra sintassi e morfologia come un problema di mappatura di tratti astratti in scelte lessicali superficiali (cfr. Lardiere 1998, 2000; Prévost e White 2000 e White 2003). Queste ultime proposte vengono generalmente identificate con il nome di «approccio morfologico» o di «Missing Surface Inflection Hypothesis». Secondo tale approccio, per quanto concerne gli aspetti funzionali delle interlingue, avremmo a che fare con sottospecificazione lessicale piuttosto che sintattica: gli errori degli apprendenti avverrebbero, quindi, all’interfaccia sintassi- morfologia. Riprendendo gli assunti della Morfologia Distribuita, che stabilisce che viene inserita la forma nel lessico che corrisponde maggiormente alla specificazione sintattica in tratti, nei casi di errore si avrebbe una competizione tra candidati potenziali e la forma vincitrice sarebbe quella con il numero maggiore di tratti soddisfatti del nodo terminale. Riassumiamo la proposta con le parole di Lardiere:
«The most coherent explanation for the L2 data is that ... learners already have knowledge of functional categories and features via prior language knowledge ...; the problem lies in figuring out how (and whether) to spell out morphologically the categories they already represent syntactically, i.e. “the mapping problem”» (Lardiere 2000: 121)
Partendo dalla considerazione che le sostituzioni sono di una tipologia specifica e limitata e che spesso sono unidirezionali, White (2003b), riprendendo le proprie conclusioni in merito all’apprendimento della morfologia (cfr. Prévost e White 2000, White 2001), suggerisce che certe forme siano sottospecificate, potendo sostituire le altre sotto specifiche condizioni. White (2003b) sostiene, quindi, che le entrate lessicali possono presentarsi sottospecificate nelle varietà interlinguali così come lo sono nelle grammatiche adulte dei parlanti nativi sotto specifiche condizioni (cfr. Harris 1991, Halle e Marantz 1993). Queste forme impoverite che compaiono nelle interlingue sarebbero in grado di lessicalizzare, sotto certe condizioni, matrici di tratti pienamente specificate e in grado di vincere la competizione con forme pienamente specificate «bloccate». Il punto debole di queste conclusioni sta nella seguente affermazione che non taglia la realtà empirica, poiché i
95 sistemi clitici adulti sono spesso caratterizzati proprio da quelle stesse forme “sottospecificate” che caratterizzano anche le varietà transitorie (si rimanda al cap. 5 per un’ampia trattazione del punto in questione):
«If this kind of account is on the right lines, we might ask why it is that adult native speakers do not constantly make similar errors, inserting underspecified forms in place of more fully specified ones» (White 2003b: 199)
Felix e Simmet (1986), infine, affermano che gli apprendenti si impadroniscono del sistema pronominale acquisendo tratti singoli piuttosto che morfemi completi e che l’acquisizione linguistica «è caratterizzata dall’acquisizione successiva di singoli tratti strutturali, e dalla re-integrazione di questi verso la struttura di arrivo» (Felix e Simmet 1986: 302).
Una proposta, infine, recente ed interessante è quella offerta da Santoro (2008)48 sull’acquisizione dei pronomi clitici accusativi e dativi nell’apprendimento di italiano come L2 nei college statunitensi. Santoro (2008) abbraccia The Missing Surface Hypothesis di Lardière (1998) e Prévost e White (2000) giacché, nei dati proposti, lo sviluppo del modulo morfologico sarebbe dissociato da quello del modulo sintattico: la variabilità morfologica non sarebbe da attribuirsi, dunque, alle rappresentazioni morfosintattiche bensì a problemi di mappatura all’interfaccia. Inoltre, Santoro (2008) propone che, per quanto concerne i fenomeni relativi ai pronomi clitici, si riveda il ruolo attribuito all’interferenza di L1 sul processo di acquisizione. Nel fare questo suggerisce una versione aggiornata dell’ipotesi
Full Transfer/Full Access, di cui sopra: l’apprendimento dei pronomi clitici italiani sarebbe solo parzialmente determinato dalla prima lingua dell’apprendente. Tale proposta prende il nome di Partial Transfer/Full Access Hypothesis e prevede che l’apprendente disponga allo stesso tempo sia della propria conoscenza linguistica specificatamente legata alla L1 che della conoscenza linguistica universale specificata dalla Grammatica Universale: il caso dell’apprendimento dei pronomi clitici italiani da parte di apprendenti anglofoni mostrerebbe come proprietà e proiezioni sottospecificate nella L1 possano essere attivate grazie alla Grammatica Universale.
96 Per quanto concerne il sistema clitico delle varietà interlinguali, il nostro continuo confronto con le diverse varietà adulte presenti in area romanza, nelle quali forme cosiddette «sottospecificate» spesso costituiscono statisticamente la norma rispetto a forme “dedicate”, ci permette di pensare queste “deviazioni” nelle varietà transitorie di italiano come L2 non come semplificazioni specificatamente ed esclusivamente legate all’apprendimento di L2, dovute alla progressiva integrazione dei tratti singolarmente acquisiti (cfr. Felix e Simmet 1986), o a problemi specifici di mappatura in L2 tra l’interfaccia sintattica e quella morfologica (cfr. White 2003b), ma fenomeni universali presenti anche in sistemi nativi adulti. Se, una volta riconosciuto il valore universale del fenomeno del sincretismo, volessimo, d’altro canto, con la Morfologia Distribuita, attribuire questi fenomeni universali di impoverimento all’interfaccia sintassi-fonologia, dovremmo prevedere un modulo specifico morfofonologico; tuttavia questo accrescerebbe i “costi” del sistema e creerebbe un modello linguistico poco semplice e a basso potere esplicativo (si veda il capitolo 1 per un’ampia discussione del punto in questione).