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Capitolo 2 – La tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia

2.1 Storia dei modelli di accoglienza delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento

2.1.2 Evoluzione del fenomeno e attuali tendenze

Negli anni 2000 il fenomeno si è evoluto ulteriormente, in primis si è vista abbassarsi l’età media delle persone trafficate, arrivando, soprattutto per il gruppo nazionale delle nigeriane, a ragazze di 16-17 anni, che vengono spesso fatte prostituire al chiuso e fatte spostare in diversi territori, per evitare di incorrere nei rischi maggiori derivanti dalla loro minore età in caso di controlli da parte delle Forze dell’Ordine. Questo aumenta ancora di più, per i servizi di lotta alla tratta, la difficoltà ad entrare in contatto con questa categoria di persone che avrebbe bisogno di particolare sostegno161.

La tendenza all’aumento di minori che vengono sfruttate in ambito sessuale è peraltro in continuo aumento e in linea con le tendenze globali, come dimostrano i dati forniti da UNODOC nell’ultimo rapporto sul traffico di persone, la percentuale di minori presenti tra le persone identificate come vittime in Europa Occidentale e Centrale, nel periodo 2007 – 2014 è complessivamente aumentato e nel 2014 raggiunge il 25% di cui il 18% risulta essere di sesso femminile, la tipologia di sfruttamento è prevalentemente di tipo sessuale162. Per sottolineare la gravità di questa tendenza basti pensare che l’età di questa tipologia di vittime si sta sempre più abbassando, sempre in riferimento al gruppo nazionale nigeriano, nel 2016, oltre a ragazze di 16- 17 anni poco scolarizzate provenienti da contesti rurali sempre più poveri, si è affiancato il sempre crescente l’arrivo di bambine di 13 – 14 anni163.

Per ciò che riguarda lo spostamento del fenomeno in contesti indoor, ciò può essere imputabile anche all’inasprimento delle leggi che puniscono la presenza irregolare degli stranieri sul territorio, infatti in tutta Italia, in seguito all’emanazione della legge Bossi-Fini164

159 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 69

160 Per approfondire la tematica in particolare per quanto riguarda i gruppi nazionali provenienti da determinati paesi dell’Est-Europa che operano in Italia si veda: Andrijasevic R, Migration, agency and citizenship in sex

trafficking, Palgrave Macmillan, Londra, 2010

161 Castelli V., Il fenomeno della tratta, Franco Angeli, Milano, 2014, p. 36 162 UNODC, Global report in trafficking in persons 2016, Vienna, 2016, p. 72

163 Save the Children, Piccoli schiavi invisibili, i minori stranieri vittime di tratta in Italia, Luglio 2017, p 21 164 Legge 30 Luglio 2002 n. 189, Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo

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vi è stato un progressivo spostamento della prostituzione straniera dall’aperto al chiuso165, comunque senza mai arrivare ad una situazione di “strade vuote”, creando non pochi problemi ai servizi di prossimità come le unità di strada che faticano sempre di più ad entrare in contatto con le persone che vengono inserite in questa modalità di sfruttamento. Se infatti la prostituzione in appartamenti o in contesti chiusi può da un lato essere più tutelante per chi si prostituisce in maniera volontaria e non controllata da terzi, quando vi è sfruttamento, spostare la prostituzione al chiuso comporta un grave peggioramento nelle condizioni di vita delle vittime di tratta, le condizioni sono molto più segreganti ed è più difficile riuscire ad accedere ai servizi che possono offrire assistenza a questo target di persone166. Nello specifico sembra che questa di tipologia di sfruttamento, riguardi quasi esclusivamente la realtà delle donne provenienti dall’Est-Europa, in particolare rumene, ucraine e russe, considerate la “merce più pregiata”, si tratta spesso di ragazze molto giovani e avvenenti che vengono quindi destinate a clienti che possono spendere di più e possibilmente anche ad un mercato di lusso. Questo fenomeno è invece quasi del tutto estraneo alle nigeriane, che quindi si trovano a lavorare quasi esclusivamente in strada, considerate “merce di seconda mano” sono quelle con le tariffe più basse, più esposte ai rischi più tipici del lavoro di strada come la minore tutela nei confronti dei clienti più pericolosi e l’esposizione costante alle intemperie del clima. Possiamo notare dunque come anche il fenomeno della prostituzione coatta delle donne straniere sia strutturato secondo discriminazioni razziali167.

Per quanto riguarda le forme di assoggettamento, esse si sono fatte sempre più sottili e piuttosto che parlare dell’utilizzo di forme particolarmente violente di controllo, queste diventano più subdole, lasciando alla persona trafficata un più ampio margine di negoziazione, quindi magari ci si accorda in merito alla percentuale di guadagni che si possono tenere o viene lasciata più libertà negli spostamenti. Questo non deve essere considerato come un elemento a favore delle ragazze e donne sfruttate, anzi, in questa maniera è ancora più difficile per la vittima di auto identificarsi come tale, infatti questi

165 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 58

166 In merito al tema della prostituzione al chiuso si veda: Savini A. (a cura di), Tra invisibile e invisibile. La

prostituzione al chiuso: scenari e prospettive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2008

167 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 19

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meccanismi possono creare un senso di appartenenza al gruppo, a una sorta di gratitudine nei confronti dei trafficanti ed a una parvenza di esercitare una “libera scelta” che di libero probabilmente non ha niente, considerando che le alternative allo stato di sfruttamento sono probabilmente nulle168.

A tutto ciò si aggiunge anche la criticità relativa all’incremento di persone estremamente vulnerabili e multiproblematiche all’interno di questo sistema, rendendo l’uscita da questi circuiti ancora più complessa. Le problematiche che si sovrappongono e si intersecano più spesso nello sfruttamento sessuale sono prevalentemente legate, oltre alla condizione di straniero spesso non regolare, alla violenza di genere, alla povertà, a problemi di salute mentale e alla richiesta d’asilo ed in misura minore all’alcolismo, alla tossicodipendenza e all’essere senza fissa dimora. Proprio per questo le sfide che queste caratteristiche portano con sé necessitano di un’analisi approfondita, che permetta di elaborare nuove strategie di intervento multidisciplinare che riescano a includere tutte le forme di disagio e che sia in grado di cogliere come queste modifichino il fenomeno stesso dello sfruttamento sessuale169.

Infine, è necessario sottolineare nuovamente il carattere transnazionale del fenomeno e di come le organizzazioni criminali nostrane e quelle operanti nell’ambito della tratta di persone siano in contatto e con certe forme di collaborazione, che possono andare dalla messa in comune del know how criminale utilizzato anche per altri traffici, all’utilizzo dei mezzi e delle strutture dei gruppi criminali autoctoni, alla corruzione del personale preposto al controllo dei confini170.

Di particolare rilevanza si rivela il ruolo della ‘ndrangheta, già conosciuta per l’infiltrazione nella gestione dei flussi di migranti, in particolare in riferimento al centro di identificazione e accoglienza S. Anna di Isola Capo Rizzuto, sembra essersi affacciata in questo mercato da quando è risultato evidente il tipo di beneficio economico derivante dallo spostamento e dallo sfruttamento delle persone trafficate, soprattutto per quelle sfruttate in ambito lavorativo, piuttosto che in ambito prostitutivo, per questo ultimo aspetto viene piuttosto messa in atto una collaborazione coi gruppi criminali dei paesi di appartenenza delle vittime,

168 Castelli V., Il fenomeno della tratta, Franco Angeli, Milano, p. 18 169 Ivi, 2014, p. 43

170 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 75

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in cambio del permesso di operare sul “proprio” territorio vengono corrisposte armi e droga, ad esempio è stato provato questo tipo di rapporto con gruppi criminali albanesi171. Per quanto riguarda invece il territorio siciliano non è ancora stato evidenziato il diretto coinvolgimento di Cosa Nostra con lo sfruttamento delle donne trafficate in ambito sessuale ma ciò non toglie che ci siano contatti tra i vertici delle organizzazioni criminali straniere e le cosche locali che sono comunque attente a mantenere il proprio ruolo dominante e a non permettere a queste organizzazioni straniere di strutturarsi al punto da poterne intaccare la sovranità sul territorio172.