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4 Proposte a confronto: il se spurio

4.2 Grimshaw (2001)

Secondo Grimshaw (1997, 2001), la combinazione di due clitici di 3a persona porta alla violazione di due restrizioni importanti: quella del Caso e quella della persona. Dal momento che ogni pronome clitico ha una specificazione sia di Caso che di persona e solamente un clitico può trovarsi nella posizione richiesta dalla coppia delle restrizioni di Caso e/o da quella delle restrizioni di persona tale combinazione violerà entrambe le restrizioni. La restrizione di fedeltà porterebbe alla selezione del clitico più fedele, che analizza persona, numero e Caso. Ciononostante, se, con nessuna specificazione di Caso o persona, migliora la performance della combinazione per quanto riguarda le restrizioni di posizione. Quindi, se sostituirà la forma di 3a persona se le restrizioni di fedeltà sono dominate dalle restrizioni di posizione. Dal momento che l’ordine gerarchico delle restrizioni, nella lingua spagnola, gioca un ruolo chiave nella derivazione del se spurio, non c’è da meravigliarsi che ci siano altre grammatiche, come quella francese ed italiana, che non sono caratterizzate da questa sostituzione del clitico dativo di 3a persona e che conservano la normale combinazione delle due forme di 3a persona. Ovviamente, ogni restrizione è presente nella grammatica delle lingue. Quelle che non giocano un ruolo fondamentale nel collocare i clitici sono ordinate sotto quelle restrizioni che invece svolgono un ruolo critico.

(12) Input: [-R 3 sg dat + -R 3 sg acc] Caso Destra Persona Destra Fedeltà Riflessività Fedeltà Persona Fedeltà Numero Fedeltà Caso a. –R 3 sg dat + -R 3 sg acc *! *! b. +R + -R 3 sg acc * * * * c. R + -R 3 sg acc *! * **! *

34 Grimshaw (2001) utilizza il simbolo ‘*’ in (12) per le violazioni semplici delle restrizioni e il simbolo ‘*!’ per quelle che, invece, risultano fatali nella competizione fra candidati, portando allo scarto del candidato stesso.

Come si vede in (12), le + lo (candidato a.) viola Persona-a-Destra e Caso-a-

Destra (uno dei quale fatalmente), mentre se, non avendo né Caso né persona, soddisfa entrambi. Ne consegue che il candidato che contiene se (candidato b.) soddisfa entrambe le restrizioni di posizione. Viola le restrizioni di fedeltà per quanto concerne riflessività, persona, numero e Caso, ma, dal momento che queste restrizioni sono dominate da almeno una delle due restrizioni di posizione, sarà il candidato che vincerà la competizione. Il clitico di 1a o 2a persona (candidato c.), come il candidato b., avrebbe soddisfatto Caso-a-

Destra, dal momento che il primo clitico nella sequenza non avrebbe avuto Caso. Ciononostante, il candidato incorre in una violazione sia della restrizione Persona-a-Destra che della restrizione Fedeltà-alla-Persona (poiché ha due clitici che portano specificazioni di persona e quindi viola Persona-a-Destra, così come entrambe le forme di fedeltà previste dalla teoria di Grimshaw (1997, 2001), come indicato dai due asterischi nella colonna Fedeltà-alla-Persona). Grimshaw conclude che almeno una delle due restrizioni, quella di Fedeltà-alla-Persona e quella di Persona-a-Destra, deve dominare la restrizione

Fedeltà-al-Numero, così che la violazione della restrizione Fedeltà-al-Numero del candidato b. sia preferita alle violazioni delle restrizioni Persona-a-Destra e Fedeltà-alla-

Persona del candidato c.

4.3 Manzini e Savoia (2007)

Secondo Manzini e Savoia, in lingue come lo spagnolo, l’incompatibilità tra accusativo e dativo porta ad una sostituzione soltanto apparente del dativo con il pronome clitico se.

Nei dialetti italiani, sono presenti fenomeni del tipo se spurio ma anche fenomeni nei quali, nel contesto dativo-accusativo, Manzini e Savoia documentano una sostituzione apparente del clitico dativo tramite un locativo, un partitivo o un clitico di tipo si. Tutte queste forme (locativo, partitivo, clitico di tipo si) compaiono come forme opache, in

35 alcuni dialetti, mentre, in altri, lessicalizzano la normale forma del dativo in mancanza di una forma dedicata. Dall’analisi e dal confronto di questi casi, Manzini e Savoia giungono alla conclusione che le cosiddette forme opache non sono altro che realizzazioni ottimali in contesti diversi.

Tra i dialetti italiani, il se spurio si ritrova in alcune varietà sarde. Nel dialetto sardo di Làconi, per esempio, esiste una forma specializzata per il dativo in isolamento (13a), un set di clitici accusativi (13b) e la forma si del dativo in combinazione con un accusativo (13c).

(13) Làconi (Sardegna)

a. ÖÖh.ÖÖhyh ` j!jtrs a lui/loro dà questo ‘gli dà/dà loro questo’

b. ÖÖt.ÖÖ`.ÖÖtyt.ÖÖ`y` a!aht

lui/lei/loro m./loro f. vedo ‘lo/la/li/le vedo’ c. rh ÖÖt !`C` a lui esso dà ‘glielo dà’ d. lh ÖÖt !`C` a me esso dà ‘me lo dà’ e. mch ÖÖh ` Ö!Öt`y` di essi a lui dà due ‘gliene dà due’

Come si può vedere dagli esempi in (13), sia il clitico dativo che quello accusativo seguono gli altri clitici con i quali si combinano, ovvero il clitico di prima persona (13d) ed il clitico partitivo (13e). Questo porta Manzini e Savoia alla conclusione che il punto di inserzione per entrambi i clitici è lo stesso, ovvero N, come illustrato in (14), qui di seguito.

36 (14) Làconi (Sardegna) a. D R Q P Loc N F lh ÖÖt !`C` b. D R Q P Loc N F mch ÖÖh ` c. D R Q P Loc N F rh ÖÖt !`C`

L’esclusione mutua tra clitici accusativi e dativi può essere, dunque, attribuita al fatto che proiettano la stessa categoria N nell’albero sintagmatico, occupando la stessa posizione,22 come illustrato in (15), qui di seguito. Questo punto di inserzione comune si associa, quindi, sia ad entrate lessicali che corrispondono all’accusativo, che a quelle che corrispondono al dativo. Nonostante le differenze, infatti, i due diversi clitici sono caratterizzati dalla medesima base nominale Ö, che giustifica un comune punto di

inserzione.

(15) Öt+ Ö`+ Ötr+ Ö`r+ Öh, Öhr N

Accanto al caso del dialetto sardo di Làconi, che possiede una forma clitica specializzata per il dativo in isolamento e la forma si per la combinazione del dativo con l’accusativo, Manzini e Savoia individuano dei dialetti che prevedono sempre lessicalizzazione del dativo da parte del clitico si. È questo il caso di una varietà della

22 In altri dialetti, come quello di Celle di Bulgheria, questa esclusione trova, invece, fondamento in una proprietà lessicale del morfema l: tale morfema lessicalizza le proprietà nominali dell’intera stringa. L’inserzione, quindi, di un clitico di questo tipo impedisce che vengano lessicalizzate nuovamente le proprietà nominali associate al morfema l.

37 Calabria meridionale. Nel dialetto di S. Agata del Bianco, infatti, il clitico di tipo si lessicalizza non solo il riflessivo e l’impersonale, ma anche il dativo sia in isolamento che nei nessi, come illustrato in (16), qui di seguito.

(16) S. Agata del Bianco (Calabria)

a. !hKKh lh !Ctm`mn !jhrst ‘loro mi danno questo’ sh!Ctm`mn !jhrst ‘loro ti danno questo’ rh!Ctm`mn !jhrst

‘loro gli danno questo’ mch !Ctm`mn !jhrst

‘loro ci danno questo’ uh!Ctm`mn !jhrst

‘loro vi danno questo’

b. l t!Ctm`mn ‘me lo danno’ s t!Ctm`mn ‘te lo danno’ r t!Ctm`mn ‘glielo danno’ mc t!Ctm`mn ‘ce lo danno’ u t!Ctm`mn ‘ve lo danno’

Se consideriamo l’utilizzo di si come dativo, possiamo individuare, per esempio, delle differenze con la forma “specializzata” gli della lingua italiana standard: entrambi possono lessicalizzare la distributività, poiché il clitico si ha, normalmente, il suo punto di inserzione in Q; ma solo il clitico gli possiede denotazione definita. Secondo Manzini e Savoia (2005, 2007) si sarebbe caratterizzabile come una variabile libera: l’interpretazione riflessiva, passiva ed impersonale dipenderebbe dai diversi modi di legare tale variabile (l’interpretazione riflessiva tramite legamento anaforico, l’interpretazione passiva tramite la

38 formazione di una catena, l’interpretazione impersonale tramite chiusura generica). Ora, mentre molte teorie sostengono che c’è un nesso predefinito di proprietà dative e che la scelta di alcune forme è caratterizzata dalla nozione di sottospecificazione, Manzini e Savoia ritengono, piuttosto, che sia da prediligersi una teoria che non preveda un “pacchetto” di proprietà chiamato dativo, ma che faccia riferimento a nozioni più primitive come quella di secondo argomento interno di verbi ditransitivi. Quindi, laddove una lingua lessicalizza un distributore definito, un’altra può lessicalizzare un distributore del tipo si. Nessuna delle due forme, secondo Manzini e Savoia, può ritenersi “migliore”; né si avvicina alla comprensione della grammatica delle lingue pensare che una forma sia sottospecificata rispetto all’altra. Possono essere ricondotti, inoltre, allo stesso schema parametrico anche il rapporto sia di un locativo di tipo ci che di un partitivo di tipo ne con un distributore definito di tipo gli. In dialetti come Revere, S. Marco e Civitate (cfr. Manzini e Savoia 2005), in cui il cosiddetto “dativo” è lessicalizzato dal locativo, la conclusione di Manzini e Savoia è che sia il riferimento alle coordinate spaziali dell’evento a produrre l’interpretazione in questione. Non solo, contra Kayne (2006a, 2007), dimostrano che il locativo di tipo ci non è un espletivo che concorre alla lessicalizzazione del possessivo/dativo, ma è il possessivo/dativo stesso. Per quanto riguarda la lessicalizzazione del “dativo” da parte del partitivo, come per esempio in Nocara, il partitivo permette la lessicalizzazione dell’argomento attraverso la denotazione di un insieme al quale l’argomento stesso appartiene. Anche questa caratterizzazione passa, quindi, attraverso la nozione di possesso. Ci sono inoltre dei dialetti, come Colle S. Lucia, che hanno dei clitici dativi solo apparentemente specializzati: in realtà sono sincretici con i clitici accusativi/ nominativi maschili. Manzini e Savoia propongono che questo sincretismo sia dovuto alla denotazione quantificazionale associata al morfema -i. Questa proprietà quantificazionale si associa all’interpretazione plurale quando ha portata sulla base lessicale l (accusativo/nominativo plurale) e alla interpretazione distributore quando ha portata sulla frase (dativo).

Questi esempi e molti altri, presenti in I dialetti italiani e romanci. Morfosintassi

generativa, portano Manzini e Savoia alla conclusione che il meccanismo apparente di sostituzione (suppletivismo) non richiede, in realtà, nessun’altra spiegazione oltre quelle fornite per le lingue nelle quali la sostituzione non è attestata (sincretismo).

39 Dall’analisi del corpus dei dati empirici consegue che questi diversi fenomeni prescindono dallo status dei clitici in quanto accusativi o dativi. La conclusione cruciale è che il fenomeno tradizionalmente descritto come sostituzione di un pronome clitico per un

altro in una combinazione di clitici non è niente di tutto ciò. Occorrono, quindi, due differenti spiegazioni per quei diversi ed indipendenti fenomeni che sono la reciproca esclusione di due clitici in una stringa e la comparsa di qualche altra combinazione (per esempio ci, ne, si + accusativo). Queste diverse combinazioni risultano lessicalizzazioni alternative ma tutte ugualmente ottimali.

Per concludere, per Manzini e Savoia (2005, 2007) non esistono categorie o tratti clitici rappresentati astrattamente; il sistema clitico di una data lingua rappresenterebbe, in realtà, una particolare ripartizione dello spazio grammaticale e concettuale. In altre parole il lessico di ciascuna lingua costituirebbe una possibile ripartizione di tale spazio categoriale.