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Capitolo 2 – La tratta a scopo di sfruttamento sessuale in Italia

2.1 Storia dei modelli di accoglienza delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento

2.1.1 Emersione del fenomeno e principali caratteristiche

Fino agli anni ‘80 il fenomeno della prostituzione era principalmente legato ad un mercato locale, ma dagli anni ’90 in poi vi è stato un cambiamento nella sua composizione, sono infatti apparse donne straniere provenienti da America Latina, Africa Sub-Sahariana, Europa dell’Est e Sud Est Asiatico151.

148 Castelli V., Il fenomeno della tratta in Punto e a capo sulla tratta. Uno studio sulle forme di sfruttamento di

esseri umani in Italia e sul sistema di interventi a tutela delle vittime, Castelli V. (a cura di), Franco Angeli,

Milano, 2014, p. 34

149 Castelli V. (a cura di), Punto e a capo sulla tratta. Uno studio sulle forme di sfruttamento di esseri umani in

Italia e sul sistema di interventi a tutela delle vittime, Franco Angeli, Milano, 2014

150 Ivi, p.27 - 28

151 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 16

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È proprio in questo periodo che l’Italia diventa uno dei principali paesi di transito e destinazione della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e attraverso il lavoro fatto soprattutto dalle associazioni che per prime sono venute in contatto con il fenomeno, si è potuto arrivare a conoscere i meccanismi che lo regolano soprattutto per determinate nazionalità. Le prime due nazionalità che sono entrate nel circuito dello sfruttamento della prostituzione in strada sono quella nigeriana e albanese, alle quali sono seguite quelle provenienti dai paesi come Romania e Bulgaria seguite da donne provenienti da Moldavia e Ucraina ed, in misura minore, da Brasile, Colombia e Ecuador. Si trattava principalmente di donne di un’età compresa tra i 20 e i 30 anni152.

È necessario sottolineare come il fenomeno della tratta sia legato e si sovrapponga inevitabilmente con quello delle migrazioni internazionali, anche perché, come è risultato evidente, le persone trafficate nella gran parte dei casi non sono esseri passivi, ma portatori di un proprio progetto migratorio, non di rado promossi dallo stesso gruppo familiare per supportare e accrescere il livello di benessere della famiglia d’origine, “si dovrebbe parlare

di forme di coinvolgimento ingannevoli o concertate, strettamente collegate ai molteplici percorsi della povertà e alle aspettative di miglioramento delle condizioni di vita153”. Importante anche ricordare come qualora non vi sia modo di attuare il proprio progetto migratorio attraverso canali regolari, è la criminalità organizzata che si presenta spesso come unico sistema disponibile per perseguire questo piano154.

I fattori che spingono queste persone a intraprendere questo percorso sono riconducibili a quelli che accumunano le migrazioni internazionali in generale, in particolar modo quelle che riguardano le rotte Sud – Nord. Tra i push factors troviamo quindi povertà, disoccupazione, le inadeguate o inesistenti politiche di welfare nei paesi d’origine, disastri ambientali e situazioni di conflitto, il percorso migratorio diventa più complesso e irto di pericoli, soprattutto in assenza di politiche migratorie adeguate, che portano a inevitabili condizioni di irregolarità e conseguente rischio di entrare in circuiti di devianza o di

152 Castelli V., Il fenomeno della tratta, Franco Angeli, Milano, 2014, p. 34-35

153 Donadel C., Le politiche e il sistema di protezione sociale in Italia tra sfide e criticità in Punto e a capo sulla

tratta. Uno studio sulle forme di sfruttamento di esseri umani in Italia e sul sistema di interventi a tutela delle vittime, V. Castelli (a cura di), Franco Angeli, Milano, 2014, p.190

154 Candia G. e Garreffa F. (a cura di), Migrazioni, tratta e sfruttamento sessuale in Sicilia e Calabria, Franco Angeli, Milano, 2011, p. 20

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sfruttamento155. Tra i pull factors possiamo invece trovare una richiesta inesauribile e sempre superiore la richiesta di mano d’opera a basso costo da parte dei paesi Occidentali, che riguarda anche il mercato del sesso, per poter far fronte a cicli produttivi sempre più competitivi156.

Per quanto riguarda le rotte ed i mezzi utilizzati per l’arrivo nei paesi di destinazione, si può notare che questi si sono diversificati ed evoluti in maniera costante, per quanto riguarda i mezzi, le possibilità variano dall’utilizzo di uno solo come può essere l’aereo, all’utilizzo di più tipologie di trasporti che possono andare dall’auto, agli autobus, a imbarcazioni sempre più fatiscenti o all’attraversamento a piedi dei confini. Come già sottolineato più volte è sempre maggiore la consapevolezza che delle persone, in particolare donne e minori di origine Sub-sahariana, che arrivano in Italia via mare, la maggior parte sembrerebbe essere destinata allo sfruttamento a scopo sessuale157.

Se guardiamo agli anni ’90, il canale di Otranto era quello maggiormente utilizzato per le persone trafficate dai paesi dell’Est- Europa e dell’Ex Unione Sovietica, ma anche il confine italo-sloveno è da considerarsi un rilevante punto di passaggio per le persone provenienti da quei paesi, mentre per quanto riguarda i gruppi nazionali come quello nigeriano, che arrivavano spesso dalla Spagna, il confine più utilizzato era quello franco-ligure. Ad ogni modo il viaggio si costituiva come parte integrante del meccanismo di assoggettamento e di violenza nei confronti delle donne trafficate, violenze sessuali e abusi erano la norma158.

Inoltre, in questa “prima fase” i metodi utilizzati per controllare le persone trafficate erano molto più violenti di quelli utilizzati negli ultimi anni, la libertà di movimento era totalmente vietata e il controllo da parte degli sfruttatori era continuo ed incessante, una forma di assoggettamento che come si è poi visto nel tempo, “non pagava”, in quanto le condizioni di vita risultavano talmente insopportabili, da dare poi la forza alle donne di ribellarsi e cercare di affrancarsi dal controllo dei propri aguzzini e addirittura di

155 Ambrosini M., Un’altra globalizzazione. La sfida delle migrazioni transnazionali, Il Mulino, Bologna, 2008, p. 33

156 Basso P. e Perocco F. (a cura di), Gli immigrati in Europa. Diseguaglianze, razzismo, lotte, Franco Angeli, Milano, 2003

157 Come dimostrato dagli ultimi rapporti OIM relativi ai flussi migratori misti in arrivo via mare che evidenziano come il fenomeno sia aumentato esponenzialmente negli ultimi anni in particolar modo per le donne nigeriane. Si veda: OIM, La tratta di esseri umani attraverso la rotta del mediterraneo centrale: Dati, Storie e informazioni

raccolte dall’Organizzazione mondiale per le migrazioni, Luglio 2017

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denunciarli159. Inoltre i gruppi criminali che operavano in questo settore al tempo erano ristretti e di carattere prevalentemente familiare, spesso le donne trafficate erano legate affettivamente ai propri sfruttatori, soprattutto per quanto riguarda le donne provenienti da paesi dell’Est-Europa, rendendo il legame vittima-sfruttatore ancora più complesso160.