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Capitolo 3 – Trasformazione del fenomeno: vittime di tratta sessuale richiedent

3.3 La cooperativa “La Rosa Blu” di Padova nell’accoglienza di richiedenti protezione

3.3.2 Approccio al rapporto con il territorio

Spesso nel discorso pubblico, e non solo, una delle critiche mosse spesso verso questo tipo di accoglienza è la mancanza di comunicazione con il territorio in cui si va ad aprire una struttura, non di rado si sono verificate aperture di centri senza che l’amministrazione comunale venisse informata né tantomeno interpellata, tagliando così la possibilità di un percorso di conoscenza reciproca che dovrebbe essere invece il punto di partenza per poter mettere in atto un percorso di accoglienza dignitoso431.

In aperto contrasto con questa pratica, talvolta anche in disaccordo con la Prefettura, “che a volte non si può permettere di ricevere un “no” da parte delle amministrazioni comunali432”, una delle principali caratteristiche della cooperativa è il fatto che prima di aprire una struttura mette in atto azioni volte al dialogo con il territorio su cui ci si vuole inserire e la cui

430 Bove C., Accoglienza ed esclusione: il sistema di accoglienza italiano, in in Il diritto d’asilo tra accoglienza

ed esclusione, Edizioni dell’asino, 2015, p. 183

431 Cittadinanzattiva, LasciateCIEntrare, Libera, InCAStrati iniziative civiche sulla gestione dei centri di

accoglienza straordinaria per richiedenti asilo, Febbraio 2016, p. 28

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apertura non può avvenire finché non si ha almeno un alleato sul territorio, ne è un esempio infatti proprio la prima struttura aperta a Padova che è stata attuata anche grazie all’alleanza con le suore Francescane ed i volontari della parrocchia ed almeno in un primo tempo questa collaborazione “è servita molto a dare l’idea di essere accolte”.

Il metodo utilizzato per aprire il dialogo è l’organizzazione di una serie di incontri preliminari conoscitivi con l’amministrazione comunale ed i soggetti interessati. I primi sono per presentarsi e spiegare qual è il progetto accoglienza, elemento comune è la richiesta da parte delle persone riguardo la strutturazione dell’accoglienza in generale, “si sentivano poco informati, venivano fatte domande tecniche: quanto restano? Quanto tempo ci vuole per la Commissione? Poi cosa succede in caso di esito negativo o positivo?”.

Vi sono stati anche casi in cui a fronte di una totale chiusura da parte di tutti i possibili alleati (che solitamente sono cercati nell’ambito delle amministrazioni comunali o nell’ambiente parrocchiale), la cooperativa ha deciso che non vi fossero i presupposti per poter iniziare un progetto e ha cambiato territorio.

Un esempio è Ponte di Barbarano, dove era stato già individuato l’appartamento e firmato il contratto per non rischiare di farselo sfuggire, ma prima di dare la conferma alla Prefettura per farsi inviare i beneficiari è stato cercato il contatto con il territorio, che invece ha mostrato una chiusura totale da parte sia del Comune, che ha cercato in tutti i modi di giustificare il proprio rifiuto, dicendo ad esempio che il luogo dell’appartamento non sarebbe andato bene per motivi di sicurezza o per altre “motivazioni quantomeno opinabili”, che dalla parrocchia mostratasi totalmente contraria. L’epilogo di questa vicenda ha portato alla disdetta del contatto a alla ricerca di un altro posto dove potersi inserire. Altro esempio di contatto con il territorio non andato a buon fine è quello con Ponte di Nanto, luogo con una fama non esattamente positiva per quanto riguarda l’atteggiamento verso la popolazione straniera433.

Soprattutto per quanto riguarda i piccoli comuni il rapporto con i sindaci in questo contesto si dimostra spesso complesso perché, anche a causa della politicizzazione della questione accoglienza, i sindaci della zona si sono dimostrati spesso ostili, soprattutto di

433 Diventato famoso a causa dell’uccisione da parte di un benzinaio di un rapinatore di origini straniere, alla quale è seguita una mobilitazione dei cittadini a favore del benzinaio che sono sfociate anche in più generiche dichiarazioni di ostilità verso la popolazione straniera http://www.ilgiornale.it/news/cronache/benzinaio- spara-contro-i-banditi-difendere-commessa-indagato-1090004.html

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primo acchito “i sindaci mi hanno stupita, in negativo”. D’altronde va riconosciuto il fatto che il lavoro con i comuni piccoli e periferici può portare anche a più soddisfazioni rispetto al dialogo con un comune come quello di Padova, infatti è stato riscontrato un dialogo reale, i sindaci paiono realmente interessati e “difficilmente si lavano le mani di quello che accade”

inoltre hanno un contatto molto più diretto con la popolazione e l’elettorato che rappresentano e le scelte fatte ricadono più direttamente sulla loro figura.

Importante comunque segnalare che a prescindere dal tipo di amministrazione comunale e la sua connotazione politica, sia questa più o meno ostile, le domande poste sono simili e vanno a toccare le stesse tematiche, come la questione sanitaria, l’ordine pubblico, il processo di integrazione previsto, queste informazioni “se tu le dai e ti dimostri serio in questo senso hai l’opportunità di fare un percorso positivo” poi ovviamente è possibile che il comune più accogliente apra una porta in più rispetto, ad esempio, a delle opportunità di inserimento lavorativo di queste persone, ma nulla che vada ad incidere seriamente sul percorso globale.

Si sono verificati anche percorsi particolarmente positivi, un esempio è il rapporto con il sindaco di Castegnero, che dall’apertura della struttura a Villaganzerla sta prendendo sempre più consapevolezza circa la possibilità di poter migliorare il livello di controllo che può esercitare sul sistema di accoglienza se aderisse alla rete SPRAR, e sembra di voler intraprendere un percorso in questo senso434.

Per quanto riguarda invece i rapporti tra Prefettura e cooperative coinvolte nell’accoglienza, questi sembrano essere migliorati a seguito della costante condizione di “emergenza” che sembra permanere dall’Emergenza Nord Africa in poi, da un rapporto più gerarchico dove era la Prefettura a decidere cosa doveva o non doveva essere fatto, si è arrivati ad un rapporto più dialogante, e “la presa di consapevolezza da parte della Prefettura

che le proposte delle cooperative possono essere valide e meritano di essere ascoltate”. Nel

corso degli anni si è sviluppata una maggiore collaborazione anche tra Forze dell’Ordine e

434 L’utilizzo della “clausola di salvaguardia” prevista in caso di adesione alla rete SPRAR potrebbe in questo caso essere particolarmente appropriata per i comuni di piccole dimensioni dove vi sia la volontà di aver maggior controllo sulle condizioni dell’accoglienza di richiedenti asilo, infatti la “clausola di salvaguardia” rende esenti dall’attivazione di “ulteriori forme di accoglienza” quei Comuni che appartengono alla rete SPRAR o che hanno manifestato la volontà di aderirvi. Introdotta dalla direttiva del Ministro dell’Interno dell’11 ottobre 2016 – relativa alle regole per l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibile dei richiedenti asilo e rifugiati sul territorio nazionale attraverso lo SPRAR. Reperibile all’indirizzo web: http://www.sprar.it/wp- content/uploads/2017/02/ministrointerno11ottobre2016.pdf

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gestori dei centri. Altra apertura al dialogo è stata fatta con l’ULSS 16 di Padova, in particolare con la dott.ssa D’aquino che si occupa di tutta l’area immigrazione.

La creazione di tavoli di coordinamento è stata propedeutica alla creazione di rapporti che attualmente sono piuttosto rodati e mandati avanti in maniera più informale, dando la possibilità di poter condividere le problematiche in maniera più diretta e creando passaggi più condivisi. Anche ciò che concerne il mantenimento dei rapporti con i piccoli comuni è piuttosto informale e diretto, da parte sua la cooperativa mette a disposizione su richiesta i report qualitativi che vengono fatti mensilmente, ma viene privilegiato il contatto diretto, come ad esempio lo scambio di informazioni telefonico.

Complessivamente il fatto di dialogare molto con il territorio al fine di cercare la collaborazione tra questo e la cooperativa (e di riflesso verso i beneficiari del progetto) è sicuramente positivo in quanto “lavorare con un’amministrazione comunale favorevole fin da subito facilita le azioni”, ma d’altra parte anche in presenza di un atteggiamento di ostilità o indifferenza verso i richiedenti asilo in generale è stato riscontrato che “l’incontro con le persone muove delle dinamiche positive, vi è una comprensione di fondo del dramma di queste persone, anche quando sono più vicine all’idea del “migrante economico”, a livello locale non è mai stato messo in discussione questo concetto. È un tema che non esiste a livello di popolazione a livello locale, rimane più che altro un tema della politica”.